Recensione: Canon G5 X, la migliore Powershot è servita

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Dopo le compatte e bridge prosumer G7 X (recensione) e G3 X (recensione), Canon ha di recente ampliato la propria gamma di Powershot presentando le G9 X e G5 X. La prima si è posizionata alla base della gamma con un ottimo rapporto qualità/prezzo, mentre la seconda è sicuramente la più interessante ed ho avuto modo di provarla nelle ultime settimane.

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Caratteristiche principali

La Canon Powershot G5 X potrebbe essere riassunta come una G7 X con un corpo più ergonomico e l’aggiunta di un mirino elettronico. Abbiamo infatti lo stesso sensore CMOS retroilluminato da 1″ e 20MP, l’obiettivo 24–100mm f/1,8–2,8 stabilizzato e il processore DIGIC 6. Nel corso della recensione evidenzieremo tutte le principali differenze di questo nuovo modello.

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Corpo ed ergonomia

La prima cosa evidente è certamente la torretta in cima, dentro la quale si trovano il mirino e il flash. Senza di questa l’altezza sarebbe identica a quella della G7 X, mentre ci sono 1 cm in più in larghezza e 4 mm in più in profondità (senza considerare la protuberanza sul retro del mirino). Rimane molto piccola in fin dei conti, ma quel minimo di impugnatura aiuta molto dal punto di vista ergonomico. Pesa 350 grammi con la batteria e le sue dimensioni compatte e la buona costruzione la rendono molto piacevole da maneggiare.

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Display e mirino

Una novità molto importante c’è anche sul display, il quale non è più semplicemente inclinabile ma completamente snodato. La cerniera, in pratica, è stata spostata sul lato sinistro. È principalmente questo il motivo del centimetro in più di larghezza, ma sono ben lieto dell’aumento vista la maggiore praticità di un display orientabile. È sempre touchscreen e la dimensione e la risoluzione sono rimaste invariate, ovvero 3″ con 1 milione di punti, per una resa più che soddisfacente in termini di visibilità, grazie alla possibilità di impostare la luminosità su 5 livelli. Ci fosse anche una funzione per regolarla automaticamente sarebbe perfetto.

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Il tasto “Info”, in basso sul pad direzionale, prende il posto del vecchio Disp, ma ha essenzialmente le stesse funzionalità, ovvero alterna le varie modalità di visualizzazione sullo schermo. Queste sono tre (e non 2 come nella G7 X), modificabili nell’aspetto dal menu Fotocamera / 1 / Visual. info sullo scatto. Possiamo quindi decidere per ognuna di queste tre opzioni quali dati vedere, per altro anche in modo separato tra display e mirino. Ottimo.

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L’elemento che più di tutti caratterizza il nuovo modello è sicuramente il mirino integrato, il primo in assoluto nelle Powershot GX. Può risultare utile in moltissime circostanze ed offre un’esperienza di scatto più tradizionale per chi arriva da una reflex. Non è grandissimo, ma ha un’ottima risoluzione di 2,36 milioni di punti, per cui si vede molto bene ed è anche piuttosto fluido. Essendo ricchissimo di informazioni, come il display principale, alcune icone risultano un po’ troppo piccole, ma i parametri di scatto sono ben visibili, così come l’istogramma della luminosità e il livello elettronico (se attivati). Interessante notare che questo ruota tutte le informazioni quando lo usiamo in verticale, cosa che abbiamo già avuto modo di apprezzare nelle Fujifilm e che credo sia alla sua prima implementazione nelle fotocamere Canon. In tutti i casi è una funzionalità molto gradita e particolarmente utile.

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Controllo, impostazioni, menu

A livello di controllo si notano alcune migliorie rispetto la G7 X, ma quella principale è probabilmente la presenza di una rotella per i parametri aggiuntiva sul fronte, proprio vicino all’impugnatura. Questa si somma alla posteriore (sul pad direzionale) e a quella sul barilotto, con diverse configurazioni d’uso possibili. Nel menu Fotocamera / 2 / Assegnazione funzioni possiamo infatti decidere quale parametro controllare con ognuna di esse, seppure con qualche limitazione. Ad esempio a me piacerebbe avere in modalità manuale otturatore e diaframma con le due ghiere su pollice ed indice, lasciando a quella sul barilotto il controllo ISO, ma quest’ultima può controllare solo tempo o apertura, non la sensibilità. Non è un grosso problema, anche perché ognuno avrà gusti diversi in merito, però un pizzico di flessibilità in più l’avrei gradito.

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Molto più pratica la nuova posizione del pulsante di registrazione video, mentre vi è un tasto aggiuntivo per la scelta del punto di messa a fuoco, che però può benissimo essere riassegnato visto che la stessa cosa si fare più comodamente (almeno secondo me) con il touchscreen. Al posto del pulsante che alternava la funzione della ghiera sul barilotto (che non serve più avendone una terza) è stato inserito un più pratico blocco AE/AF. Altra novità è la separazione della ghiera dei modi (sulla sinistra) da quella della compensazione di esposizione (sulla destra), non più disposte una sull’altra.

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Il menu è come quello della G3 X, quindi più ricco e completo rispetto quello della G7 X. Abbiamo principalmente 3 sezioni: fotocamera, impostazioni e my menu. Tutte le cose principali si trovano però nella prima, infatti conta la bellezza di 8 pagine. È navigabile anche con le dita, ma alcune cose risultano un po’ piccine, quindi si è più precisi con i controlli fisici.

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Durante la fase di scatto si usa di più il quick menu, attivabile con il tasto al centro del pad direzionale. Qui possiamo avere fino a 12 icone di controllo disposte su due colonne, selezionabili tra quelle presenti nel menu Fotocamera / 2 / Layout menu imp. rapida, da cui possiamo anche deciderne l’ordinamento. In definitiva abbiamo un controllo abbastanza diretto su tutto, con un buon numero di ghiere e pulsanti per una compatta ed anche un po’ di personalizzazione.

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AF – Messa a fuoco

La messa a fuoco è un aspetto che continua a non convincermi pienamente in queste compatte a largo sensore, che sembrano faticare a raggiungere le prestazioni delle colleghe mirrorless. Nella modalità punto singolo, in grandangolo e con illuminazione sufficiente, si difende benissimo sia in termini di velocità che di precisione, ma diventa più lenta in tele o con poca luce e se le due cose si sommano fa spesso cilecca, specie se il soggetto inquadrato non presenta elementi di contrasto molto evidenti. All’atto pratico non si incontrano particolari problemi, ma capita di vedere il segnale di mancata messa a fuoco più spesso di quanto non si vorrebbe. Inoltre non ha superato proprio a testa alta la “prova bimbo”, nel senso che per fare una foto a mio figlio nella sua normale routine, ne devo buttare una decina.

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Con la freccia a sinistra del pad direzionale si può scegliere la modalità macro, normale o manuale. La prima è utile essenzialmente perché “concentra” l’attenzione sui soggetti in una distanza compresa tra 5 e 24cm (in grandangolo, ovviamente), mentre la seconda, ovvero la normale, non esclude quest’area ma è un po’ meno efficiente a distanze ravvicinate. Onestamente non ho notato grandi differenze, ma l’importante è che l’utente capisca che “macro” qui non significa che si può avvicinare di più ai soggetti, visto che la stessa distanza si ottiene anche in modalità normale. Da segnalare che in tele la distanza minima di fuoco sale a circa 40cm, quindi è difficile ottenere delle macro davvero soddisfacenti.

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Purtroppo non va meglio il fuoco manuale, perché possiede il focus peaking per l’assistenza ed anche una comoda scala delle distanze, però si controlla con la ghiera posteriore o con il touchscreen, risultando poco preciso col primo metodo o troppo lento con il secondo. Non sono riuscito ad abilitare il controllo con la ghiera sull’obiettivo, forse il posto più naturale per farlo, anche se questa procede a scatti, quindi non sarebbe comunque fluida. Diciamo che per una foto a cavalletto e con un po’ di tempo a disposizione funziona bene, però non può essere usato con disinvoltura e men che meno in ambito video. Va però piuttosto bene il fuoco automatico continuo nei filmati, perché “decide” con calma di passare da un soggetto ad un altro e lo fa con una certa grazia, ovvero in modo progressivo e lento, risultando piacevole alla vista. Non è perfetto, qualche volta sbaglia, ma per un uso amatoriale funziona benissimo.

[youtube https://youtu.be/ophkbOZ4OwA]

Per le impostazioni di messa a fuoco possiamo scegliere quella con riconoscimento dei volti/inseguimento oppure quella ad area singola (perfetta per il touchscreen), con opzione per AF one shot o servo. Attivando inseguimento + servo si ottiene un discreto tracking. Non è precisissimo e con soggetti che si muovono velocemente diventa inutile, ma tutto sommato non delude in relazione alla tipologia di fotocamera.

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Metering – Esposizione

Nella prima sessione di scatti con la G5 X ho messo in seria difficoltà la misurazione esposimetrica, fotografando con il sole a picco in un rudere di una vecchia Abbazia pieno di ombre. Ciò ha facilmente evidenziato una tendenza a sovraesporre in condizioni di luce critiche, ma non è un comportamento insolito. È facile che quando ci siano forti luci ed ombre dure l’esposimetro non sappia che pesci prendere. Volendo dal quick menu si può attivare la misurazione ponderata al centro o quella spot in queste situazioni difficili, ma c’è la ghiera per la compensazione d’esposizione, quindi si risolve facilmente anche mantenendo la valutazione automatica di base.

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WB – Bilanciamento del bianco

Anche il bilanciamento del bianco si sceglie dal quick menu, dove troviamo: automatico, luce diurna, ombra, nuvoloso, tungsteno, fluorescente, fluorescente freddo, flash più due posizioni custom per l’utente. L’automatico è mediamente sufficiente un po’ per tutto, con un comportamento prevedibile ed abbastanza accurato di giorno, mentre di sera tende a mantenere le luci calde un po troppo sature. Manca la selezione con gradi Kelvin, ma forse è una cosa che usano in pochi, tuttavia devo fare un plauso a Canon che ha finalmente implementato un modo semplice e veloce per impostare un punto di bianco personalizzato.

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Dopo aver scelto uno dei metodi destinati all’utente, basta premere il pulsante in alto a destra del pad (quello che seleziona l’area AF) per impostare il bianco in base a ciò che stiamo inquadrando (che deve essere un’area bianca o grigio neutro). Sono anni che li critico per questa mancanza e non posso che elogiarli ora che l’hanno finalmente risolta, almeno nel segmento delle compatte prosumer. Speriamo che facciano presto qualcosa di analogo anche per le reflex.

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Drive – Scatto continuo

Premendo in alto sul pad direzionale si attiva la selezione del metodo di avanzamento. Abbiamo lo scatto singolo e quello continuo, ma dalla stessa schermata è possibile attivare rapidamente l’AF servo (cosa utile per avere il tracking rapidamente). Per qualche strana ragione l’autoscatto è stato invece posizionato nel menu rapido, dove si può selezionare un timer di 10, 2 o un numero personalizzato di secondi. Per quanto riguarda la raffica la scheda tecnica asserisce che si possono raggiungere i 6fps, velocità che in effetti sono riuscito anche a superare con una SanDisk Extreme Pro visto che ho archiviato 7 scatti al secondo. Purtroppo la raffica è così rapida solo in JPG, perché passando al RAW e al RAW+JPG si scende a circa 1fps. Onestamente è inaccettabile alle soglie del 2016 su un prodotto di questa fascia, però è uno dei pochissimi difetti di questa fotocamera.

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Il tempo di scatto più veloce è di 1/2000, ma grazie al filtro ND integrato da 3 stop (che si attiva dal menu rapido o si può assegnare ad un tasto dedicato) sarà come poter raggiungere 1/16000. In pratica si riesce facilmente a scattare con massima apertura anche di giorno, avendo la possibilità di ottenere un discreto sfocato. Il tempo più lento impostabile è di 30″, ma è stata aggiunta la posa Bulb che consente di superare questo limite.

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Flash

Posizione tipica per il flash, al centro della torretta, ma implementazione insolita. Non c’è infatti un tasto di sblocco meccanico o elettronico, ma si deve sollevare manualmente all’occorrenza. Rimane molto basso rispetto il corpo del mirino, tuttavia essendo questo più alto arriva comunque allo stesso livello della G7 X. Ciò non impedisce all’obiettivo di generare un cono d’ombra negli scatti ravvicinati, ma sono quelli in cui (di norma) il flash non è particolarmente indicato. Da notare la presenza di una slitta a caldo per collegare lampeggiatori esterni, cosa non tanto comune nelle compatte. La potenza del flash è abbastanza buona, offrendo una copertura fino a 7m alla sensibilità base (che è di 125 ISO). Dico buono perché è tra i più potenti della categoria, ma ovviamente è sempre nel range tipico delle compatte ed offre poco più che una luce di schiarita di giorno o l’illuminazione di un ambiente molto piccolo. Premendo il tasto a destra del pad direzionale si attiva un menu veloce da cui scegliere semplicemente on/off, mentre premendo sull’icona menu si accede rapidamente alla schermata in cui selezionare le varie impostazioni. Da qui possiamo decidere la modalità automatica o manuale, la compensazione del flash, l’otturatore sulla prima o sulla seconda tendina, la riduzione occhi rossi e la funzionalità del blocco FE (fuoco ed esposizione).

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Qualità d’immagine e resa ad alti ISO

Questa è la terza Canon che provo con la medesima coppia sensore/processore e nella G7 X era identico anche l’obiettivo. Per quanto riguarda la qualità d’immagine non c’è dunque nessuna sorpresa per me, ma solo conferme positive. Il sensore da 1″ retroilluminato è davvero molto valido sotto ogni aspetto, dalla gamma dinamica alla resa ad alti ISO, rivaleggiando tranquillamente anche con le Micro Quattro Terzi come la LX100 di Panasonic. La qualità è immediatamente visibile nelle immagini, che appaiono definite e con colori profondi. L’obiettivo offre un’escursione molto valida con un rapporto di ingrandimento di 4,2x partendo dalla lunghezza focale base di 24mm equivalenti. Non lo si può definire un vero tutto fare, però il tele da 100mm è sicuramente meglio di quello di 70 e 75mm delle principali rivali. In alcuni casi si potrebbe volere qualcosa in più, ma vista la compattezza e luminosità di f/1,8–2,8 non ci si può davvero lamentare. Inoltre con i 20MP del sensore c’è anche spazio per un crop in post-produzione.

L’obiettivo presenta distorsioni contenute, con un leggero barilotto a 24mm ed una buona definizione. A tutta apertura è ovviamente meno incisivo verso i bordi del fotogramma, ma il giudizio è complessivamente positivo. Il flare non è un problema, ma in una foto che ho scattato volutamente contro sole ho notato parecchi riflessi (bella però la tipica “stella” a diaframma chiuso).esempio-flare-crop

Già a bassi ISO si nota un po’ di rumore “aprendo” le aree scure in post produzione, ma diciamo che inizia ad essere effettivamente presente intorno agli 800, dove risulta comunque molto contenuto nel JPG e facilmente ripulibile nei RAW.

esempio-800-iso

A 1600 ISO il disturbo diventa più pronunciato e l’algoritmo di riduzione del rumore entra in gioco in modo più invasivo per preservare la pulizia dell’immagine. Otteniamo dunque colori abbastanza omogenei ma si perde un po’ di dettaglio.

esempio-1600-iso

Salendo a 3200 ISO ovviamente il disturbo aumenta, ma il JPG continua ad essere virtualmente pulito sacrificando informazioni. Purtroppo si nota anche un’eccessiva presenza di artefatti, mentre il RAW già solo con la riduzione base sulla crominanza di Lightroom risulta abbastanza usabile.

esempio-3200-iso

La Canon G5 X arriva fino a 12800 ISO, ma il valore che consiglio di non superare per avere buone foto è quello di 6400 ISO. A questa sensibilità la perdita di gamma dinamica è abbastanza evidente e i dettagli più fini vengono completamente persi durante lo sviluppo del JPG, ma partendo dal RAW ed applicando una riduzione del rumore più mirata si ottengono ottimi risultati che possono benissimo essere stampati. C’è anche da dire che grazie alla luminosità dell’obiettivo ed alla sua stabilizzazione, difficilmente servirà salire così tanto con gli ISO, a meno di non avere necessità di tempi veloci.

esempio-6400-iso

g5x-testiso

Vediamo di seguito il nostro classico test con luce controllata, in cui analizziamo al 100% i risultati a tutte le sensibilità. Ricordo che in questo caso portiamo a zero la riduzione del rumore sui RAW, sia quella di luminanza che di crominanza. Si vedrà dunque più disturbo di quanto non ne avrete effettivamente lavorando le immagini, ma ci serve per avere un punto di riferimento costante tra tutte le fotocamere testate.

File Sensibilità
JPG 125 200 400 800 1600 3200 6400 12800
RAW 125 200 400 800 1600 3200 6400 12800

Powershot G5 X - Test ISO

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Connessioni, memoria, batteria

Le connessioni della Canon G5 X sono poste dietro uno sportellino di gomma sulla destra. Ci sono tre porte: quella per il telecomando remoto, una microUSB e la microHDMI per la connessione ad un TV finalizzata alla riproduzione di foto e video. Si tratta di un bel passo avanti rispetto alle altre GX, sia per il supporto del telecomando che per la microUSB standard. In basso si nota anche il pulsante che attiva rapidamente il Wi-Fi per la connessione allo smartphone o al computer.

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Anche questa è molto ben fatta, perché consente di creare un hotspot dalla fotocamera oppure di collegarsi ad una rete wireless pre-esistente. A quel punto l’app Camera Connect sullo smartphone la vede e si possono vedere o geotaggare le immagini, nonché attivare lo scatto remoto. Da qui è possibile controllare tutti i parametri in manuale, modificare le impostazioni principali, definire il punto AF con un tocco o zoommare. Manca solo la registrazione video per essere davvero completa.

canon-g5x-batteria

In basso abbiamo invece uno sportellino che comprende la memoria SD e la batteria. Si tratta di una piccola unità da 1250mAh e 4,5Wh, precisamente il modello Canon NB–13L. Fornisce autonomia per circa 210 foto, che è probabilmente la più bassa riscontrata nelle compatte a largo sensore. Di norma consente di sopperire ad una giornata di scatti durante un’escursione, a patto di non abusare troppo delle funzioni video. È stata comunque prevista una modalità ECO (attivabile dal menu di impostazioni della fotocamera) che consente di raggiungere i 300 scatti spegnendo rapidamente lo schermo quando non in uso (cosa che però risulta un po’ noiosa). Come nel caso della G7 X, consiglio l’acquisto di una seconda batteria di scorta. Quella originale costa quasi 70€, ma c’è un’ottima compatibile della Patona al di sotto dei 30€. Da sottolineare che c’è un tradizionale caricatore da parete in dotazione, cosa che trovo solitamente più pratica.

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Video

La G5 X non registra in 4K, ma arriva al FullHD a 50fps con un bitrate “discreto” di 35Mbps. Ci sono ampie possibilità di controllo manuale, potendo modificare tutti i parametri anche durante la fase di registrazione grazie alle tre ghiere. L’autofocus automatico si comporta abbastanza bene, mentre quello manuale che si sposta con le frecce sopra e sotto non è molto pratico. Complessivamente il comparto video non è male nell’ottica di una compatta, il problema è che la Sony RX100 IV ha spostato fin troppo in alto l’asticella. Qui non abbiamo il 4K, funzioni evolute come Zebra Pattern o S-Log, la compressione è un po’ troppo evidente e non ci sono framerate particolarmente elevati. Ecco un piccolo esempio con una breve sequenza di clip (girata a mano libera per verificare l’efficacia della stabilizzazione).

[youtube https://youtu.be/XIv9Tnc-2wU]

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Conclusione

Il segmento delle Powershot GX sta forse crescendo troppo in fretta, con già 5 fotocamere presentate in meno di 2 anni. In questo breve periodo Canon è riuscita comunque a perfezionare diversi aspetti, sia nel software che nei controlli, e ritengo che questa G5 X sia la più convincente di tutte. In un corpo che è ancora piuttosto compatto c’è la qualità fotografica già apprezzata nella G7 X con una migliore ergonomia, l’aggiunta del display completamente articolato e di un pratico mirino. Ci sono anche numerosi affinamenti nei menu, che appaiono più chiari e meglio personalizzabili nelle funzioni, ma alcuni difetti sono rimasti. A mio modo di vedere i più importanti sono due: l’affidabilità dell’AF e la raffica in RAW troppo lenta. Certo non mi dispiacerebbe avere maggiore qualità video, ma apprezzo molto che Canon abbia risolto numerosi aspetti negativi che avevo evidenziato nella recensione della G7 X. Tuttavia quest’ultima ora costa circa 450€, mentre l’ultima nata Powershot G5 X si trova intorno ai 750€. Non lo considero né un pro né un contro, perché è solo poco al di sopra rispetto alla Sony RX100 III ma bilancia con una serie di cose che preferisco, come l’obiettivo più esteso, migliore ergonomia, maggiori controlli fisici, un mirino più godibile, display articolato e touchscreen, funzioni di scatto remoto complete. C’è sicuramente margine di miglioramento, ma è la migliore Powershot che io abbia mai provato.

PRO
+ Ben costruita, solida e compatta
+ Sensore con buona gamma dinamica e valida resa ad alti ISO
+ Display completamente articolato e touchscreen
+ Mirino integrato di buona qualità
+ Obiettivo con ottima escursione, luminosità e stabilizzazione
+ Pratico controllo manuale con tre ghiere
+ Molte modalità di scatto, dal manuale al creativo
+ Ampia personalizzazione
+ Modulo Wi-Fi con funzioni di controllo remoto complete
+ Possibilità di lavorare in modalità completamente silenziosa
+ Filtro ND integrato
+ Slitta per flash esterni
+ Numerose migliorie software rispetto le altre GX

CONTRO
- La ghiera sul barilotto procede a scatti e non è adatta per zoom e fuoco manuale
- Messa a fuoco non sempre rapida e precisa
- Funzioni per il recupero di luci ed ombre non disponibili in RAW+JPG
- Raffica molto lenta registrando in RAW o RAW+JPG
- Batteria dalla ridotta autonomia

DA CONSIDERARE
| Qualità e funzioni video migliorabili
| Avrei gradito una minore distanza minima di messa a fuoco in tele

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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