Qualche tempo fa vi abbiamo parlato del protocollo UASP, necessario per sfruttare pienamente la velocità degli SSD installati in case esterni. Vista la sempre crescente carenza di porte – in mobilità al momento sto usando un MacBook o un Surface Pro 4, entrambi con singola connessione – ho deciso di provare un case di Inateck che possiede al suo interno un HUB di 3 porte USB 3.0.
Arriva con due cavi, uno USB 3.0 ed uno di alimentazione. Quest’ultimo è necessario per retrocompatibilità USB 2.0, ma non servirà sui moderni computer. Iniziamo col dire che il case è davvero brutto esteticamente, non si sono risparmiati neanche una serigrafia con le specifiche tecniche in bianco scritte sul davanti. È un po’ più lungo dei normali case per via dell’HUB aggiunto in coda, ma rimane molto compatto e soprattutto sottile (1,4cm). Non servono viti per l’installazione dell’unità all’interno, basta far scorrere sulle slitte la parte superiore del guscio. Questo è interamente in plastica nera, per giunta anche piuttosto sottile.
Insomma, a livello costruttivo e di design siamo decisamente sotto la sufficienza e anche il fatto che le porte USB siano testa in giù è fastidioso quando colleghiamo delle pendrive. Di contro l’installazione di un SSD Samsung 850 PRO da 512GB è stata semplicissima e devo dire che il case rimane ben chiuso anche se non c’è un meccanismo di sicura.
Per prima cosa l’ho provato sul MacBook, usando l’adattatore ufficiale di Apple USB-C/USB-A per essere sicuri di sfruttarlo come casa madre vuole. Il benchmark mi ha dato valori di picco di 366,7MB/s in scrittura e 422,4MB/s in lettura. Ci ho collegato in cascata un Lexar DD512, ottenendo 161,1MB/s in scrittura e 410,2MB/s in lettura.
Poi ho provato ad aggiungere due pendrive ed è saltato tutto:
Ho rifatto più volte la stessa prova con i medesimi risultati, anche collegando il cavo aggiuntivo di alimentazione alla presa elettrica. Come però avevo anticipato ieri nella recensione dell’HUB di Letouch per il MacBook, è proprio quest’ultimo che evidentemente non eroga banda e/o alimentazione sufficienti. Per questo motivo ho eseguito il medesimo test sul Surface Pro 4, dove invece è filato tutto liscio, reggendo il carico senza cedimenti e senza necessità del cavo di alimentazione.
Tuttavia ho riscontrato differenze nelle velocità massime: l’850 Pro mi ha dato valori di picco più rapidi in scrittura (428,3MB/s) e identici in lettura (422,5MB/s), mentre il Lexar DD512 collegato in cascata è risultato persino più lento in lettura (363,6MB/s) ma è andato leggermente meglio in scrittura (171MB/s).
In tutti i casi l’HUB è comodo ma non regge il confronto con il collegamento USB diretto, infatti lo stesso Lexar DD512 collegato direttamente alla porta USB 3 del Surface Pro 4 ha raggiunto 247,0MB/s in scrittura invece di 171MB/s (superando anche i risultati sul MacBook). Tuttavia nello stesso test ho ottenuto una velocità massima di lettura di 317,3MB/s, quindi inferiore a quella riscontrata con connessione in cascata sull’HUB (sia su MacBook che su Surface Pro 4). I test in questione li ho eseguiti più volte, scartando alcuni casi in cui i dati erano molto difformi e mantenendo come risultato attendibile quello ottenuto per almeno 3 volte.
Per complicare le cose, già piuttosto ambigue, ho eseguito nuovamente gli stessi benchmark sul Mac Pro. Anche qui il case regge benissimo il carico riempiendo tutte le porte USB 3.0 del suo HUB, ma il Mac Pro ha un non trascurabile problema di velocità massima sulle USB, in quanto Apple ha balordamente deciso di usare un solo canale PCIe da 5Gb/s per tutte le 4 porte. Questo significa che il tetto massimo di banda reale si riduce, specie se avete tanti dispositivi connessi come me (circa 10 con 2 HUB). Per via di questo limite l’850 Pro si è fermato a 327,8MB/s in lettura e 341,6MB/s in scrittura, mentre il Lexar DD512 a 325MB/s in lettura e 192,3MB/s in scrittura (questa stranamente migliore dei casi precedenti).
Spero di non avervi fuso il cervello con tutti questi numeri, io ci ho perso un po’ la testa negli ultimi giorni. Ho eseguito forse un centinaio di test, ma vi risparmio ulteriori dettagli tediosi limitandomi a quelli sopra elencati, che ritengo essere piuttosto esaustivi per la recensione del case in prova e non tanto dei dischi o dei computer.
Inateck Case+HUB | Samsung 850Pro | Lexar DD512 (su HUB) | Lexar DD512 (diretto) | |||
---|---|---|---|---|---|---|
Lettura | Scrittura | Lettura | Scrittura | Lettura | Scrittura | |
su MacBook | 422,4 MB/s | 366,7 MB/s | 410,2 MB/s | 161,1 MB/s | 411,1 MB/s | 235,3 MB/s |
su Surface Pro 4 | 422,5 MB/s | 428,3 MB/s | 363,6 MB/s | 171,3 MB/s | 317,3 MB/s | 247,0 MB/s |
su Mac Pro | 327,8 MB/s | 341,6 MB/s | 325,7 MB/s | 192,3 MB/s | 318,2 MB/s | 233,5 MB/s |
Conclusione
Non è tutto oro quel che luccica, si dice spesso, e il case di Inateck non luccica nemmeno. È bruttino e plasticoso, ma non ne ho visti altri che supportino il protocollo UASP ed abbiano un HUB USB 3.0 integrato. Tolti i limiti di carico del MacBook, che sono ormai decisamente palesi, il case fa quel che deve e riesce a reggere bene le connessioni aggiuntive. Un paio di volte, però, i benchmark dei dischi mi hanno dato risultati inferiori, sia sul Surface Pro 4 che sul Mac Pro. Niente di drammatico, ma la resa non è quindi del tutto stabile. Considerate che su tutti gli altri portatili o computer Apple con USB 3.0 non ci sono né i problemi di alimentazione visti sul MacBook, né quelli di velocità massima del Mac Pro, ma purtroppo al momento ho solo questi due sotto mano avendo venduto il MacBook Pro 13″ Retina (aspetto la nuova versione). Il prezzo del case 2,5″ UASP di Inateck con HUB USB 3.0 è di 32,99€ su Amazon, quindi più o meno il doppio di quello senza porte aggiuntive analizzato qui. Sceglietelo se le 3 USB aggiuntive vi risultino davvero utili: solo in quel caso la praticità ottenibile vale effettivamente la spesa. In alternativa si può anche prendere il case UASP semplice e a parte un HUB 4 porte, spendendo solo qualche euro in più. In termini di flessibilità credo sia una soluzione migliore, ma oltre a dover gestire due periferiche e due cavi, non si sfrutterà più la velocità dovuta al supporto UASP (che funziona solo con collegamento diretto al computer). Luci ed ombre per un dispositivo non perfetto ma certamente degno di nota e quasi unico nel panorama hi-tech (non mi pare di aver visto nulla di simile in giro).
PRO
Installazione dischi senza viti
Tasto on/off per l’uso dell’HUB
Supporto del protocollo UASP per massima velocità degli SSD SATA3
HUB con 3 porte USB 3.0
CONTRO
Estetica e qualità costruttiva scadenti
Riscontrati saltuari cali di prestazioni