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Negli ultimi anni Huawei ha conosciuto un rapidissimo sviluppo tecnologico. Da azienda cinese associata perlopiù a telefonini economici e forniture di rete, è diventata una superpotenza nel settore smartphone con prodotti di alta qualità per tutti i gusti. Le scelte commerciali stanno conoscendo un ottimo riscontro sul mercato e se oggi Samsung vede in serio pericolo la sua posizione di primato nel settore non è a causa di Apple, ma proprio di Huawei. Si tratta però solo di parte di una strategia ben strutturata per coprire ogni fascia di potenziali clienti. Honor è in tal senso un altro importante tassello: fino a due anni fa identificava semplicemente la serie più entry-level e giovanile, lasciando ad Ascend la fascia media e Mate quella alta; oggi è un marchio a sé stante, che mantiene la connotazione young ma al tempo stesso ha espanso il suo raggio d’azione anche ponendosi un po’ in concorrenza interna col brand principale. “For the brave”, per i coraggiosi: questo è il motto che anima Honor, dove le convenzioni vengono scardinate. La presenza visiva di Huawei è ridotta al minimo, pubblicità sui social network, vendita quasi esclusivamente online e rapporto minimo con gli operatori telefonici. Indipendenza a parte, non si possono non notare parallelismi con OnePlus, la principale rivale. Honor 7 è di certo uno dei dispositivi più riusciti, offrendo un pacchetto pressoché completo con un solido rapporto qualità/prezzo. Vediamo insieme come se la cava.

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Caratteristiche principali

Questo dispositivo ha un cugino diretto nella gamma Huawei ed è il P8, di cui già abbiamo parlato un gran bene in una precedente recensione. Nondimeno ci sono alcune differenze tra i due, sia positive che negative. Abbiamo il SoC proprietario HiSilicon Kirin 935, versione leggermente potenziata del 930, sempre octa-core Cortex-A53 con GPU Mali-T628 MP4; la differenza principale è la frequenza, che per i 4 nuclei principali sale a 2,2GHz. Uguale al P8 invece il discorso memorie interne, che ammontano rispettivamente a 3 GB di RAM e 16 GB di archiviazione espandibili con microSD (ci sono anche le versioni da 32 e 64 GB, ma solo per la Cina). Il display è un Full HD da 5,2″, supporta 4G/LTE, ha la radio FM, Bluetooth 4.1 LE, GPS e tutti i tradizionali sensori. Cambia invece qui il Wi-Fi, che è completissimo avendo pure il supporto alla tecnologia 802.11ac ed essendo dual band. La fotocamera perde la stabilizzazione ottica, ma arriva a 20 MP, sempre con flash dual LED; il sensore anteriore è da 8 MP e dispone anch’esso di un piccolo flash, sulla destra. La vera assenza, dunque? NFC. È disponibile solo nelle versioni cinesi, mentre in quelle europee non è nemmeno possibile abilitarlo a mano in via non ufficiale. Un’assenza curiosa, se si considera la presenza del sensore di impronte digitali, che il P8 invece non ha. Insomma, la classica ciliegina sulla torta che sarebbe stata molto gradita.

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Design ed ergonomia

Per dimensioni la confezione non differisce molto da quella del P8, ma è più tradizionale. L’aspetto meno ricercato fa capire che il pubblico di Honor 7 non è il medesimo, ma è comunque gradevole: verde acqua, con una piacevole filigrana al tatto. Appena scoperchiata la scatola si trova il terminale in bella mostra, cui è già stata applicata una pellicola protettiva, un tocco tipico di Huawei che fa piacere aver ritrovato pure qui. Sotto disponiamo di una bustina contenente la graffetta per l’estrazione del vano SIM e la manualistica, alcuni adesivi Honor che riprendono così l’analoga iniziativa Apple e infine delle piccole scatole contenenti rispettivamente gli auricolari, con bassi su un canale separato, e il caricabatterie.

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Le colorazioni a disposizione sul mercato europeo sono due: Mystery Gray con frontale nero (da me recensito qui) e Fantasy Silver, leggermente più chiaro dietro e con frontale bianco. In Cina si può acquistare anche l’edizione color oro. A livello estetico non fa mistero della parentela con P8, ma come ho già scritto in precedenza sono cugini, non gemelli. Riprendendo un po’ il paragone con iPhone, il dispositivo Huawei ha bordi ricurvi e leggerezza più simili al 6s, mentre Honor 7 ricorda maggiormente il 5s per “ciccia” e spessore. Chi ama la qualità costruttiva rimarrà certamente soddisfatto grazie all’alluminio unibody. Anche la parte anteriore è molto pulita, priva di loghi e con tutti gli elementi principali ben posizionati. La presenza della pellicola si nota perlopiù in prossimità dell’altoparlante; per il resto del tempo non ci si fa praticamente caso.

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Anche la parte posteriore è curata, con la fotocamera posta in leggero rilievo, il flash al suo fianco e sotto il sensore di impronte digitali, davvero molto veloce e comodo per lo sblocco. Il logo Honor è tutto sommato piccolo, anch’esso in rilievo al tatto. Le certificazioni non sono su un adesivo come nel caso del P8, pertanto ci si dovrà convivere. Non certo comunque una cosa da considerare come contro.

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Il peso di 157 g è ben avvertibile ma non va preso come un elemento del tutto negativo. Complice anche lo spessore relativamente generoso di 8,5 mm, restituisce un grip più solido e la voglia di maneggiarlo senza troppe paure anche privo di cover. Riguardo l’uso ad una mano, l’esperienza è identica al cugino. Il coinvolgimento dell’altra mano in certi contesti è inevitabile se utilizzato a schermo pieno, ma qui viene in aiuto la variante Huawei della Reachability. Basta effettuare uno swipe sui tre pulsanti software di navigazione e lo schermo si riduce spostandosi nella direzione da noi indicata, ridimensionando tutti gli elementi per l’utilizzo a una mano.

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Per concludere questa parte, segnaliamo quanto ritroviamo ai bordi del dispositivo. A sinistra abbiamo lo slot per la doppia nano SIM (o in alternativa una SIM e una scheda di memoria) e un tasto programmabile di cui riparleremo meglio più avanti.

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A destra sono presenti il classico bilanciere del volume e il pulsante di accensione/blocco. Sul lato inferiore abbiamo la porta micro USB incastonata tra l’altoparlante e il microfono principali, mentre su quello superiore troviamo il sensore a raggi infrarossi, il jack cuffie da 3,5 mm e il secondo microfono per la riduzione del rumore.

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Display

Non troviamo grosse variazioni per il display: quanto era valido per il P8 lo è pure per Honor 7. Si tratta di un pannello IPS-NEO da 5,2″, con una resa cromatica più brillante dei comuni IPS anche nel caso lo si veda da diverse angolazioni. Sempre come il cugino Huawei, si può impostare manualmente la temperatura colore (almeno per i miei gusti, l’ho leggermente variata verso il caldo) e attivare la luminosità automatica, con una reazione molto rapida da parte del sensore al cambio di luce ambientale.

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Si tratta di un Full HD con densità di 424 ppi, ottima per la fascia in cui si propone. Sono concorde con Maurizio sul fatto che la necessità di una risoluzione maggiore è davvero poca su schermi di queste dimensioni, spingere oltre andrebbe a scapito di prestazioni e batteria. È di parere simile anche il CEO di Huawei, che nel 2014 definì addirittura «stupidi» i display QHD. Certo, negli ultimi tempi qualche compromesso ha dovuto accettarlo, Google non è stata a transigere da questo punto di vista per il Nexus 6P e il mercato stesso, volenti o nolenti, chiede di andare oltre, almeno nella fascia high-end. C’è ben poco dubbio pertanto nel pensare che l’azienda soddisferà le esigenze coi suoi prossimi prodotti; staremo a vedere se nel corso del 2016 anche Honor farà la medesima cosa.

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Multimedia

Iniziamo questa sezione parlando dell’audio: tanto dalla capsula quanto dallo speaker mono principale la resa è molto buona, soprattutto per il volume. Gli auricolari in dotazione non sono male, ma personalmente preferisco utilizzare un buon paio in-ear. Il chip audio dedicato presente nel SoC Kirin garantisce la qualità, con un suono pulito di default ma un volume un po’ basso anche quando lo si spara verso il massimo. Non è un difetto in senso assoluto, anzi c’è chi apprezzerà questa cosa, ma in presenza di brani che pompano si desidererebbe qualcosa in più. Assente all’appello l’equalizzatore, si trova solo un’opzione che permette di attivare gli effetti DTS e nulla più. Viene rimandata dunque all’utente la scelta di un’app terza che si occupi di tale funzione.

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Sull’interfaccia della fotocamera non starò a effettuare variazioni rispetto all’esaustiva descrizione fatta da Maurizio per il P8, essendo la stessa salvo qualche opzione modificata nella disposizione, ad esempio il Time-Lapse spedito tra le impostazioni avanzate. Con uno swipe nella zona bassa possiamo scegliere: Light-painting, Bellezza, Foto, Video o Yummy. La prima (per catturare scie di luce nella notte), la seconda (per migliorare – o almeno tentare di – i volti delle persone inquadrate) e l’ultima (destinata soprattutto a chi mette foto di cibo su Instagram, con ottimizzazioni specifiche) sono delle chicche aggiunte, interessanti ma probabilmente non di uso frequente. Come già detto, il Time-Lapse non è sparito ma solo riposizionato e in modo simile ad altri dispositivi completamente automatico.

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Tutte le opzioni principali sono subito a disposizione, come il flash, la fotocamera da utilizzare e i filtri. Lo stesso sottomenu in cui troviamo il Time-Lapse ospita molte altre opzioni, come HDR, Panorama e All-focus. Quest’ultima cattura 8 scatti in sequenza e ci consente di scegliere il punto di messa a fuoco in un secondo momento; quello selezionato sarà salvato e condiviso come JPG.

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Anche le altre impostazioni manuali sono presenti, permettendo di definire la qualità, effettuare lo scatto coi tasti volume, attivare o disattivare gli effetti sonori, regolare gli ISO, il bilanciamento del bianco ed altro ancora; manca ovviamente l’opzione relativa alla stabilizzazione ottica, che non è presente (nella parte relativa ai video si trova quella digitale). Da segnalare in modo particolare la possibilità di attivare il controllo audio, che permette di scattare dicendo solamente “cheese” (funzionamento a corrente alternata, come per il P8) e Ultra Snapshot per scattare rapidamente premendo due volte il tasto Volume -. Assenti ulteriori opzioni di controllo completamente manuale, ma si tratta di un’assenza temporanea: arriveranno insieme all’aggiornamento ad Android 6.0, già annunciato e allo stato attuale in fase Beta.

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Durante l’uso, Honor 7 si è dimostrato un buon compagno fotografico. Le foto mosse sono poche, nonostante l’assenza di stabilizzazione ottica e il tremolio delle mie mani che mette alla prova qualsiasi sensore oltre ai nervi del sottoscritto ogni volta che c’è da scattare foto. La pecca principale è condivisa col P8: la messa a fuoco è sufficientemente veloce ma di tanto in tanto si concede qualche esitazione, costringendo a rifare la cattura. Buona la resa dei colori e dettagli ben presenti, anche in questo caso riprende lo stesso over-processing del cugino sui contorni degli oggetti. Con poca luce, altro ambito in cui paga la mancanza di OIS, se la cava discretamente; il rumore è accettabile ed evidente perlopiù se ingrandiamo la foto al computer. Buona qualità infine per fotocamera frontale, che ricordiamo dispone di un flash LED dedicato, e registrazione video Full HD.

[TEST] Honor 7

Prestazioni

Il Kirin 935 dà a Honor 7 un lieve vantaggio sul P8: i punteggi di Geekbench 3 riportano 3408 contro 3298. Questo scarto è dovuto ai 200 MHz in più di cui dispongono i core principali; 110 punti che però non cambiano la realtà delle cose, entrambi ottimi terminali che svolgono alla grande i compiti cui vengono sottoposti nonostante rimangano lontani dalla fascia più alta del mercato. Coadiuvato anche dagli abbondanti 3 GB di RAM, il terminale Honor si lascia usare in modo fluido e rapido, privo di qualsiasi impuntamento. Pochi altri nel mondo Android possono vantare un risultato del genere. Anche nei giochi si dimostra adeguato, ma non bisogna chiedergli troppo. È un prodotto da casual gaming, chi cerca uno smartphone che raggiunga l’eccellenza in ambito ludico è meglio che guardi ad Apple o ai top di gamma Android.

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Lo spazio di archiviazione di 16 GB è appena sufficiente e se si fa un uso molto intensivo presto si finirà a combattere per tenerne una fetta libera. Aggiungendo una scheda microSD le cose andranno decisamente meglio, con la possibilità di spostarvi contenuti e alcune app. Più che approvata la ricezione, con un segnale costante durante l’uso e 4G utilizzabile in pieno grazie alla presenza della banda 800 (da segnalare la modalità di aggregazione del gestore, commercialmente conosciuto anche come 4G Plus, che sfrutta tutte e tre le bande LTE per dare le prestazioni massime). Tra le impostazioni possiamo trovare ulteriori funzionalità come Wi-Fi+ che regola il passaggio da reti cellulari a senza fili e viceversa, così come Segnale+ che permette la ricezione da ogni direzione e regola la configurazione di rete per prediligere la stabilità. Affidabili anche Bluetooth e GPS.

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Software

La EMUI 3.1, con Android 5.0.2 alla base (e 6.0 in arrivo), abbiamo già imparato a conoscerla nella recensione del P8. L’aspetto di default è polarizzante, specialmente per le icone; chi è abituato ad ambienti più simili a quelli stock non griderà certo di gioia. Superato lo scoglio iniziale e accettato che rimarranno tondeggianti, possiamo scegliere un altro tra i numerosi temi a nostra disposizione, mischiando anche singoli elementi di ognuno per ottenere il risultato migliore. Nello screenshot sottostante si può vedere la combinazione scelta. Non è presente il drawer, in linea a quanto già accade in molti smartphone cinesi e vicino al comportamento di iOS. Altra similitudine è la ricerca, attivabile con uno swipe verso il basso. Il task switcher è invece differente, mostrando le app a gruppi di 4 in ogni pagina. Il centro notifiche presenta due visuali: la prima è propriamente dedicata alle notifiche, mentre la seconda contiene le scelte rapide per varie funzioni come Wi-Fi, Bluetooth, Non disturbare e altro ancora.

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I due difetti principali sono i medesimi del P8; poiché l’esperienza d’uso è assolutamente identica almeno in questo caso riporterò quanto già scritto da Maurizio, iniziando dalle segnalazioni sul consumo energetico:

Il sistema è un po’ invadente circa il consumo di energia, nel senso che richiede di volta in volta se una data app può continuare a lavorare in background e se accettiamo che possa inviare notifiche. Ci arrivano delle segnalazioni per queste due cose e possono risultare una scocciatura. Tuttavia alla fine dei conti sono anche utili, perché ci consentono di definire le nostre scelte di volta in volta senza perdersi nei menu. Inoltre le preferenze vengono memorizzate, quindi dopo i primi giorni di installazione ed avvio delle app non vedremo più apparire questi messaggi. La cosa che si potrebbe migliorare è il testo allegato, perché ci viene detto che una data app sta consumando troppa energia anche da chiusa, quindi i meno esperti potrebbero decidere di killarla e perdesi eventuali funzionalità utili che richiedono proprio il funzionamento in background (vedi caricamento foto automatico di Dropbox o Google Foto, giusto per citare degli esempi noti a tutti). In tutti i casi i settaggi sono sempre modificabili da Impostazioni / Risparmio energetivo, tramite le voci “App protette” (che sono quelle che possono rimanere attive anche con lo schermo spento) e “App a consumo intensivo in background”. Su quest’ultimo si trovano quelle che hanno consumato di più nell’ultimo periodo, si possono selezionare e chiudere oppure possiamo entrare nel dettaglio e decidere se avere il messaggio di avviso di consumo eccessivo o meno.
Una cosa che mi è piaciuta moltissimo è la possibilità di far accendere il display per qualche istante al ricevimento di una notifica, funzionalità che ritengo assolutamente essenziale e che trovo infinitamente più comoda del banale LED (che comunque è presente). Gli utenti iOS sono abituati a questa cosa, ma su Android stock non è presente ed è rara anche nelle UI dei vari produttori. Di contro con il settaggio base le notifiche non sono sempre puntuali e capita che tardino alcuni minuti per poi apparire in blocco. Se vi succede una cosa del genere, dovete andare in Impostazioni / Centro notifiche ed accertarvi di averle attivate completamente. Ci sono diversi settaggi piuttosto granulari, in modo analogo a quanto avviene su iOS, ma ci si perde un po’ di tempo. Si può anche decidere per ogni app se può usare solo i dati in Wi-Fi, quelli 3G/4G o entrambi.

In merito alla gestione delle notifiche, vorrei aggiungere una mia nota relativa anche ai temi: trovo limitante la scelta della EMUI di visualizzarle nella schermata di blocco solo se si sceglie lo stile “Magazine”. In tutti gli altri casi viene visualizzata solo l’icona nella barra di stato ma non il banner apposito. Infine, con alcune app capita che vengano visualizzate duplicate oppure per nulla affatto finché non vengono aperte almeno una volta dopo la riaccensione del dispositivo. Sì, Slack e WhatsApp, mi riferisco a voi. Ma non è colpa loro, dal momento che leggendo in rete risulta che i nuovi firmware Beta in circolazione per Honor 7 risolvano il problema.

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La dotazione standard della EMUI è molto ricca, consentendo di ridurre sensibilmente il numero di app terze da installare. Preferisco non soffermarmi sulla bontà di Galleria, Calendario e Posta, già viste col P8. Una delle migliori utility, per quanto forse non completa quanto soluzioni altrui dello stesso settore, è Controller Intelligente. Sfrutta il sensore ad infrarossi per permetterci la comunicazione con una vasta pletora di televisori e altri dispositivi, fungendo così anche da telecomando. Il setup è un po’ lungo ma una volta effettuato l’uso è semplice ed efficace.

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Non un granché la tastiera di default, che a livello di predizioni fa il suo dovere ma il layout non si fa granché apprezzare portando spesso e volentieri a pressioni non volute; da dimenticare poi la sezione simboli, che sembra rimasta al periodo in cui dominavano i Nokia a tastiera e le faccine create con la punteggiatura. Dopo qualche giorno d’uso l’ho sostituita senza rimpianti con la SwiftKey. Maurizio accennava alla vibrazione di Honor 7 già nella recensione del P8; confermo che è eccessiva, soprattutto quando appoggiata su superfici (in ufficio, quando arrivava qualche notifica dai contatti esenti dalla modalità Non Disturbare, non risultava molto gradita). Andando a vedere nelle impostazioni, degne di nota sono quelle relative alle azioni rapide, che sono svariate e configurabili su più parti del telefono. Le prime sono relative al disegno di specifiche lettere a telefono bloccato, ad esempio la “c” per avviare la fotocamera o la “e” per le email; poi ci sono quelle relative al sensore di impronte, che oltre allo sblocco può essere impostato per scattare foto, richiamare il task switcher, rispondere alle chiamate e altro ancora (è tutto sommato comodo ma suggerisco di non affidargli troppe funzioni, pena maggior rischio di effetti indesiderati a tocchi accidentali); infine abbiamo il cosiddetto tasto smart sul bordo sinistro, che può avviare app o compiere determinate operazioni in base a quantità o durata della pressione (io l’ho impostato ad esempio per aprire l’app Fotocamera con un solo tocco ed effettuare uno screenshot con due tocchi). In generale di tutta l’area impostazioni l’unica che ho trovato un po’ sottotono è quella relativa al Non Disturbare, che non presenta la possibilità di configurarlo solo per determinati giorni della settimana, forzando la disattivazione manuale in quelli dove non desideriamo si attivi.

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Batteria

Honor 7 presenta una batteria non rimovibile da 3.100 mAh, che se la cava molto bene anche strapazzandolo. Non di rado l’ho portato a fare una giornata e mezza. Bisogna davvero impegnarsi tra schermo acceso e app in esecuzione per portarlo sotto il 10% entro sera. Tre le modalità di gestione disponibili: “Prestazioni”, “Intelligente” e “Ultra”. La prima, come suggerisce il nome stesso, garantisce le migliori performance in ogni contesto, con interventi poco invasivi sul sistema. La seconda ha un raggio d’azione un po’ più marcato ma garantisce comunque una buona esperienza d’uso. La terza è invece troppo limitante, dato che il dispositivo diventa utilizzabile solo per chiamate e messaggi. Personalmente, per la ridotta differenza tra “Prestazioni” e “Intelligente” ho preferito lasciare sull’impostazione massima, ma chi ha necessità di spremere quanto più possibile dalla batteria farà bene a rimanere su quella intermedia. Niente da fare per quanto riguarda la ricarica wireless, mentre quella cablata si attesta tra le due e le tre ore.

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Ricordo infine come sul P8 l’app “Gestione Telefono” che risulta un’alleata preziosa se adoperata con moderazione. Apprezzo in particolare la funzione di pulizia della cache, che val la pena effettuare in modo periodico visti i soli 16 GB di memoria flash. L’utility stessa consiglierà eventualmente le azioni più appropriate da effettuare per ottimizzare il dispositivo.

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Conclusione

Che dire? Se si guarda con piacere a Huawei P8 è difficile non farlo anche con Honor 7. È un dispositivo più che equilibrato, tanto per hardware quanto per software (anche se un po’ mi manca la pulizia del quasi stock di Motorola, apprezzo molto la EMUI, molto più della poco ottimizzata Flyme che ho provato di recente nel Meizu M2 e tutt’altro mondo se comparata alla TouchWiz di Samsung da cui sono scappato a gambe levate da anni). Come il cugino, non vuole primeggiare per forza in senso assoluto ma offrire in qualsiasi ambito il giusto in modo impeccabile. Ad eccezione di NFC. Ecco, se c’è un appunto da fare a Honor sulle scelte tecniche è lì: perché mettere il sensore di impronte digitali quando non vai a inserire proprio lo strumento con cui andrebbe a nozze? Magari è solo la mia opinione, ma avrei preferito piuttosto gli stessi 13 MP del P8 invece che 20 e/o l’assenza del flash frontale in cambio dell’NFC. Anche il prezzo è una parte un po’ dubbia di Honor 7, ma non nel modo in cui potreste pensare: il rapporto con la qualità è già buono a 349,99€ (su Vmall o Amazon), nella sua fascia si trova davvero poco a superarlo. Appunto lì sta il problema, perché quel “poco” è rappresentato proprio dal P8. Si pestano i piedi spesso e volentieri sugli store online, ragion per cui ritengo che Honor dovrebbe rendere fissi i 299,99€ che di tanto in tanto propone come prezzo promozionale (di recente abbiamo segnalato anche una offerta identica su Amazon). A questo prezzo, è davvero difficile rimanergli indifferenti.

PRO
+ Costruzione solida
+ Ottimo grip
+ Display di dimensioni e risoluzione ottimali
+ Veloce sensore per le impronte digitali
+ Fotocamere posteriore e anteriore ben riuscite
+ Buone prestazioni per un hardware bilanciato
+ Connettività completa sia sul fronte 4G sia su quello Wi-Fi
+ Esperienza d’uso ben riuscita per EMUI e app di sistema
+ Buona durata della batteria
+ Buon prezzo (se pagato 300€)

CONTRO
- Assenza di NFC
- Audio in auricolari un po’ basso
- 16 GB sono proprio il minimo indispensabile (per fortuna espandibili)
- Gestione delle notifiche rivedibile nei meccanismi

DA CONSIDERARE
| Già previsto e in fase Beta aggiornamento a Marshmallow
| Arrivando da Android stock (o quasi), la EMUI richiederà uno sforzo iniziale
| Non lo metto come un “contro”, ma avendo un prezzo di listino pressoché identico a Huawei P8, confrontateli bene prima di decidere quale soddisfi le vostre esigenze

Giovanni "il Razziatore"

Deputy - Ho a che fare con i computer da quando avevo 7 anni. Uso quotidianamente OS X dal 2011, ma non ho abbandonato Windows. Su mobile Android come principale e iOS su iPad. Scrivo su quasi tutto ciò che riguarda la tecnologia.

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