Recensione: Huawei P9, due fotocamere che valgono quanto una

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Il P8 è stato il primo smartphone di Huawei che ho provato approfonditamente ed è pure quello che ha dato il via al mio interesse per i brand cinesi. In pochi anni Huawei ha scalato rapidamente le classifiche dei maggiori produttori in questo mercato, posizionandosi subito dopo Samsung ed Apple. Il suo nome è ormai noto dovunque e l’Italia è il secondo paese al mondo in ordine di apprezzamento e percentuale di diffusione dei suoi smartphone. Con il P9 si è cercato di alzare ancora di più l’asticella della qualità, andando persino a scomodare nomi illustri come Leica per il comparto fotografico.

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Caratteristiche principali

Non è cambiato affatto il form-factor, perché la scelta dei 5.2″ di diagonale si è dimostrata vincente ed è stata dunque confermata anche nel nuovo modello. Il processore è un HiSilicon Kirin 955 progettato in casa, mentre la GPU è la Mali-T880 MP4. La versione europea ha 3GB di RAM e 32GB di memoria, espandibili con microSD, ma ne è stata prevista anche una variante 4/64 per il mercato cinese. Come già anticipato poco sopra, il nome Leica spicca vicino alle fotocamere. Sono 3 in tutto, due posteriori ed una frontale. Quest’ultima è piuttosto tradizionale con i suoi 8MP ed apertura f/2,4, mentre la magia sta in quella posteriore, dove si trovano due sensori da 12MP. Entrambi hanno apertura di f/2,2, ma uno dei due è in bianco e nero, caratteristica che rende originale il prodotto e promette di avere un impatto positivo sulla resa. Rispetto il P8 abbiamo una connettività più completa, grazie al Wi-Fi ac dual-band, NFC, Bluetooth 4.2 e USB-C.

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Design ed ergonomia

Il design, per quanto simile al precedente, è in realtà diverso nel profilo, cosa che ne modifica l’ergonomia. Si è passati da superfici piatte ad arrotondate, migliorando notevolmente la comodità in mano. A me non dispiaceva quel senso di mattonella sottile del P8, ma basta un attimo per accorgersi di quanto sia più confortevole il P9. La scocca di metallo è molto leggera, solo 144 grammi, ma restituisce un buon senso di solidità e i particolari costruttivi appaiono davvero perfetti.

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È un po’ scivoloso, non lo nego, ma molto meno di altri smartphone con medesimi materiali, iPhone incluso. Lo spessore di 7mm lo rende davvero snello ed è un piacere da usare con una mano sola. So cosa state pensando: impossibile con 5,2″ di diagonale. Effettivamente è vero, ma non bisogna dimenticare che Huawei ha un sistema di riduzione veloce dello schermo che funziona davvero bene. In tutte quelle occasioni in cui se ne ha bisogno, basta un rapido swipe sulla barra dei comandi e tutto si riduce per offrirci la possibilità di lavorare come su un iPhone SE (recensione), raggiungendo comodamente l’angolo più esterno con il pollice. L’ho già detto in altre circostanze ma lo ripeto: è un sistema che funziona dannatamente bene e non perde un colpo.

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Gradita aggiunta rispetto al P8 è quella del sensore biometrico per il riconoscimento dell’impronta digitale, posizionato sul retro nella parte alta. Quando si tiene lo smartphone in mano lo si raggiunge con estrema comodità, ma è una soluzione che ha anche uno svantaggio. Mi trovo costretto a ripetermi pure in questo caso, perché ne ho già parlato in altre recensioni, ma ritengo fastidiosa tale collocazione tutte le volte in cui si tiene lo smartphone poggiato sulla scrivania. In questi casi, infatti, si è costretti ad inserire il PIN per sbloccarlo, a meno di non sollevarlo per usare il dito. Inoltre sul P9 ci sono due aggravanti: la prima è che nell’attuale firmware non vi è la funzione di doppio tocco per attivare lo schermo, la seconda è che si può evitare la richiesta del PIN solo tramite l’abbinamento di dispositivi Bluetooth identificati come “attendibili”. Non si può farlo in base al luogo, come è invece possibile su diversi altri smartphone Android, tra cui LG G5 (recensione). Tra i lati positivi va però menzionata l’ottima affidabilità di questo sensore, che funziona anche poggiando il dito di traverso o solo per il 50% della superficie.

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I tasti di controllo sono invece molto tradizionali, cosa che ritengo assolutamente positiva. Si trovano sulla destra, si riconoscono facilmente e si azionano con precisione.

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La slitta che comprende l’alloggiamento per la micro SIM e la microSD è invece sulla sinistra, mentre jack per le cuffie, microfono, speaker e porta USB-C sono in basso, disposte in modo armonioso e simmetrico.

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Display

L’area frontale è padroneggiata dal display LCD da 5,2″, il quale mantiene la risoluzione FullHD con 423ppi. La densità è tale che le immagini appaiono nitidissime ed il pannello IPS-NEO ha ottimi colori ed un eccellente contrasto. Dalle impostazioni possiamo cambiarne la temperatura in modo particolarmente minuzioso, andando ad intervenire con una ruota dei colori, tuttavia la taratura di base appare davvero piacevole e sufficientemente neutra.

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I neri sono insolitamente profondi per uno schermo LCD e la luminosità più che sufficiente per una comoda visione all’aperto. È molto ampio anche l’angolo di visuale, che fa apparire le immagini come stampate sul display quando si guarda di lato, seppure il nero in questi casi tenda a sbiadire, virando sul grigio.

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Il vetro Gorilla Glass 4 che copre lo schermo è particolarmente oleofobico e leggermente smussato ai lati per una maggiore comodità. Una piccola curiosità è che in basso troviamo anche il logo Huawei, che nel P8 non era stato inserito in quanto supportava la pellicola Tasti Plus, non prodotta invece per il P9. Io l’ho provata e non mi dispiaceva, ma evidentemente non deve aver avuto un grande successo. Questa replicava i tasti di controllo sulla scocca, liberando maggiore spazio sullo schermo, ma quelli virtuali rimangono più pratici e possono anche essere personalizzati invertendone l’ordine o aggiungendo quello per l’apertura rapida del centro notifiche.

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Multimedia

L’audio in chiamata è buono, sebbene il volume non sia fortissimo, e la nostra voce viene trasmessa in modo limpido grazie al secondo microfono per la riduzione del rumore ambientale. Il vivavoce si comporta piuttosto bene, si riescono facilmente a fare conversazioni a mani libere da una discreta distanza. Per quanto riguarda lo speaker, la sua posizione gli consente di esprimere il massimo anche quando è poggiato sul dorso, che è poi la condizione più comune. Il volume è forte, diciamo compreso tra quello di iPhone 6s ed un LG G5, citando due dei dispositivi che ho sottomano in questo momento. Dall’iPhone prende però la maggiore pulizia e la timbrica calda. La resa è complessivamente sopra la media e direi ottima per uno smartphone. Gli auricolari in dotazione sono sempre graditi, anche se la forma ripresa dalle Apple EarPods non la trovo particolarmente comoda per le mie orecchie.

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Il comparto fotografico è sicuramente quello più intrigante e rappresenta un elemento di distinzione del P9 nell’attuale mercato. La partnership con Leica è indubbiamente figlia di una strategia di marketing, ma non troppo attenta se si considera che Huawei ha presentato subito dopo l’Honor V8 con medesima configurazione hardware ma senza la firma del prestigioso marchio tedesco.

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Magari la resa non sarà la stessa – almeno ce lo auguriamo per gli acquirenti del P9 che avranno certamente pagato un extra per avere quel logo sulla doppia fotocamera – ma avrebbe avuto più senso mantenerla una esclusività del top di gamma. In questo modo si è implicitamente dichiarato che l’apporto di Leica non è prioritario nel progetto, impressione confermata dal fatto che le lenti sono prodotte in Cina da Sunny Optical. Al di fuori dei comunicati stampa, sappiamo che l’azienda tedesca ha contribuito solo con alcuni brevetti, il suono di scatto che simula l’otturatore meccanico e i profili di elaborazione delle fotografie. A breve vedremo come questi influiscano sui risultati, ma una misura più precisa si potrà avere più avanti, effettuando un confronto con il già citato Honor V8.

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Entrambe le fotocamere hanno 12MP, apertura f/2,2 e messa a fuoco laser abbastanza efficiente (ma non a livello dei migliori). L’interfaccia dell’app è piuttosto semplice, in perfetto stile EMUI, ma uno swipe sul trattino bianco nell’area bassa consente di attivare la modalità PRO, con parametri manuali e memorizzazione dei file in formato RAW/DNG. In generale si usa abbastanza bene, ma non è completa e comoda come quella vista di recente su LG G5. Ad esempio è piuttosto fastidioso che andando a modificare il tempo di scatto si parta sempre dal più veloce e non da quello calcolato in automatico dallo smartphone. Quindi per modificarlo anche di uno stop bisogna scorrere a non finire da 1/4000 in giù. Sono accortezze di cui un fotografo si accorge subito e che rendono l’esperienza d’uso un po’ più macchinosa di quanto si vorrebbe.

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Con l’apporto di Leica mi sarei aspettato pure dei profili colore un po’ più curati, qualcosa che ricordi i classici naturale, ritratto, vivido, paesaggio, ecc.. che troviamo nelle fotocamere o, meglio ancora, delle simulazioni pellicola in stile Fujifilm. Invece abbiamo degli effetti, raggiungibili con uno swipe da destra verso sinistra, che sono sicuramente molto belli ma richiamano più il mondo degli smartphone e dei social che quello tradizionalmente fotografico.

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Per quanto riguarda la seconda fotocamera monocromatica, questa pare essere in uso soltanto attivando la modalità bianco e nero nel menù con i vari metodi di scatto (panorama, bellezza, HDR, time-lapse, ecc..). Un precedente test che ho realizzato dimostra che le informazioni da essa catturate non vengono utilizzate per migliorare gli scatti a colori, cosa che Huawei aveva invece dichiarato piuttosto chiaramente in sede di presentazione. Alcuni pensano che futuri aggiornamenti firmware potranno implementare una funzionalità del genere, ma prendiamo atto che non è presente nei modelli attualmente sul mercato (e il nostro non è un esemplare di pre-produzione). Più in generale direi che la presenza del logo Leica mi aveva fatto sperare in un approccio più prettamente fotografico, mentre ci si trova di fronte ad una buona fotocamera da smartphone con una buona interfaccia da smartphone, nulla di più. Ad esempio avrebbe fatto piacere avere diversi profili monocromatici, mentre invece vi è soltanto quello standard.

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Per quanto riguarda i risultati, le immagini a colori hanno un forte impatto, dovuto essenzialmente ad una elaborazione massiccia, ricca di contrasto e saturazione. Nei JPG c’è persino una vignettatura posticcia che non è presente nel DNG originale. In sostanza le fotografie sono certamente accattivanti, ma gran parte del merito è dovuto a questo miglioramento automatico che ne aumenta la resa e le predispone per la condivisione. È in questo ambito che presumibilmente vi è il maggior apporto dell’esperienza fotografica di Leica, anche se i risultati non sono proprio naturali e, per quanto gradevoli, possono non piacere.

Per quanto riguarda il sensore monocromatico, va detto che questo produce fotografie molto naturali, persino troppo piatte in alcuni casi. Inoltre lo stesso “stile” si sarebbe potuto ottenere partendo dall’immagine a colori ed eliminando le informazioni RGB, per cui si può asserire che l’unico vantaggio concreto sia un leggero miglioramento nel rapporto segnale/rumore dovuta all’essenza del filtri colore sui fotositi. Onestamente ritengo che questa caratteristica, per quanto gradevole, sia al 90% marketing e 10% sostanza. Ho trovato molto più indovinata l’idea del G5, in cui la seconda fotocamera ha un angolo di campo molto diverso e ci offre delle concrete possibilità di scatto in più.

Nella media il comparto video, che si ferma al Full HD con opzione 60fps e risultati non eccezionali. Si sente molto la mancanza della stabilizzazione ottica, soprattutto perché quella digitale non è molto efficace. Ogni tanto si perde qualche frame e il bitrate sembra piuttosto basso (guardate gli artefatti), per cui c’è poco di cui entusiasmarsi. È interessante la possibilità di lavorare con manual focus, anche se ovviamente non si può modificarlo durante la registrazione ma solo all’inizio. Si può comunque creare un discreto effetto partendo da un fuori fuoco e tappando successivamente su un oggetto dopo aver premuto rec. Niente di trascendentale, ma è un piccolo dettaglio che ho gradito.

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Mi è piaciuta moltissimo la fotocamera frontale da 8MP. Oltre ad avere una nitidezza sopra la media, il trattamento dell’immagine rende molto bene sui volti e si ottengono belle fotografie anche con poca luce, sia con che senza filtri. Inoltre questa può scattare automaticamente dicendo alcune parole, come “cheese”, oppure se individua dei sorrisi. Facendo un confronto con iPhone 6s, la migliore qualità del P9 è schiacciante.

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Prestazioni

Per il P9 Huawei ha scelto l’HiSilicon Kirin 955, un processore progettato in casa e composto da un quad-core Cortex-A72 a 2,5GHz ed un quad-core Cortex-A53 a 1,8GHz. I benchmark lo posizionano davvero molto in alto e il punteggio di AnTuTu è imponente. La resa non lascia spazio a dubbi: siamo in presenza di un vero top di gamma. Anche in un 2016 ricco di concorrenti agguerriti e con un ottimo Snapdragon 820 in circolazione, il P9 si difende a testa alta ed offre un’esperienza utente senza incertezze. Veloce e particolarmente fluido, si è dimostrato capace di eseguire ogni task in scioltezza e con tempi di caricamento contenuti persino per le app più impegnative. Dispiace un po’ non avere in Italia la versione con 4GB di RAM, ma anche con 3 si affronta il multi tasking senza problemi. L’unica nota stonata, a voler essere pignoli, è che la nuova animazione della EMUI all’apertura delle cartelle, che sposta le icone a raggiera, una volta su 10 presenta qualche ritardo. Dà fastidio, non lo nego, ma si nota solo perché tutte le altre operazioni sono incredibilmente fluide.

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La GPU Mali-T880 MP4 va davvero molto bene. Nessuno dei titoli che ho provato l’ha messa in difficoltà. Su giochi come Real Racing, non solo si viaggia alla massima definizione senza lag, ma si avverte chiaramente che gli fps sono elevatissimi. Sicuramente è anche merito della decisione di mantenere il pannello sul FullHD, cosa che non sembra avere che effetti positivi su tutto il sistema.

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Dal punto di vista della ricezione tutto viaggia a meraviglia, sia in 3G che in 4G. Ottimo anche il Wi-Fi ac, che nel P8 era un aspetto negativo non avendo il supporto per la banda da 5GHz. Efficiente il Bluetooth 4.2, a cui si abbina il sempre utile NFC, e perfetto per velocità e precisione il GPS.

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Software

La EMUI di Huawei è ben diversa dall’esperienza nativa di Android ed è il motivo per cui a molti non piace. Le differenze principali sono l’assenza del drawer, il task manager a schede orizzontali e il centro notifiche separato dai toggle rapidi.

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Personalmente le ritengo tutte cose con sui si può comodamente convivere e che non comportano nessun tipo di limitazione. Per quanto riguarda il centro notifiche, si può attivare una opzione che consente di arrivare direttamente ai toggle scorrendo nella parte destra del telefono, mentre il task manager mostra comunque 3 app per schermata, quindi si tratta solo di abituarsi alla diversa grafica e a scorrere in orizzontale invece che in verticale. Forse nel quotidiano la cosa che impatta di più sull’esperienza utente è l’assenza del drawer, in quanto tutte le icone delle app saranno presenti nella home screen e ciò richiederà un po’ di organizzazione. Chi usa o ha usato iOS si troverà immediatamente a proprio agio, perché è giù abituato ad avere più schermate e ad usare le cartelle; per gli altri può essere un po’ fastidioso. Tuttavia non è necessario essere troppo pignoli nella disposizione, perché basta uno swipe verso il basso per attivare la ricerca, nello stesso modo in cui si richiama Spotlight su iOS. Questa non consente di fare calcoli o conversioni, ma trova app, contatti e messaggi molto rapidamente.

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Tra le opzioni del launcher abbiamo la possibilità di cambiare gli effetti di transizione, gestire i widget e cambiare la dimensione della griglia di icone. Io ho scelto la 5×5, così da poterne mettere 25 per pagina. Tra le cose utili ho già citato la possibilità di personalizzare la barra di navigazione e la UI con una mano, ma possiamo anche determinare con minuziosità l’aspetto della barra di stato (con icone, percentuale batteria, nome operatore), il non disturbare programmabile, lo screenshot rapido con due tocchi della nocca e tante altre piccole cose.

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Sulla EMUI le notifiche hanno molti settaggi avanzati, cosa che può creare un po’ di confusione. Ad esempio le app che consumano troppo in background vengono disattivate se non inserite nell’elenco di quelle protette, per cui si potrebbe non ricevere le PUSH in alcune condizioni. Bisogna un attimo capire il meccanismo, ma alla fine non ci sono particolari problemi.

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Per quanto riguarda l’aspetto, i temi sono tanti, scaricabili anche online, e combinabili a piacimento. Possiamo cioè avere le icone di uno, il blocco schermo dell’altro e via discorrendo. L’unica cosa che non mi piace è che non esiste un modo per “disattivare” le icone personalizzate, andando quindi a vedere quelle native delle app. Una funzione analoga è invece presente nella Flyme di Meizu e ritengo che anche Huawei dovrebbe implementarla. È vero che così sono tutte più uniformi nella dimensione – richiamando ancora una volta lo stile di iOS – ma preferirei avere la possibilità di scelta.

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Per quanto riguarda la gestione del sistema, abbiamo le classiche app distaccate per gli aggiornamenti e la sicurezza, quest’ultima capace anche di analizzare il telefono per cercare spazio perso oltre che ridurre le possibili minacce. Android è qui nella versione 6.0, che apporta diverse novità sia sotto il cofano che nell’interfaccia. Quelle più evidenti lato utente nella EMUI 4.1 sono Google Now Ovunque, attivabile con una pressione prolungata sull’icona della home, le autorizzazioni richieste dalle app al momento dell’utilizzo e la possibilità di sfruttare le API native per il sensore d’impronta. Quest’ultimo aspetto è uno di quelli che preferisco di Marshmallow, per altro arrivato molto in ritardo rispetto ad iOS. Mancava davvero la possibilità per gli sviluppatori di avere un metodo standard per utilizzare l’autenticazione con il dito ed ora finalmente possiamo usare l’impronta per autorizzare l’accesso a PayPal, 1Password e tanti altri.

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Batteria

Sono rimasto positivamente colpito dall’autonomia del P9. Non pensavo davvero che con 3000mAh potesse andare così lontano. Nelle giornate non troppo impegnative quasi mi dispiaceva metterlo in carica la sera con il 40% e in quelle più movimentate sono sempre riuscito comunque ad arrivare alla notte. Fanno eccezione i casi in cui si debba fare largo uso di funzioni come il tethering o si voglia giocare con titoli in 3D impegnativi, ma la resa è davvero molto buona. Inoltre abbiamo diversi metodi di risparmio energetico, dai più ai meno invasivi, che consentono di prolungare ulteriormente l’autonomia. L’unica limitazione rispetto ad altri top di gamma del momento è l’assenza della ricarica rapida, anche se la maggiore portanza della USB-C la rende comunque più veloce rispetto quella possibile con la vecchia microUSB.

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Conclusione

Huawei ha raggiunto una diffusione incredibile su scala mondiale ed è un risultato ancora più importante se si considera che ha un’offerta piuttosto circoscritta, con pochi smartphone nella fascia più bassa. È un marchio che oggi significa qualità e che in Italia è molto ben percepito. Ritengo che stiano lavorando davvero bene, creandosi una propria identità forte e riconoscibile. Il P9 apre le danze in questo 2016 in modo ineccepibile dal punto di vista qualitativo, con un design bello, una dimensione giusta, veloce e completissimo dal punto di vista multimediale. Non ci sono rinunce importanti da dover digerire scegliendo questo smartphone, che saprà conquistarci giorno dopo giorno. Dispiace solo che il mercato si stia uniformando alle pessime politiche di prezzo di Samsung, invece che contrastarle. Appena uscito costava 599€, mentre a distanza di poche settimane è già sceso sotto i 500€. Sicuramente è colpa anche delle importazioni parallele e del mercato globale, ma proprio per questo i produttori dovrebbero proporre dei cartellini più realistici ed omogenei nei vari paesi. Meglio venderlo a 499€ fin da principio e cercare di mantenere questo prezzo il più a lungo possibile che partire alti per non sentirsi “inferiori” per poi finire in questo modo. Ma ormai sappiamo come vanno le cose e tutti cerchiamo di evitare l’acquisto al day one di uno smartphone Android, specie quando si tratta di un top di gamma, che sono quelli che perdono più rapidamente il prezzo e in misura maggiore. Tornando invece sul P9, stilando la pagella mi sono accorto che i contro sono davvero pochi. Forse la doppia fotocamera è un po’ sprecata solo per il bianco e nero, ma, Leica o non Leica, la resa è buona e il particolare algoritmo di sviluppo rende le immagini accattivanti e riconoscibili. Insomma, non può essere considerato un lato negativo, mentre quello del video sì, perché onestamente mi sarei aspettato di meglio. Per il resto vedo solo aspetti positivi, ma non riesco a dare più di 4 stelle perché non vi sono elementi che facciano effettivamente gridare al miracolo.

PRO
+ Bel design, buoni materiali e costruzione
+ Sottile e leggero
+ Comoda ergonomia
+ Molto potente e veloce
+ Dimensioni ottimali tra portabilità e visibilità dei contenuti
+ Display dalla buona resa
+ Fotocamera principale di buona qualità (al di là della doppia)
+ Buona fotocamera frontale
+ EMUI molto pratica in diversi aspetti e personalizzazioni
+ App di sistema ben fatte esteticamente e funzionali
+ Ottimo comparto audio
+ Buona durata della batteria e con tanti opzioni di risparmio
+ Sensore d’impronta molto efficace
+ Connettività completa
+ Prezzo attuale già molto interessante

CONTRO
- Comparto video deludente

DA CONSIDERARE
| La seconda fotocamera non è così interessante
| Ci si deve “abituare” alla EMUI arrivando da Android Stock

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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