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Oggi stavo guardando un episodio di Mr. Robot in cui Angela ascoltava una di quelle pippe motivazionali che ti costringono a ripetere ad alta voce quanto sei bravo, intelligente, apprezzato… Per qualche ragione la mente mi ha portato a macOS Sierra ed ho immaginato una schiera di utenti davanti al computer che si ripetono “non aggiornare mai per primo”, “aspetta sempre una release successiva”, “prevedi il peggio”, e così via. All’infinito. Ovviamente vale per questo così per tutti gli update, ma il punto è che anche dopo tutta l’opera di auto-convincimento, la stragrande maggioranza non resiste e preme sul pulsante “Scarica” appena diventa disponibile.

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A fronte di un pessimismo sempre più dilagante tra i geek, bisogna anche ammettere che moltissimi di quelli che cedono alla tentazione non incontrano particolari problemi. Ma c’è sempre una porzione, relativamente piccola anche se piuttosto nutrita in senso assoluto (per via dei numeri in gioco), che invece incappa in qualche bug. È la legge dei grandi numeri, direte voi, ritornando così al mantra del non aggiornare se non ti serve. Dopo il recente rilascio di Sierra io ho tentato l’upgrade su un computer di prova, con il quale ho riscontrato la scomparsa delle risoluzioni HiDPI su monitor esterni 4K. Tuttavia la sensazione è che alla maggior parte degli utenti sia filato tutto liscio, perché solo 6 o 7 dei nostri ci hanno contattato lamentando problemi. Si va dai kernel panic alla mancata memorizzazione delle password di accesso sulle condivisioni SMB, passando per scollegamenti improvvisi delle periferiche autoalimentate su hub USB. Si tratta per lo più di situazioni specifiche, che nascono dalla compartecipazione di una enorme quantità di fattori, al punto da divenire del tutto imprevedibili. Siamo abituati a pensare all’informatica come un qualcosa di certo, dopotutto un insieme di 0 e 1 non può mentire, tuttavia si è raggiunto un livello tale di complessità per cui si può effettivamente parlare di caso, forse perfino di caos.

in informatica è sempre più difficile prevedere i problemi, ci stiamo avvicinando al caos

Metto volutamente da parte valutazioni di tipo emotivo, quelle che ci portano a guardare al passato come ad un periodo sempre migliore di quello presente, ma non si può non constatare il fatto che i produttori vedano la possibilità di aggiornamento come un salvacondotto. Non è raro ormai che la lavatrice debba ricevere un nuovo firmware per funzionare correttamente, una cosa che potrebbe diventare sempre più diffusa in futuro con il rischio di bug anche per forni, frigoriferi ed elettrodomestici vari (su Twitter il profilo Internet Of Shit, letteralmente Internet della M…a, riporta esempi quasi quotidiani di tali inconvenienti). Non è che si stava meglio quando si stava peggio, ma la frenesia di vendere ha portato alla realizzazione di nuovi prodotti troppo velocemente. E quando una lampadina era solo on/off il beta testing era semplicissimo, mentre oggi anche lì troviamo elettronica, software e connessione wireless, per cui molte più cose possono andare storte. Do un taglio alla digressione prima di annoiarvi troppo e torno di filata su macOS Sierra e ad un nuovo bug rivelatosi in queste ore. Una delle sue nuove opzioni è quella che consente di spostare su iCloud Drive il contenuto della Scrivania e della cartella Documenti. Idea semplice, magari neanche originale, ma potenzialmente molto utile per avere accesso ai file in lavorazione anche dallo smartphone o dal tablet, senza doverli prima spostare manualmente. Dal mio punto di vista, però, la comodità maggiore è un’altra, ovvero quella di allineare questi contenuti sui miei 4 Mac. Al momento solo due hanno macOS Sierra, ma la sincronizzazione si è attivata sul primo e non sul secondo.

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Non ho fatto in tempo a controllare le opzioni e ad abilitarlo manualmente che mi è capitato sott’occhio un articolo che mi ha impedito di far danni. L’esperienza di Josh Marshall con questa funzione è stata infatti tutt’altro che felice, perché quando ha forzato l’attivazione sul suo secondo Mac si è visto sparire completamente i contenuti locali, sostituiti da quelli della prima postazione su cui aveva abilitato la “condivisione di cartelle Documenti e Scrivania”. Il suo articolo è datato 23 settembre, quindi piuttosto recente, ma dopo aver fatto una copia di sicurezza dei file ho provato a replicare il problema. In effetti dopo aver messo la spunta per attivare il servizio ho visto sparire tutti i file dalla scrivania ed ho esclamato: eccolo qui il bug! Dopo pochi istanti, però, è apparsa una cartella dal nome “Scrivania – MBPr15” (dove la seconda parte è il nome del computer) e tutti i file sono stati immediatamente spostati al suo interno. Approfondendo il problema, come anche indicato dallo stesso Marshall, si scoprono maggiori lumi nella corposa recensione di Sierra realizzata da Ars Technica (sotto il pezzo specifico tradotto):

Abilitate la “Condivisione di cartelle Documenti e Scrivania” su un secondo Mac che avete aggiornato a Sierra, coi suoi file nelle citate cartelle; andrete temporaneamente in panico dato che i vostri file esistenti saranno rimossi e sostituti dalle “canoniche” versioni di iCloud. Non preoccupatevi, tutto ciò che era sulla vostra scrivania è stato spostato in una sottocartella della Scrivania iCloud denominata “Scrivania – [Nome del Mac].” Da lì, potrete spostare i file dovunque vogliate per risistemare le scrivanie sui vostri Mac.

Sembra dunque che non si parli di un vero e proprio bug, ma di un modus operandi infelice, poiché non avverte all’attivazione della condivisione sul secondo Mac che le cartelle Scrivania e Documenti diventeranno tutt’uno con quelle del primo tramite iCloud, dando eventualmente la possibilità di non procedere. Criticabile anche il processo di spostamento in sé, non segnalando la creazione della nuova sottocartella né l’avvenuto caricamento dei file sulla nuvola. Marshall, ad esempio, aveva decine di GB sulla scrivania, ma l’operazione è stata apparentemente immediata, senza nessuna indicazione in merito a quali file fossero già caricati o ancora in fase di caricamento su iCloud (cosa che invece fa Dropbox, ad esempio). Per fortuna il rischio di perdite di dati appare piuttosto ridotto, dato che possiamo ritrovare quanto spostato, ma per sicurezza vi consiglio di fare un backup dei dati di quelle due cartelle prima di attivare la sincronizzazione, anche perché bachi autentici correlati ad iCloud possono sempre essere dietro l’angolo. Mi viene in mente quanto avvenuto qualche tempo fa, col passaggio al nuovo sistema di note che mi ha causato la perdita di tutti i contenuti e l’impossibilità di riattivare la sincronizzazione. Ho risolto solo dopo alcuni mesi con l’aiuto del supporto avanzato di Apple, perché si era creata un’eccezione proprio sui loro server. Una cosa del tutto insolita ma che, con l’attuale complessità, può effettivamente capitare. Non c’è una morale in questa storia e non c’è nulla di realmente nuovo o interessante che io possa aggiungere, possiamo solo constatare che mai più di oggi la “regola dell’attesa” è effettivamente motivata.

Scritto dal mio Mac Pro con El Capitan.

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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