La notte del day one di iPhone 7: impressioni a mente fredda

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Ci sono certe esperienze che non puoi raccontare a caldo. La stanchezza, l’allegria, la delusione, l’amicizia, il sonno, il caldo, il freddo… Tutte sensazioni che potrebbero far cambiare l’idea sul day one ogni tre minuti. È un turbinio di sensazioni unico, ma andiamo con ordine.

Sono arrivato all’Apple Store di Marcianise verso le due del pomeriggio e già c’erano una ventina di ragazzi in coda: chi era arrivato un paio di giorni prima, chi, invece, era arrivato un paio di minuti prima di me. Era un gruppo nutrito: tutti ragazzi ed una sola ragazza (se ne è aggiunta un’altra dopo un paio di ore), con background totalmente differenti, ma con la passione per la tecnologia. E qui c’è già il primo errore in cui incappano tutti coloro che non hanno mai partecipato ad un day one, me compreso fino ad un paio di giorni fa: non sono ragazzi esauriti, gente che venderebbe la propria madre per un iPhone. No. Sono ragazzi comuni che amano la tecnologia a 360 gradi e non fanboy. Hanno, soprattutto, voglia di condividere un’esperienza, di stringere nuovi rapporti, di passare una giornata diversa.

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Sono tutti lì, seduti attorno ad uno dei tavoli su cui si possono provare i MacBook in esposizione: ridono e scherzano fra loro, come se si conoscessero da anni. In realtà, qualcuno è lì ogni anno e, quindi, l’occasione diventa un modo per ritrovarsi e raccontarsi cosa è cambiato nella propria vita. C’è anche il grande Nello, il ragazzo che ogni anno organizza le code per il day one: nonostante la stanchezza, continua a distribuire i bigliettini numerati a chiunque gliene faccia richiesta ed a coordinare il gruppo.

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Anche quando si diffonde la notizia della mancanza degli iPhone 7 Plus in tutti gli Store del mondo, Nello mantiene la calma e cerca di trovare una soluzione interrogando tutti noi in coda sul da farsi, raccogliendo le preferenze di acquisto e riferendo tutto ai manager di Apple Campania che, dopo aver confermato la brutta notizia, ci regalano un buono acquisto da 100 €. E qui vorrei parlare dei ragazzi che lavorano nel negozio: cordiali, gentili, disponibili… Ci hanno accompagnato egregiamente nella nostra avventura e, anche nei momenti di maggior tensione dovuti alla mancanza dei Plus, hanno mantenuto i nervi saldi e tranquillizzato gli animi. Sembravano quasi fuori luogo, con un animo molto più simile a quello voluto da Jobs e Johnson ed in netto contrasto con quello della Ahrendts che, invece, ha deciso di impostare il comparto retail sulla falsariga dei negozi di alta moda, tentando di eliminare i day one. Non dimentichiamo, infatti, che già provò un colpo di mano con il lancio di Apple Watch rendendolo indisponibile in tutti i negozi, a seguito del quale fu costretta a registrare un video di scuse assicurando che sarebbero tornate le code del passato. Invece, piano piano, sta disincentivando i raduni. Dalle lunghe code di oltre 200 persone, si è ormai arrivati a code di dimensioni minori. Ma quello che non sa (e che, forse, non può sapere) la dirigenza di Apple è che ci sono motivazioni più importanti che l’avere per primi in mano il nuovo modello di iPhone: l’amicizia, il divertirsi insieme, il conoscere nuova gente.

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È una esperienza umana che non mi sarei mai aspettato, al di fuori di quello che chi, non avendo altro da fare nella propria vita, critica – spesso – insultando. Premesso che ognuno è libero di far ciò che vuole con il proprio denaro, solo se guadagnato onestamente, del proprio tempo libero e di scegliersi le proprie passioni, non vedo perché chi vuol passare una notte in amicizia debba essere insultato, tacciato di superficialità, additato come un untore. Mutatis mutandis, lo stesso discorso si potrebbe fare per chi si mette in un pullman per ore per andare a tifare la propria squadra del cuore, per chi viaggia in posti ameni, per chi investe i propri risparmi in fumetti, francobolli, videogiochi. Siamo nel 2016 e non abbiamo ancora compreso che l’unico limite alla nostra libertà è la libertà altrui e che questo non significa che la critica fine a se stessa, l’insulto o il denigrare possano essere ricompresi in essa, visto che ledono la sensibilità altrui.

Per questo, dico ad Alessio, Alessandro, Nello, Paolo, Vincenzo, Antonio, al nostro Salvatore e tutti gli altri ragazzi che ho conosciuto a Marcianise “Ci vediamo al prossimo day one”, sperando di conoscere anche qualcun altro di voi.

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Elio Franco

Editor - Sono un avvocato esperto in diritto delle nuove tecnologie, codice dell'amministrazione digitale, privacy e sicurezza informatica. Mi piace esplorare i nuovi rami del diritto che nascono in seguito all'evoluzione tecnologica. Patito di videogiochi, ne ho una pila ancora da finire per mancanza di tempo.

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