Sono passati 5 anni dalla morte di Steve Jobs. Apple è profondamente cambiata sotto la guida di Tim Cook, e abbiamo già avuto modo di farne un’analisi. Qui non vogliamo concentrarci su quanto l’azienda ne senta la mancanza o in cosa sia invece riuscita a risollevarsi, traendo nuova forza da un evento così negativo. Piuttosto vogliamo proporre le percezioni che noi tre principali editor del sito (Maurizio, Elio e Giovanni) avemmo quel giorno, e che ricordo abbiamo di Jobs.

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Non sono uno di quelli che sale sul pulpito in occasione di un funerale. Anche quando ho perso il mio più caro amico, poco più di tre mesi fa, non ho avuto la forza di alzarmi e leggere le poche parole che avevo scritto, tanta era la tristezza che mi strozzava la gola. Pensando a Steve Jobs ed alla sua scomparsa di 5 anni fa, non posso dire di provare lo stesso trasporto, ma se mi soffermo per un attimo mi accorgo di avvertirne la mancanza. Non era un familiare, non era un amico o un conoscente, così come non l’ho mai messo su un piedistallo in adorazione (eccezion fatta per la sua statuetta comprata su internet), ma le sue idee, il suo carisma ed i prodotti che ha contribuito a realizzare, hanno influenzato la mia vita come quella di tutti. Quando ripenso alla sua storia, a ciò che è riuscito a diventare così giovane e a tutta l’altalena di successi, sconfitte e poi ancora successi, nei sui 56 anni di vita, non posso che chiedermi cos’altro ancora avrebbe fatto fino ad oggi e più in là nel tempo. Perché di una cosa si può essere certi: se fosse ancora tra noi ne avvertiremmo gli effetti. E non solo noi tecnofili ed appassionati del mondo Apple, perché le sue idee dirompenti ed i prodotti rivoluzionari avrebbero continuato a stupire il mondo intero. Non avevo memorie lucide del giorno in cui mi ha raggiunto la notizia della sua scomparsa, così sono andato a controllare sul sito, cercando cosa avessi scritto. Ho trovato solo un articolo datato 5 ottobre 2011, con il titolo “Addio. Oggi ogni altra parola e di troppo.“, riportante solo ed esclusivamente la fotografia che vedete qui sopra. Tanto mi è bastato per ricordare il mio sgomento di quel giorno. Provai a scrivere qualcosa, ma ogni parola sembrava di troppo, ogni riflessione pareva essere forzata. Decisi quindi di evitare freddi necrologi e banalissimi elogi. Un titolo di saluto, un’immagine. E per il resto di quel giorno SaggiaMente rimase in rispettoso silenzio – Maurizio

 

Quel 5 ottobre era un momento particolarmente felice della mia vita. Ero laureato da qualche giorno e di lì a poco avrei incominciato ad avviare la mia professione. Inoltre, ero a Roma con la mia ragazza dell’epoca, con la quale mi ero appena fidanzato. Quel 5 ottobre era appena iniziato, preceduto da una bella cena e da una passeggiata all’aria frizzantina della capitale. Il 4S era stato presentato qualche giorno prima, in uno dei nostri primi esperimenti di commento – solo testuale – al keynote, all’epoca in collaborazione fra il mio vecchio blog e SaggiaMente. Su quel palco non salì Steve che, qualche mese prima, aveva ceduto le redini della sua società all’amico e collega Tim Cook. La sua assenza era pesante ed anche i vari dirigenti della società che si alternarono nella presentazione del dispositivo e di Siri non erano smaglianti. Sapevano. Sapevano che presto, forse dopo poche ore, forse proprio durante l’evento, Steve li avrebbe abbandonati. O meglio, ci avrebbe abbandonato. E così è stato. Spesso ci si interroga sull’eredità che ha lasciato alla società: progetti, idee, visioni. Io vorrei soffermarmi sulla lezione che ci ha trasmesso: il non demordere mai, non solo nell’inseguire un sogno, ma anche nel combattere le battaglie più importanti che, con i beni terreni, non hanno nulla a che fare. Quel giorno era un giorno felice, ma le ombre della notizia della morte di Steve lo offuscarono. Fu strano, appena lo seppi mi incupii, quasi come se fosse andato via uno zio mai conosciuto di persona, ma del quale hai sempre sentito parlare da tutti i tuoi parenti. Da quel 5 ottobre, ho sempre tentato di far miei i suoi insegnamenti. Non so se ci sto riuscendo o no, non lo saprò forse mai. Quel che è sicuro, è che in un periodo non più così roseo per me per alcuni punti di vista, ripensare alla sua lezione mi ha ridato un po’ di forza. Perché quel 5 ottobre Jobs ci ha lasciato la cosa più grande che potesse lasciarci: la sua determinazione. Grazie, (zio) Steve. – Elio

 

5 ottobre 2011. Parte di un anno particolare: a marzo lasciai l’università e come un cretino persi pure i contatti con una compagna di corso con cui mi stavo conoscendo in quanto non presi il numero (Elio potrebbe farmi un cazziatone su questo grave punto) né ebbi il coraggio di cercarla su Facebook, social che odiavo come poche cose al mondo. A metà aprile, peraltro con un post su Windows 8, divenni editor regolare qui su SaggiaMente dopo alcuni post come ospite e già a giugno divenni un simplemal backup in quanto il capo si era sposato. Essendo disoccupato, avevo maggior tempo per il sito e creai il mix articoli/libricino PDF “Evoluzione Felina” da Mac OS X Cheetah a Lion, l’allora nuova versione. Nonostante le condizioni di salute si stessero irrimediabilmente deteriorando, non avevo dato così tanto peso a Jobs. Non avevo compreso quanto davvero si fosse aggravata la situazione, o meglio, non pensavo mancasse davvero così poco. Poi a cambiare tutto arrivarono il subentro di Cook come CEO ad agosto e la sedia vuota all’evento di presentazione dell’iPhone 4S il 4 ottobre.

5 ottobre 2011. Da disoccupato, purtroppo di tempo libero ne avevo a bizzeffe e dormivo molto spesso fino a tardi. Grazie a Twitter, posso ricordarmi anche ulteriori dettagli di quel periodo, come le diversamente preghiere tirate perché l’allora server di SaggiaMente non reggeva i carichi post-evento, gli strascichi di problemi di salute avuti alcuni giorni prima (durante l’Oktoberfest a Monaco di Baviera, peraltro), la mia tartaruga che girava continuamente per casa (mi manca)… Dicevo, mi sveglio, accendo il PC. Sì, PC, avevo un Sony Vaio. Il MacBook bianco sarebbe arrivato un mese dopo. Apro Twitter. Si parla di Steve Jobs. Il post di saluto di Maurizio, che interruppe per quella giornata le pubblicazioni sul sito, chiarì che cos’era successo. Devo dire che, come scrissi a quei tempi pure su Twitter, ebbi una sensazione da quella sedia vuota all’evento del 4S. Come se simboleggiasse il completamento di un percorso. L’ultima grande fatica di Steve. Insieme al Campus, ancora oggi in fase di realizzazione.

5 ottobre 2011. Provai molta tristezza quel giorno. Non ho sempre apprezzato Jobs. Molto spesso l’ho criticato e pure denigrato, in una fase in cui ero diventato fanboy Microsoft (prima ancora lo fui di Linux e della stessa Apple; poi la lampadina si accese a farmi capire che l’Inter era un tifo già sufficiente). Ma ne ammiravo comunque il carisma, la bravura nel presentare i prodotti, lo sguardo magnetico. Altri CEO non l’avevano, a partire da Ballmer e le sue ascelle bagnate… Avevo già rivalutato da un po’ l’operato di Jobs, motivo per cui ancor più mi dispiacque. Speravo di poterlo ancora assistere all’opera, durante gli eventi Apple. Quel giorno tutto finii. Istintivamente, presi un oggetto che era sulla scrivania a portata di mano. Il mio iPod di allora, un nano 3G. Lo strinsi in mano con delicatezza, quasi come se fosse stato un amico che consolavo per una grave perdita familiare. Ché poi era così: aveva appena perso suo papà. – Giovanni

SaggiaRedazione

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