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Negli ultimi anni la differenza tra fotocamere e videocamere si è assottigliata sempre di più, dato che le prime hanno guadagnato ottime funzionalità anche in ambito video. Reflex e mirrorless hanno sensori più grandi ed una qualità decisamente migliore rispetto le videocamere consumer, avvicinandosi moltissimo alle cineprese. Ci sono delle ovvie differenze nell’approccio, per cui queste ultime rimangono solitamente preferibili in ambito video, ma una fotocamera moderna può archiviare dei filmati di qualità eccellente se usata con un po’ di “esperienza”. A parte qualche rarissimo caso converrà lavorare con fuoco manuale, si dovrà fare più attenzione a cose come il moiré o il rolling shutter, così come alla codifica scelta ed alla durata massima di 30 minuti per ogni clip. Ovviamente ci sono anche altre differenze, ma il punto è che le fotocamere ormai fanno ottimi video. Alcune più di altre, non c’è dubbio, e Sony si è ritagliata un ruolo di spicco con la A7s.

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Quando ho ricevuto in prova la Sony A7s II ho iniziato a testarla come fosse una “fotocamera normale”, ma dopo pochi giorni mi è stato chiaro che quell’approccio non era adatto, perché la maggior parte delle cose che richiedono attenzione in questo prodotto riguardano proprio il settore video. Pur cercando di mantenere il nostro classico schema di recensioni, proviamo dunque ad approcciare questa mirrorless in modo più adatto.

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Caratteristiche principali

Con le Mark II della serie A7 Sony ha apportato due modifiche principali: un corpo più ergonomico e la stabilizzazione a 5 assi sul sensore, che ha impatto anche sul primo cambiamento in termini di spessore. Ciò che è rimasta invariata è la proposta di tre corpi macchina, apparentemente identici ma destinati a diverse esigenze e portafogli. La A7 II è la base gamma, una full frame completa e con un buon sensore, che però non raggiunge l’apice in nessun segmento. Al lato opposto si trova la A7r II, modello in cui Sony ha inserito il meglio della propria tecnologia, con un sensore da ben 42MP, video 4K interno ed un AF molto performante. La A7s II rappresenta un elemento a sé, in cui si trovano specifiche video persino migliori della A7r II ma mancano alcune accortezze fotografiche, come l’AF ibrido con 339 punti. La particolarità di questo modello, che l’accomuna per altro alle videocamere, è che il sensore ha una bassa risoluzione (12MP) e riesce a registrare video in 4K con lettura completa senza pixel binning, mentre nella A7r II ciò è possibile solo con un crop in Super35 (che in pratica fa rendere gli obiettivi come su sensore APS-C).

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Si intuisce immediatamente che la A7s II non è progettata solo per la fotografia, dove comunque offre un’ottima resa ad alti ISO. Resa che diventa ancor più rilevante in ambito video, dove i 4K si associano alle numerose funzionalità come slow-motion, timecode, focus peaking, zebra pattern e profilo S-Log3 (l’unica del gruppo a possederlo). Inoltre non bisogna dimenticare che il tiraggio ridotto e i moltissimi adattatori in commercio, consentono di usare praticamente qualsiasi obiettivo di terze parti, alcuni anche con autofocus. Considerandola solo fotograficamente, direi che si può risparmiare molto con una A7 II avendo il doppio dei MP ed una resa ad alti ISO già più che sufficiente, mentre la A7r II ci offre di meglio ad un prezzo analogo. A mio giudizio 12MP non sono poi così pochi, ma oggi il mercato offre ben altro e lo fa anche la stessa Sony. Avere 3 modelli simili a livello produttivo non le costa troppo, dal momento che condividono il corpo e gran parte della tecnologia, ma in questo modo riesce a fornire una fotocamera per ogni esigenza. Ci sono casi in cui avrà senso acquistare una A7s II anche solo per le foto, ad esempio se si scatta spesso a teatro, ma in generale il maggior vantaggio di questo modello è da ricercare nelle sue specifiche video, che hanno già reso la prima A7s molto popolare tra i videomaker e che bilanciano la carenza di risoluzione rispetto la A7r II con le funzioni aggiuntive già citate.

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Corpo ed ergonomia

A livello di corpo non è cambiato moltissimo, ma l’ergonomia è migliorata notevolmente grazie ad una impugnatura più ergonomica e sporgente. Decisamente più pratici anche i pulsanti, con quello di scatto in un posizione naturale e non arretrata come nella precedente. Lo spessore ed il peso sono aumentati, rispettivamente da 48mm a 60mm il primo e da 489g a 627g il secondo, ma nell’uso rimane molto agevole e perfino più comoda. L’ho usata prevalentemente con il SEL2470Z, obiettivo con apertura f/4 realizzato in collaborazione con Zeiss.

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Questo non è propriamente piccolo o leggero ma si abbina piuttosto bene con il corpo, non risultando troppo sbilanciato grazie alla migliorata impugnatura. Di recente Sony ha presentato anche la nuova serie di obiettivi G Master, di cui fanno parte gli eccellenti 24-70 f/2,8 e 70-200 f/2,8. Non avuto modo di provarla con questi ultimi, ma chi lo ha fatto asserisce che l’insieme sia piuttosto sbilanciato, perché risultano molto pesanti ed ingombranti, vanificando completamente il ridotto spessore del corpo dovuto all’assenza dello specchio.

 

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Display e mirino

Il display da 3″ ha guadagnato qualcosa in risoluzione, passando da 921.000 punti a 1,23 milioni. Ha un’ottima definizione ed è un piacere da usare, ma la mancanza del touchscreen si sente in diverse occasioni. Mi auguro, inoltre, che Sony valuti la possibilità di passare ad un display incernierato sul lato nelle prossime generazioni, perché offre molta più flessibilità nell’inquadratura e più praticità nel quotidiano. Il mio esemplare, ricevuto in prova, ha anche una vistosa scoloritura nell’angolo in alto a sinistra, che sembra dipendere dal trattamento antiriflesso. Sarà stata un po’ maltrattata dai precedenti recensori, ma è un problema che affligge le mirrorless di Sony da diversi anni, dai tempi delle NEX.

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Anche il mirino ha subito un leggero lifting, aumentando la dimensione per un ingrandimento risultante di 0,78x invece dei precedenti 0,71x. La risoluzione è leggermente diminuita (2,36 invece di 2,4 milioni di punti), ma la qualità percepita è analoga ed è comodo che sia più grande. Non mi è piaciuta la scelta di non mettere un pulsante dedicato al passaggio tra display e mirino, in quanto c’è un sensore di prossimità che esegue lo switch automatico ma capita spesso di attivarlo involontariamente avvicinando la camera al corpo per una inquadratura centrale.

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Controllo, impostazioni, menu

Dal punto di vista del controllo devo ammettere di non essermi trovato perfettamente a mio agio. Secondo me la NEX 7 è stata una delle Sony migliori in tal senso grazie al sistema Tri-Nav (a tre ghiere) poi abbandonato, e da lì in poi ho notato un approccio decisamente confuso dell’azienda giapponese. Per essere brutalmente sincero, sembra che i menu e tutto il layout dei controlli siano stati decisi a tavolino dagli ingegneri e non il frutto di un confronto con i professionisti che dovranno poi usare la fotocamera. Per fare qualche esempio concreto a giustificazione di quanto asserisco, riporto alcune delle cose che non gradisco, ad iniziare dal pulsante di registrazione video in posizione molto scomoda, all’estrema destra sul retro.

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Mancando l’opzione per iniziare la cattura col pulsante di scatto (perché??), ci si dovrà abituare a questa collocazione inusuale che costringe a qualche acrobazia. Il numero di tasti e ghiere non appare sottodimensionato, ma all’atto pratico lo diventa per via di alcune scelte. Nativamente mancano infatti accessi diretti per molte cose, come ad esempio il bilanciamento del bianco, la selezione del punto di messa a fuoco, del metodo AF e lo switch tra display e mirino (ho già detto perché è utile poco sopra). Ho citato le prime quattro giusto per sottolineare come i quattro tasti programmabili (C1, C2,C3 e cestino) non siano sufficienti, ma lavorandoci sul campo si noterà che vi sarebbero altre cose potenzialmente utili da avere più a portata di mano, specie se la si considera lato video (il profilo foto o l’ingrandimento per citarne un paio). Bisognerà quindi personalizzare a dovere il menu rapido e passare da quello più spesso, sempre utilizzando il pad sul retro visto che non c’è il touchscreen (peccato!). Altra criticità l’ho riscontrata proprio nel pad, che include una ghiera che ruota troppo facilmente. Intendo dire che spesso la si fa girare mentre si vorrebbe solo cliccare in una direzione, comportando un po’ di fatica nel muoversi tra le opzioni ed il menu principale.

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Quest’ultimo è il solito ed inconfondibile di Sony, ovvero non ci si capisce niente. Ci sono numerosi esempi di opzioni correlate sparse in pagine separate e, in alcuni casi, anche in sezioni differenti del menu, per cui bisognerà impararle a memoria oppure perdere un po’ di tempo nell’organizzarsi il tutto con accessi rapidi. Intendiamoci, non è la fine del mondo, ma armatevi di pazienza nei primi giorni per domarla secondo le vostre esigenze. Per fortuna ci sono due utilissimi spazi programmabili nella ghiera dei modi (che poi ne includono a loro volta altri 4), con i quali possiamo pre-configurare tutte le opzioni per registrare video in S-Log3 (profilo foto, adattamento display, sensibilità, opzioni di visualizzazione) e trovarcele già pronte di volta in volta.

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Altra cosa che non mi è piaciuta è che non è possibile decidere liberamente quali informazioni avere a schermo. Ci sono alcune “scene” preconfigurate che si possono solo alternare con la pressione del tasto DISP, ma non si possono personalizzare. Se noi vogliamo avere l’istogramma di luminosità attivo, cosa che personalmente reputo essenziale ma che forse dipende dalle abitudini di ogni singolo fotografo o videomaker, questa sarà associata solo ai 3 parametri di scatto (tempo/apertura/ISO) ed al volume di input, senza mostrarci tante altre cose profondamente rilevanti come la livella, il formato di registrazione, il metodo fuoco impostato o il profilo foto in uso. Nella “scena” in cui queste sono presenti, mancano invece l’istogramma ed altre cose. Insomma, non c’è una impostazione del display che sia completa di tutto e ci dovremo rassegnare a perdere sempre qualcosa di essenziale dalla nostra vista principale.

La Sony A7s II è una fotocamera con una spiccata personalità

Sforzandosi di essere un po’ meno critici, potremmo affermare che la A7s II è una fotocamera con una spiccata personalità. Intendo dire che ha molti lati difficili affiancati a delle indiscutibili eccellenze, per cui o si accettano anche questi oppure si finisce per odiarla. In tutti i casi, però, prima bisogna conoscerla bene. E devo ammettere che, pur con una discreta esperienza alle spalle, ho dovuto studiare diversi aspetti per comprenderne sufficientemente bene – e non dico neanche completamente – le sue caratteristiche. Non mi riferisco ovviamente alla scheda tecnica, quanto alle diverse combinazioni di opzioni per ottenere il risultato che si desidera. Potrebbe sembrare una cosa semplice, ma quando si hanno stili fotografici da una parte e profili foto dall’altra, personalizzabili in molteplici aspetti fino a stravolgere profondamente la resa, l’unica soluzione è quella di perdere giorni a fare prove su prove per poi sedersi al computer ad analizzarne i risultati. Questo aspetto, però, lo metto tra i pregi di questa fotocamera, la quale offre al videografo un ampissimo ventaglio di scelta e l’intervento fin nel più minimo dettaglio, arrivando a determinare i risultati nel modo più affine al proprio stile ed al workflow preferito di post-produzione.

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AF – Messa a fuoco

Spesso ho ripetuto che le A7 sono piuttosto lente nella messa a fuoco, ma vediamo di chiarire con qualche esempio concreto la resa della A7s II. Questa non possiede il super autofocus ibrido da 399 punti della A7r II ma uno molto più semplice con 169 e rilevamento di contrasto. Prendiamo ad esempio qualche mirrorless di casa Sony, dove la A6000 risulta molto più veloce e va ancora meglio la recente A6300. Il confronto con i modelli di Panasonic e Olympus è perso a mani basse, persino nelle entry level, e anche le ultime Fujifilm (spesso bistrattate per il loro AF) sono molto più reattive. Ho iniziato a testare la X70 è direi che è due volte più veloce della A7s II. Se passiamo al mondo reflex, diversi modelli consumer da 500€ se la cavano meglio e se la confrontiamo con una pari livello, come può essere la Canon 5D Mark III, beh… meglio non farlo, ve lo assicuro. Tuttavia abbiamo detto che questa fotocamera è pensata per il videomaker e, in effetti, la resa del fuoco continuo nel video è piuttosto buona. Non siamo ai livelli di una Canon 70/80D con Dual Pixel CMOS AF, ma si comporta decisamente bene in quasi tutte le condizioni, tranne quando si mette un oggetto vicino alla distanza minima di messa a fuoco, che rende il riconoscimento molto lento. L’assenza del touchscreen, comunque, si fa sentire pesantemente in questo ambito.

Per il tipo di qualità in gioco, la A7s II sarà prevedibilmente usata per lo più con fuoco manuale, dove troviamo diverse funzionalità utili. Abbiamo già citato il focus peaking, ad esempio, che evidenzia le aree messe a fuoco suggerendocele visivamente, ma ho trovato molto utile anche il tasto a destra dello schermo – in direzione del pollice – che può essere usato come blocco dell’esposizione oppure come switch temporaneo tra AF ed MF.

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Lavorando in manuale possiamo rapidamente attivare una singola messa a fuoco se necessario oppure, viceversa, passare temporaneamente al fuoco manuale da quello automatico. Un piccolo bug però c’è, in quanto impostando MF non potremo cambiare il punto spot su cui effettuarlo con il tasto di scelta rapida (che io ho assegnato a C2) perché questo si trasforma automaticamente nella selezione dell’area di ingrandimento e non del punto AF spot. Si risolve scegliendolo dal menu veloce, ma il tutto risulta decisamente meno veloce di quanto non sarebbe potuto essere.

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Metering – Esposizione

Alti e bassi per la valutazione esposimetrica, che in realtà non ha nessun particolare difetto e scattando fotografie si è sempre dimostrata attendibile. In più c’è la pratica ghiera di compensazione per i modi P/A/S, con cui è possibile intervenire in tempo reale per correggere la valutazione su scene “difficili”, ovvero con prevalenza di bianchi o neri. Un particolare migliorabile nell’ambito però c’è. Lavorando con profili colore flat si tende a sovraesporre, specie con S-Log3 che apre molto le ombre generando rumore, per cui è meglio poi abbassarle in post-produzione. Ho notato che in fino a circa +2EV si ottengono risultati buoni, ma purtroppo la fotocamera si ferma qui. Ciò vuol dire che se abbiamo esposto in manuale oltre questa soglia non potremo saperlo con esattezza, perché la A7s II segnalerà sempre +2EV lampeggianti (o –2EV dal lato opposto), mentre sarebbe utile che indicasse completamente fino a 3EV (come d’altronde vedo fare alle reflex FF). Visto che per avere tutti i parametri utili a schermo non si può visualizzare anche l’istogramma (dettagli in merito nel paragrafo relativo al controllo), ci si può trovare con carenza di informazioni utili ad esporre nel migliore dei modi. Si risolve evitando di salire tanto, oppure scegliendo di visualizzare l’istogramma a discapito degli altri dati, ma anche questo va capito. Se attiviamo l’assistenza visualizzazione gamma – che per altro si trova nel menu Impostazioni e molto distante da quello Ripresa / Profilo Foto con cui è direttamente correlata – la camera applica una Look Up Table in tempo reale che tira fuori contrasto e saturazione, in modo da rendere la scena più comprensibile con un adeguato livello di contrasto e saturazione per valutare anche la messa a fuoco. Giustamente, però, l’istogramma rimane quello relativo all’immagine flat originale, per cui non ci aiuta a risolvere il possibile misunterstanding dovuto alla carenza di misurazione esposimetrica oltre +/–2EV. Non è un errore allo stato dei fatti, tuttavia la carenza di informazioni può confondere e lo segnalo solo come suggerimento a chi non abbia molta dimestichezza con questi aspetti. È solo uno dei tanti elementi per i quali dico che questa è una fotocamera complessa e con un carattere ben definito, la quale richiede un po’ di studio prima di azzardare un impiego in ambito professionale provenendo dal mondo VDSLR.

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WB – Bilanciamento del bianco

Per il bilanciamento del bianco io ho usato il tasto C1, perché si trova più o meno nel punto in cui sono abituato a cercarlo con la Panasonic GH4 e con la Canon 5D Mark III. Mettetelo dove preferite, ma in tutti i casi sarà necessario perché non vi sono altri accessi diretti per modificarlo. Ci sono moltissime scelte possibili, ovvero: luce giorno, ombra, cielo coperto, incandescenza, fluorescenza calda, fluorescenza fredda, fluorescenza diurna, fluorescenza luce giorno, flash, automatico sott’acqua, temperatura colore (con step di 100K) e tre slot personalizzabili dall’utente scattando al volo una foto su un’area neutra. Quest’ultima funzionalità è molto comoda, perché fornisce anche una evidenza dei gradi K rilevati dallo scatto, cosa piuttosto rara da trovare altrove.

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Tuttavia anche qui Sony ci ha messo del suo per complicarci la vita, perché non possiamo settare un bilanciamento personalizzato dal modo ripresa manuale e neanche partendo dei preset 1 e 2 sulla ghiera dei modi. Essendo le cose che ho usato di più, in pratica non ho avuto modo di sfruttare quasi mai sul campo il rilevamento del punto di bianco e mi è dispiaciuto molto. Si potrebbe risolvere registrando video dal modo foto M, ma poi si perde l’anteprima in 16:9 prima della cattura ed alcune altre cose.

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Drive – Scatto continuo

L’otturatore della A7s II raggiunge 1/8000 come tempo più rapido, mentre si sale fino a 30sec per il più lungo prima di passare alla posa Bulb, in cui possiamo definire liberamente la durata mantenendo premuto il pulsante di scatto. C’è anche l’otturatore elettronico, ma per qualche ragione non ci dà maggiori velocità oltre quelle raggiungibili nativamente dal meccanico (di solito è così). Lo scatto continuo con 12MP poteva essere più rapido con AF (siamo sui 3fps), specie considerando di cosa è capace il processore Bionz X impiegato, tuttavia senza AF ci sono dei buoni 5fps che reggono ottimamente anche in RAW+JPG usando memorie U3. Il buffer in JPG sembra non saturarsi mai, mentre in RAW rallenta a 2,5fps dopo 8 sec di scatti e in RAW+JPG si attesta su circa 2fps dopo il riempimento, che avviene più o meno al settimo secondo.

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Tra le altre opzioni, selezionabili con la freccia a sinistra sul pad, ci sono l’autoscatto (da 10, 5 o 2 secondi), autoscatto multiplo (in cui si sceglie sia il tempo che quante esposizioni caturare) e poi il braketing su bilanciamento del bianco, esposizione, ecc..

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Qualità d’immagine e resa ad alti ISO

Abbiamo anticipato che ci saremmo concentrati più sul video, ma un rapido test fotografico con la A7s II è opportuno, almeno per evidenziare l’ottimo rapporto segnale/rumore. Prendo a confronto la Canon 5D Mark III, che ha circa il doppio di MP (22) ma una resa comunque molto valida. DxOMark ha assegnato alla Sony un punteggio ad alti ISO superiore del 30% (2993 vs 2293), che in pratica corrisponde a delle immagini visibilmente rumorose già da 3200 ISO.

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La A7s II arriva a ben 102400 ISO nativi, espandibili addirittura a 409600, ma sono dell’idea che questi siano più numeri da marketing. Sottolineano certamente una spiccata capacità nel mantenere gamma dinamica e pulizia a sensibilità elevate, ma difficilmente sarà davvero necessario salire così tanto. La mia personale esperienza mi dice che già arrivare a 8000 ISO è difficile, infatti io mi fermo quasi sempre a 6400 ISO con tutte le fotocamere (con risultati diversi a seconda del sensore in gioco). Vediamo comunque un rapido confronto a 12800 ISO, sempre con la 5D Mark III come cartina tornasole. Qui risulta ancora più evidente il minor rumore della A7s II guardando il file RAW senza alcuna riduzione rumore (né di luminanza, né di crominanza). Tuttavia la più alta risoluzione della Canon le offre un vantaggio non da poco, in quanto le maggiori informazioni catturate dal sensore consentono di ottenere un’immagine altrettanto pulita ma con molto più dettaglio dopo la post-produzione.

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Il vantaggio della Sony diventa più evidente salendo ancora, ma la conclusione non cambia di molto. Dopo la post-produzione e la riduzione del rumore al computer (per altro con medesimi parametri su Lightroom), i due file a 25600 ISO si presentano in modo piuttosto simile. Guardando con attenzione i crop al 100%, l’immagine della A7s II pare aver mantenuto più incisività in questo caso, ma la 5D Mark III riesce a compensare gran parte della differenza grazie al maggior numero di MP.

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La sfida diventa a senso unico da 51200 in poi, dove la 5D Mark III è già nella soglia di sensibilità estese. Possiamo infatti vedere che la A7s II riesce a mantenere meglio sia il dettaglio che le informazioni cromatiche, offrendo un file che, opportunamente postprodotto, potrebbe anche essere usato per piccole stampe o per il web.

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Ma quale acquirente di una fotocamera del genere la impiegherebbe per poi pubblicare immagini francobollo su internet? Per questa ragione è davvero stucchevole andare oltre e già ci siamo spinti al di sopra della soglia di effettiva usabilità. Se il paragone diventa tra inusabile e totalmente inusabile, anche la meno peggio delle due non porta nessuna vantaggio concreto.

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Passando al lato video, ci sono una serie di valutazioni che è opportuno fare. La prima riguarda il Profilo Foto, che Sony ha deciso di separare nettamente dai Picture Style (qui si chiamano Stili Personali), ovvero i classici standard, vivido, neutrale, paesaggio e via discorrendo. Il Profilo Foto è uno strumento molto più potente, che ci consente di modificare radicalmente la resa in termini di gamma. Ci sono 9 slot PP disponibili per personalizzare il tutto, avendo a disposizione modifiche minuziose su gamut, punto di nero, ecc.. È quasi impossibile elencare tutte le combinazioni ed è una delle ragioni per cui asserisco che questa fotocamera richiede che il possessore esegua numerosi test prima di impiegarla sul campo. Il più interessante, comunque, è sicuramente il Profilo Foto S-Log3, anche perché si tratta di una esclusiva della A7s II, non presente negli altri due modelli. Questo riduce al minimo contrasto, saturazione e nitidezza, riuscendo a memorizzare nel video (e potenzialmente anche nel JPG se dovesse servire) circa 14 stop di gamma dinamica. Ovviamente l’immagine risulta piatta e scialba senza post-produzione, ma si tratta di uno stile per cui questa è strettamente necessaria. Il profilo S-Log3 su A7s II richiede una sensibilità ISO di base di 1600 e viene spesso tacciato di inserire del rumore aggiuntivo, ma in realtà non è affatto così. Nei risultati vediamo effettivamente questo, ma solo se li leggiamo nel modo sbagliato. Andando ad aprire moltissimo le ombre, avremo l’impressione di una scena ben esposta prima di quanto necessario, ma in queste si annida chiaramente il maggior rumore. Il problema, dovuto più che altro ad una incomprensione dello strumento, si risolve esponendo a destra, ovvero registrando video visibilmente sovraesposti. Bisogna chiaramente stare attenti a non bruciare gli alti (e qui l’istogramma è necessario, così come il metering della fotocamera, che conviene mantenere intorno ad +1,5/2EV), ma andando poi a sottoesporre in post-produzione, il rumore venuto fuori sarà mitigato completamente, ottenendone effettivamente la stessa quantità che si avrebbe con un altro Profilo Foto o con un semplice Stile Personale. Tuttavia l’S-Log3 ha evidenziato un difetto nelle mie prove, ovvero la presenza vistosa di banding dopo l’applicazione della LUT. In sostanza le sfumature di colore omogeneo sembrano procedere a step e non in modo uniforme e graduale. Vi mostro un esempio per capire a cosa mi riferisco.

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Cercando in rete informazioni su questo difetto, sono approdato su un test interessante. Questo dimostra che usando il Profilo Foto Cine4 non si abbia il medesimo problema. Nativamente si ottengono immagini decisamente meno piatte (potenzialmente con minore gamma dinamica), ma selezionando il gamut S-Log3 e lavorando un po’ il video, lo si può rendere simile a quest’ultimo, applicando persino la medesima Look Up Table. Il risultato è effettivamente ottimo e, a meno di casi eccezionali, ho trovato questa soluzione perfino migliore rispetto l’uso nativo S-Log3. Ecco un video che dimostra quanto appena detto:

Per quanto riguarda la resa ad alti ISO nei video, avrete sicuramente visto diversi video che dimostrano la superiorità schiacciante di A7s e A7s II rispetto le migliori concorrenti. In effetti questa ci consente di ottenere clip usabili a sensibilità molto elevate, come possiamo vedere in questo test (eseguito volutamente con profilo standard per non applicare nessuna post-produzione). I filmati sembrano usabili fino a ben 25600 ISO, magari con un minimo di riduzione rumore, equiparando più o meno la resa della 5D Mark III a 6400 ISO. Considerando che quest’ultima è già ottima, la A7s II è semplicemente strabiliante.

Tutte queste clip sono state girati in 4K 25p a 100Mbit/s, ma la A7s II offre una quantità vastissima di opzioni. Mantenendo la codifica XAVC S, possiamo selezionare il 1080p a 50/25fps da 50Mbit/s oppure quello a 100fps fino a 100Mbit/s. Questi sono i framerate del modello PAL, ma delle opzioni è possibile anche impostarla su NTSC avendo i multipli di 30, più adatti per l’uso al computer o sul web. Purtroppo, però, la A7s II così impostata mostra continuamente un messaggio di avviso che se ne va solo premendo un tasto e che, a lungo andare, diventa davvero tedioso. Di seguito un breve video girato in S-Log2 e post-prodotto con il LUT OSIRIS Vision X.

Ci sarebbe molto altro da dire sulla A7s II e penso di aver identificato alcuni elementi che richiedono particolare attenzione, per il resto preferisco rimanere un po’ in superficie, in quanto ritengo che l’acquirente debba necessariamente studiarla in prima persona e trovare il settaggio che ritiene più adeguato per il suo workflow. Spero comunque che le indicazioni riportate possano esservi utili nella valutazione, ma, se possibile, cercate un negozio che ve la faccia prima provare un minimo. In tutti i casi se avete bisogno di maggiori approfondimenti, ne manterremo una in redazione per un po’ di tempo. Non si può comunque evitare di menzionare la stabilizzazione a 5 assi, una delle novità di maggior richiamo presente in tutte le A7 Mark II. Si tratta della prima implementazione del genere su sensori Full Frame, ma di recente l’abbiamo vista anche nella reflex Pentax K-1. È sicuramente una buona tecnologia, specie in relazione alla possibilità di lavorare in simbiosi con la stabilizzazione ottica per aumentarne ancor di più l’efficacia. Consente di stabilizzare praticamente qualsiasi obiettivo, in modo decisamente eccellente per quanto riguarda il comparto fotografico. Lato video, del mio canto, nutro qualche riserva. La resa è effettivamente buona, ma lavorando con focali al di sotto dei 50mm è facile vedere delle distorsioni prospettiche. Per l’uso amatoriale è una questione da nulla, ma non si compra una A7s II con tali finalità. Ipotizzando l’impiego in un videoclip, un corto, un documentario e cose del genere, quel tipo di distorsioni sono bandite. Trovo persino meglio girare senza nessuna stabilizzazione ed applicarne un minimo in post-produzione, anche se questo comporta una minima perdita di definizione e angolo di campo (in quanto sarà necessario un piccolo crop). Ovviamente anche questa è una mia personale considerazione e come tale la dovete prendere. Ho visto infatti diverse persone entusiaste di questa tecnologia, ma io vi ho riscontrato gli stessi limiti nel video che ho già evidenziato sulle mirrorless di Olympus.

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Connessioni, memoria, batteria

La Sony A7s II dispone di due sportellini separati per le connessioni, entrambi disposti sul lato sinistro. Il primo contiene la porta multiformato/microUSB, che consente anche di ricaricare la fotocamera, e quella microHDMI con uscita 4K non compressa in 4:2:2 ad 8 bit. Nel secondo sportellino troviamo invece l’uscita e l’ingresso audio in formato 3,5mm, utilizzabili per cuffia e microfono. Come nella A7r II, troviamo qui 2 batterie ed un caricabatterie da muro, mentre nella A7 II Sony ha puntato al risparmio: 1 batteria e ricarica solo tramite cavo collegato direttamente al corpo.

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Con queste fotocamere bisogna abituarsi a cambiare le batterie alla velocità della luce, perché l’autonomia lato fotografico è ancora buona per una mirrorless (circa 350 scatti), ma passando alla registrazione video si riduce drasticamente. In un test controllato in studio, registrando solo 5 minuti effettivi di girato in 4K in circa mezz’ora, ho visto scendere oltre il 20% di carica. Se volete impiegarla per seguire eventi, come per i matrimoni, potrebbero servirvene davvero moltissime (forse 10?). Per fortuna la Sony NP-FW50 è molto popolare e se ne trovano coppie di 2 di buona qualità a meno di 30€.

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Per quanto riguarda la memoria, lo sportellino per le SD si trova sul latro destro, in posizione comoda per cambiarle anche su treppiedi. La A7s II richiede le UHS-I U3 per sfruttare tutte le sue funzionalità, come la registrazione 4K, ed io consiglio le ottime SanDisk Extreme Pro di ultima generazione (attenzione che le precedenti sono apparentemente identiche, ma c’è scritto U1 in piccolo sulla destra).

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Wi-Fi ed NFC completano la connettività, offrendo la possibilità di uso remoto da smartphone e PC. Il livello di controllo è piuttosto avanzato, tuttavia anche qui si avvertono diversi limiti. Tutto l’ecosistema PlayMemories, che personalmente non amo perché richiede di pagare per funzionalità che gli altri produttori offrono nativamente, andrebbe onestamente rivisto. Sia perché il concetto in sé non sta in piedi (dovrebbero mettere qui delle app extra offrendo un plus valore e non quelle essenziali com’è oggi) sia perché la reiterata assenza del touchscreen nelle fotocamere Sony ne rende la fruizione molto macchinosa e scomoda.

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Conclusione

Avrei voluto fare di più nel testare la A7s II, ma in queste occasioni il tempo è tiranno ed ho fatto il possibile compatibilmente con l’attività del blog e le condizioni meteo, che nell’ultimo periodo sono state avverse in più di un’occasione dalle mie parti. Dopo qualche settimana con lei ho maturato un giudizio controverso, perché non si può non amare alcune sue caratteristiche ma vi ho trovato diversi limiti pratici. Tuttavia è oggettivamente indiscutibile che non si trovano prodotti con medesime capacità video in questa fascia di prezzo, per cui il successo del modello (seppure in una ristretta cerchia di utenti pro) è assolutamente giustificato. Sony ha realizzato una fotocamera veramente ibrida, che si avvicina moltissimo al concetto ed all’uso da cinepresa. Mi rimane la sensazione che sarebbe potuta essere perfetta con qualche miglioria sul layout, nei menu, nelle funzionalità e nel software, ma di sicuro ha una spiccata personalità. È facilissimo innamorarsene pur con i suoi difetti e, nelle mani giuste, può portare a risultati strabilianti. Onestamente non la trovo particolarmente indicata per seguire un evento, in quanto dà il massimo se usata in situazioni controllate, dove si ha il tempo di perdersi tra i menu se necessario, nonché di cambiare batteria con molta frequenza, ma la tecnologia presente in questo corpo è assolutamente straordinaria. Mettendo da parte un feeling personale non del tutto convincente, non posso che assegnare un voto di 4,5 stelle. Da un punto di vista completamente soggettivo, però, penso che chi realizza interviste o segue eventi a teatro, matrimoni, ecc.. troverebbe maggior giovamento da un Canon C100 Mark II. Alla fine si spende di più rispetto ai 3200€ richiesti per il solo corpo della A7s II (che comunque non sono pochi), ma si viene ripagati in termini di comodità. Ammetto che non è facile rinunciare a questa varietà di codifica, alla cattura ad altissimi frame/rate o in 4K, ad un sensibilità così elevata ed alla stabilizzazione sul sensore, tuttavia, a conti fatti, una cinepresa del genere risulta molto più comoda per far fronte ad un evento in tempo reale, quando, a mio modo di vedere, la necessità di praticità supera quella della qualità.

PRO
+ Corpo piuttosto compatto e ben costruito
+ Mirino ampio e comodo
+ Probabilmente la migliore resa ad alti ISO su piazza
+ Ricchissima di impostazioni e personalizzazioni
+ Ingresso ed uscita audio
+ Registrazione video 4K senza pixel binning
+ Uscita video 4K 4:2:2 (ma 8 bit)
+ Tante funzionalità avanzate per il video
+ Possibilità di usare quasi ogni obiettivo con adattatori
+ AF continuo più che accettabile

CONTRO
- Messa a fuoco molto lenta
- Layout dei controlli migliorabile
- Menu ed impostazioni con diverse incongruenze e limitazioni
- Display non touchscreen
- Banding su S-Log3
- Quasi tutti gli obiettivi di qualità sono troppo grandi in relazione al corpo
- PlayMemories completamente da rifare (per praticità e contenuti)
- Impostandola in NTSC mostra avvisi continuamente

DA CONSIDERARE
| La sua forza è che non esistono fotocamere o cineprese con pari funzioni e resa a questo prezzo

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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