Ieri IDC ha aggiornato la propria classifica dei produttori mondiali di smartphone, considerando i dati di vendita del primo trimestre 2016. Come già da qualche settimana si sospettava, questa volta l’incremento anno su anno è stato solo del 0,2%, sintomo che il mercato è ormai quasi saturo, specie nei paesi occidentali. Sono vicini, ma al tempo stesso lontani, i tempi in cui si assisteva ad una crescita a doppia cifra dell’intero settore, ma Samsung ed Apple riescono comunque a mantenere la loro leadership.
La prima ha venduto 81,9 milioni di dispositivi mentre sono “solo” 51,2 gli iPhone piazzati nel primo trimestre dell’anno in corso. La flessione dell’azienda coreana è piuttosto contenuta, con un -0,6%, a Cupertino, invece, hanno segnato un più drastico -16,3%. In buona salute Huawei, che con un +58,4% mantiene salda la terza posizione e riduce sempre di più il distacco dalle prime due.
Le novità arrivano poco più sotto, perché escono dalla Top 5 Lenovo e Xiaomi facendo posto a due nomi relativamente nuovi. Oppo è nota anche alle nostre latitudini ed è cresciuta con un ritmo incredibile quest’anno, segnando un impressionante +153,2% con ben 18 milioni di smartphone venduti. In quinta posizione troviamo Vivo, che opera quasi esclusivamente in Cina, ma è riuscita a piazzare 14,3 milioni di dispositivi con una crescita del 123,8%. Lenovo ha effettivamente allentato un po’ la cinghia negli ultimi tempi, mentre la discesa di Xiaomi può certamente stupire. L’azienda di Pechino non è certo rimasta con le mani in mano quest’anno, ma ormai soffre troppo della limitazione territoriale. Il nome Xiaomi inizia ad essere noto anche alla massa, ma la mancanza di una rete di vendita ufficiale extra asiatica rende le cose troppo difficili per l’azienda e per gli utenti. Di certo non si stanno considerando ancora i risultati relativi alle vendite del nuovo top di gamma Mi5, i cui effetti emergeranno nel secondo trimestre, ma non c’è dubbio che si sia arrivati ad un punto cieco. Hugo Barra e soci si trovano di fronte ad una decisione importante: rimanere vincolati alla Cina, rischiando di essere superati da produttori emergenti, oppure sfruttare il successo del loro brand per approcciare finalmente l’occidente? Speriamo che la decisione sia quest’ultima, sia per il loro futuro che per la possibilità di apprezzare meglio i loro ottimi prodotti anche in Italia.