Recensione: SoftRaid, la migliore e più completa utility per la gestione RAID su OS X

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SoftRAID è un utility storica per Macintosh, infatti nasce nel 1996 e girava su Mac OS 7, fornendo le basi a quello che poi sarebbe divenuto Apple RAID, e nelle sue 5 versioni si è evoluta supportando sempre il sistema operativo più recente. La versione oggetto di questa recensione è l’ultima disponibile, la 5.1, pienamente compatibile con il più recente OS X El Capitan.

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Il software è disponibile in versione Standard o Lite, entrambe a pagamento. La Standard è quella più completa ed ha in più il supporto al RAID 4, RAID 5 e RAID 1+0, l’invio di email nel caso dovessero verificarsi degli errori nei dischi, la possibilità di controllo da terminale ed il supporto tecnico tramite il forum online. Come ben sappiamo, su El Capitan Utility Disco ha subito un profondo restyling a livello di interfaccia e di funzioni, andando a perdere la gestione software dei dischi in RAID. Una soluzione di fortuna consiste nello scaricare la versione di Utility Disco di Yosemite per sostituirla con quella di El Capitan come spiegato in questo articolo, ma per una completa gestione del RAID conviene usare utility di terze parti come SoftRAID.

Premessa: con il termine disco o hard disk si fa riferimento al componente hardware, mentre con volume all’unità logica costruita da uno o più dischi.

L’interfaccia principale di SoftRAID ci offre una buona panoramica dello stato dei nostri dischi, interni ed esterni (USB, Firewire, Thunderbolt) e, se presenti, delle eventuali connessioni in RAID specifiche per il volume selezionato.

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Il software ha una quantità di informazioni e di funzioni tali da soddisfare anche l’utente più “smanettone” quindi passiamo subito in rassegna le varie opzioni che abbiamo. Possiamo montare e smontare i singoli volumi, inizializzare il disco, disattivare il Journaling, creare un nuovo volume, far lampeggiare il LED del disco, disabilitare la verifica SMART, verificare il Disco, certificarlo o fare una formattazione 0 level.

Tralasciando i più ovvi, direi di esaminare le operazioni più interessanti, lasciando per ultima l’effettiva creazione del volume RAID da 2 o più dischi. Una funzione “simpatica” è il LED blinking, che potrebbe sembrare stupida ma in realtà è molto utile quando si hanno più unità fisiche uguali e ci si vuole accertare di lavorare su quella giusta. Passando alle funzioni più serie, la verifica del disco permette di conoscere lo stato di salute dell’unità, in quanto va a leggerne tutti i settori, stilando un rapporto dello stato di salute per preservare le informazioni in esso contenute.

La certificazione, invece, è un operazione per molti versi simile, ma che testa il disco sia in lettura che scrittura, andando quindi a cancellare tutto il contenuto dello stesso. SoftRAID effettua la scrittura di un pattern di dati sui singoli settori e ne verifica la correttezza in lettura, l’operazione è ripetuta varie volte ed è molto lunga; dal manuale si legge che per un disco di 4TB ci vogliono da 24 a 48 ore durante le quali non sarà possibile usarlo. SoftRAID consiglia di certificare ogni nuovo disco acquistato per essere sicuri del funzionamento, specialmente prima di impiegarlo in un set RAID. Inoltre è possibile certificare le schede di memoria di tipo CF e SDHC.

Nel nuovo Utility Disco è andata persa anche un’altra funzione, ovvero la formattazione 0 level, che ritroviamo comunque in SoftRAID; per quelli tra voi che non conoscono questo tipo di formattazione, essa consiste nello scrivere il valore 0 su ogni singolo settore del disco, sovrascrivendo qualunque informazione in esso contenuta. Il risultato sarà un disco i cui dati saranno quasi impossibili da recuperare ed è un operazione consigliata da eseguire quando si deve vendere il proprio Mac, oppure un Hard Disk personale.

Piccola nota per il possessori di SSD: le opzioni di Formattazione 0 level e Certificazione sono sconsigliate in quanto andranno a ridurre la vita del disco effettuando numerose letture/scritture sullo stesso.

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Arriviamo infine alla creazione del volume, che è la vera anima del software. Da questa schermata possiamo creare l’unità logica associata al singolo disco o all’array di dischi. Le opzioni presenti sono numerose:

  • Non RAID: si usa un solo disco per creare un unico volume ed è l’utilizzo normale del disco singolo.
  • Stripe (RAID 0): si usano due o più dischi per creare un unico Volume la cui capacità sarà la somma delle singole capacità dei dischi usati. Offre una grande velocità ma nessuna protezione, inoltre se fallisce anche un solo disco i dati non saranno recuperabili, neanche quelli dei dischi funzionanti.
  • Mirror (RAID 1): si usano due o più dischi per creare un unico Volume la cui capacità è pari a quella del singolo disco (di capacità minore se si usano dischi di differenti capacità). Il mirroring offre una copia identica dei dati su tutte le unità fisiche ed offre una discreta protezione pari al fallimento del numero di dischi totali -1. Ad esempio se abbiamo un Mirror di 3 hard drive, il numero massimo di dischi che può rompersi senza perdita di dati è 2.
  • RAID 1+0: sono necessari 4 o più dischi ed è un sistema che offre sia velocità che protezione in quanto alla base c’è il RAID mirroring e in cima il RAID striping. La capacità totale è data dalla capacità dei singoli RAID 0 moltiplicata per la loro quantità: esempio: 4 dischi da 2 TB in RAID 1+0 avremo un volume di 4TB totali con la protezione dei dati garantita affinché rimanga intatto un disco di ogni RAID 0.
  • RAID 4: Se le cose potevano sembrare complicate con il RAID 1+0 qui siamo di fronte ad una utopia per l’utente comune, ma anche per il professionista più smaliziato. In sostanza si tratta di un RAID Striping a Blocchi con un disco dedicato alla parità. Si utilizzano 3 o più dischi, ma per approfondire il discorso vi rimando all’articolo su Wikipedia.
  • RAID 5: Simile al RAID 4 ma senza disco di parità, in quanto questa viene gestita a blocchi e posizionata fra i dischi facenti parte dell’array. Per approfondire consiglio ancora Wikipedia.

Nel campo new volume name dobbiamo inserire il nome che vogliamo dare all’unità logica che andremo a creare. Volume type permette di scegliere il tipo di RAID, in alternativa possiamo cliccare anche le icone in alto. File system consente di scegliere tra HFS+, HFS+ crittografato, HFS+ case sensitive e MS-DOS (FAT), solitamente per il Mac consigliamo di utilizzare HFS+. Merita un approfondimento la possibilità di selezionare il tipo di ottimizzazione del disco dall’elenco Optimized for. Qui abbiamo 5 scelte in base all’uso che decidiamo di fare del set di dischi (questa voce non si applica al non-RAID). L’impostazione standard è Workstation, ma ci sono anche: Server, Digital Video, Digital Audio, e Digital Photography. Per ognuna di queste il software configurerà i parametri del RAID in modo da agevolare la fruizione dei dati a seconda delle necessità.

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Nella schermata successiva ci verrà chiesta la dimensione dei blocchi di stripe ma, a meno che non siete degli esperti, converrà utilizzare quella proposta, che varia a seconda dell’ottimizzazione utilizzata. Cliccando su Create si otterrà in pochi secondi il volume specificato. Quando ho iniziato la recensione di SoftRAID avevo ancora un vecchio volume formato da 2 Hard Disk in striping, creato con il RAID Apple di Lion e quindi ne ho approfittato per fare un test di velocità con il classico Blackmagic Disk Speed Test ottenendo questo risultato:

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Il nuovo volume in striping creato con SoftRAID invece ha ottenuto il seguente risultato:

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Onestamente non mi aspettavo una differenza tanto marcata. Dati alla mano il nuovo software da solo ha portato ad un incremento della velocità del RAID 0 di quasi 100MB/s in scrittura e 130MB/s in lettura. SoftRaid dispone di molte altre opzioni specifiche, come la rimozione di unità fallate, l’aggiunta o la rimozione di dischi dal RAID, il (tentativo di) recupero delle unità con errori e, più in generale, tutte le opzioni necessarie per la gestione completa e avanzata di un array di dischi. È presente anche un monitor che si posiziona nella barra dei menù e ci indica lo stato dei dischi e dei volumi, avvisandoci se ci sono problemi (non funziona con gli SSD di Apple e con i dischi USB e Firewire).

Conclusione

SoftRAID è la soluzione per chiunque voglia usufruire al meglio dei vantaggi di un sistema RAID su OS X, sia questo riferito alla velocità (RAID Striping) o alla sicurezza (RAID Mirroring) o, perché no, entrambe. Non solo va a colmare una lacuna di El Capitan, ma aggiunge funzionalità molto gradite sia per gli utenti alle prime armi che per gli smanettoni. L’interfaccia grafica è migliorabile, ma nel complesso è un software ben sviluppato e solido. Mi sento di consigliare la versione Lite per tutti gli utenti con esigenze base, in quanto possiede tutte le caratteristiche comunemente utilizzate e costa 48€. Quella Standard ne richiede 175€, ma è indicata per chiunque abbia necessità più evolute e professionali.

PRO
+ Software solido e ben strutturato
+ Funzioni avanzate per la creazione e gestione dei set RAID
+ Monitoraggio continuo dello stato dei dischi e del RAID
+ Consente di ottenere maggiori prestazioni rispetto i RAID nativi di OS X

CONTRO
- Interfaccia grafica migliorabile

DA CONSIDERARE
| Applicazione solo in lingua Inglese

Massimiliano Latella

Guest Editor - Fotografo matrimonialista, suono il Basso e la tecnologia è il mio leitmotiv.

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