Il mio iMac 21,5″ del 2011 è uno dei prodotti Apple di cui sono più soddisfatto. Insieme al LED Cinema Display, che a malincuore ho venduto proprio ieri, è quello che mi accompagna da maggior tempo. Il motivo di questa sua longevità è in larga parte dovuto al fatto di essere “vecchia scuola”, quindi con SuperDrive, RAM sostituibile (ne ho 24GB) e possibilità di aggiungere un SSD (ne ho messo uno da 240GB in aggiunta all’HDD meccanico di 1TB diversi anni fa). Inoltre, montando un processore quad-core, macina ancora numeri interessanti, con un sostanziale pareggio rispetto il MacBook Pro Retina 13″ del 2015 top di gamma da cui vi scrivo in questo momento. È un po’ un jolly: mi fa da server web di test (con una VM di Centos), server DLNA/Plex, postazione di emergenza per me e principale per mia moglie. Durante il periodo del Black Friday non ho pensato a comprare un nuovo SSD più capiente, perché di solito viaggio con 60GB liberi nel disco di avvio e mi vanno più che bene, ma ieri ho visto un messaggio di avviso che mi segnalava di non avere più spazio.
Sono andato a verificare ed effettivamente avevo una manciata di GB liberi. Grazie alla cospicua RAM il sistema non era lento, ma non ne capivo la motivazione. Non avevo aggiunto nulla di così pesante nelle ultime settimane. Sono così andato alla ricerca del problema con DaisyDisk, ma stranamente i conti non tornavano. Ho pensato potessero essere gli snapshot nascosti di OS X il problema, ma dopo un rapido controllo ho escluso anche quelli. Alla fine mi sono ricordato di aver acquistato DaisyDisk dal Mac App Store, da dove gira limitato dalla SandBox. Ho cancellato l’app e l’ho riscaricata dal loro sito, da dove offre la possibilità di eseguire una scansione come amministratore.
Con questa è venuto fuori uno spazio di circa 45GB nella cartella ~/Library/Caches/com.apple.bird. Con una ricerca in rete ho notato che molti la associano all’uso di WhatsApp su iOS e il nostro utente Giulio ci segnala che potrebbe esserci un bug in iCloud Drive che non fa sovrascrivere i backup del proprio archivio andandosi a sommare giorno dopo giorno. Ho continuato a cercare informazioni, ma ho trovato le risposte più strampalate, tra cui quella secondo cui è il luogo in cui Apple nasconde le informazioni da inviare all’NSA. Ok, era chiaramente una battuta, ma qualcuno l’ha scritto davvero su Reddit. È comunque una cache legata ad iCloud Drive, anche se onestamente non ne avevo mai sentito parlare e mi pare strano si sia “gonfiata” a tal punto. L’unica cosa certa è che tutti quelli che l’hanno cancellata non hanno avuto problemi, cosa piuttosto prevedibile considerando il concetto stesso di cache.
L’ho quindi cancellata senza troppi pensieri e sono andato a controllare anche sugli altri Mac. Pur senza avere DaisyDisk, è sufficiente premere ⌘⇧G dal Finder e digitare questo percorso nella finestra che si apre:
[code]~/Library/Caches/com.apple.bird[/code]
In teoria tutto quello che troverete può essere cancellato, anche se non è detto che siano tantissimi GB come nel mio caso. Infatti sul MacBook Pro era solo 1GB e circa 5GB sul Mac Pro. In tutti i casi è spazio che per il momento ho preferito recuperare. Sull’iMac è stata una salvezza, perché con quei 45GB in meno sarebbe risultato necessario l’acquisto di un nuovo SSD.