Google e gli operatori telefonici spingono sul nuovo standard di messaggistica RCS

Sembrano essere passate ere geologiche, ma almeno fino a 6 o 7 anni fa erano gli SMS a dominare le conversazioni testuali sui telefoni cellulari; messaggi dalle poche personalizzazioni concesse, 160 caratteri massimi (virtualmente estensibili con gli SMS concatenati, ma ognuno era tariffato come se fosse un messaggio separato) e le emoticon possibili solo ingegnandosi con la punteggiatura. Grazie ai pacchetti prepagati, non era poi così raro comunque imbastire chat che per durata avevano poco da invidiare a quelle più ricche di MSN Messenger su computer. Hanno conosciuto invece una molto più tiepida accoglienza gli MMS, che permettevano di aggiungere foto, brevi filmati o spezzoni audio, ma a costi ben più elevati dei messaggini tradizionali. Il resto è storia recente. WhatsApp, Facebook Messenger, Telegram, Skype e iMessage sono realtà quotidiane, fornendo servizi di messaggistica avanzati a costi bassi o addirittura nulli, ad eccezione della connessione dati. Ciononostante, gli SMS conoscono ancora un buon uso grazie alla loro implementazione pressoché ubiqua, ed è proprio questo il punto cardine su cui Google e gli operatori telefonici del consorzio GSMA si basano per dare un degno standard sostitutivo.

nuovologogoogle

Si chiama RCS, Rich Communication Service, una piattaforma già esistente da diverso tempo; è mancata però sinora una visione d’insieme, dato che i gestori hanno agito tramite singole iniziative (ad esempio Vodafone utilizza RCS per la sua app Message+) non direttamente compatibili tra loro. Le funzionalità principali sono quelle che ci si aspetta da un moderno servizio: messaggi privi di limitazioni di caratteri, da arricchire con contenuti multimediali, supporto a chat di gruppo e altro ancora. È possibile anche veicolarvi altri servizi, come la videochiamata. L’accordo siglato con Google prevede la creazione di un sistema aperto a tutti coloro che volessero aderire, sulla base delle tecnologie di Jibe, acquisite dall’azienda di Mountain View lo scorso settembre. Gli operatori potranno scegliere se appoggiarsi completamente all’infrastruttura cloud di Google per la gestione dei contenuti RCS oppure potranno connettervi quelle che già hanno, utilizzando così Jibe come intermediario per garantire la compatibilità col resto del circuito. Verrà sviluppato un client per Android (come da sito ufficiale, dovrebbe essere aggiornato tramite Play Store, pertanto risulterà probabilmente una versione potenziata di Messenger), con una base open source a disposizione di operatori e produttori.

Tra i partecipanti all’iniziativa sono presenti TIM, Vodafone e Vimpelcom/Wind, il che fa ben sperare per la diffusione in Italia. Ma non è quello il punto preoccupante, dato che quelli coinvolti riescono a coprire quasi tutto il mondo. È l’assenza di altri player importanti come Apple e Microsoft, vanificando così la possibilità di un prodotto totalmente multipiattaforma nonché nativo sui principali OS. Inoltre, ciò che è ancor più grave forse si trova nelle tempistiche: al giorno d’oggi molti sfruttano in parallelo almeno due servizi di messaggistica, garantendo così massima reperibilità con sforzi contenuti. Se una soluzione come RCS avesse preso piede già nel 2012, quando si iniziava appena a sperimentarla, forse le cose sarebbero andate molto diversamente per WhatsApp e soci. A meno che pure stavolta Google non lo trasformi in oro, quanto concordato rischia solo di essere “too little, too late” (troppo poco, troppo tardi).

Giovanni "il Razziatore"

Deputy - Ho a che fare con i computer da quando avevo 7 anni. Uso quotidianamente OS X dal 2011, ma non ho abbandonato Windows. Su mobile Android come principale e iOS su iPad. Scrivo su quasi tutto ciò che riguarda la tecnologia.

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