Recensione: Panasonic Lumix GX8, ottima sostanza nella sua forma migliore

Leggi questo articolo grazie alle donazioni di Domenico Ingenito, Andrea Magnoli, Francesco Polieri, Andrea Martini, Fabrizio Ascari, Manrico Andena, Michele Lecis.
♥ Partecipa anche tu alle donazioni: sostieni SaggiaMente, sostieni le tue passioni!

Una delle cose più difficili nel recensire i prodotti è quella di non farsi troppo influenzare dal gusto soggettivo. Onestamente credo sia impossibile farlo completamente e forse non è neanche del tutto giusto visto che non farei questo lavoro senza passione e non ha senso cercare di nasconderla. Per cui:

ve lo dico sin da subito, io adoro la Lumix GX8

Nel 2013 ho provato la GX7, modello dalle ottime qualità e che ha introdotto per la prima volta la stabilizzazione sul sensore nelle mirrorless di Panasonic. Già lì c’erano tantissimi pro e pochissimi contro, ma questo aggiornamento è un ulteriore passo avanti.

panasonic-gx8-intro-2

Caratteristiche principali

Inizierei senza dubbio dal sensore, il primo Micro Quattro Terzi a raggiungere i 20MP. 16 non sono pochi, ci si può benissimo lavorare ed ottenere ottime stampe di grande formato, ma è sicuramente un passo utile per sdoganare quella sensazione ancora tristemente diffusa secondo cui le mirrorless non vanno bene per i professionisti. Per tutto il resto si parte dalla buona base della GX7, andando a migliorare diversi settori. Ad esempio il display ora è orientabile in tutte le direzioni, il mirino è più grande e rapido nel refresh e, soprattutto, abbiamo il Dual IS: la stabilizzazione a due assi sul sensore, già vista sulla GX7, si combina qui con quella ottica della lente, lavorando su un totale di 6 assi e migliorando notevolmente la resa. Ci sono due limiti principali: il primo è che funziona solo con alcuni obiettivi opportunamente aggiornati all’ultima versione firmware (qui l’elenco completo), la seconda è che non è attiva nel modo video (peccato!).

panasonic-gx8-mano

Corpo ed ergonomia

Il corpo è cresciuto, non lo nego, ma ora è molto più robusto ed ha guadagnato la tropicalizzazione. La GX7 è bella, ma da questa traspare un look più professionale, sottolineato da una maggiore sensazione di solidità ed una impugnatura più confortevole. Il peso è più o meno analogo (85 grammi in più), mentre l’altezza è aumentata di 7mm e la larghezza di 6. Quel poco in più di profondità è tutto nell’impugnatura, che, come ho già detto, risulta più comoda. L’ergonomia non è però al pari della GH4, che continua ad essere la mia preferita in mano.

panasonic-gx8-vs-gh4

Tuttavia la GX8 non stanca e si riesce ad impugnare anche con una mano, seppure la posizione più comoda sia quella tradizionale in cui si usano entrambe. Non mi sarebbe dispiaciuto mantenere la maggiore compattezza della GX7, ma, come vedremo, lo spazio in più è stato tutto sfruttato per il meglio.

panasonic-gx8-display-acceso

Display e mirino

La maggior larghezza, ad esempio, è stata utilizzata per aggiungere una cerniera laterale al display, che ora è completamente articolato e quindi molto più flessibile rispetto quello della GX7. La risoluzione è rimasta invariata (1 milione di punti), ma il pannello OLED garantisce minori consumi ed una migliore resa cromatica. Presente anche la classica impostazione di Panasonic per la luminosità automatica, molto comoda quando si passa da interni ed esterni o viceversa. Il touchscreen è sempre molto reattivo e si può anche guardare nel mirino ed usare il pollice sullo schermo spento per selezionare il punto AF.

panasonic-gx8-mirino-2

Per dirla semplicemente, il mirino è bello, bello, bello. Più ampio del precedente (e anche più di quello della GH4), è passato alla tecnologia OLED per una migliore resa. Con 2,36 milioni di punti è molto nitido, fluido in ogni circostanza e ricco di informazioni. Possiede anche la possibilità di inclinarsi di 90° verso l’alto, caratteristica che non si usa sempre ma che aiuta in più di una occasione. Bisogna solo ricordarsi che c’è, perché essendo piuttosto insolita è facile dimenticarsene. È presente anche il classico sensore di prossimità per attivarlo automaticamente avvicinando l’occhio, ma ovviamente succede che si spegne lo schermo se scattiamo da mezzo busto con il display aperto di lato. Per questo motivo consiglio di selezionare l’impostazione “solo display” (premendo più volte il tasto LVF), perché tanto la GX8 passerà da sola al mirino richiudendo lo schermo.

panasonic-gx8-mirino-sollevato

Controllo, impostazioni, menu

Nella parte superiore si può notare la ghiera dei modi di scatto, che sovrasta quella per la compensazione di esposizione. Andando a memoria mi sembra che sia una novità assoluta per le mirrorless Lumix, mentre l’abbiamo già vista nella compatta prosumer LX100 (la quale probabilmente assomiglia alla GX8 più della stessa GX7). Grazie alla nuova impugnatura sporgente è stato possibile posizionare il pulsante di scatto dove ce lo si aspetta e anche le due ghiere dei parametri sono più ampie, comode e precise rispetto quelle delle GX7.

panasonic-gx8-fn13

La quantità di tasti a disposizione è quasi folle, ve ne sono anche dove non te lo aspetti. Un tasto funzione, ad esempio, si trova al centro della ghiera dei parametri posteriore, mentre un altro è nascosto sul davanti, vicino all’obiettivo. Quest’ultimo è onestamente difficile da individuare, perché poco sporgente, ma è il tredicesimo tra quelli fn personalizzabili, per cui si può dedicare a qualcosa di superfluo o lasciarlo persino inutilizzato.

panasonic-gx8-menu-fn

Va detto che 5 di questi 13 compaiono lateralmente sul display, ma i 7 fisici, più le ghiere e le scorciatoie del pad direzionale, coprono già tutto il necessario ed anche di più. Già solo con i tasti freccia, infatti, si ottiene un buon controllo su: sensibilità (in alto), bilanciamento del bianco (a destra), metodo drive (in basso), punto AF (a sinistra). Il blocco AE/AF è un po’ defilato sulla destra, ma onestamente non lo uso molto (specie avendo la compensazione di esposizione diretta), e devo dire che anche il pulsante di registrazione video è un po’ scomodo (troppo arretrato sul corpo), ma per fortuna nel modo video si può avviare o interrompere il filmato con il pulsante di scatto.

panasonic-gx8-menu-touch

Una breve ma doverosa menzione va al menu, che, come ripeto spesso nelle recensioni di fotocamere Panasonic, è il migliore su piazza: organizzazione razionale, testi grandi e comprensibili, pulsanti cliccabili anche con le dita, descrizione supplementare su ogni voce e reattività eccellente. Ormai mi trovo a mio agio un po’ con tutti i menu vista la quantità e varietà di fotocamere che provo, ma le Lumix rimangono sempre in cima alla mie preferenze. Non nego che alcuni settaggi avanzati possano intimidire il neofita, ma almeno è tutto dove dovrebbe essere.

panasonic-gx8-top-controls

AF – Messa a fuoco

Come GH4 e G7, anche la GX8 possiede la tecnologia di messa a fuoco denominata DFD: Depth from Defocus. A livello puramente teorico è simile al sistema Dual Pixel CMOS AF di Canon, nel senso che pur funzionando per contrasto riesce a valutare la distanza dei soggetti, ma in questo caso il calcolo è basato sulla valutazione di due fotogrammi con differente profondità di campo. La resa è davvero eccellente, sia in termini di velocità che di precisione, avendo anche capacità di funzionamento fino a –4EV. Durante il mio periodo di prova posso dire che non ha mai sbagliato un colpo, al chiuso come all’aperto, e nelle situazioni con pochissima luce si aiuta con un illuminatore ausiliario.

panasonic-gx8-menu-af

Va detto che la GX7 si comportava già in modo eccellente, per cui il salto di qualità è quasi impercettibile in termini di velocità e precisione, ma sono state introdotte alcune nuove modalità di messa a fuoco, selezionabili con la freccia a sinistra del pad direzionale. Abbiamo il rilevamento di volti/occhi, tracking, automatica 49 aree, personalizzazione multipla, 1 area o messa a fuoco precisa. Meritano ulteriori dettagli due cose, la prima delle quali è il tracking. Semplice da attivare e da far funzionare, segue i soggetti con un’ottima precisione per tutto il fotogramma. Ho fatto diverse prove per metterla in difficoltà, anche con poca luce ed un obiettivo f/5,6, ma la resa è rimasta sempre sorprendente, a patto di utilizzare la raffica con LiveView attivo (fino 5,5fps). La personalizzazione multipla, invece, comprende tutto un altro menu in cui si può selezionare una fascia orizzontale o verticale e perfino attivare quante aree si vuole delle 49 a disposizione. In pratica si può creare una propria mappatura completamente personalizzata, salvando anche i risultati in 3 slot a disposizione dell’utente (di seguito ho disegnato una S).

panasonic-gx8-menu-af-custom

Per selezionare l’area di messa a fuoco basta un tap sullo schermo, mentre per passare dalla modalità singola a quella continua o manuale, c’è un selettore fisico a destra del mirino. Questo include all’interno anche il pulsante Fn5 personalizzabile dell’utente. La modalità di fuoco manuale è davvero eccellente, con un ingrandimento dell’area selezionata e sullo sfondo l’intero fotogramma, così non si perde di vista l’inquadratura complessiva. Inoltre è anche presente il focus peaking, perfetto durante la cattura di video. L’introduzione del DFD migliora anche il fuoco continuo automatico nel video, che è piuttosto efficiente anche se non infallibile.

panasonic-gx8-mirino

Metering – Esposizione

Per il metering manca un tasto diretto nell’impostazione di base, ma questo è facilissimo da raggiungere attivando il quick menu, perché si trova in basso a sinistra, proprio a portata di pollice. Se però si tende a modificarlo spesso, è anche possibile associarlo ad uno dei tantissimi tasti funzione.

panasonic-gx8-quickmenu-metering

Come valutazioni possibili abbiamo le classiche multipla, centro pesato e spot. La GX8 si comporta molto bene già con la multipla e in quasi tutte le situazioni ha prodotto immagini ottimamente esposte. Mettendola proprio in crisi, inquadrando un soggetto in ombra contro sole, tende a bruciare un po’ le luci per preservare la leggibilità complessiva. In questi casi consiglio di usare un pizzico di compensazione negativa in fase di scatto, tuttavia questo nuovo sensore offre 2 stop e mezzo pieni di recupero nella post-produzione dei RAW, che sono più o meno gli stessi che ho ritrovato nella GH4 (che però ha 16MP). La resa della GX7 era invece leggermente inferiore, perché non andava oltre i 2 stop di recupero.

panasonic-gx8-esempio-metering

WB – Bilanciamento del bianco

Per il bilanciamento del bianco c’è una scorciatoia diretta a destra del pad direzionale ed abbiamo quello automatico, soleggiato, nuvoloso, ombra, incandescenza, automatico/flash, 4 posizioni personalizzabili e i gradi Kelvin (con step di 100K). Per ognuno di questi è possibile regolare finemente la tinta e i bilanciamenti personalizzati sono comodissimi da usare, in quanto basta premere la freccia sopra e poi dare conferma inquadrando una piccola area di colore neutro. La resa dell’automatico è molto buona, con colori convincenti anche sul JPG con profilo standard, sia al chiuso che all’aperto.

panasonic-gx8-esempio-wb

Drive – Scatto continuo

L’otturatore meccanico della GX8 raggiunge 1/8000, ma vi è anche quello elettronico con cui si sale fino a 1/16000. L’impostazione di base è AUTO (si trova a pag. 5 del Menu Registrazione), per cui la fotocamera lo utilizza da sola se necessario (appare una icona con la scritta E sullo schermo ad esempio scattando ad f/2,8 con priorità di apertura in pieno giorno). Il tempo più lento selezionabile con l’otturatore meccanico è di 1 minuto, mentre con la posta B se ne possono raggiungere 30. Se invece si è selezionato il solo otturatore elettronico (magari per non fare rumore) non si può andare oltre 1 secondo. Il metodo di avanzamento non ha una ghiera fisica dedicata (come su GH4 o G7) ma si sceglie con la freccia in basso del d-pad. Abbiamo lo scatto singolo, la raffica (con diverse velocità), la raffica 4K, il bracketing e l’autoscatto singolo o multiplo da 10 o 2 sec. Nella G7 qui si trovava anche il Time-Lapse, mentre stranamente nella GX8 si attiva solo dalla pagina 4 del Menu Registrazione. Nella pagina successiva dello stesso menu si trova invece l’Animazione Stop Motion, che può essere molto divertente per creare filmati originali e d’effetto.

panasonic-gx8-menu-drive

Ognuno di questi metodi – ad eccezione del primo – dispone di diverse opzioni. Ad esempio per la raffica abbiamo la bassa (2fps) e la media (5,5fps) che mantengono il Live View (e migliori prestazioni nel tracking), poi c’è la alta (12fps) che oscura lo schermo e, infine, quella molto alta (40fps) disponibile solo in JPG. Con il modo H (alto) e scattando in JPG, si prosegue praticamente all’infinito. Impostando il RAW il buffer si satura dopo oltre 5 secondi di raffica, mentre col RAW+JPG ci si ferma leggermente prima (circa 4,5 secondi).

panasonic-gx8-drive

Oltre agli ormai canonici effetti creativi e panorama (che hanno posizioni dedicate nella ghiera dei modi), vi sono altre due caratteristiche interessanti della GX8 che abbiamo visto di recente nella G7. La prima è il Post Focus (pag 3 del Menu Ripresa), con il quale è possibile scattare una fotografia e selezionare successivamente il punto di messa a fuoco. Il metodo memorizza in realtà un breve filmato in 4K, andando a modificare l’AF rapidamente grazie al già citato DFD. Sulla fotocamera sarà poi possibile cliccare sul punto di messa a fuoco preferito in modalità di riproduzione, estraendo il fotogramma corrispondente come immagine JPG in 4K (ovvero 8MP).

panasonic-gx8-post-focus

Sostanzialmente analogo è il funzionamento della raffica 4K, anche se in questo caso la messa a fuoco viene determinata da noi. Pur essendo sempre limitata ad 8MP in JPG, l’opzione è particolarmente interessante per la cattura di momenti molto fugaci. Da notare che, come nella G7, l’elaborazione può essere un po’ lenta e consuma parecchia batteria. Le foto 4K si possono memorizzare in tre modi diversi:

  • tenendo premuto il pulsante di scatto per il tempo necessario
  • con una prima pressione si avvia e con una seconda si interrompe
  • registrando una porzione antecedente ed una successiva alla pressione del pulsante di scatto

L’ultimo metodo può sembrare superfluo, ma in alcuni casi si rivela fondamentale, perché con gli altri la raffica parte effettivamente qualche istante dopo la prima pressione e può già essere troppo tardi.

panasonic-gx8-lato

Flash

Come probabilmente avrete notato, nella zona superiore della GX8 ci sono molti più controlli fisici rispetto alla GX7 (come nel resto del corpo, dopotutto), mentre è stata eliminata una cosa: il flash integrato. Se lo chiedete a me, vi rispondo che è stata una scelta corretta, perché aveva capacità limitate (come altri analoghi) e si finiva per non usarlo mai. I controlli aggiuntivi, al contrario, li usiamo tutti i giorni e sono una vera comodità. C’è la slitta a caldo per il collegamento di flash esterni ad ogni modo, per cui l’unica cosa di cui si potrebbe sentire la mancanza è il controllo ottico di lampeggiatori wireless.

panasonic-gx8-top

Qualità d’immagine e resa ad alti ISO

Effettivamente sì, era arrivato il momento di superare la soglia dei 16MP nel Micro Quattro Terzi. Il nuovo sensore della GX8 ne ha poco più di 20, che corrispondono a fotografie da 5184 x 3888 pixel, mentre sono 4608 x 3072 sulle precedenti come la GH4. Non è una grandissima differenza, ma la cosa ha un impatto positivo anche sulla resa ad alti ISO. Il rumore è infatti molto simile, ma, essendo più piccoli i pixel sul sensore, impatta leggermente meno nei dettagli più sottili. Devo essere sincero, bisogna proprio impegnarsi nella vista al 100% a monitor per notare sia l’aumento di risoluzione che di resa ad alti ISO, ma il test di DxOMark lo conferma:

panasonic-gx8-dxomark

Se avessi potuto scegliere e se fosse stato tecnicamente possibile, avrei preferito che l’aumento del 25% della risoluzione fosse invece andato tutto sul rapporto segnale/rumore, mantenendo i precedenti 16MP. Tuttavia non mi lamento, si tratta comunque di un passo avanti e rischiava quasi di essere obbligato visto che i 20MP sono ormai lo standard sui più piccoli sensori da 1″.

panasonic-gx8-esempio-res-vs-gh4

Sempre secondo DxOMark, la GX8 possiede una gamma dinamica di 12,6 stop, che sono 0,4 più della GX7 e 0,2 meno della GH4 (la precedente regina tra le Lumix). La mia prova empirica, realizzata analizzando la possibilità di recupero delle alte luci in clipping sui RAW (usando medesimo obiettivo e parametri), conferma questo vantaggio sulla GX7, mentre con la GH4 ho notato una resa quasi identica (2,4 stop di recupero la GX8 e 2,5 la GH4). Mettendo tutti questi dati insieme, abbiamo sicuramente a che fare con il sensore Micro Quattro Terzi migliore attualmente su piazza. Di seguito vi propongo qualche scatto misto: ce ne di post-prodotti sia in studio (con pochissima luce continua ed ISO alti) che all’aperto, mentre alcuni sono i JPG diretti della camera (profilo standard). Se le foto non scorrono in pagina, cliccate sulla prima per vederle direttamente su Flickr.

Per quanto riguarda l’usabilità dei file ad alti ISO, la situazione è sostanzialmente invariata al netto dell’aumento di risoluzione. Le immagini fino a 1600 ISO sono molto buone e ancora usabili quelle a 3200 ISO con un po’ di riduzione del rumore sul RAW. Consiglio i 6400 ISO solo per il web, dove effettivamente non deludono affatto, mentre andare oltre è controproducente. Da sottolineare che con il Dual IS si riesce a scattare anche fino ad 1 sec a mano libera a 35mm equivalenti, cosa che ci consentirà di tenere la sensibilità entro la soglia consigliabile. Sfruttando solo la stabilizzazione sul sensore ho raggiunto 1/15, ma in quel caso la resa decade con l’aumentare della lunghezza focale (una delle ragioni per cui continuo a preferire la stabilizzazione ottica).

panasonic-gx8-testiso

Vediamo di seguito il nostro classico test con luce controllata, in cui analizziamo al 100% i risultati a tutte le sensibilità. Ricordo che in questo caso portiamo a zero la riduzione del rumore sui RAW, sia quella di luminanza che di crominanza. Si vedrà dunque più disturbo di quanto non ne avrete effettivamente lavorando le immagini, ma ci serve per avere un punto di riferimento costante tra tutte le fotocamere testate.

panasonic-gx8-testiso-100-jpg

Connessioni, memoria, batteria

Le connessioni si trovano sul lato sinistro, dietro uno sportellino gommato come nella GX7. Abbiamo l’uscita video microHDMI, quella USB per la connessione al computer ed una da 2,5mm che può ospitare lo scatto remoto o un microfono esterno (era meglio da 3,5mm, ma nella GX7 non c’era proprio).

panasonic-gx8-connessioni

Memoria e batteria, invece, si trovano nello sportellino al di sotto della fotocamera. La prima è la classica SD (non UHS-II), mentre per la seconda si è passati dalla BLG10E, da 1025mAh e 7,4Wh, alla BLG12E, da 1200mAh e 8,7Wh. Visto i maggiori consumi generali (sensore, processore, funzioni), l’autonomia è rimasta sostanzialmente invariata, con oltre 300 scatti (330 secondo lo standard CIPA). Non sono tanti, ma è nella media, e rispetto ad altre mirrorless riesce a sopportare meglio la registrazione video: un evento di 4/5h (ovviamente non con video continuo, ma con diverse clip e fotocamera sempre accesa) si copre con una singola carica.

panasonic-gx8-batteria-memoria

Usando le funzioni 4K, come raffica o Post Focus, consuma qualcosa in più, ma generalmente non delude. Completo e ben fatto il comparto Wi-Fi, che ci consente di collegare uno smartphone ed eseguire un controllo remoto completo sotto ogni aspetto (fuoco, esposizione manuale, bilanciamento, ISO, ecc..). È inoltre possibile attivare il geotag delle foto in tempo reale, sincronizzare data/ora, riprodurre e condividere le foto, nonché creare anche dei collage.

Video

La GX8 è meno “videocamera” della GH4, questo è fuori di dubbio. Non abbiamo funzioni come l’uscita video non compressa, il timecode e la stessa flessibilità nella selezione del formato di registrazione/bitrate (manca anche l’uscita cuffie). Tuttavia le sue caratteristiche rimangono molto valide e sono sostanzialmente sovrapponibili a quelle della G7, con 4K a 25/24fps da 100Mbps oppure 1080p a 50fps da 28Mbps o a 25fps da 20Mbps. Questi settaggi si ottengono registrando in MP4, mentre in AVCHD ci sono meno opzioni (la codifica è più efficiente ma è comunque meno pratico per la lavorazione al computer).

Possiamo lavorare completamente in manuale (compreso il fuoco grazie all’ottimo focus peaking) e ci sono i profili colore Cinelike D e Cinelike V. Con questi si ottiene una gamma dinamica maggiore e si raggiungono migliori risultati con la color correction, ma se non si è dei professionisti o non si vuol fare della post-produzione, si lavora bene anche personalizzando il profilo colore standard e riducendo al minimo contrasto e nitidezza, nonché di un paio di punti la saturazione. In questo modo si ottiene un look sicuramente più cinematografico e maggiore gamma. Il vero punto dolente è un altro, anche se in realtà si tratta di una possibilità mancata.

Come nella GX7, la stabilizzazione sul sensore non funziona nel modo video.

Nel video si avrà quindi a disposizione solo quella ottica, che purtroppo non è sempre fluida negli obiettivi Panasonic. Mi era parso di capire che a 1080p ci fosse un minimo di intervento digitale con gli obiettivi compatibili Dual IS, ma onestamente non ho notato miglioramenti rispetto al 4K. Avrete probabilmente notato che nel video soprastante alcune clip tremano molto ed altre meno. Le seconde sono state realizzate con il 12-35mm f/2,8 OIS (che ha in effetti una buona stabilizzazione), mentre le prime sono del 35-100 f/2,8 OIS (che si comporta bene nelle foto ma non altrettanto nel video). Nel breve video seguente potete vedere che il Panasonic 42,5 f/1,7 OIS è già più efficiente sotto questo aspetto e che, secondo me, non c’è alcun intervento digitale di stabilizzazione aggiuntivo nel 1080p rispetto al 4K.

La qualità dei file e della codifica sono elevati, come da tradizione Panasonic. Molta incisività (anche troppa, in effetti, per questo molti riducono la nitidezza) e poca tendenza al moiré. Il girato è usabile fino a 3200 ISO, mentre a 6400 ISO il rumore nelle aree scure è piuttosto evidente e servirà un po’ di riduzione in post-produzione.

panasonic-gx8-intro

Conclusione

In un segmento in cui le novità tecnologiche sono spesso strillate e dettate dal marketing, Panasonic ha tirato fuori una fotocamera di sostanza, che non fa gridare al miracolo ma ha tante luci e nessuna ombra. Probabilmente risulta essere un upgrade quasi scontato rispetto la GX7, ma l’evoluzione è sempre una cosa buona, specie se punta nella giusta direzione. È bella (più della precedente per me), costruita benissimo e ora tropicalizzata, ha il miglior sensore Micro Quattro Terzi su piazza (al momento della pubblicazione), un controllo diretto e completo con ottimo feeling di tasti e ghiere, display ottimo e completamente articolato, mirino eccellente con il plus dell’inclinazione, stabilizzazione sul sensore, un menu quasi perfetto, tantissime funzioni utili (vedi Raffica 4K, selezione AF con touch sullo schermo mentre si inquadra col mirino, ecc..) e una sezione video molto curata (non da GH4, ma di buon livello). Dispiace che la stabilizzazione del sensore non funzioni in modo video, ma era così anche sulla GX7. Guardate la cosa dalla giusta prospettiva: il sistema mirrorless Lumix nasce con stabilizzazione ottica, presente in moltissimi dei suoi obiettivi, per cui quella sul sensore è un di più su cui si è iniziato a lavorare di recente e bisogna dargli il tempo di perfezionarla. Infatti nella GX8 si è già fatto un passo avanti con il Dual IS ed è prevedibile che il prossimo step di maturazione della tecnologia vada a colmare anche quella lacuna nel campo video (l’ideale sarebbe un upgrade firmware, ma forse sto sognando). Con circa 1200€ per la Lumix GX8 con l’obiettivo kit 14–42mm f/3,5–5m6 II O.I.S, non è una fotocamera di fascia economica, ma ha tutte le carte in regola per puntare agli amatori più evoluti e, perché no, anche ai professionisti. Se il comparto video è per voi più importante di quello foto, allora la GH4 continua ad essere preferibile, ma come prodotto a tutto tondo la GX8 è più convincente. Nel mondo mirrorless ci sono diversi altri marchi che sembrano godere di una maggiore fanbase, ma vi posso garantire che è molto facile innamorarsi di una Panasonic dopo averla usata, perché è proprio quello che mi è successo.

PRO
+ Corpo bello, ben costruito e tropicalizzato
+ Il miglior sensore Micro Quattro Terzi
+ Buona ergonomia (quasi ottima)
+ Rapidissima in ogni funzione
+ Menu ben strutturati
+ Ricca di ghiere e di tasti funzione personalizzabili
+ Ottimo mirino per grandezza, qualità e resa cromatica
+ Display articolato comodo e con luminosità automatica
+ Ottima implementazione del touchscreen
+ Modalità raffica 4K, Post Focus, Time-Lapse, ecc..
+ Stabilizzazione sul sensore e Dual I.S.
+ AF molto performante anche con poca luce e nel tracking
+ Video 4K di buona qualità e con controlli manuali completi
+ Ingresso audio (anche se da 2,5mm) che nella GX7 non c’era
+ Vari sistemi di assistenza alla messa a fuoco manuale e buona risposta di quella continua
+ Buone funzioni di controllo remoto via Wi-Fi
+ Va sempre ricordata l’ottima dotazione di obiettivi Micro Quattro Terzi

CONTRO
- Stabilizzazione sul sensore non disponibile in modo video

DA CONSIDERARE
| Nel campo video inferiore alla GH4

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

Commenti controllati Oltre a richiedere rispetto ed educazione, vi ricordiamo che tutti i commenti con un link entrano in coda di moderazione e possono passare diverse ore prima che un admin li attivi. Anche i punti senza uno spazio dopo possono essere considerati link causando lo stesso problema.