I Mac che furono, i Mac che sono e i Mac che (forse) saranno

Leggi questo articolo grazie alle donazioni di Riccardo Dalla Fontana, Filippo Gatti, Filippo Lelli Mami, Simone Sala, Nicola Modugno, Simone Carluccio, Guido Brescia.
♥ Partecipa anche tu alle donazioni: sostieni SaggiaMente, sostieni le tue passioni!

Quando ieri sera si è avuta la conferma dell’evento Apple per il 27 ottobre, mi son sentito davvero elettrizzato. Avrei voluto scrivere io stesso l’articolo per annunciarlo, ma ero impegnato a fare il papà e la famiglia viene prima di tutto. Chi segue me e questo sito da qualche tempo, sa bene che sono legato ai Mac molto di più di quanto non lo sia ad iPhone e iPad. Ed è stato proprio grazie al primo MacBook Pro con processori x86 che ho potuto finalmente convertire tutte le postazioni di lavoro della mia vecchia azienda e, infine, abbandonare anche Windows. Ho posseduto quasi tutte le versioni del portatile “Pro” di Apple da allora fino al 2014, mentre il modello del 2015 non è stato un grande upgrade e nel 2016 è stato aggiornato solo il nuovo MacBook. Nell’evento del 27 ottobre il focus saranno senza dubbio i computer ed è proprio il caso di dire: era ora.

imac5k

Iniziamo dalla linea desktop, dove non mi aspetto particolari rivoluzioni. Il design degli iMac è quasi sempre lo stesso dal 2007 ad oggi, ovvero da quando si è passati dal policarbonato all’alluminio. C’è stato un cambiamento nel 2009 per l’incremento delle diagonali degli schermi a 21,5″ e 27″ ed uno nel 2012 con l’introduzione del retro bombato e la scomparsa del SuperDrive, mentre nel 2014 sono arrivati i primi schermi Retina montati sul medesimo chassis. Se non si è apportata una rivoluzione del design in quel momento, è possibile che questa non sia considerata una priorità neanche adesso. Dopotutto i desktop vendono relativamente poco e c’è ancora a listino un 21,5″ non Retina che sarebbe il caso di archiviare riducendo i prezzi degli altri – anche se il cambio attuale non ci farebbe percepire un reale vantaggio. Ciò non toglie che con l’introduzione del design Unibody i computer Apple si sono come congelati.

imac-lineup

Parlando acncora dell’iMac, il passaggio dal modello G3 del 1998 al G4 del 2002 ed al G5 del 2004, esprimeva una rigogliosità di idee che è andata via via scemando. Nell’arco di soli 6 anni ci sono stati 3 design completamente diversi, da cima a fondo, e non solo per l’introduzione di un nuovo materiale, colore o schermo più grande. Se provassimo a fare la stesso confronto qui sopra per i modelli successivi al 2004, frontalmente si presenterebbe così:

imac-lineup-2

Se poi provate a mettere vicini tutti i computer Apple attuali, portatili e desktop, noterete che il design Uniboby si è trasformato da un principio progettuale all’avanguardia in una sciatta omologazione. Ha guidato lo sviluppo dell’intero settore per anni – copiato e clonato da tutti – ma al momento sembra più un family feeling stantio che ricorda i filoni di design delle case automobilistiche. L’unico fuori dal coro è il bellissimo Mac Pro, che a parte la curiosa somiglianza con un cestino, ha proposto delle idee finalmente nuove, sia per l’ingegnerizzazione che per i materiali.

mac-pro-2013-lineup

Per quanto io stesso ci creda molto poco, non sarebbe una bella idea quella di ripartire da lì per dare il via ad una nuova linea su tutti gli altri computer? Ho trovato l’immagine qui sopra sul sito Inferse e, per quanto sia un rendering poco felice oltre che datato, l’idea di un iMac con quella finitura mi stuzzica. Certo andrebbe cambiato altro nel design e nella componentistica, non è “il colore” il punto, ma potrebbe essere una delle tante strade percorribili per riportarsi avanti alla concorrenza e dettare le regole stilistiche anche per i prossimi 10 anni. Nel lontano 2011 avevamo anche ipotizzato un MacBook Pro con quello stile, anche se al tempo si parlava di Liquid Metal visto che era nell’aria la speranza/possibilità di impiegarlo nei prodotti per qualcosa di più di quanto in realtà sia stato fatto.

macbook-pro-saggiamente-liquidmetal1

Guardando l’invito per il prossimo 27 ottobre, tutti sono rimasti catturati dal testo “hello again” che richiama quello della presentazione del primo iMac nel 1998, che era a sua volta un rimando al saluto pronunciato dal primo Macintosh (ed è stato riusato da Jobs anche per il MacBook Air). Un altro elemento di forte richiamo sono le polveri colorate nella sagoma del logo, ma nessuno ha dato risalto allo sfondo nero.

hello-again-2016-apple

Da diversi anni Apple usa toni chiari per il background dei suoi inviti, tranne per quello dell’iPhone 7 (recensione) che, guarda caso, è arrivato con due nuove colorazioni, entrambe nere (e il Jet Black ricorda la tinta Mac Pro). L’area colorata, invece, non è un elemento insolito di per sé e non credo possa suggerire il ritorno del policarbonato a tinte accese. Certo a Cupertino sono stati più volte in grado di indovinare le tendenze in anticipo e ancor più spesso di dettarle, tuttavia nei dispositivi elettronici la “cornice” è ormai destinata a scomparire, per dare sempre più risalto al principale elemento di interazione e fruizione: lo schermo.

apple-invites

Volendo trovare un senso per le tinte accese, potremmo forse ipotizzare l’arrivo di schermi OLED nei portatili? Onestamente penso di no per diverse ragioni, una tra tante è che non li ritengo ancora adatti per la grafica. Ma d’altronde non lo sono neanche gli schermi lucidi che ci troviamo oggi, per cui direi: tutto è possibile. Ho parlato di nuovi design e l’utilizzo del nero su tutta la linea, ma al momento non è trapelato nulla in tal senso. Ciò significa che non vedremo queste cose il 27 ottobre, a meno che non siano riusciti a lavorare in gran segreto come accadde per il Mac Pro del 2013. Anche questa ipotesi è tuttavia improbabile, in quanto al tempo fu possibile solo spostando la produzione negli USA, cosa lecita per un prodotto di punta e annunciato con mesi di anticipo rispetto la distribuzione, ma difficilmente applicabile alla linea consumer. Tornando con i piedi per terra e rassegnandosi all’idea che il team di Ive sia in pausa pranzo dal 2007 (dove forse hanno spostato la progettazione degli iCosi), le novità realmente attendibili sono di minor calibro. Si tratterebbe per lo più di piccoli aggiornamenti alla componentistica per iMac e Mac mini, mentre potrebbe uscire di scena il MacBook Air 11″ in favore di un MacBook base forse più economico. Il MacBook Air 13″, se non aggiornato o con piccolissimi interventi, potrebbe prendere il posto del portatile entry-level, ma qualche tempo fa Gurman aveva ipotizzato qualcosa di diverso. Lui diceva che gli Air potrebbero ottenere sia un aggiornamento hardware che le porte USB-C, ma non i display Retina. Pur non avendo nessuna informazione diretta – a differenza di Gurman, che ha fonti interne ai piani alti e anche molto attendibili – continuo a considerarla una mossa troppo strana. Mantenere una terza linea di portatili che si sovrappone una po’ da una parte e un po’ dall’altra, non sembra un’idea tanto logica. Sopratutto considerando che verranno aggiornati anche i MacBook Pro, i quali dovrebbero essere il vero fulcro del prossimo evento.

touchbar-macbookpro-insieme

Trackpad Force Touch, una barra OLED al posto dei tradizionali tasti funzione e porte USB-C dovrebbero caratterizzare il nuovo modello. Sotto la scocca anche nuovi processori e schede grafiche, ma la speranza di vedere una GPU discreta sui modelli da 13″ e sul 15″ base sembra che andrà disattesa ancora una volta. Ok per il Trackpad, davvero molto comodo nella sua ultima versione oltre che più ampio, mentre questo schermo touch sopra la tastiera sembra dividere i giudizi. Io rimango dell’idea che vada provato e che il successo sarà in gran parte legato al supporto di terze parti (penso ad Adobe, ad esempio), ma sono più propenso a promuovere l’idea. A parte tutto, il colpo d’occhio sembra vincente e la praticità non dovrebbe essere da meno.

macbook-pro-oled-side

Ciò che invece farà certamente discutere è l’uso di sole porte USB-C. Attualmente è l’ipotesi più accreditata: 4 porte USB-C / Thunderbolt per tutto. La quantità potrebbe anche essere accettabile visto che queste ultime possono “riprodursi” a differenza della USB, ma dopo 2 anni con un MacBook devo dire che la scomodità principale è un’altra: gli adattatori. Ho provato decine di soluzioni, dock e hub di ogni tipo, ma al momento non sembrano del tutto maturi né la tecnologia né il mercato. Ovviamente quello è un portatile che non nasce per un uso avanzato, ma con l’adozione di questa porte in un computer importante come il MacBook Pro, mi aspetto che vi sia anche un miglioramento concreto dal punto di vista dell’efficienza e della stabilità di questa connessione, in larga parte grazie al passaggio ad USB 3.1 gen 2 (il MacBook 2016 ha la gen 1). In tutti i casi chi usa la Ethernet dovrà ricorrere ad adattatori e c’è il rischio concreto che servano anche per l’audio e per la lettura di memorie. La connessione di rete è ormai prevalentemente wireless, per cui i pochi che hanno bisogno o preferiscono il cavo dovranno avere un adattatore. L’eventuale scomparsa della porta mini-jack mi risulta improbabile, dopotutto c’è anche sul MacBook che è il più minimale dei computer, e sia questa che lo slot SD sono utili più o meno a tutti e spesso su scala giornaliera, per cui mi auguro che li mantengano entrambi.

In questi 2 anni di utilizzo del MacBook mi aspettavo che venissero presentati molti più prodotti ed accessori con USB-C. Tuttavia questo è un passaggio obbligato per andare avanti e, anzi, la porta in questione ci offre la possibilità di replicare qualsiasi altra connessione precedente, per quello dicevo che l’unica scomodità reale ha un nome preciso ed è “adattatori”. La porta USB-C è il futuro, iniziate ad abituarvici perché prima lo farete e meglio vivrete, ma per alcuni anni dovrete anche rassegnarvi a spendere un bel po’ per riempirvi le tasche, la casa, l’ufficio e la borsa di adattatori.

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

Commenti controllati Oltre a richiedere rispetto ed educazione, vi ricordiamo che tutti i commenti con un link entrano in coda di moderazione e possono passare diverse ore prima che un admin li attivi. Anche i punti senza uno spazio dopo possono essere considerati link causando lo stesso problema.