Recensione: Panasonic GF7, una piccola Micro Quattro Terzi

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Le Micro Quattro Terzi sono una realtà consolidata, ma dal mio punto di vista continuano a rappresentare una “novità” visto che non ne ho mai utilizzata nessuna. Essendo un appassionato di tecnologia e fotografia questo segmento mi ha stuzzicato più volte, specie ora che sono stati fatti numerosi passi in avanti. Maurizio ha di recente provato la GX80 (recensione), elogiandone le sue caratteristiche, e la voglia di prendere in mano un sensore “più piccolo” è ritornata. Protagonista di questa iniziazione è stata la Panasonic GF7, una fotocamera molto particolare che spicca per la sua dimensione e look.

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Caratteristiche principali

La GF7 fa parte di una delle serie entry di Panasonic e, come tale, non condivide le stesse caratteristiche (e il prezzo) delle sorelle maggiori. Non si tratta comunque di un prodotto secondario perché è specificatamente pensato per chi voglia viaggiare leggero o per il neofita che non voglia spendere diverse centinaia di euro per una compatta a cui non si può cambiare l’obiettivo. Il look retrò è qualcosa che si ama o si odia, personalmente lo adoro come anche la piccola sporgenza sopra l’obiettivo che contiene il flash. Questi due elementi, uniti alle dimensioni minute, fanno sembrare la GF7 una fotocamera in miniatura, una descrizione che si avvicina molto alla realtà. Ha il tipico sensore da 16 MP delle Micro Quattro Terzi precedenti la GX8 e può essere accompagnato da qualsivoglia obiettivo compatibile. Di base la troviamo con un 12-32 F/3.5–5.6 collassabile, utile per per occupare poco spazio durante il trasporto. Ha un display touchscreen inclinabile, ma è sprovvista di un mirino.

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Corpo ed ergonomia

Tra le Micro Quattro Terzi troviamo le mirrorless più compatte e la Panasonic GF7 è sicuramente una delle più minute (107 x 65 x 33 mm), caratteristica che me l’ha fatta subito apprezzare: durante il weekend mi capita di fare piccole gite e generalmente preferisco rimanere più leggero possibile. La GF7 sta comoda praticamente in qualsiasi tasca dello zaino, specie se accoppiata con l’obiettivo kit 12–32 o il più luminoso 20mm F/1.7 pancake. Di contro l’ergonomia non è delle migliori: la parte frontale è piatta mentre sul retro troviamo una sporgenza appena accennata dove si posiziona il pollice. Per questo motivo quando la si utilizza con una mano bisogna cambiare leggermente l’impugnatura: io ad esempio sostengo la macchina mettendo un dito sotto l’obiettivo. Nonostante sia leggermente più grande di una compatta prosumer ne condivide l’ingrombro: non si può infilare nella tasca dei jeans ma sta comodamente in quelle di giacche o giubbotti. La costruzione è plastica ma l’assemblaggio è ottimo, per cui appare molto robusta e solida pur senza l’uso di materiali premium.

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Display

Il display da 3″ ha un milione di punti ed è presente un comodo sensore di luminosità che lo adatta automaticamente a seconda della luce ambientale. È anche possibile personalizzarne l’aspetto dal menu, dove sono selezionabili 10 livelli differenti di luminosità e si possono modificare saturazione, contrasto e tinta.

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Grazie alla cerniera lo schermo è inclinabile di 180° verso l’alto. Avrei preferito avere più libertà nel movimento ma è comunque sufficiente per effettuare fotografie nelle due modalità che utilizzo più spesso: a “pozzetto” e selfie.

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Premendo il tasto DISP è possibile cambiare i layout del display, mostrando informazioni come l’istogramma, la livella e i menu rapidi, oppure solamente i dati di scatto. Tra le personalizzazioni troviamo anche il Zebra Pattern, l’evidenziazione delle aree sovraesposte e le linee guida.

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Lo schermo è di dimensione standard, ma confrontato con le dimensioni della fotocamera sembra enorme. Il touchscreen è ben implementato, molto sensibile e facile da usare. L’unica pecca che ho riscontrato è che, portando la macchina al collo, lo schermo tocca il petto e può ritardarne l’autospegnimento. Mi è infatti capitato di trovare la fotocamera accesa dopo oltre 15 minuti dall’ultimo scatto.

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Controllo, impostazioni, menu

A differenza delle migliori compatte prosumer noto alcune mancanze nei controlli. Ho adorato le tante ghiere della Canon G7 X Mark II (recensione) e qui ne ho sentito la mancanza, in particolare di quella della compensazione d’esposizione (ne riparleremo più avanti). È la prima volta che utilizzo a fondo una Panasonic ma, nonostante questo, il menu si è dimostrato intuitivo e facile da usare, anche con il touchscreen.

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In tutto il corpo troviamo solo due ghiere: quella delle modalità di scatto (P, A, S, M, ecc.) e quella sul pad direzionale, che cambia funzione a seconda di come abbiamo impostato la prima. In modalità manuale si armeggia tutto con il pad, alternando diaframma e tempi di scatto premendo il tasto su. Nell’angolo in alto a destra c’è anche il pulsante per l’avvio della registrazione dei filmati.

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I tasti personalizzabili sono sei, ma in realtà solo uno è fisico poiché gli altri cinque sono disponibili dal menu a tendina posto sulla destra dello schermo. Di default Fn1 è assegnato alla connettività Wi-Fi, io ho preferito utilizzarlo per gli ISO, riuscendo ad avere maggiore immediatezza in fase di scatto. Tra le funzioni selezionabili posso citare AE touch (imposta l’esposizione corretta nel punto che selezioniamo), stile foto, la stabilizzazione, l’istogramma, il peaking e molto altro.

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Come già accennato, il menu dà una sensazione di familiarità: è diviso in cinque sezioni (foto, video, personalizzazioni, setup e visualizzazioni immagini) facilmente navigabili tramite il touch o il pad direzionale. Nonostante il touchscreen sia implementato molto bene, ho preferito utilizzare comunque dei tasti fisici per modificare le impostazioni.

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Il tasto del cestino funge anche per richiamare il menu rapido, dove si possono modificare parametri come il flash, il formato del video e delle foto, la qualità delle immagini, il tipo di messa a fuoco, la misurazione e la compensazione dell’esposizione, e il bilanciamento del bianco.

AF – Messa a fuoco

Panasonic afferma che a velocità di messa a fuoco è molto simile a quella di una comune DSLR, le loro misurazioni fermano il cronometro a 0,09 secondi. Certamente questo dipende dal tipo di lente che si monta, ad esempio il pancake 20mm non è una delle migliori lenti sotto quest’aspetto. In linea di massima la velocità è più che adeguata e non mi è capitato di perdere uno scatto per colpa di questa.

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Le modalità di MaF sono selezionabili con il tasto sinistro del pad e sono: face/eye detection, tracking, 23 aree, 1 area e messa a fuoco precisa. Interessante l’ultima opzione, che impiega qualche frazione di secondo in più per mettere a fuoco e mostra un riquadro con l’ingrandimento del punto scelto. Il face detection funziona molto bene e si attiva automaticamente quando lo schermo è in modalità selfie.

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Mi ha deluso un po’ il tracking, per rimanere agganciato allo stesso soggetto i movimenti devono essere lievi e lenti. Questo è forse dovuto al solo sistema per contrasto e non per rilevazione di fase, che comunque, in altre situazioni, fa un lavoro ottimo. Nel menu delle personalizzazioni troviamo anche l’opzione AF+MF, molto utile durante le fotografie macro, dove una volta messo a fuoco sarà possibile correggerla muovendo la ghiera sull’obiettivo.

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Oltre alla MaF singola troviamo quella flessibile, la continua e quella manuale. Partendo da quest’utlima non ho nulla da ridire: è facilitata dal focus peaking e dal piccolo riquadro di ingrandimento. Ho trovato spiacevole l’utilizzo della messa a fuoco continua e flessibile, probabilmente sempre a causa della rilevazione per contrasto, il fuoco continua a fare quei balzi avanti e indietro tipici di quel sistema. Nel complesso non ho avuto particolari problemi col fuoco, l’ho trovato sempre preciso e affidabile, anche nelle macro, dove in genere può esserci qualche difficoltà, effettua il suo lavoro egregiamente.

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Drive – Scatto continuo

Sotto quest’aspetto non è una vera a propria scheggia, certamente i 5fps non sono pochi ma è possibile registrare in RAW soltanto 7 scatti, dopodiché non si può più parlare di raffica (uno scatto al secondo). Con il JPEG non c’è nessun problema: basta avere una scheda veloce e si continua a scattare fino a quando la batteria non si scarica.

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Metering – Esposizione

Per quanto riguarda il metering non c’è un tasto apposito sul corpo, bisogna accedervi tramite il menu rapido oppure con i tasti personalizzabili. Tra le modalità si trovano le solite multipla, centro pesato e spot. Personalmente utilizzo maggiormente la prima, preferisco avere una valutazione generale dell’esposizione e utilizzo la modalità manuale nel caso voglia un effetto particolare. Durante le prove mi sono trovato più volte in disaccordo con la valutazione automatica, che preferisce sottoesporre leggermente le immagini. Ho dovuto correggere spesso la misurazione compensando in positivo e per questo mi sarebbe piaciuto avere una ghiera dedicata allo scopo. Sulla GF7 l’operazione è un po’ più scomoda ma comunque rapida: bisogna premere il tasto su con il pad e poi girare la rotella.

WB – Bilanciamento del bianco

Il bilanciamento del bianco si può modificare velocemente tramite la pressione del tasto destro del pad direzionale. Qui troviamo quello automatico, soleggiato, nuvoloso, ombra, incandescenza, flash, due slot personalizzabili e gradi Kelvin (da 2.500K a 10.000K con variazioni di 100K). In modalità automatica fa un lavoro buono, non ottimo. Questo perché i colori non mi sembrano molto fedeli, di primo acchito ho visto delle somiglianze con Sony (con colori tendenti al giallo-verde) mentre guardando più attentamente si nota una miglior trattamento da parte della Panasonic.

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Foto con bilanciamento del bianco automatico

Flash

Il flash fiorisce tramite una leva meccanica posta sulla parte posteriore della fotocamera. Purtroppo è posizionato nell’angolo tra il corpo e lo schermo, per cui risulta di difficile azionamento. Ovviamente è un flash con poca potenza che va bene per piccoli ambienti e non c’è una slitta per unità esterne, ma non credo che questa macchina sia indirizzata ad una persona che potrebbe sentirne la mancanza.

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Qualità d’immagine e resa ad alti ISO

La moda di guardare chi ha più MP non passa mai e spesso porta a considerazioni errate. La GF7 ne ha 16 e possono sembrare pochi, ma dobbiamo ricordarci che il sensore MFT è più piccolo di quello APS-C e non è necessariamente una buona cosa aumentare i pixel visto che se ne diminuisce la dimensione. La mia Sony A7S II ne ha addirittura 12 con un sensore Full Frame, per cui io non sono certamente tra quelli che punta alle super risoluzioni. La gamma dinamica è di poco sopra i 12 stop e non sono niente male per questa piccolina. Le ombre si possono aprire con molta tranquillità, nella foto d’esempio le ho aumentate di 80 punti e il risultato è comunque apprezzabile.

Per quanto riguarda la resa ad alti ISO, bisogna tenere sempre a mente le dimensione del sensore e, quindi, i suoi naturali limiti. Ma questo non significa che non sia all’altezza del mercato in cui si propone, infatti riesce a competere tranquillamente con le reflex nella stessa fascia di prezzo. Io porrei un paletto a 1600 ISO, dove la grana è ancora facilmente riducibile, mentre a 3200 bisogna lavorarci forse fin troppo.

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Vi lascio ora alla tabella di comparazione tra i JPEG e i RAW realizzati alle varie sensibilità. Vi ricordo che, come per tutti i test del genere, per quanto riguarda i RAW è stata eliminata completamente la riduzione del rumore, sia di luminanza che di crominanza, mentre i JPEG sono stati elaborati dalla macchina con una riduzione del rumore standard.

File Sensibilità
JPG 200 400 800 1600 3200 6400 12800 25600
RAW 200 400 800 1600 3200 6400 12800 25600

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Connessioni, memoria, batteria

Sul lato destro troviamo le uscite video HMDI e AV nascoste da uno sportellino di gomma, mentre nella parte inferiore ci sono, come di consueto, batteria e alloggiamento per la scheda SD/SDHC/SDXC.

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Purtroppo la batteria da 680mAh non ci dà molto carburante, con una carica completa si riescono a fare 200/250 scatti. Come ho detto in precedenza, a volte ritardo l’autospegnimento dello schermo toccandolo inavvertitamente con il busto, cosa che riduce l’autonomia. Questo, però, è dovuto al fatto che preferisco lasciare la fotocamere sempre accese, così da poterle riattivare dallo stand-by rapidamente con il pulsante di scatto. In realtà la GF7 si può facilmente spegnere e riaccendere all’occorrenza, perché quando si sposta lo switch su ON è subito pronta a scattare.

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La GF7 è dotata di Wi-Fi (manca l’NFC), con il quale la si può collegare allo smartphone per trasferire immagini, controllare la macchina in tutte le sue impostazioni e persino geotaggare le foto. Per utilizzarlo basterà attivare l’opzione sulla macchina e associare il telefono alla sua rete wireless.

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Video

Ok, forse questa macchina non è nata appositamente per i video, ma il bottone REC è presente per cui ho voluto provarne le performance. È possibile scegliere se registrare in MP4 o AVCHD e selezionare tra 60, 50, 30, 25 o 24 fotogrammi al secondo (ovviamente a 1080p). La qualità dei video è buona, alla massima qualità registra con un bitrate di 28mbps che non è altissimo ma rende molto bene. L’unica vera pecca è il microfono che, oltre a gettare la spugna con un po’ di vento, è posizionato sulla sinistra della camera e spesso lo si copre con la mano.

panasonic-gf7-conclusioni

Conclusione

La Panasonic GF7 è una macchina molto particolare: le sue misure sono del tutto paragonabili a quelle di compatte avanzate e forse è colpa della sua dimensione che continuo a paragonarla alla G7 X Mark II o alla serie RX100 della Sony. Se dovessi scegliere tra queste due tipologie di fotocamere sceglierei sicuramente la Panasonic: so che sono due approcci diversi alla fotografia ma bisogna ammettere che il prezzo di soli 430€ su Amazon con lente kit fanno mettere in discussione qualsiasi ragionamento. Io la trovo perfetta con il 20mm F/1.7, anche se non è una lente eccellente si sposa bene con il corpo minuto della GF7. Certamente la macchina ha qualche mancanza, ma il prezzo e la grande trasportabilità ce li fanno quasi dimenticare. Non è una camera per il fotoamatore evoluto, al quale consiglierei una GX80, bensì per chiunque decida di iniziare l’approccio alla fotografia o per chi non necessita di caratteristiche o funzioni strabilianti.

PRO
+ Dimensioni/trasportabilità
+ Look retrò
+ Display inclinabile
+ Autofocus molto veloce
+ Prezzo basso, specie rispetto a reflex simili
+ Ottimi aiuti nella MaF manuale
+ Tempo d’accensione fulmineo

CONTRO
+ Autonomia della batteria
+ Avrei preferito qualche ghiera in più

DA CONSIDERARE
| Mancano features di fotocamere più evolute come slitta flash o ingresso microfono
| Valutazione esposizione non sempre precisa

Matteo Arone

Special Editor - Sono uno studente di economia con la passione per la fotografia e la videografia. Mi piacerebbe essere un'artista ma per ora cerco di essere creativo.

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