Google all’Unione Europea: Android non può essere un monopolio finchè esiste iPhone

Sul finire del mese di aprile, la Commissione Europea ha avviato un’indagine antitrust su Google a causa della sua posizione dominante nel mercato degli smartphone per la presenza di Android sul 90% dei dispositivi in circolazione. Sia chiaro: ad aver tirato l’attenzione della Commissione non è la possibilità per ogni produttore di usare Android sui propri smartphone, ma sull’obbligatorietà dell’installazione del Play Store e di alcune app sviluppate direttamente da Big G e relative ai suoi servizi.

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Infatti, per quanto il Core OS di Android (AOSP) sia totalmente open e utilizzabile da chiunque, l’uso del Play Store e dei Play Services sono pressoché obbligatori per i produttori che non vogliono o possono creare un fork del sistema operativo (come, ad esempio, ha fatto Amazon con il suo Fire OS). Secondo quanto ha rilevato l’UE, il controllo sul Play Store è totalmente di Google che, peraltro, forte della sua posizione sul mercato, detta univocamente le condizioni contrattuali ai produttori di smartphone, costringendoli a installare le app di Gmail, Drive, Maps, YouTube, Google Play Music e degli altri servizi su ogni modello commercializzato.

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Guardando per un attimo la situazione dall’esterno, si può ben comprendere come il problema sotto la lente dell’Unione derivi dalla completa mancanza di concorrenti sul mercato: infatti, Apple non concede iOS a nessun produttore in licenza, mentre Windows Phone ha delle quote di mercato così risicate tali da non poter essere preso in considerazione. Ad ogni modo, secondo Google la concorrenza con Apple non può essere ignorata dalle autorità, visto che mancherebbe una visione di insieme del mercato degli smartphone.

Inoltre, l’azienda di Mountain View, grazie ad alcune GIF animate confezionate ad hoc, nota come su un dispositivo Android (nella specie un Galaxy S7 con Android 6.0.1) solo 11 app sulle 38 preinstallate siano sviluppate direttamente da se stessa, mentre in iOS ci sono 39 app sulle 39 preinstallate sviluppate interamente da Apple e come la situazione sia similare anche per Windows Phone. Peraltro, sottolinea anche che le app di sistema possono essere facilmente rimpiazzate dagli utenti con l’uso di software concorrenti come Dropbox, Spotify ed altri, scaricati milioni e milioni di volte proprio dal Play Store.

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Secondo la società, quindi, Android è così flessibile e personalizzabile dagli utenti che non può essere considerato come un sistema chiuso ed anticompetitivo. Non so se la tesi sostenuta possa essere accolta dalla Commissione che, in un celebre caso similare con protagonisti Internet Explorer e Microsoft, obbligò quest’ultima ad inserire il famigerato ballot screen in Windows per consentire agli utenti di scegliere quale browser utilizzare, oltre a comminarle una salatissima multa.

Non so se potrà ripetersi un simile scenario, magari con una schermata che informi l’utente delle possibili alternative con i link alle singole app al primo avvio di un servizio di Big G, ma la posizione di Google non è certo tanto differente da quella di allora di Microsoft e si sa bene quanto l’Unione Europea sia sensibile alla tutela dei consumatori. Ad ogni modo, ne sapremo di più nei prossimi giorni.

Elio Franco

Editor - Sono un avvocato esperto in diritto delle nuove tecnologie, codice dell'amministrazione digitale, privacy e sicurezza informatica. Mi piace esplorare i nuovi rami del diritto che nascono in seguito all'evoluzione tecnologica. Patito di videogiochi, ne ho una pila ancora da finire per mancanza di tempo.

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