Recensione: iPhone 7 e 7 Plus, la maturità diventa un lusso che vuoi poterti concedere

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Più passa il tempo e più mi convinco che ci sono due modi per valutare un iPhone e, di conseguenza, recensirlo. C’e il punto di vista legittimo degli utenti Apple, che valutano i miglioramenti rispetto la precedente generazione, e poi c’è quello altrettanto legittimo di chi non lo è ed osserva il mercato in generale, effettuando confronti anche col mondo Android (con buona pace del sempre più emarginato Windows 10 Mobile). Per me l’iPhone è da sempre la prima scelta, lo smartphone che uso tutti i giorni, ma la mia attività mi ha portato ad aprirmi ad altre piattaforme, dove ho trovato buona soddisfazione unita al piacere rinfrescante di design, interfacce e specifiche variegate. Non posso dunque parlare di iPhone senza considerare la mia esperienza con altri terminali. Nonostante ciò, non riesco a metterli completamente sullo stesso piano. I riferimenti trasversali saranno obbligatori – sempre di smartphone stiamo parlando – ma per me l’iPhone rimane ancora più efficiente, specie per chi usa anche Mac.

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Caratteristiche principali

Noi tutti – e più in generale “il mercato” – tendiamo a crearci delle aspettative prima del lancio di un nuovo prodotto. Alcune volte queste sono ben circostanziate e basate sulla conoscenza storica di un marchio, altre volte si tratta più semplicemente di speranze. Nel caso dell’iPhone 7 Apple ha seguito un percorso già tracciato dai modelli precedenti, ma non sono mancati elementi di sorpresa, sia in positivo che in negativo. Ovviamente il termine “sorpresa” qui è riferito alla presenza/assenza di specifiche prevedibili e non al fatto che l’evento di presentazione ci abbia in effetti stupito: i rumor ci hanno tolto questo piacere già da diversi anni.

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La presenza del SoC A10 era scontata, ad esempio, ma non si immaginava che questo sarebbe stato un quad-core. È la prima volta che vediamo una CPU del genere su un dispositivo iOS e l’implementazione scelta da Apple (che, ricordo, progetta da sé i SoC ARM) è molto simile alla tipica big.LITTLE, ovvero con due core ad alte prestazioni e due ad alta efficienza. Grazie a questa soluzione, l’A10 si è guadagnato l’appellativo Fusion e consente di risparmiare più energia nelle condizioni in cui non serve tanta potenza di calcolo (tipicamente nello stand-by). Il quantitativo di RAM si mantiene invariato sul modello da 4,7″, sempre con 2GB, mentre il Plus sale a 3. Attenzione a non leggere questa differenza come un vantaggio del modello più grande, perché in realtà l’incremento va a bilanciare le maggiori risorse richieste dallo schermo Full HD da 5,5″, risolvendo quei saltuari problemi di micro-lag che alcuni utenti del 6s Plus lamentavano.

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Era stato ampiamente previsto anche l’aumento della capacità di archiviazione, che nell’entry-level passa da miseri 16GB a più accettabili 32. Più che una scelta questa era ormai una necessità, perché già con il 6 ed il 6s i 16GB si sono dimostrati insufficienti, per quanto Apple abbia tentato di giustificarli con lo spostamento dei dati nel Cloud. Con uno smartphone dotato di così tante potenzialità può essere ancora considerato un taglio di memoria “stretto”, visto e considerato che non è presente la possibilità di espansione con microSD. Ho sempre trovato condivisibile la scelta di Apple di voler garantire un’esperienza utente al top, cosa che aprendosi alle TF sarebbe impossibile, tuttavia la speranza che un futuro iPhone possa avere la memoria espandibile continua ad allettarmi. Prima non c’era una tecnologia adatta, ma ora ci sono le nuove Samsung UFS, che promettono velocità di lettura superiori a 500MB/s e di scrittura fino a 170MB/s. Graditissimo il raddoppio di capacità anche per i tagli successivi, che passano da 64/128GB a 128/256GB – anche se fatico ad immaginare chi possa aver bisogno del più grande. Non sarebbe sicuramente necessario se ci fosse una memoria espandibile, infatti molti produttori ormai si limitano ad offrire un solo taglio “sensato” per poi lasciare all’utente la scelta di aumentarlo con lo slot microSD. In tutti i casi ora l’offerta appare sicuramente più moderna e chi vuole spendere il minimo – e non “poco” – può avere 32GB, mentre io che mi sono trovato bene con 128GB sul 6s ho potuto risparmiare acquistando il modello intermedio del 7 e non più il top di gamma.

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Novità molto importanti riguardano il comparto multimediale, iniziando dall’audio che passa da mono a stereo. A fronte di questa aggiunta troviamo però anche una detrazione, e riguarda la scomparsa del vecchio connettore mini-jack. Non è da meno l’upgrade per le fotocamere, che mantengono i 12MP delle precedenti ma offrono un nuovo sensore migliorato, un obiettivo grandangolare più luminoso con apertura f/1,8 (invece di f/2,2) ed un flash LED quadruplo, con doppia potenza rispetto il precedente. Inoltre anche l’iPhone più piccolo ha ora la stabilizzazione ottica, assente nel 6s, ma il Plus continua comunque a mantenere una esclusiva: una seconda fotocamera. Questa ha una lunghezza focale più o meno doppia rispetto la prima, infatti Apple la propone come “teleobiettivo 2x”. In realtà la situazione è più complessa, in parte per merito del nuovo e potente Image Signal Processor, per cui la analizzeremo meglio nel paragrafo dedicato. Cresce in qualità anche la fotocamera frontale, che ora offre un sensore da 7MP e video in 1080p (erano 5MP e 720p sul 6s).

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Altre novità rilevanti degli iPhone 7 rispetto ai 6s sono la certificazione IP67, con resistenza ad acqua, schizzi e polvere, e l’eliminazione del tasto home meccanico, che ora dà solo la sensazione di essere premuto grazie al feedback del Taptic Engine. Esteticamente, però, non si notano differenze rispetto al vecchio pulsante.

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Design ed ergonomia

Prima ho parlato di aspettative e la più importante forse era quella di un nuovo design. È stata Apple ad abituarci così, ma con l’iPhone 7 ha scelto di mantenere quasi invariato lo stesso progetto di 6 e 6s. Frontalmente la sensazione di déjà vu è disarmante, soprattutto dopo 2 anni pieni con questo design, mentre sul retro la diversa forma della fotocamera (sempre sporgente) e l’assenza delle righe in plastica per le antenne (che in realtà ci sono, ma girano in alto lasciando il dorso pulito) sono gli unici elementi di novità.

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In Apple sono certamente liberi di cambiare, ma non l’avrebbero fatto senza una ragione. Io credo che a scombussolare il tradizionale iter sia stato l’imminente decennale dal lancio del primo iPhone, che avrà luogo nel 2017. Continuando con il solito ciclo, l’anno prossimo avremmo avuto il 7s e, rimanendo ligi alla “regola”, avrebbe dovuto avere lo stesso design del 7. Magari andrà davvero così, ma se ci pensate è più logico dare solo una leggera ventata di cambiamento quest’anno, accentuata in particolare dalle nuove colorazioni nero opaco e Jet Black, per poi lanciare nel 2017 un modello ridisegnato e con numero intero, saltando completamente questa generazione “s”. Potrebbe essere iPhone 8 ma anche semplicemente iPhone, così da dare un taglio all’attuale numerazione ed evitare di arrivare a breve ad iPhone 11, 12, ecc..

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A proposito di colorazioni, al momento del lancio – e ancora oggi – si trovano pochissimi esemplari di Jet Black, con tutto che è disponibile solo nei tagli da 128 e 256GB. Peraltro, ogni singola persona di quelle che l’hanno potuto testare in anteprima ha sottolineato la sua delicatezza. È certamente bello, lucido e nero assoluto, ma Apple stessa chiarisce nel sito che è incline a presentare micro abrasioni. Addirittura le prime recensioni uscite spesso mostravano dei Jet Black rigati, e questo con pochi giorni d’uso. Come si ridurranno dopo un anno? Se siete pacificamente rassegnati ad una cover magari rimarrà intatto (ma non è detto, perché anche i granelli di polvere bloccati tra questa e lo smartphone potrebbero danneggiarlo), altrimenti potrebbe essere una buona idea evitarlo. A me piace molto, seppure ricordi un po’ il policarbonato dell’iPhone 3G, ma ho preferito optare per il nero opaco. Questo è davvero molto bello dal vivo, simile al vecchio iPhone 5 nero, ma è ancora più scuro e la finitura sembra più resistente. Speriamo che tale l’impressione sia confermata dal tempo, perché quello era soggetto a scoloriture. Tradizionali gli altri tre colori, ovvero grigio chiaro, oro e oro rosa, tutti con frontale bianco.

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Una novità che gli utenti potrebbero non considerare come un upgrade è il pulsante Home statico. Intendo dire che uno potrebbe tranquillamente pensare: ok, me l’hai cambiato e ora mi devo abituare, ma ce n’era bisogno? Alcuni dicono che sia stata una scelta obbligata per la certificazione IP67, ma chiaramente non è così visto che ci sono tanti smartphone che hanno un grado di protezione persino superiore ed un tasto meccanico tradizionale. Sicuramente questo ha contribuito a rendere più semplice l’impermeabilizzazione, ma non è quello il motivo. Lato utente il vantaggio principale è uno: ci sono meno possibilità che si rompa. A me non è mai capitato in tanti anni con nessun iPhone, ma ci sono diverse persone a cui il tasto Home ha smesso di funzionare del tutto o in parte. Inoltre questo è ormai legato al Touch ID e, di conseguenza, non può essere sostituito se non da Apple per non perdere il riconoscimento dell’impronta. Consideratelo come una migliore garanzia di durabilità per lo smartphone. Dal punto di vista della sensazione d’uso, il nuovo Taptic Engine riesce a restituire davvero la sensazione della pressione, molto meglio che nell’Apple Watch e più similmente al trackpad dei MacBook. La particolarità, però, è che non sembra di premere un pulsante ma tutta la parte bassa dello smartphone. Lo spazio circolare del tasto, che è poi quello che offre il preciso riconoscimento dell’impronta Touch ID 2, deve toccare il corpo affinché la pressione venga riconosciuta. Se provate a premerlo con le unghie, ad esempio, non succede nulla, esattamente come avviene a telefono spento. Per molti sarà un non problema, però io, che ho spesso le unghie un po’ più lunghe per via della chitarra, ho notato che nei primi giorni non riuscivo a premere 1 volta su 20. Non è tanto, ma ti aspetteresti che quel pulsante così fondamentale funzioni al 101%. Nei giorni successivi ho digerito meglio il tutto ed ora lo trovo piacevole, mentre il tasto dell’iPhone 6s mi sembra improvvisamente “delicato”. Rimane il problema di non poterlo usare con i guanti, ma in quel caso non funzionerebbe neanche il display per cui il disagio è effettivamente marginale.

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Lato Apple io ipotizzo che questo sia un passaggio propedeutico alla totale scomparsa del tasto fisico. Provando a viaggiare un po’ di fantasia, il prossimo iPhone potrebbe tranquillamente avere un vetro frontale unico, con un tasto home al di sotto. Xiaomi ha dimostrato che la cosa è possibile, pur mantenendo il riconoscimento dell’impronta, con il recente Mi 5s – che per il resto vedo come un downgrade stilistico rispetto il bellissimo Mi 5 (recensione) – quindi sarebbe facilmente implementabile riducendo lo spazio necessario per le cornici. La forma circolare che richiama il vecchio tasto non potrà mancare, essendo ormai un carattere distintivo che Apple si porta dietro fin dall’iPod, ma potrebbe anche essere semplicemente “disegnato” sotto il vetro (immagine superiore). Forse è ancora presto per farlo sparire e riconoscere l’impronta direttamente dallo schermo, come da recente brevetto di Apple, in tutti i casi già l’eliminazione della sporgenza ridurrebbe la complessità esterna e, andando più a filo con lo schermo, si potrebbe mettere un display più grande nello stesso spazio e ridurre invece le dimensioni complessive del modello Plus. Per la nuova colorazione, invece, Ming Chi Kuo parla di acciaio e vetro, ma, visto il recente Apple Watch Series 2 Edition in ceramica bianca, sarebbe possibile l’aggiunta di questa finitura come elemento d’eccezione per i modelli più costosi, così com’è il Jet Black per l’iPhone 7.

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Del tutto inattesa, per quanto mi riguarda, è stata la certificazione IP67. Sono anni che se ne parla e qualcuno la dava per scontata, ma a me non sembrava nelle corde di Cupertino. Se avessi scommesso avrei perso, perché l’iPhone 7 si è guadagnato la protezione completa contro la polvere e quella temporanea per l’immersione fino ad un massimo di 1m. Ma non dovete assolutamente usarlo per fare le foto sott’acqua, a mare o in piscina, perché potrebbe resistere o anche no, ed Apple non garantisce nulla in tal senso né lo riparerebbe in garanzia.

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E non mettetelo sotto il getto d’acqua della fontana per fare gli “sboroni”, perché in quel caso la pressione sarà sicuramente superiore a quella che si avrebbe ad 1m di profondità, per cui rischiate. Il vantaggio di questo tipo di certificazione non è però trascurabile, perché se si dovesse bagnare resisterà sicuramente e se dovesse cadervi in piscina ci sono elevate possibilità che si salvi comunque. Tenete a mente, tuttavia, che un produttore non può garantire che tutti i dispositivi siano perfettamente identici. La maggior parte degli iPhone 7 avrà “almeno” la certificazione IP67, ma alcuni saranno anche superiori ed altri inferiori. Ad esempio ne ho visto uno in cui si sono appannate le fotocamere e ha smesso di funzionare il Taptic Engine dopo 10 secondi in una ciotola d’acqua, mentre altri sono rimasti immersi per un giorno senza presentare problemi. Il succo della questione è: non si tratta di una caratteristica finalizzata a tenere l’iPhone 7 sotto l’acqua, ma solo una misura di sicurezza.

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A livello di qualità costruttiva non c’è davvero nulla che si possa dire che non sia già stato detto sugli iPhone che abbiamo tra le mani già da due anni e dai quali si differenzia in misura irrisoria. Questo significa che se ne apprezza la qualità, la robustezza, il ridotto spessore e la leggerezza (ok, quest’ultima solo per il piccoletto di casa), ma eredita anche qualche difettuccio. Ne cito un paio, anche perché di altri non me ne vengono proprio in mente. Il primo è che quando lo si poggia sulla scrivania, se si interagisce con lo schermo lo smartphone traballa per via della sporgenza della fotocamera. Il secondo è che quando lo si usa senza cover tende ad essere scivoloso. Se siete già possessori di un iPhone recente di certo non lo cambierete per le novità dal punto di vista estetico (sì, è possibile farlo anche per quello se si è molto appassionati), a meno che non siate rimasti proprio stregati dal nuovo nero opaco o dal Jet Black. Ma la cosa bella è che questo smartphone ha miglioramenti in tanti ambiti e, anche se il design è sostanzialmente invariato, riesce ad offrire diversi motivi per considerare un upgrade.

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Display

Dimensione e risoluzione degli schermi di iPhone 7 e 7 Plus non sono cambiate, ma è migliorata la gamma cromatica. In particolare questi risultano P3 compliant, così come i monitor degli iMac Retina. Non dovete aspettarvi miracoli in tal senso, anche perché se un’immagine rientra completamente nello spazio sRGB non vedrete quasi la differenza. Potreste invece notarla nella UI di sistema, nelle app e perfino per le icone, che risultano più vivide. La cosa importante però è un’altra, ovvero che le fotocamere di iPhone 7 registrano immagini usando il DCI-P3 supportato dal pannello. Questo vuol dire che rivendendo le fotografie catturate con iPhone 6s sembrerà quasi tutto uguale, mentre quelle di iPhone 7 avranno colori più ricchi (in particolare si nota sul rosso/magenta).

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La luminosità è ottima e si vede davvero molto bene di giorno. Ho fatto un confronto con l’S7 che mi ha stupito, perché la leggibilità con luce diretta è praticamente alla pari. L’unica differenza è che l’iPhone non raggiunge mai il massimo in modalità automatica, mentre l’S7 sì anche se lasciamo lo slide manuale al di sotto. Il punto di bianco è più caldo su entrambi i miei iPhone 7 rispetto il 6s, ma potrebbe variare in base al fornitore del pannello. Non è una cosa fastidiosa, comunque, anche se tutto il sistema sembra più caramelloso (qui l’inglese “candy” rende meglio l’idea), cosa enfatizzata dallo stile di iOS 9 e 10. Sono schermi bellissimi, credo i migliori IPS su piazza, ma il prossimo passo deve essere verso gli OLED.

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Al tempo dell’iPhone 5 e 5s il discorso era diverso, gli IPS avevano colori più fedeli e un bianco migliore; oggi non è più così. E da diverso tempo. Se ripeschiamo l’idea di un modello “rivoluzionario” l’anno prossimo (sempre nei confini ben definiti dai principi guida di Apple), allora potrebbe darsi che questo sia l’ultimo IPS che vedremo su iPhone. Gl attuali OLED hanno bei colori, un nero assoluto, un contrasto maggiore e consumano di meno: non c’è ragione di non adoperarli, come è già stato fatto su Apple Watch. Vi chiedo scusa se continuo a pensare al futuro parlando invece degli attuali iPhone 7, ma è innegabile che, con tutti gli aggiornamenti, questa generazione appaia come la vetta massima raggiungibile sulla base del vecchio progetto di iPhone 6. E non è un male, dopotutto, perché dopo 3 anni di affinamento si è raggiunta quasi la perfezione. Anche per il discorso risoluzione, non nutro nessun rimpianto per la stasi su 1334 x 750 pixel sul 4,7″ e 1920 x 1080 sul 5,5″, perché restituiscono densità più che valide senza appesantire troppo l’hardware. Tuttavia siamo lontani da una condizione ideale nel rapporto schermo/dimensioni. Lo noto principalmente con il Galaxy S7, che in una superficie quasi identica a quella dell’iPhone 7 offre uno schermo 5,1″ Full HD dalla resa superiore.

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Apple potrebbe passare a qualcosa del genere nel prossimo modello, portando l’attuale risoluzione del Plus sul più piccolo ma con schermo maggiorato e introducendo il QHD su un 5,5″ più compatto. Ma basta guardare al futuro, concentriamoci sul presente iPhone 7 e le sue ottime capacità nel campo multimediale.

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Multimedia: Audio

Audio stereo e due speaker, entrambi posizionati in basso… si potrebbe pensare. La doppia griglia simmetrica, invece, è per lo più un espediente estetico, anche se ha una sua funzione visto che a sinistra troviamo un microfono e lo sfiato per il nuovo barometro (che all’interno occupa lo spazio del mini-jack). La seconda “cassa” è in realtà posta in alto, nel luogo tipicamente adibito alla capsula auricolare. È un po’ insolito che uno speaker sia rivolto frontalmente ed uno di lato, ma la soluzione si è dimostrata molto efficace. La sensazione di un audio stereofonico e con una maggiore spaziosità è chiaramente percepibile, inoltre se teniamo lo smartphone in mano in orizzontale, occludendo la cassa inferiore, il suono ci raggiungerà comunque frontalmente. Semplice e funzionale, questa soluzione ha consentito anche di incrementare il volume, che è quasi doppio rispetto quello dei precedenti iPhone. La qualità rimane più o meno quella, non pensate di poterlo utilizzare con soddisfazione per l’ascolto musicale, ma quando si gioca o si guarda un filmato, si apprezzerà moltissimo il miglioramento. Inoltre funziona decisamente bene anche il vivavoce, più forte ed usabile. Unica pecca riscontrata è che durante la riproduzione a volume sostenuto, usando il touchscreen sentiamo una vibrazione sotto il dito. È una sensazione che non mi è piaciuta, anche se non credo si potesse evitare visto il volume di riproduzione e il secondo speaker posizionato più internamente.

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Sulla questione arcinota dell’assenza del connettore mini-jack, vorrei evitare di metterla sul filosofico. Apple ci ha provato, ricordando l’anzianità della tecnologia e la voglia di andare avanti, ma non mi trovo d’accordo. Non tanto per una questione puramente teorica, perché alla fin fine il ragionamento ci può stare e nella confezione troviamo un adattatore da Lightning a mini-jack per retro-compatibilità, quanto perché ne ho sentito la mancanza all’atto pratico. Escludo categoricamente l’idea di comprare un adattatore per casa, uno per la macchina, uno per la borsa da lavoro ed uno da tenere in tasca, perché se anche costano poco (9€) mi sembra un totale non-sense.

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Tuttavia l’altro giorno dovevo registrare l’audio da un microfono esterno, cosa che faccio sempre con il 6s, ed uscendo di casa avevo dimenticato l’adattatore. Fregato. Poi in un evento tra amici volevamo usare un selfie stick per una foto, ma il mio era completamente scarico (giusto perché non lo uso quasi mai e l’ultima volta l’avevo caricato l’anno scorso), così ne abbiamo chiesto in prestito uno ad una bimba che lo aveva, ma dopo aver messo l’iPhone 7 Plus al suo posto, mi sono ricordato che non c’era la porta mini-jack con cui questo funzionava (non era uno di quelli Bluetooth, per intenderci). Insomma: fregato di nuovo. Il tutto in meno di una settimana.

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Sono due esempi banali di cose che potranno effettivamente capitare se non si ha sempre un adattatore in tasca, e onestamente io non vorrei dovermi preoccupare di averlo. Inoltre ci sono una grandissima quantità di professionisti che sfruttano il mini jack per diversi aspetti legati alla loro attività basata sull’audio, come ad esempio i fonici. Credeteci o no, molti di questi sfruttano l’iPhone per il soundcheck o per mandare musica nelle pause durante gli eventi o i concerti. Per fortuna potranno continuare a farlo con iPad, almeno per il momento. L’utente medio forse passerà a soluzioni Bluetooth, ma potrà anche usare l’adattatore fornito da Apple o cuffie ed auricolari Lightning, comprese ovviamente le nuove EarPods in dotazione con iPhone 7 (che hanno perso la scatola rigida da trasporto, purtroppo). Credo però che non sarà difficile ritrovarsi impossibilitati a connettersi da qualche parte. Tra le possibili situazioni fastidiose c’è quella in cui si vuole avere una cuffia o un auricolare da usare sia sull’iPhone che su iPad o sul Mac, dove non c’è la porta Lightning, ma soprattutto quella in cui si debba usare sia l’uscita audio che la ricarica.

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Non fate no con la testa, anche se a voi non è mai successo non vuol dire che non capiti. Apple suggerisce l’uso del Dock in questi casi, perché dietro ha sia Lightning che audio, ma vi pare che uno possa portarselo dietro? Ok che Belkin ha già fatto uno sdoppiatore, ma se solo penso all’idea di mettere prima questo, poi il cavo di ricarica su una porta, l’adattatore mini-jack dall’altra e, infine, il cavo audio, rabbrividisco sul serio.

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Senza contare che ci sono diversi accessori di terze parti che usano proprio il mini-jack in luogo della porta Lightning per funzionare. Probabilmente è anche un modo per aggirare la licenza MFi – cosa che non si potrà più fare a favore delle casse di Cupertino – ma non prendiamoci in giro: se ne poteva fare a meno. Se avessero chiesto agli utenti “preferite un barometro migliore o il connettore mini-jack”, credo avrebbero ricevuto una risposta a senso unico.

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Eppure leggo diversi utenti che difendono questa scelta, ripetendo a pappagallo l’idea del “coraggio” espressa da Schiller. Potevo capire quando Apple ha tolto PS/2, seriale e parallela in favore dell’USB, potevo capire l’eliminazione del floppy per il CD e anche quella successiva del DVD, ma in questo caso la porta non era in disuso e, soprattutto, non ci viene data un’alternativa migliore né tantomeno standard. La Lightning rimane proprietaria, mentre il mondo mobile va tutto verso la USB-C, e il Bluetooth c’era già, non ce lo stanno “regalando” oggi come una miglioria (che poi miglioria non è, qualitativamente parlando). Ovvio che in futuro mi piacerebbe avere tutto wireless, anche la ricarica per quanto mi riguarda, ma questa dipartita appare poco sensata e non solo prematura. Avrebbe avuto decisamente più senso attendere l’arrivo del Bluetooth 5 l’anno prossimo, perché almeno si sarebbe potuta garantire una migliore qualità audio senza fili. A seconda dell’uso personale dello smartphone questa potrà essere una grave mancanza o una cosa del tutto ininfluente, per me è la prima e non posso dire diversamente.

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Multimedia: Foto

Vi avverto: evitate di leggere questo paragrafo se non volete rischiare un mal di testa. Partiamo comunque delle cose semplici: la nuova fotocamera dell’iPhone 7 guadagna un nuovo sensore CMOS (Sony Exmor RS di seconda generazione secondo Chipworks), una maggiore luminosità di f/1,8 e la stabilizzazione ottica, prima presente solo sul Plus. La risoluzione rimane la stessa, 12 MP, ma queste caratteristiche consentono all’iPhone 7 di salire di meno con gli ISO, perché l’obiettivo cattura più luce e la stabilizzazione consente tempi più lunghi senza mosso (cliccate per ingrandire l’immagine successiva al 100%).

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In un confronto di giorno, invece, la differenza tra una foto dell’iPhone 6/6s ed una dell’iPhone 7 (non Plus, poi vedremo perché) è davvero trascurabile, specie in condizioni ottimali di scatto.

Inoltre la possibilità di scattare in RAW ottenuta con iOS 10 non è una esclusiva del 7, per cui potremo sfruttarla anche sui precedenti. L’utente medio magari non saprà cosa farsene, ma il vantaggio è molto concreto, soprattutto perché si parla di piccoli sensori e con limitata gamma dinamica. Avete presente i cieli completamente bruciati che si vedono tipicamente nelle fotografie degli smartphone? In un buon 70% dei casi questi si potranno recuperare, in tutto o in parte a seconda dell’esposizione, proprio partendo dal file “grezzo”. Apple ha scelto il DNG come formato, cosa assolutamente sensata visto che è uno standard aperto introdotto dal gigante Adobe, ma non si può catturare un RAW con l’app nativa. Dall’apertura delle API, gli sviluppatori si sono comunque dati molto da fare e già si trovano numerose alternative di terze parti. Tra le prime ad arrivare c’è stata Adobe, con il suo Lightroom Mobile, poi c’è la semplicissima RAW by 500px e tante altre, ma al momento quella che mi convince di più è ProCamera e vi spiegherò il perché; prima c’è però bisogno di un po’ di dietrologia.

Iniziamo dalla fotocamera grandangolare, quella con un angolo di campo equivalente al 28mm e che condividono sia l’iPhone 7 che il Plus. La misurazione di Chipworks ha rilevato uno zoccolo di circa 5,16 x 6,25mm e ciò sembra coincidere con la mia teoria di un sensore 1/2,6″ con dimensioni effettive di 4,92 x 3,69 mm. Questo avrebbe un moltiplicatore di 7,04x, per cui tornerebbero anche i dati EXIF leggibili nelle foto di iPhone 7, con un obiettivo da 3,99mm che rende come un 28mm (precisamente 28,07).

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Quando si preme il pulsante di scatto nell’app fotocamera di iPhone 7, lo smartphone cattura da 3 a 7 immagini RAW in sequenza a seconda delle condizioni ambientali. Questo anche se premiamo una sola volta. Strano, vero? L’operazione è così veloce che non noteremo nulla e l’ISP sceglierà automaticamente le parti migliori tra tutte (valutando cose come esposizione, messa a fuoco, movimento dei soggetti e persino i sorrisi) e registrerà un solo file JPG. Questo che Apple chiama multi-frame algorithm sembra davvero ottimo e consente di ottenere più facilmente fotografie “perfette”, ma DxOMark ha rilevato anche un potenziale problema di ghosting. Personalmente non sono riuscito a replicarlo, però hanno postato un’immagine abbastanza esplicativa, in cui il braccio in movimento di una persona si vede in due posizioni diverse: la prima molto nitida e la seconda più chiara sullo sfondo, proprio a causa dell’algoritmo di miscelazione.

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Se invece usiamo un’app di terze parti, la fotocamera catturerà una singola immagine, che sia in RAW o in JPG. Questo vuol dire che si avrà maggiore controllo ma anche maggiori “responsabilità”. Non ci sarà Apple ad aiutarci e mixare un’immagine con la parti migliori, quindi è potenzialmente più facile sbagliare. Di contro, il vantaggio del file grezzo è notevole e risulta utile in tutte quelle circostanze in cui si vuole ottenere la massima qualità possibile con un po’ di post-produzione.

Passando all’iPhone 7 Plus la cosa si complica ulteriormente. Partendo dalle cose certe, comunicate dalla stessa Apple, sappiamo che pure la seconda fotocamera cattura immagini da 12MP ma con obiettivo equivalente a 56mm, apertura f/2,8 e senza stabilizzazione. Queste informazioni da sole lascerebbero dedurre che il sensore sia lo stesso di quello della prima fotocamera, che abbia un ingrandimento 2x rispetto la stessa ma una luminosità inferiore. I file EXIF, però, contrastano con la prima conclusione. Se per l’obiettivo grandangolare la dimensione del sensore, la lunghezza focale reale e quella equivalente sono coerenti, ciò non avviene per quello che Apple definisce “teleobiettivo”. Lo chiameremo anche noi così per semplicità, ma per vostra informazione questa focale è ancora nella forbice che si definisce “normale”, mentre i tele partono tradizionalmente da almeno 85mm. Secondo i dati EXIF memorizzati dallo stesso iPhone 7 Plus al momento dello scatto, il teleobiettivo ha una focale reale di 6,6mm ed una equivalente di 57mm. Scrivere 56 invece di 57 nelle varie comunicazioni ha senso, dopotutto la differenza è minima ed è più funzionale considerarlo un 2x netto rispetto il 28mm della prima fotocamera. Il problema è un altro, ovvero che per far diventare un 6,6mm un 57mm serve un moltiplicatore maggiore di un 7x.

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Visto che alla matematica non ci si può sottrarre, questo ci porta ad una conclusione sicura, ovvero che l’area del sensore utilizzata dalla seconda fotocamera è di circa 1/3,2″, con dimensioni orientative di 4 x 3mm ed un moltiplicatore 8,65x. Quello che ancora non sappiamo per certo (e che non ha chiarito al 100% nemmeno il teardown di iFixit) è se il sensore sia effettivamente più piccolo o se Apple ne abbia usato uno identico a quello della prima fotocamera ma sfruttandone solo la porzione centrale. Un possibile motivo di questo potrebbe essere relativo ad economie di scala, ma personalmente non credo. Al momento possiamo fare solo ipotesi, sebbene la cosa apparentemente più logica è che sia davvero un sensore più piccolo, configurando il doppio set in questo modo:

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C’è però una seconda possibilità a cui ho pensato e che deriva da un’altra funzionalità intelligente e non molto pubblicizzata di iPhone 7 Plus. Nello scatto con l’app fotocamera nativa usando il grandangolo, l’iPhone cattura anche l’immagine del tele e – in alcuni casi – la mixa con l’altra. In pratica la parte esterna deriva dalla fotografia del 28mm, mentre la centrale da quella da 57mm. Il motivo di questa scelta è molto semplice, in quanto il teleobiettivo in effetti vede più da vicino, quindi avrà più informazioni nell’area che inquadra. Pensate semplicemente a quando vedete una targa difficile da leggere in lontananza e che risulta invece chiara quando vi avvicinate. Se dal punto di vista teorico non fa una piega, va detto che i risultati non sono buoni come si potrebbe immaginare. Per notare la migliore definizione si deve ingrandire almeno al 100% l’area centrale. A quel punto si nota la presenza di qualche informazione in più, ma nulla che possa considerarsi davvero rilevante.

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Per quanto l’idea sia semplice, l’implementazione richiede comunque un mezzo miracolo. Con i due obiettivi affiancati e fuori asse, le imperfezioni di costruzione (che aumentano esponenzialmente con lenti così piccole) e le naturali differenze cromatiche e prospettiche tra le due focali, Apple si deve essere impegnata non poco per raggiungere questa fusione pulita. Per avere maggiori possibilità di effettuare un merge privo di imperfezioni, sarebbe dunque possibile che si sia adoperato lo stesso sensore da 1/2,6″ sfruttando però solo l’area centrale. Tutto lo spazio apparentemente sprecato ai bordi, che tipicamente è anche affetto da maggiori aberrazioni e decadenza dalla luminosità, sarebbe utile come tolleranza al fine di individuare una sovrapposizione più precisa e scartare i difetti.

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Ripeto che si tratta solo di una ipotesi, ma se il sensore della seconda camera si confermerà identico non vedo altre spiegazioni. Un obiettivo da 6,6mm montato su questo porterebbe matematicamente ad un 47mm equivalente e non un 57 come riportato dai dati EXIF e neanche il 56mm suggerito da Apple. Speculazioni a parte, che potreste trovare interessanti quanto noiose, non c’è dubbio che quando premiamo il pulsante di cattura nell’app fotocamera, l’iPhone 7 – e ancora di più il Plus – effettua una miriade di calcoli complessi. Non a caso Apple ha sottolineato che il nuovo Image Signal Processor da lei progettato compie oltre 100 miliardi di operazioni ad ogni scatto. Ora che conosciamo alcune delle cose che fa in quei pochi millisecondi, non risulta davvero difficile immaginarlo. È interessante notare, ad esempio, che viene tenuto in considerazione il fatto che il teleobiettivo ha una minore resa ad alti ISO (per via del sensore più piccolo o usato solo in parte), cattura meno luce (f/2,8 in luogo di f/1,8) e manca di stabilizzazione. Per questo motivo quando l’illuminazione è poca questa mirabolante fusione dei due scatti non viene eseguita (e se proviamo a tappare con un dito il teleobiettivo l’immagine non si oscura come avviene di giorno). Tornando alle app di terze parti per lo scatto in RAW, il motivo per cui al momento preferisco ProCamera è che offre tre opzioni: foto grandangolare, foto teleobiettivo, foto dual camera. Questa terza opzione in realtà sarà totalmente a carico di Apple, che fornisce allo sviluppatore solo i dati elaborati post-fusione. Per questo non si potrà selezionare il salvataggio in DNG ma solo JPG o TIFF (giusto per non avere la compressione lossy aggiuntiva). Grazie a quest’app sono riuscito a fare un po’ di confronti realistici tra lo scatto a singola camera e quello a doppia, arrivando alle conclusioni di cui vi ho appena parlato.

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Quindi Apple non ha messo un secondo obiettivo e basta, ma ci ha creato intorno un ricco set di funzionalità, visibili e non. Finora abbiamo parlato di quelle che agiscono a nostra insaputa, cercando di offrirci una qualità migliore senza richiederci alcuno sforzo, ma c’è anche quella più evidente di poter zoomare. Anche in questo caso il termine è improprio (oltre che brutto), in quanto in realtà vi sono due fotocamere con lunghezze focali distinte; però il risultato alla fine non cambia, perché il resto avviene via software. Sull’interfaccia della fotocamera abbiamo una piccola icona 1x che indica l’uso del grandangolo e ci possiamo premere sopra per passare al 2x della seconda camera. Proseguendo con un movimento circolare si raggiunge un 10x digitale, che partendo da un 2x ottico riduce la necessità di crop (e perdita di definizione) che si avrebbe partendo dall’obiettivo grandangolare (anche in questo caso vale solo con buona luce). Ecco perché a parità di ingrandimento una foto registrata con il 7 Plus risulterà più nitida rispetto a quella del 7 o dei precedenti. E qui la differenza è piuttosto evidente.

Inoltre anche qui Apple ha sfruttato il meccanismo della fusione per offrire un ingrandimento frazionale e progressivo da 1x a 2x con quasi nessuna perdita di definizione. Le uniche eccezioni sono quando l’ISP scarta la foto del teleobiettivo per le ragioni citate in precedenza, ovvero quando questa risulti troppo sgranata o mossa per via dei suoi limiti fisici rispetto la principale. Il salto tra le due camere è istantaneo premendo sul pulsante 1x/2x, mentre quello progressivo è stato reso davvero molto fluido. Il momento in cui si passa dal primo al secondo obiettivo è quasi invisibile, giusto in ambito video si può notare un leggero cambio di luminosità dovuto al passaggio da f/1,8 a f/2,8 (lo vedrete più avanti nel test 4K). Comunque se provate ad usare un LG G5 passando da una camera all’altra, noterete come l’implementazione di Apple sia di un livello decisamente superiore.

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Durante il keynote era stato anche promesso l’arrivo di una funzionalità speciale destinata al solo 7 Plus, ovvero quella dell’Effetto sfocato. Attualmente noi iscritti al programma developer la stiamo provando in versione Beta, ma a breve sarà distribuita ufficialmente (magari è già successo mentre state leggendo queste parole). Attivandola con uno swipe orizzontale, veniamo direttamente catapultati nella visualizzazione del teleobiettivo e non si potrà usare sul grandangolo. Qualche recensore frettoloso ha ipotizzato che la scelta dipendesse dal fatto che aumentando la lunghezza focale l’effetto sarebbe stato più evidente, ma non è assolutamente vero. Intanto perché questo si verifica a parità di sensore e apertura, oltre che di distanza del soggetto messo a fuoco, mentre in questo caso il teleobiettivo è inferiore al grandangolo.

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Il motivo principale però è un altro, ovvero che il sistema utilizza le informazioni catturate da entrambe le fotocamere e sfrutta le differenze dovute al disallineamento per dedurre al meglio delle sue possibilità la terza dimensione. Partendo da questo assunto, è scontato che il sistema possa funzionare solo in tele, perché nelle focali inferiori non avrebbe le informazioni della seconda fotocamera. In sostanza ha i dati che le servono per elaborare il tutto solo nell’area di sovrapposizione dei due obiettivi (quindi in tele) e per lo stesso motivo è presente solo sul 7 Plus.

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Per quanto riguarda i risultati, posto che siamo sempre in una fase di Beta testing, non dovete aspettarvi dei miracoli. Apple ha contribuito a montare le aspettative mostrando un bellissimo effetto bokeh nell’invito di presentazione dell’iPhone 7 Plus, ma all’atto pratico si nota solo una sfocatura dello sfondo. Questa è effettivamente smart, perché riconosce abbastanza bene i soggetti principali e sfoca il resto, ma anche un occhio poco allenato si accorge che è un falso. Carino, per carità, ma non avrete mai una resa davvero tridimensionale e potete scordarvi quel bel bokeh circolare in corrispondenza delle luci in background: queste appariranno solo più sfocate. Di seguito potete vedere voi stessi il risultato ottenuto con questo “filtro” a confronto con quello di una reflex nelle medesime condizioni (cliccate per ingrandire). Io non sono affatto stupito, sia chiaro, piuttosto mi preme far capire che non si possono neanche lontanamente mettere sullo stesso piano o nella stessa frase, cose che purtroppo hanno fatto in tanti.

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Qui si nota anche uno dei numerosi difetti dell’attuale versione Beta e che non è detto possano essere risolti in futuro. In presenza di oggetti semi-trasparenti, l’algoritmo fatica a riconoscerne i bordi, anche se un essere umano li vede chiaramente. La parte superiore del bicchiere in primo piano è stata infatti sfocata dall’effetto anche se non doveva esserlo. Ho riscontrato numerosi altri problemi analoghi, con elementi che vengono sfocati quando non dovrebbero e viceversa. Si nota leggermente meno con un volto, perché sui capelli si può un po’ abbozzare il passaggio senza risultare vistoso. Il punto è che può essere una cosa “divertente”, però non è nulla di rivoluzionario. È migliore di altri “effettini” analoghi visti finora, ma allo stato attuale – di Beta, ricordo – non si avvicina neanche di un sputo ai risultati di una reflex/mirrorless con sensore più grande. Tuttavia mi auguro che molti difetti si potranno correggere in fase di sviluppo e l’illusione potrà diventare sempre più realistica con nuovi aggiornamenti e perfezionamenti dell’algoritmo. In ogni caso, non dimenticate: sempre di un effetto si tratta. Non trasformerà d’improvviso il vostro smartphone in una vera fotocamera. D’altronde se c’è ancora una categoria di persone, definiti comunemente “fotografi”, che va in giro con borse e pesanti obiettivi tra le mani, non è perché non sanno che esistono gli smartphone.

Non cambia molto dal punto di vista del video, con il 4K a 30fps e il FullHD fino a 60fps. Sull’iPhone 7 vi è comunque un miglioramento visto che ora l’obiettivo è stabilizzato, mentre sul 7 Plus possiamo ingrandire durante la registrazione passando al tele o sfruttando lo zoom digitale fino a 6x (non 10x come in modalità foto). Per quanto vi siano smartphone con una migliore definizione in 4K, l’iPhone 7 risulta ottimo in termini di qualità complessiva del video. In particolare si nota un framerate piuttosto costante e fluido ed una stabilizzazione ottica+digitale con una efficienza molto buona.

Se volete il mio personale parere, la seconda fotocamera dell’iPhone 7 Plus è una buona idea implementata intelligentemente e con ottime possibilità di sviluppo, ma occorre che teniate a bada le vostre aspettative. Per quanto riguarda il miglioramento di qualità rispetto a 6 e 6s, è visibile nel 7 quasi esclusivamente con poca luce, mentre di giorno risulta marginale. Il 7 Plus non vi farà diventare dei fotografi, ma di certo offre possibilità in più, anche solo per la questione del quasi-teleobiettivo. Ricordate però che i suoi effetti verranno quasi completamente vanificati con poca luce. Sarebbe stato bello che pure la seconda fotocamera avesse un sensore altrettanto ampio, la stabilizzazione e luminosità equivalente al grandangolo, ma evidentemente non è fisicamente possibile in questo spessore. Ricordate i tizi di cui parlavo prima che usano obiettivi lunghissimi? Ecco, quelli sono i tele.

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Mentre analizzavo questo iPhone 7 mi sono accorto che, per quanto possa apparire sempre lo stesso, Apple sembra essersi impegnata a migliorarlo in tutti gli aspetti più importanti. E magari lo ha fatto proprio perché di fuori è cambiato meno di quanto ci si potesse aspettare. Non poteva mancare all’appello anche la fotocamera frontale, che passa da 5 a 7MP e guadagna la registrazione video 1080p e la stabilizzazione, che lavora bene pur essendo solo digitale. Quest’ultima è una delle migliorie che possono essere più evidenti per chi è solito fare video-selfie (termine orribile, ma ci siamo capiti), mentre la differenza di risoluzione è più da marketing che di sostanza.

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È stato in gran parte risolto quel problema che avevo evidenziato nella recensione del 6s, la cui fotocamera frontale tendeva a bruciare malamente le alte luci, cosa pessima con il volto illuminato direttamente. Non aspettatevi miracoli, perché con tanta differenza tra luci ed ombre le prime verranno comunque completamente bianche, ma nella media si otterranno selfie meglio esposti. Ritengo comunque che tutto ciò sia dovuto in primo luogo ad un intervento più mirato in fase di sviluppo del JPG e non al nuovo sensore da 7MP.

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Prestazioni

Togliamoci subito qualche benchmark sintetico, che vedete qui sopra. L’A10 Fusion supera di slancio il vecchio A9 e tocca delle vette davvero molto elevate. Da notare il risultato in single-core, che non ha praticamente rivali e lo posiziona anche più in alto dell’iPad Pro 12,9″. È grazie a questo che lo smartphone vola, perché viene sfruttato in ogni app o attività, anche quelle più semplici. Non si può fare un confronto diretto con il mondo Android in questo senso, perché le prove pratiche dimostrano che gli iPhone vanno meglio a parità di “numeri”, figurarsi quando questi sono persino superiori. Non c’è nessuno che gli tenga testa nell’uso reale al di fuori dei benchmark, neanche l’esplosivo Note 7. Date un’occhiata a questo video se non ci credete.

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Non vi dirò che passando dal 6s al 7 noterete visibilmente una velocità maggiore, perché ancora oggi è difficilissimo mettere in crisi il primo. Se però si esegue un’attività più impegnativa, allora il nuovo arrivato finisce prima. Sicuramente andando avanti e con i futuri sviluppi di iOS, avere il 7 significherà poter sfruttare meglio nuove funzioni e sopportare senza problemi effetti grafici più complessi, ma allo stato attuale non ci sono grandissime differenze. È invece più visibile il salto tra i modelli Plus, principalmente perché il 6s aveva 2GB di RAM e poteva soffrire un po’ con le animazioni. Il 7 Plus, invece, è stato giustamente portato a 3GB, riuscendo quindi ad essere più fluido del 6s Plus e pareggiando i conti con il 7 da 4,7″.

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È quasi impossibile mettere in crisi un iPhone 7, anche passando continuamente da un app all’altra e lanciando i giochi più pesanti. Ora le animazioni di sistema sono sempre godibili anche sul modello Plus. Quando si parla di Apple e degli iPhone, si tende a considerare le caratteristiche di fluidità e robustezza come una naturale conseguenza dello sviluppo interno di hardware e software. In effetti è certamente così, ma non è una cosa così scontata. Intanto perché i dispositivi sono sì pochi, ma neanche tanto se si considera che ogni update del sistema operativo va ad essere distribuito su quasi tutta linea in tempo reale, mentre i concorrenti tendono a limitarli solo agli ultimi device e neanche contemporaneamente.

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Dal punto di vista della connettività non ho sinceramente notato cambiamenti. Anche guardando la scheda tecnica, i vari LTE, Wi-Fi, Bluetooth e GPS appaiono identici a quelli del 6s. Così come non cambia l’NFC, presente ma sempre vincolato all’esclusivo uso di Apple e non dell’utente. Funziona con Apple Pay, ad esempio, posto che in Italia non è attivo, ma non possiamo sfruttarlo per abbinare al volo una cuffia, uno speaker o tutti gli altri dispositivi in commercio che lo supportano (e sono tanti). Nei nuovi auricolari wireless AirPods, ancora non disponibili per l’acquisto, ipotizzo sia stato scelto iBeacon per eseguire l’abbinamento rapido visto nei video, sistema che funziona molto bene e che abbiamo già avuto di provare con la Apple TV. Però qui si ripropone il discorso degli standard, in quanto apprezzo che nell’ecosistema Apple tutto funzioni comodamente e di certo questo aiuta l’azienda nel creare il suo famoso effetto lock-in, ma rimango dell’idea che il mondo è bello perché è vario e limitare l’uso di NFC, pur essendo presente, non è una scelta che apprezzo. Forse questo è meno sicuro, ipotizzo, dopotutto un sistema chiuso è sempre meno attaccabile di uno aperto, ma mettere la testa sotto la sabbia non è un metodo efficace per risolvere un problema.

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Software

L’iPhone 7 arriva con iOS 10, ma questo è già disponibile su una moltitudine di dispositivi precedenti. Le sue novità sono quasi completamente condivise dai 6s, con eccezioni davvero minime. La prima riguarda il Plus e deriva dalla presenza della doppia fotocamera, i cui effetti non potevano essere replicati nel 6s Plus come nel 7. Meno logica appare invece la limitazione dei feedback aptici, ora molto più diffusi in iOS 10. Con gli iPhone 7 riceviamo un piccolo “colpetto” quando scorriamo un elenco, come quello dell’orario nella sveglia, oppure se premiamo su una lettera della tastiera per aprire la tendina delle accentate. Nella maggior parte dei casi si tratta di un effetto gradevole, che sembra dare un certo grado di fisicità agli elementi della UI. In alcuni altri lo trovo invece un po’ forzato, in quanto non sembra naturalmente collegato all’azione eseguita. Mi riferisco ad esempio al tocco che riceviamo nell’aggiornare i contenuti di un’app con lo swipe down, oppure se si raggiunge il massimo livello di ingrandimento di una foto.

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In tutti i casi bisogna ricordare che anche l’iPhone 6s ha il Taptic Engine e, seppure leggermente diverso nella risposta (che appare più repentina e meno corposa), avrebbe retto tranquillamente questi stessi feedback. Insomma, non sembra esserci un motivo concreto per questa mancanza, ma non è neanche una questione per cui strapparsi i capelli dato che è gradevole ma nulla di più. A proposito dei feedback, con il 7 ho notato maggiormente la differenza della risposta nella parte alta dello schermo rispetto quella in basso, perché appare più forte avvicinandosi alla locazione fisica del Taptic Engine. Non credo sia facile risolvere questa “cosa” (la parola problema qui sarebbe sovradimensionata), ma mi auguro che gli ingegneri ci stiano lavorando, in quanto sarebbe molto più godibile se il tocco si sentisse precisamente sotto il dito in ogni parte dello schermo, aprendo la strada ad ulteriori implementazioni organiche.

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Visto che mi sono soffermato lungamente sulle novità più importanti degli iPhone 7, evito di aggiungere anche una sotto-recensione relativa al sistema operativo, che, come già detto, non è una esclusiva dei nuovi modelli. Alcuni lo considerano un salto generazionale relativamente contenuto rispetto al precedente, ma le novità non mancano. Una delle più vistose riguarda l’app Messaggi, con tanti effetti ed uno store dedicato per servizi e sticker. Si poteva vivere benissimo senza, per quanto mi riguarda, ma per fortuna iOS 10 non è solo questo. A me piace la presenza dei widget nella schermata di blocco e la nuova app Casa, su cui in effetti si potrebbe pubblicare un approfondimento a tempo debito, ma tra le novità rilevanti vi sono anche l’apertura di Siri agli sviluppatori, la possibilità di nascondere le app di sistema non volute, una maggiore diffusione delle funzionalità 3D Touch e tanto altro.

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Non mi sarebbe dispiaciuto che i widget fossero posizionabili nella home, per avere sempre sott’occhio alcuni contenuti o funzionalità ritenute importanti, nonché per dare all’utente un po’ di flessibilità in luogo della classica griglia di icone, ma già i widget che si aprono con una pressione più forte sulle app sono un bel miglioramento rispetto il precedente elenco di azioni (che comunque rimane). Altra cosa utile è che si può attivare lo schermo semplicemente sollevando l’iPhone, così da poter leggere le notifiche senza dover premere nessun tasto. È intuitivo, non c’è dubbio, ma lo ritengo meno rapido di un’attivazione con doppio tocco o con il passaggio della mano sul sensore di prossimità, come fanno diversi altri smartphone da tempo. Speriamo che l’arrivo di uno schermo OLED nella prossima generazione possa aprire nuove possibilità, come la visualizzazione di data e ora continue, cosa che trovo davvero comoda sui recenti Samsung.

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Batteria

Non so voi, ma più analizzo questo iPhone 7 e più mi sembra che Apple si sia impegnata a spuntare un check di miglioramento su tutte caratteristiche in vista. Anche per la batteria, il modello da 4,7″ passa da 1715 mAh a 1960, mentre quello da 5,5″ da 2750 mAh a 2900. Non è un cambiamento epocale, sia ben inteso, e i numeri possono sembrare bassissimi nel confronto con il mondo Android, ma ancora una volta l’ottimizzazione dell’iPhone gioca un ruolo determinante. L’obiettivo di Apple è rimasto quello di centrare una singola giornata di autonomia, ma i piccoli incrementi di capacità uniti ad una buona ottimizzazione, hanno effettivamente portato ad un miglioramento percepibile. Se nella recensione del 6s avevo parlato di un giorno di uso medio, questa volta possiamo arrivare a sera anche spremendolo un po’ di più. Inutile sottolineare che ci sono attività come il tethering, la navigazione GPS o il gaming in 3D che succhiano più risorse, ma con un uso misto è difficile doverlo caricare a metà giornata. Fatti salvi casi eccezionali, di chi esce di casa molto presto e ritorna tardi sfruttando spesso lo smartphone, l’utente medio e anche quello un po’ più avanzato, potranno vivere piuttosto sereni. Di norma arrivo sotto il 20% alla sera, dopo 5h di schermo acceso e senza attivare il risparmio energetico, per cui non mi posso davvero lamentare. Per chi invece fa davvero tutto con lo smartphone, il modello Plus continua ad essere quello più indicato. Quando l’ho usato poco ci ho fatto due giorni pieni e quando l’ho stressato dalla mattina alla sera, l’ho messo in ricarica a notte inoltrata con più del 30% e quasi 7h di schermo acceso.

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Conclusione

Come ho già anticipato in apertura, si può partire da diversi punti di vista per valutare un iPhone. Se ci guardiamo intorno possiamo facilmente essere disfattisti, perché ci sono troppe cornici intorno allo schermo, che è sempre un po’ grigino non essendo AMOLED e non si è adeguato al mercato in termini di risoluzione, perché la certificazione IP67 è arrivata tardi ed è inferiore a quella di alcuna concorrenza, perché la fotocamera è ottima ma ce ne sono anche di migliori, perché è sempre caro e non c’è espandibilità della memoria, perché iOS è ancora troppo chiuso in diversi ambiti, perché manca il mini-jack e via così all’infinito. Se però si è utenti Apple e si apprezza l’iPhone per la sua versatilità, semplicità, robustezza del sistema operativo, ecosistema ed altro, allora questi confronti risultano del tutto ininfluenti e si potrebbe mettere un “ma” dopo ognuna di quelle voci (fatelo voi stessi a mente, così evito di scriverli). È anche scontato asserire che questo sia il migliore iPhone di sempre, sarebbe strano se fosse inferiore ai precedenti, ma qui la questione è leggermente diversa. Io preferisco dire che questo è l’iPhone più maturo di sempre: è l’unico fino ad ora che è arrivato a tre cicli di perfezionamento, proprio perché il progetto ha subito minime variazioni rispetto a quello di iPhone 6 e 6s. Questo vuol dire che se anche il prossimo sarà più rivoluzionario – e personalmente lo credo – il 7 è un modello praticamente privo di veri difetti. In questi tre anni di anzianità non è cambiato quasi per niente nel design, ma è migliorato praticamente ovunque. Non solo per le prestazioni, cosa piuttosto scontata, ma anche per i materiali costruttivi, l’audio, la batteria, la fotocamera, il sensore, il tasto, lo schermo, ecc.. Ogni cosa è stata oggetto di revisione, ottenendo anche caratteristiche importanti come la resistenza all’acqua oltre che un leggero miglioramento del design del dorso ed il tocco di freschezza di nuovi colori. Acquistando un iPhone 7 non si sbaglia, perché rimarrà un prodotto validissimo per diversi anni, credo più dei precedenti. È un po’ come un sistema operativo giunto ad una perfetta stabilità dopo tante minor release che però ci porta a subire il fascino di un imminente aggiornamento maggiore. È davvero difficile che ci sarà un 7s l’anno prossimo, ne abbiamo già parlato, per cui chi ha il 6 o il 6s potrebbe sentire la testa invece che il cuore ed aspettare ancora prima di effettuare un upgrade, ma chi sceglierà di acquistare oggi l’iPhone 7 avrà speso bene i propri soldi. Nella valutazione complessiva sono stato tentato di togliere mezza stella rispetto all’iPhone 6s. Potrebbe sembrare assurdo dopo quanto appena detto, ma seppure il progetto sia davvero solido e maturo, con alcune soluzioni tecnologiche all’avanguardia, la terza riproposizione dei medesimi principi, per quanto migliorati, inizia ad accusare il peso del tempo. Non mi aspetto un iPhone olografico l’anno prossimo, queste teorie assurde lasciamole a chi ha voglia di divertirsi, ma ritengo che rispetto all’attuale mercato ci siano alcune cose ormai superate. Quella che più di tutte mi auguro che Apple migliori nella successiva generazione, riguarda lo schermo e le sue cornici. Il primo è davvero ora che sia un OLED, le seconde devono essere leggermente più contenute. Non serve e non sarebbe forse neanche comodo un iPhone quasi completamente schermo, e non mi interessano tanto neanche quelli curvi, tuttavia il passaggio ad un tasto home non meccanico ed i miglioramenti lato miniaturizzazione avuti in tre anni, consentirebbero di ottenere un 5″ nelle stesse dimensioni del 4,7″ e un 5,5″ più compatto, con grande gioia non solo per gli occhi ma anche per l’usabilità.

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Per quanto riguarda il discorso 7 vs 7 Plus, vale più o meno quanto già detto per 6 e 6s. Il più piccolo mantiene migliori doti di portabilità ed usabilità, ma questa volta ha una fotocamera stabilizzata ed una batteria leggermente più longeva. Il 5,5″ rimane sconsigliato per dimensioni e peso, ma oltre ad offrire una maggiore godibilità dei contenuti, mantiene una caratteristica di unicità, che in questa generazione riguarda la doppia fotocamera. Sulla carta direi che quest’anno ha ancor più senso il 4,7″ rispetto ai precedenti, perché le limitazioni più importanti che aveva non ci sono più, tuttavia sia per il 6 che per il 6s avevo scelto lo stesso il piccoletto, mentre ora che il Plus è meno “necessario”, probabilmente lo preferisco proprio per la doppia fotocamera. Abbiamo visto che non è come passare dalla notte al giorno, perché i miglioramenti concreti sono relativamente marginali, ma essendo un appassionato di fotografia ancorché un fotografo, sperimentare il teleobiettivo e le sue funzionalità connesse mi stuzzica moltissimo.

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In termini di prezzo si potrebbe scrivere un libro, fare comparazioni con i top di gamma concorrenti (che non sempre sono più economici), considerare la tenuta di valore dell’usato, analizzare il prezzo in dollari anziché in Euro (per vedere che gran parte degli aumenti sono dovuti al cambio), ma il punto è che rimane un oggetto costoso. Lo smartphone oggi non è uno sfizio da facoltosi ma una necessità. Nei paesi emergenti lo hanno tutti e lo usano per qualunque cosa, anche perché non hanno quasi mai un computer a casa. L’iPhone 7, invece, rimane un prodotto di lusso. Ma non intendo dal punto di vista della moda, un lusso vano come poteva essere quello dell’Apple Watch Edition in oro (fortunatamente scomparso), quanto uno che si giustifica quanto più si sfrutta. Uno dei quei lussi che vuoi poterti concedere. È inutile inorridire perché con il suo costo una famiglia media può mangiare per tre mesi (statistica assolutamente inventata, non me ne vogliate perché è solo un esempio), in quanto chi lo comprerà evidentemente può farlo. Così come quelli che scelgono un Note 7, un HTC 10 o altri di prezzo analogo. Questi dispositivi hanno ormai potenzialità incredibili e possono essere strumenti di lavoro impagabili oltre che di svago. Se invece lo smartphone per voi è solo una necessità per rimanere in contatto, gestire la posta, navigare su internet e fare qualche foto “di servizio”, inutile guardare all’ultimo top di gamma, che sia iPhone o altro, perché ormai queste cose si fanno tranquillamente anche con un prodotto da meno di 200€. Criticate il criticabile, non prendetevela con il sole perché splende quando vorreste soltanto dormire.

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PRO
+ Costruzione eccellente
+ Certificazione IP67
+ Schermi IPS ancora migliori dei precedenti
+ Nuovo A10 Fusion con prestazioni incredibili
+ Efficiente audio stereo
+ Fotocamera più luminosa e stabilizzata nel 7
+ Doppia fotocamera nel 7 Plus, con ottime implementazioni software
+ Fotocamera frontale migliorata
+ Messa a fuoco molto veloce, sia in foto che in video
+ Video 4K fluido, stabilizzato e con possibilità di zoom
+ Pulsante Home non meccanico e più resistente
+ Maggiore autonomia rispetto al passato (sia 7 che 7 Plus)
+ Buona efficienza e prestazioni di tutte le connessioni wireless
+ Molte funzionalità aggiuntive grazie al 3D Touch (vale anche per il 6s)
+ Tutti i tagli di memoria sono stati raddoppiati
+ È sempre prevedibile una buona tenuta del valore nel tempo

CONTRO
- Rapporto schermo/dimensione è ormai superato
- Il nero rimane un po’ grigio: il prossimo schermo dovrà essere OLED
- Manca il mini-jack e l’adattatore gratuito sopperisce solo in parte
- L’NFC rimane inaccessibile all’utente
- Prezzo elevato

DA CONSIDERARE
| Il design è cambiato poco, ma i nuovi colori sono bellissimi
| La memoria rimane non espandibile: scegliete il taglio giusto al momento dell’acquisto
| La doppia fotocamera si sfrutta solo con buona luce
| Il nuovo tasto Home è più resistente ma richiede necessariamente il tocco con il dito nudo

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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