L'attenzione di Apple verso la salute dei propri utenti è uno degli aspetti societari che mi piacciono di più. Infatti, essa tende a discostarsi da quanto offrono gli altri produttori con la semplice rilevazione di dati quali le pulsazioni, le calorie bruciate o la distanza percorsa, collaborando con i centri di ricerca e le migliori cliniche (almeno in USA) al fine di migliorare le cure e il monitoraggio di certe patologie. Se poi si considera che Apple (stando a quanto dichiarato) non conserva e non ha accesso ai dati sanitari degli utenti, non si può che darle atto di fornire un servizio ad essi utile.
Già con il lancio di iOS 8.4 era stato introdotto il framework ResearchKit, volto a mettere in contatto i pazienti con i centri di ricerca clinici al fine di condividere i dati rilevati tramite HealthKit e con l'update ad iOS 9.3 è stato introdotto il nuovo CareKit che, grazie ai suoi quattro moduli, consente di creare app che permettono ai pazienti di monitorare i progressi delle cure a cui sono sottoposti e di condividere facilmente (anche tramite la generazione automatica di PDF da inviare via email) i dati con i propri medici.
Da oggi sono disponibili su GitHub i codici sorgenti dei quattro moduli, oltre a quattro app basate su di essi: la prima si chiama One Drop ed è specifica per chi è affetto da diabete; la seconda, Start, è dedicata alla gestione degli stati depressivi; la terza e la quarta, invece, sono state sviluppate da Glow e sono focalizzate sulla salute dell'apparato riproduttivo e sulla maternità. Inoltre, Apple ha rilasciato anche una bozza di app che può essere utilizzata come template su cui costruirne altre: gli sviluppatori devono solo cambiare alcune stringhe di testo per personalizzarla.
Dall'annuncio di CareKit ad oggi, più di un migliaio di ricercatori, società e semplici utenti hanno contattato Apple per avere informazioni sulla piattaforma che, ricordo, è open source esattamente come ResearchKit. Per di più, alcuni Paesi in via di sviluppo hanno chiesto di poter usare CareKit per migliorare la sanità in zone in cui le strutture e l'assistenza sanitarie sono rare o mancano del tutto.