Un MacBook con tastiera virtuale: sogno o incubo?

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Parte della mia affezione ai Mac è dovuta ai dispositivi di input. I trackpad sono i più comodi mai provati, ancora inarrivati dalla concorrenza, il mouse ha i suoi aspetti negativi ma la sue superficie touch è di una comodità imbarazzante e le tastiere… beh, le trovo eccellenti. Una delle cose che apprezzo di più di queste ultime è che si mantengono più o meno inalterate tra i vari dispositivi, per cui si passa da desktop a portatile digitando allo stesso modo e senza aver bisogno di allenare la mente e le mani. Nella corsa verso il minimo spessore si sta perdendo però quella dei tasti, divenuta minima nel MacBook ma ancora comoda e precisa grazie al meccanismo a farfalla creato da Apple. La differenza rispetto una tastiera virtuale è notevole e chiunque scriva molto se ne accorge. Per questa ragione è stata creata la Smart Keyboard negli iPad Pro, che non è proprio il massimo in quanto ad esperienza di scrittura (e il layout solo USA non aiuta) ma è sempre meglio di quella a schermo.

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Per queste ragioni trovo assurdo il solo pensiero di mettere una tastiera virtuale su un computer desktop. La questione è stata sollevata qualche giorno fa da Business Insider UK, ragionando sul brevetto Apple di un dispositivo di input force sensitive configurabile per dispositivi elettronici. Questo occuperebbe l’intera superficie di trackpad e tastiera e restituirebbe un feedback simile a quello del Taptic Engine che abbiamo su Apple Watch ed iPhone 6s, ma non ci sarebbe effettivamente alcuna corsa per i tasti virtuali.

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Non sarebbe come nel trackpad degli ultimi MacBook, insomma, dove un minimo di movimento c’è sotto la pressione, ma piuttosto una tastiera “zero-travel”. Un vantaggio sarebbe dato dalla configurabilità, perché con delle micro-perforazioni opportunamente illuminate da LED, si potrebbe cambiare layout in un attimo e persino aggiungere all’occorrenza un tastierino numerico a destra del trackpad, ad esempio durante l’uso di un foglio di calcolo. A fronte di queste potenziali innovazioni, l’idea alla base non mi piace molto.

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Non bisogna dimenticare che il brevetto può avere diversi obiettivi e non necessariamente implica la realizzazione pratica, specie in tempi brevi. Si può depositare anche solo per avere un vantaggio competitivo oppure per anticipare un’idea che si può affinare con tecnologie future. Allo stato attuale sembrerebbe già fattibile, ma quali sarebbero i reali vantaggi? A fronte della riconfigurazione si perderebbe il tanto amato feedback “meccanico” che, per quanto ridotto negli ultimi portatili, fa ancora la differenza rispetto ad una tastiera virtuale. E poi che senso avrebbe mettere una tastiera fisica sugli iPad Pro, sottolineandone quindi la sua superiorità nella scrittura, per poi andare nel senso inverso sui MacBook, dotandoli di una tastiera più simile a quelle virtuali di iOS? Forse in futuro si riuscirà a riprodurre quasi perfettamente la corsa di una tasto reale tramite feedback aptici o altro, ma allo stato attuale non mi sognerei mai di considerare l’acquisto di un computer senza una tastiera fisica. Voi pensate che sarà quello il futuro? Oppure anche tra 20 anni saremo così affezionati e vincolati ai metodi di input tradizionali?

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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