Recensione: Xiaomi Redmi Note 3, quando economico non è sinonimo di scadente

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Dopo aver pubblicato la guida per sbloccare il bootloader dello Xiaomi Redmi Note 3, è arrivato il momento della recensione. Da quando l’ho ricevuto a quando ho iniziato effettivamente ad usarlo sono trascorse un paio di settimane, questo perché il discorso del blocco era una novità e tutta la comunità brancolava un po’ nel buio fintanto che non si è arrivati a capire esattamente le varie procedure che ho descritto. Nel frattempo Xiaomi ha annunciato un altro modello dello stesso dispositivo, ovvero il Redmi Note 3 Pro. È stato un brutto scherzetto ad essere sinceri, perché il prezzo del Pro non è tanto superiore (al momento non è chiarissimo per via dei preordini e delle oscillazioni Cina/Italia, ma sembra costi 50€ in più) ed ha diverse migliorie interessanti.

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Caratteristiche principali

Il Redmi Note 3 è sostanzialmente un base gamma, ma superiore al recente Redmi 3 perché ha un hardware più completo e il grande schermo da 5,5“, evidenziato dal nome ”Note“. A caratterizzarlo troviamo una scocca in metallo e il sensore di impronte digitali sul retro. Dal punto di vista hardware la coppia CPU/GPU è affidata al Mediatek Helio X10 ed alla PowerVR G6200, mentre nella versione Pro si trovano Snapdragon 650 e Adreno 510. Probabilmente molti acquirenti della prima ora avrebbero scelto il Pro solo per questa differenza, anche se l’esperienza d’uso è piuttosto buona. Una caratteristica del Pro che può essere piuttosto rilevante è che il secondo slot SIM è in formato nano e può ospitare opzionalmente una microSD (o l’una o l’altra cosa), mentre nel modello standard in prova troviamo due micro SIM (entrambe con supporto 4G) senza possibilità di espansione. Come già fatto con Mi4c, Xiaomi ha previsto due modelli in cui la RAM aumenta insieme allo storage, ovvero 2GB/16GB oppure 3GB/32GB. Questo significa che per una migliore esperienza d’uso sarà comunque consigliabile il taglio da 32GB anche per il Pro, perché seppure la memoria sia espandibile, il GB in più di RAM su Android si fa sentire. Lo schermo da 5,5” è un Full HD dalla buona densità di 403ppi (come iPhone 6s Plus), mentre la fotocamera principale ha 13MP con obiettivo f/2 e flash LED dual tone. Nel Pro il sensore sale a 16MP, mentre rimane invariata la fotocamera frontale da 5MP con apertura f/2. A completare il tutto troviamo Wi-Fi ac doppia banda, Bluetooth 4.1 LE, i vari GPS, Radio FM e sensore infrarossi per usarlo come un telecomando. Su entrambi – e come sull’ottimo Mi4c – manca NFC e la banda da 800MHz per l’LTE.

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Design ed ergonomia

Innanzitutto parliamo di un terminale con scocca in metallo, che restituisce una buona impressione dal punto di vista estetico e tattile. Ha superficie di 15 x 7,6 cm, con uno spessore di 8,6 mm secondo il mio calibro. Il peso di 164 grammi si fa un po’ sentire, ma non è eccessivo. La curvatura dei bordi posteriori lo rende piuttosto comodo in mano, anche se esteticamente non è né carne né pesce. Intendo dire che non è una bombatura delicata e progressiva come quella di LG G4, ma neanche una dal raggio ristretto come su iPhone 6s. Sono dettagli, non lo metto in dubbio, ma per qualche ragione che non so spiegare questa caratteristica lo fa apparire un po’ meno pregiato di quanto i buoni materiali lascino presupporre. È disponibile in grigio scuro con frontale nero (il modello che ho scelto io), grigio chiaro con frontale bianco (forse anche più bello) oppure in una versione completamente color oro, che non apprezzo molto perché anche il frontale è dorato. L’altezza complessiva, che come dicevo è di 7,6 cm, risulta davvero ottima se si considera che è pari a quella del G4, ma sul Redmi Note 3 i tasti di navigazione sono a sfioramento nella parte bassa della cornice, per cui si mantiene lo stesso ottimo rapporto schermo/corpo ma il display è interamente sfruttabile per i contenuti. Credo sia uno degli smartphone migliori sul mercato in questo senso.

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I tasti di controllo sono sulla destra, pratici e facili da raggiungere. Onestamente continuo a preferire questa disposizione rispetto a quella sul dorso, perché riusciamo ad usarli anche col terminale poggiato sulla scrivania. Tenendolo in questa posizione si apprezza il fatto che la scocca posteriore sia piatta, quindi si può interagire con lo schermo senza che lo smartphone dondoli (come avviene invce su Zenfone 2 o LG G4).

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Sul retro troviamo in posizione centrale la fotocamera, sotto il flash LED ed infine il sensore di impronte digitali. Questo ha una resa che definirei buona, ma non perfetta. La velocità c’è, ma la percentuale d’errore è superiore al 10%. Inoltre in alcune situazioni (apparentemente del tutto casuali) è come se il sensore si disattivasse e siamo costretti a mettere il PIN manualmente.

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Non è un disastro, sia chiaro, ma si nota che siamo di fronte alla primissima implementazione di questa tecnologia in uno smartphone di Xiaomi. È meglio che non averlo, ovviamente, e nella maggior parte dei casi è veloce e funzionale, ma ci sarà bisogno di un po’ di maturazione lato software, che non dovrebbe tardare ad arrivare visti i continui aggiornamenti firmware rilasciati. La posizione sul retro ha qualche vantaggio, perché effettivamente l’indice ci arriva comodo, ma se lo smartphone è appoggiato da qualche parte dobbiamo prenderlo in mano per poter usare il sensore. Questo aspetto a me ha dato fastidio in più di una occasione, ma principalmente perché è stata eliminata la possibilità di attivare lo schermo rapidamente con un doppio tap, che è invece presente su Mi4c con la medesima MIUI 7. Probabilmente hanno pensato che la presenza del sensore la rendesse inutile, ma io che ho il telefono poggiato sulla scrivania il 90% del tempo trovo fastidioso dover premere un pulsante laterale o sollevarlo e mettere il dito sul sensore solo per attivarlo. L’unica nota positiva è che rimane l’opzione per farlo accendere automaticamente per qualche secondo all’arrivo di una notifica, per cui se siamo attenti non perdiamo informazioni utili, anche se rimarrà scomodo quando si vuole leggere solo l’ora oppure se ci siamo spostati ed il LED di notifica segnala dell’attività da controllare. Quest’ultimo rimane molto utile anche per via della possibilità di personalizzarne il colore in base al tipo di notifica, così capiamo subito se è avvenuto qualcosa di particolarmente rilevante, come una chiamata persa, o se la batteria è scarica.

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Per tornare alle caratteristiche fisiche, in basso troviamo una classica porta microUSB e il microfono, mentre sulla sinistra c’è il carrellino per le due SIM. Questo non riporta i numeri come sul Mi4c, per cui vi avviso che quella interna è la 1 e quella esterna la 2.

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In alto c’è il secondo microfono per la soppressione del rumore, l’uscita audio e il sensore infrarossi, sul lato destro i già citati pulsanti volume e di accensione. Direi una struttura ben organizzata, anche se avrei preferito un passaggio completo alla USB-C dopo l’implementazione su Mi4c.

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Display

Il display da 5,5“ con risoluzione Full HD è un IPS con neri discreti (non assoluti come negli AMOLED ovviamente) ed una luminosità sufficiente. È un pannello che non entusiasma, non tanto per la densità, che onestamente trovo più che sufficiente, quanto per la resa cromatica. Anche impostando la modalità ”Contrasto Enfatizzato”, la gamma colore sembra tagliata in termini di saturazione, restituendo tinte leggermente slavate in cima. Ci sono voci secondo cui il pannello della versione Pro sia leggermente migliore, ma non vi è nessuna certezza in merito. Sembra più plausibile che Xiaomi abbia diversi lotti con rese differenti e li implementi un po’ a caso in relazione alla fornitura del momento. Non è uno schermo scadente però, infatti molte persone non notano neanche questa caratteristica. Ma venendo dal Mi4c è piuttosto evidente, perché quest’ultimo ha un pannello più piccolo ma migliore, capace di maggior contrasto e leggermente più luminoso.

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In tutti i casi lo schermo del Redmi Note 3 è godibile, si legge abbastanza bene anche all’aperto (si fa fatica solo facendo foto in piena luce), dai lati mantiene bene i colori (meno la luminosità) e riproduce le sfumature in modo più uniforme di tanti altri device più costosi. Il sensore di luminosità ha una taratura particolare, che non scende mai sotto una certa soglia anche di sera. Potrebbe sembrare una distrazione del produttore, ma bisogna ricordare che è presente una modalità lettura, attivabile sia manualmente dalle impostazioni che in modo del tutto automatico legato all’avvio di specifiche app. Se ad esempio leggiamo spesso i news feed, possiamo decidere di avere colori più tenui ogni volta che lanciamo l’applicazione ad essa dedicati.

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Sottolineo la presenza dei tasti di navigazione sulla scocca, cosa che non tutti amano ma che io trovo migliore visto che lo schermo risulta interamente sfruttabile per i contenuti. Inoltre c’è anche l’utilissima opzione per averli con retroilluminazione sempre attiva. Per curiosità ho fatto un confronto anche con lo schermo dell’iPhone 6s (categorie diverse ovviamente), che sui rossi/magenta è meno saturo del Mi4c e quasi si avvicina più al Redmi Note 3. Si nota comunque la leggera carenza di quest’ultimo in termini di luminosità nonché quella più evidente del minor contrato.

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Multimedia

La resa in chiamata è piuttosto buona, sia per noi sia per chi ascolta, e il vivavoce è usabilissimo. Lo speaker purtroppo è sul retro, come avviene su troppi smartphone secondo me, cosa che inevitabilmente ne offusca il volume quando lo poggiamo sul dorso (come è usuale fare, dopotutto). C’è un piccolo piedino per rialzarlo, ma non è sufficiente. Su smartphone come LG G4 e Zenfone 2 il problema quasi non si avverte, perché lo speaker è effettivamente spostato su un lato, dove l’ampia curvatura della backcover lo distacca quanto basta dalla superficie d’appoggio. Non è così su Redmi Note 3 e Mi4c, perché la zona speaker è completamente piatta e centrale. Visto il buon volume non sarà un grave problema, ma per la massima resa si dovrà poggiare capovolto.

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Con lo speaker “libero” la resa è abbastanza buona, leggermente carente in termini di definizione sugli alti e non troppo calda, ma forte e godibile. Direi sicuramente sufficiente.

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Per l’uso con gli auricolari (non ce ne sono in dotazione) vi è la possibilità di assegnare specifiche funzionalità ai tasti remoti, di impostare una equalizzazione e di ottimizzare il sound con Dirac HD. Quest’ultimo può essere usato con l’impostazione base, per auricolari generali o in-ear, oppure ha tutta una serie di preset per quelli Xiaomi, dove ho trovato anche gli Hybrid Pro da poco recensiti e che mi stanno piacendo moltissimo. Da notare che la radio FM si avvia e funziona anche senza auricolari connessi. Ovviamente si ottiene maggiore qualità e portata con questi ultimi che fanno da antenna, ma è uno dei pochissimi terminali che offre questa possibilità. Non c’è RDS, però l’app consente di ricercare le frequenze automaticamente, memorizzarle assegnandogli un nome e anche di registrare.

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Nel campo foto i numeri sono identici a quelli del Mi4c, ovvero sensore da 13MP ed obiettivo con apertura f/2. Tuttavia la resa è leggermente inferiore. Non starò a dilungarmi sull’interfaccia, che ho già descritto abbondantemente nella recensione del Mi4c, ma in sintesi questa è semplice da capire ed usare, con tutte le impostazioni di cui si può aver bisogno ad esclusione della memorizzazione del RAW. Ci sono però alcune differenze nelle funzioni, perché ad esempio in manuale possiamo intervenire solo su bilanciamento del bianco e sensibilità (mentre su Mi4c c’è anche il tempo e il fuoco manuale con tanto di focus peaking) e manca l’effetto tilt-shift. Tuttavia c’è in più la modalità scena, da cui si può scegliere ritratto, sport, notte, neve, ecc…

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Anche nelle impostazioni c’è qualcosa in meno rispetto ad Mi4c, come il Quick Snap (per scattare una foto a schermo spento con il tasto volume) e qualche altre finezza tipo “scatta quando è stabile”. Tutto sommato, però, si tratta di funzionalità secondarie, che non pregiudicano nulla di importante. Una mancanza evidente è invece nella messa a fuoco, che è più lenta (certe volte quasi un secondo) e nelle macro ravvicinate spesso dice di aver messo a fuoco anche se non l’ha fatto.

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In piena luce la resa dei due sensori è simile, quindi buona, mentre con poca luce e in interni il Redmi Note 3 ha più rumore. Anche qui siamo nella sufficienza per un entry-level, il problema (forse) è che prendo a riferimento l’ottimo Mi4c, il quale rende molto di più di quello che il prezzo d’acquisto lascerebbe supporre.

[TEST] Xiaomi Redmi Note 3

Per il comparto video si ha la possibilità di registrare fino a 1080p, anche se l’impostazione di default è su 720p. Qui si trovano gli stessi difetti riscontrati nel Mi4c, principalmente la resa della messa a fuoco continua che non è molto precisa e procede a scatti. Per questo motivo consiglio anche in questo caso di usare quella al tocco, selezionando il punto da mettere a fuoco quando necessario. Sono presenti anche le opzioni Slow Motion e Time Lapse (intervallo definibile nelle impostazioni), ma manca la stabilizzazione (sia ottica che digitale) e il cambio di esposizione può essere troppo repentino al variare dell’illuminazione. Insomma i video li fa, però lato software Xiaomi deve migliorare in questo ambito. Molte cose potrebbero essere corrette con aggiornamenti firmware e mi auguro che questo accada.

La fotocamera frontale da 5MP ha un angolo di campo più stretto rispetto quella del Mi4c, ma personalmente la preferisco perché distorce meno i volti. La resa in termini di nitidezza e rumore va un po’ meno bene di quella del fratellino, ma il bilanciamento del colore sembra più indovinato (forse un pizzico di saturazione di troppo). Direi che si posiziona al di sopra della media riscontrata negli entry-level.

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Prestazioni

Come si è detto, la CPU è una Mediatek Helio X10, costituita da un Cortex-A53 octa-core a 2,0GHz, mentre la GPU è la PowerVR G6200. Ho fatto i benchmark di rito e bisogna dire che in single-core fatica un po’, ma si comporta decisamente bene in multi-core, avendone 8 a disposizione. A seconda del carico di lavoro può arrivare ad usarne anche solo uno, scendendo fino a 400MHz. Così si riesce a risparmiare energia quando necessario e ad erogare il massimo appena richiesto. Test a parte, devo dire che l’esperienza utente è stata positiva.

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Ho anche attivato le animazioni di sistema (spente di default) per vedere se avrebbe perso colpi e non l’ha fatto. Ormai lo uso da diverso tempo a pieno regime, peraltro con doppia SIM, e non posso che dirne bene. Non ci dà la sensazione di volare (cosa che sto provando con il Nexus 6P), ma non ci sono lag nell’interfaccia, non un ricaricamento e tempi di reazione rapidi, anche se nel multitasking andiamo a ripescare app aperte diverse ore prima (e questo è in parte merito dei 3GB). In base all’esperienza avuta mi sento di dire che la questione della CPU Qualcomm della versione Pro sia potenzialmente relativa, specie perché su Geekbench ci sono differenze marginali con lo Snapdragon 605. Mi ha invece stupito il suo risultato su AnTuTu di quasi 8000 punti (trovato qui), che è persino superiore a quello dell’808 del Mi4c.

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Nel gaming credevo di rimanere deluso e invece non è andata affatto così. Ho giocato ad Asphalt 8, FIFA 16, Real Racing 3 e tanti altri senza alcun problema. In alcuni casi magari il frame rate non è elevatissimo, ma non c’è nessuno scatto vistoso e la giocabilità è perfetta. D’accordo, non è sicuramente un terminale nato per questo scopo, ma il suo dovere lo fa senza problemi e non scalda mai anche sotto stress.

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Per quanto riguarda le prestazioni di Wi-Fi ac e Bluetooth 4.1, tutto è filato alla perfezione, mentre per la connettività in 4G non ho avuto problemi con 3, Vodafone e TIM. Purtroppo non ho una SIM Wind con cui provare ed è l’unico che potrebbe risentire in modo più o meno evidente del mancato supporto alla banda da 800MHz, anche se prevalentemente al chiuso (dove spesso c’è una rete wireless a cui connettersi). La ricezione è molto buona e pure l’app telefono si è rivelata efficiente nella sua semplicità, già solo per la ricerca con T9 (che mi è sempre mancata su iPhone).

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Software

Lato software abbiamo di fronte la MIUI 7 già vista nella recensione dello Xiaomi Mi4c (basata qui su Android 5.0.2). Trovo superfluo ripetere l’analisi da cima a fondo, in quanto le caratteristiche sono praticamente identiche, ad eccezione della già citata mancanza dell’opzione per attivare il display con un doppio tocco e dell’aggiunta dello sblocco con il sensore biometrico. Riepilogando – ma in estrema sintesi – abbiamo una home con tutte le app visibili nelle pagine, in stile iOS, quindi senza drawer separato; temi per cambiare grafica e icone; un centro notifiche esteticamente elegante; possibilità di personalizzare il nome delle due SIM, di selezionare su quale basare la connessione dati 4G e la predefinita per telefonate o SMS (con facoltà di scelta anche al momento dell’invio); LED con colori personalizzabili in base a chiamate, messaggi o notifiche generali; sezione notifiche per scegliere se visualizzare badge, banner e popup per ogni app; ricerca diretta delle app con uno swipe verso l’alto; funzionalità rapida per rimpicciolire lo schermo quando serve l’uso ad una mano; app di sistema assolutamente ben fatte e complete per Mail, Calendario, Galleria, Meteo, ecc…; possibilità di definire accensione e spegnimento programmati; visualizzazione opzionale della velocità di scambio dati nella toolbar; app Sicurezza con pulizia cache, antivirus, gestione permessi, blacklist, ecc…; e tanto altro ancora.

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I punti di forza sono secondo me la grafica molto elegante e curata, con prevalenza di bianco/grigio e bei colori a contrasto che caratterizzano le singole app, l’efficienza e la qualità di quelle di sistema (Mail è la mia preferita), la praticità della ricerca in stile Spotlight, la possibilità di personalizzare le funzioni dei tasti in basso con pressione prolungata, le funzioni di backup e ripristino cloud simili a quelle Apple (comodissime), il LED di notifica multicolore, l’accensione del display alla ricezione delle notifiche, la possibilità di creare profili personalizzati per il consumo energetico o di programmare accensione e spegnimento.

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I punti deboli, in relazione al mio uso, sono praticamente inesistenti, direi solo la mancanza del non disturbare programmato (che personalmente adoro). Nella recensione del Mi4c ne avevo segnalati altri due, che però ho scoperto essere facilmente risolvibili. Il primo era la grafica del multitasking, che mostrava solo le icone: ebbene basta fare una sola volta un pinch-out per avere la preview delle app intere, il telefono ricorderà la preferenza e mostrerà il multitasking sempre in questo modo. La seconda mancanza che avevo rilevato era l’impossibilità di visualizzare in sovrimpressione le chat di Messenger. Anche questa è stata una mia disattenzione, perché basta andare nell’app Sicurezza e dare il permesso “Mostra finestra” a Messenger per avere le chat head.

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Batteria

La batteria integrata ha 4000 mAh e grazie ad un hardware non troppo esoso di energia, sia per il comparto CPU/GPU che per lo schermo FullHD, l’autonomia è molto buona. Io ho disattivato ogni sorta di risparmio energetico, lo uso con due SIM, 4 caselle di posta in PUSH (lo fa attivare su tutte, se non è supportato controlla da solo frequentemente), notifiche su tantissime app, servizi in background, Wi-Fi e Bluetooth sempre accesi (e con dispositivi connessi come il MiBand 1s), eppure arrivo a sera con un buon 40%.

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Ultimamente l’ho impostato per spegnersi mezz’ora dopo la mezzanotte ed accendersi alle 8, riuscendo a fare quasi 2gg completi. Era giusto un esperimento, ma l’ho trovato utile anche per l’assenza del non disturbare programmato visto che le due SIM qui installate sono di lavoro e non voglio essere disturbato la mattina presto (la sera, invece, lo tengo attivo fino a tardi, perché sono sveglio e preferisco che sia acceso per le email ed altro). Alla una buona capacità della batteria si aggiungono anche valide funzioni di risparmio energetico e personalizzazione, per cui il risultato è davvero molto convincente.

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Conclusione

Vediamo di mettere un po’ le idee in ordine, perché anche le mie sono piuttosto confuse dai tanti rilasci recenti di Xiaomi. Anche se potenzialmente fuori luogo, la prima cosa che voglio ribadire è la qualità complessiva del Mi4c che, se non si fosse capito già nella precedente recensione, è uno smartphone che apprezzo moltissimo per il suo equilibrio in tutti gli ambiti. Il 24 febbraio sarà presentato il nuovo Mi5, che dovrebbe essere un vero purosangue stando agli attuali rumor, ma si posizionerà in una fascia di prezzo molto più elevata e non entrerà in competizione con gli altri. Il Redmi 3 è invece un entry-level assoluto, che non ha grandi pecche ma costringe a più di qualche compromesso. Il Redmi Note 3, invece, non ha lacune particolarmente evidenti e, per chi preferisce gli schermi grandi e bada al sodo, offre tanta qualità al giusto prezzo. Gli aspetti negativi ci sono, ma non sono numerosi e particolarmente invalidanti, specie considerando quando si spende. La versione Pro ha certamente qualche vantaggio, come l’espansione di memoria, ma alla fine dei conti è sempre consigliabile il taglio da 32GB per avere i 3GB di RAM, e questo spazio può essere sufficiente per molti andando a risparmiare circa 50€ scegliendo la versione standard. In termini di prestazioni lo Snapdragon 650 del Pro sembrerebbe più performante, ma l’ottima MIUI 7 fa andare molto bene il Redmi Note 3, che non presenta benchmark da top di gamma ma offre un’esperienza d’uso pienamente appagante. I miei rimpianti principali sono essenzialmente due: lo schermo che manca di un po’ di contrasto (cosa che però si nota quasi solo nella UI) e una fotocamera principale solo sufficiente. A questi va aggiunto il fastidio di dover sbloccare il bootloader per installare firmware “puliti”, perché la maggior parte degli negozi online intervengono in modo pessimo per “farci il favore” di installare il Play Store e la lingua italiana, ma poi ci rendono impossibile aggiornare costantemente il telefono e c’è sempre il rischio di malware non avendo release ufficiali. Per questo motivo è sicuramente da sconsigliare a chi non è a suo agio con la tecnologia, ma con l’aiuto delle nostre guide non si dovrebbe fare troppa fatica. Attualmente si compra su GearBest per circa 200€ nella versione testata e che consiglio, ovvero da 32GB con 3GB di RAM. Un prezzo che certamente invoglia e con il quale nel nostro mercato compriamo sì dei prodotti già pronti all’uso, ma di contro non si avvicinano neanche lontanamente alla qualità complessiva del Redmi Note 3. Il voto effettivo sarebbe 4-, ma non avendolo previsto nella nostra scala assegno quello più vicino.

PRO
+ Dimensioni contenute per un 5,5″
+ Buona costruzione, ottima ergonomia
+ Esteticamente gradevole
+ Sensore di impronta digitale
+ Buone prestazioni generali
+ Schermo ampio e interamente sfruttabile
+ Tasti soft touch con retroilluminazione sempre attiva
+ Ottima ricezione, buon audio in chiamata
+ Dual SIM, entrambe con LTE
+ LED di notifica multi colore e programmabile
+ Sensore infrarossi
+ Batteria di lunga durata e con tante opzioni di risparmio
+ Wi-Fi 802.11ac veloce, stabile e a doppia banda
+ MIUI 7 ricca di funzionalità utili
+ Prezzo molto vantaggioso

CONTRO
- Fotocamera principale solo sufficiente
- La memoria non è espandibile con microSD
- Manca NFC
- Manca la banda LTE da 800MHz
- Rivoglio il doppio tap per attivare lo schermo!

DA CONSIDERARE
| Sconsigliato a chi non vuole sentir parlare di root, bootloader, ecc..
| Mancano gli auricolari, ma visto il prezzo non ci si può lamentare

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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