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L’Honor 7 è uno smartphone che ci ha convinto, così come il suo cugino premium Huawei P8. Entrambi hanno uno schermo da 5,2“, che è un buon connubio tra portabilità e godibilità, ma c’è anche chi preferisce una diagonale maggiore. Il taglio da 5,5” è tra i più gettonati in tal senso, tant’è che pure Apple lo ha adottato nel 6 Plus dopo anni di reticenza, mentre Honor ha iniziato ad utilizzarlo con il 3X del 2013. Dopo due anni, a fine 2015, è stato annunciato Honor 5x, che ho avuto modo di provare nell’ultimo mese.

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Caratteristiche principali

La prima cosa che si nota è l’assonanza stilistica con il 7, sia per le forme che per la scelta di materiali. La scocca è infatti di metallo invece che plastica, risulta gradevole e molto equilibrata. A livello hardware siamo un gradino al di sotto del fratello più piccolo, ma la dotazione è comunque ottima per la fascia di prezzo. Troviamo uno Snapdragon 616 octa-core con GPU Adreno 405, 2GB di RAM e 16GB di memoria espandibili con microSD (su slot dedicato) e supporto dual SIM. 13 i megapixel per la fotocamera principale, che ha un obiettivo da 28mm f/2 e flash LED, mentre sono 5 quelli della frontale, dove si trova un 22mm f/2,4. Il Wi-Fi b/g/n non è dual band, per il Bluetooth abbiamo il 4.1 e poi GPS, radio FM e sensore d’impronte digitali sul retro, come su Honor 7.

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Design ed ergonomia

Si è già detto, Honor 5x fa un salto di qualità importante rispetto il 4x grazie all’uso di una scocca in metallo. Guardandolo molto da vicino si nota una minor precisione nell’assemblaggio a confronto col 7 e forse anche il metallo è più sottile, ma il bello è che si ha una sensazione premium in un peso piuma. Sono 158 i grammi, 1 solo in più del fratello più piccolo, e si maneggia con estrema disinvoltura.

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Sul retro la finitura spazzolata è molto piacevole, sia esteticamente che al tatto. Fotocamera e sensore d’impronte sono al centro, uno sopra l’altro, mentre il flash LED è leggermente defilato, rompendo quella che altrimenti sarebbe stata una perfetta simmetria. Avere il sensore sul retro è un’arma a doppio taglio per me, in quanto risulta naturale metterci il dito con lo smartphone in mano, mentre quando è sulla scrivania si è costretti a mettere il pin per sbloccarlo, a meno di non perdere tempo a sollevarlo.

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Sulla destra si trovano il bilanciere del volume ed il tasto power, in posizione naturale e comoda da raggiungere. I pulsanti di navigazione sono a schermo, come da tradizione per Android, con la possibilità di invertirli e di aggiungerne un quarto per aprire il centro notifiche.

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L’Honor 5x non è certamente compatto con i suoi 143 x 72 x 8,5 mm, tuttavia è facile da usare ad una mano. Sembrerebbe impossibile dati i 5,5″, ma ha due vantaggi: il primo è che risulta leggero e ben bilanciato, il secondo è che la funzione di riduzione dello schermo è molto efficiente. Basta fare uno swipe sulla riga dei controlli e lo schermo si rimpicciolisce nella direzione indicata. È il miglior sistema di questo genere mai visto, simile a quello di Xiaomi, ma sulla EMUI funziona sempre al primo colpo.

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Sul lato sinistro ci sono due slot, che consentono di installare sia la microSD che due SIM contemporaneamente. Questo è molto importante perché la memoria aggiuntiva sarà praticamente necessaria vista la dotazione di soli 16GB interni. In alto troviamo l’uscita audio e il microfono per la soppressione del rumore, mentre in basso speaker, microfono e la microUSB al centro.

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Display

5,5″ in Full HD offrono un’ottima esperienza visiva e non si avrà mai la sensazione di vedere i pixel sullo schermo. Il pannello è un IPS-NEO davvero godibile, con una resa colore abbastanza buona e la possibilità di modificare la temperatura dalle impostazioni. Il nero è un po’ meno profondo e i colori mancano di un pizzico di saturazione rispetto ad Honor 7, ma si nota solo al confronto diretto.

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In sintesi devo dire di aver molto apprezzato questo schermo nell’uso quotidiano e di aver riscontrato un unico difetto: la luminosità, che in ambienti chiusi è molto buona, non è sufficiente ad ottenere una perfetta visibilità all’aperto con luce solare diretta. In fin dei conti si vede, ma con un po’ di fatica.

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Multimedia

Per quanto riguarda l’audio, io apprezzo sempre la posizione dello speaker in basso, semplicemente perché è facile che si ascolti musica poggiando lo smartphone sulla scrivania oppure per una chiamata in vivavoce quando si hanno le mani impegnate. Il volume è abbastanza forte, la resa audio non è straordinaria, ma più che sufficiente. Manca ovviamente di bassi e di precisione sugli alti, ma per il resto è nella media alta degli smartphone in questa fascia. Buona la resa della capsula auricolare in chiamata e del microfono con riduzione del rumore ambientale.

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La fotocamera da 13MP ha sia aspetti positivi che negativi. La differenza di dettaglio rispetto al sensore da 20MP dell’Honor 7 è piuttosto evidente, così come la minore velocità di messa a fuoco. Si apprezza però una buona resa, con un angolo di campo bello ampio (28mm equivalente) ed apertura f/2.0. Mi piace molto la minima distanza di messa a fuoco, caratteristica comune a quasi tutti i Huawei che ho provato, che consente di creare facilmente delle belle macro. La resa con poca luce è accettabile, con rumore presente ma non troppo marcato.

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Per quanto riguarda l’app valgono le stesse considerazioni fatte per i precedenti smartphone testati che montano la EMUI, ovvero: bella interfaccia pratica da usare. Si possono applicare effetti in real-time, usare l’HDR o il panorama, e ci sono anche le opzioni Yummy per i cibi e Bellezza per migliorare i volti.

Lato video si arriva al Full HD, che ha una qualità decente ma nulla più. La stabilizzazione digitale non è molto efficace e l’auto focus va spesso avanti e indietro. Insomma, per i filmati c’è sicuramente di meglio. La fotocamera frontale ha 5MP ed un bel grandangolo di 22mm. Va piuttosto bene devo dire, non è proprio un selfie phone ma non sfigura affatto.

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Prestazioni

Con i suoi 8 core Cortex-A53, lo SnapDragon 616 si difende bene e fa girare senza problemi l’Honor 5X. Però non è un fulmine e capita che vi siano delle brevi “pause” quando si passa da un’app all’altra, cose che su Honor 7 non succedono. Detto questo, non ci sono lag vistosi nell’interfaccia e nell’uso quotidiano risulta abbastanza piacevole. Peccato per i 2GB di memoria, anche se per questi non ho avvertito nessun tipo di problema.

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La GPU Adreno 405 va un po’ in affaticamento con giochi troppo pesanti, ma quelli ben ottimizzati, come Asphalt 8, riducono leggermente gli effetti per avere una resa perfettamente fluida e senza alcun drop frame. Con Fifa 06, invece, il gaming è scorrevole ma le animazioni vanno un po’ scatti. L’esperienza di gioco è in definitiva discreta, sicuramente valida per la fascia di prezzo ma decisamente non da top di gamma. Tuttavia questa informazione dovremmo già averla sapendo quanto abbiamo speso per acquistarlo.

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A massimo regime può scaldare un po’ dopo alcuni minuti, ma nulla di fastidioso o troppo esagerato. Complessivamente è un dispositivo ben bilanciato con cui si può fare tutto senza particolari rinunce. A me non piace molto questo sensore di impronte, perché è molto veloce ma non altrettanto intelligente. Come anche con Honor 7 (spero non con il P9), fatica a capire le diverse angolazioni, anche se si registra l’impronta avendo cura di ruotarla ogni tanto. Per come lo uso io (che non sto troppo attento all’inclinazione) fa troppo spesso cilecca al primo colpo e mi dispiace perché credo sia solo da migliorare lato software.

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Un altro piccolo inconveniente l’ho riscontrato con il Wi-Fi. Non tanto per l’assenza del dual-band, quanto perché se trova la connessione troppo debole o assente (perché magari ci allontaniamo troppo dal router) non la riaggancia quando torniamo sotto copertura. Nessun problema invece con Bluetooth ed ottima tenuta del segnale in LTE.

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Software

Abbiamo già analizzato più volte la EMUI, sia con Huawei P8 che con Honor 7. Consiglio di leggere le rispettive recensioni per approfondire (sono linkate sui nomi), ma per essere sintetici direi che a me piace. Non è Android Stock e, in quanto tale, costringe a prendere abitudini diverse, con relativi pro e contro.

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A livello estetico è tutto molto gradevole e curato, probabilmente è tra le migliori UI per Android oggi su piazza. Può però non piacere la disposizione laterale di centro notifiche e toggle rapidi, che effettivamente risulta un pizzico più macchinosa di quella nativa a doppio scorrimento solo verticale. Oppure c’è chi non apprezza il multitasking a 4 miniature per pagina invece di quello a schede rotanti (le cose stanno tuttavia per cambiare, dato che l’aggiornamento a Marshmallow porta uno switcher simile per funzionamento a quello di iOS 7 e 8). Personalmente non mi dispiacciono nessuna delle due cose, ma capisco che si possano avvertire come fastidi avendo preso altre abitudini. Ho però anche l’esperienza diretta di un amico che ha iniziato ad usare Android con il P8 ed ora ne sente la mancanza quando si trova di fronte la versione stock.

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Anche per quanto riguarda l’assenza del drawer, che comporta l’avere tutte le icone delle app installate nella home, è solo questione di abitudine e preferenze. Per quest’ultimo aspetto si può comunque installare un launcher alternativo, come lo stesso Avvio Applicazioni Now di Google, che però non sostituisce centro notifiche e task manager. Nel momento in cui scrivo è in corso il beta testing di Marshmallow per Honor 5X, il cui aggiornamento dovrebbe arrivare in tempi piuttosto brevi (credo in 30gg visto che ormai la EMUI è stata già adattata per altri smartphone della casa madre). Questo cambia relativamente poco nell’interfaccia, ma consente di sfruttare tutte le nuove tecnologie di Android 6.0.

Batteria

Con i suoi 3000mAh di batteria ed un hardware ben calibrato, Honor 5X è un buon compagno nella nostra giornata fuori casa. Facendone un uso molto intenso, però, si scarica in circa 8/10h, che in alcuni casi possono essere inferiori a quanto necessario. Andandoci un po’ più cauti e scegliendo un diverso bilanciamento tra consumi e risorse nelle preferenze, si riescono quasi a fare due giorni. Non è un mostro di autonomia, insomma, ma non presenta neanche particolari criticità in tal senso.

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Conclusione

Come telefono a tutto tondo trovo sia migliore Honor 7, che ancora oggi è un vero must nella sua fascia di prezzo, in particolare per chi non ama gli smartphone troppo grandi. Per assurdo ho però preferito la maneggevolezza di Honor 5X, che è più grande ma ha una sagoma decisamente migliore oltre ad essere più sottile. Certo non è un top di gamma, ma per poco più di 200€ si può comprare uno smartphone completo, bello, ben costruito e con un display comodo. L’hardware non è al top, in particolare CPU/GPU, ma è certamente un buon prodotto.

PRO
+ Costruzione solida
+ Ottimo grip e piuttosto leggero in relazione alle dimensioni
+ Display di dimensioni e risoluzione ottimali
+ Veloce sensore per le impronte digitali (vedi contro)
+ Fotocamere posteriore e anteriore superiori alla media di categoria
+ Radio FM (auricolari inclusi)
+ Esperienza d’uso ben riuscita per EMUI e app di sistema
+ Doppia SIM + espansione microSD contemporanee
+ Prezzo allettante

CONTRO
- Qualche incertezza con il Wi-Fi
- Gestione delle notifiche migliorabile
- Sensore impronte un po’ schizzinoso sull’inclinazione del dito
- Prestazioni contenute

DA CONSIDERARE
| Già previsto e in fase Beta aggiornamento a Marshmallow
| Arrivando da Android stock (o quasi), la EMUI richiederà uno sforzo iniziale

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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