Perché non mi piacciono i monitor LG UltraFine 4K 21,5” e 5K 27″

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Si fa presto ad abituarsi alle comodità. Lavoro con schermi da 27″ da quando Apple ha presentato il suo primo iMac in questo formato (era il 2009), ma l’anno scorso ho deciso di testare un 32″ (recensione) e non sono più riuscito a tornare indietro. Ho provato ad usare il più che soddisfacente LG 27UD88 nella seconda postazione con il MacBook Pro 2016 ma, a parte il vantaggio dell’USB-C per connessione e ricarica, l’ho trovato fin troppo piccolo. E non solo in termini di spazio di lavoro, anche visivamente, perché ormai le cornici di questi schermi sono quasi invisibili e sembrano più piccoli rispetto al passato.

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LG 27UD88, un monitor 27″ 4K con collegamento USB-C (MA NON SOLO!)

Questo mi ha confermato l’idea che ho avuto quando Apple ha presentato i nuovi monitori UltraFine di LG: un 4K da 21,5″ e un 5K da 27″. È vero, sono in linea con l’attuale offerta di iMac, ed è anche vero che le risoluzioni sono eccezionali, ma ormai le trovo dimensioni superate. A parte negli all-in-one, dove tra cornici nere molto spesse e base argentata si ottiene un miglior effetto complessivo, un 21,5″ borderless sembra davvero misero oggigiorno. Ormai anche negli uffici amministrativi si vedono facilmente i 24″. Inoltre questo si collega via USB-C ed offre tre porte nello stesso formato ma alla velocità della USB 2. In pratica sono utili per pochissime cose, per di più quelle che tipicamente sono in formato USB-A, quindi il senso di avere l’USB-C me lo devono spiegare.

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LG UltraFine 5K 27″, il monitor più grande tra quelli nati per i MacBook Pro 2016

Per quanto riguarda il fratello più grande 5K, il mio disappunto è persino superiore. Sono perfettamente d’accordo sul fatto che per un uso generico i 27″ siano considerabili più che sufficienti, ma qui parliamo di prodotti che dovrebbero essere leader e traino del mercato. Le specifiche per esserlo ci sono anche, la risoluzione è elevatissima e la gamma cromatica estesa ma, diciamocelo, era lecito attendersele in questa fascia di prezzo. Il punto è che avere un 27″ che puoi guardare da 1 cm senza vedere il singolo pixel non serve assolutamente a nulla se non a fare lo sborone. Già dal 2015 nel mercato si trovano schermi da 32″ WQHD, nel 2016 si sono diffusi i 4K nella fascia alta e nel 2017 saranno praticamente lo standard per i monitor high-end (21:9 a parte).

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Asus PB287Q, un 28″ 4K che si compra per circa 400€ (e non è il solo)

I 27″ 4K ormai si trovano tranquillamente a meno di 500€ (proprio ieri l’Asus PB287Q a 399€ segnalato sul nostro canale telegram) e spesso hanno un buon pannello se non addirittura calibratura hardware. Provando la risoluzione 2560 x 1400 HiDPI su un 27″ 5K e poi su un più tradizionale 4K, faticherete a notare la differenza se non appiccicandovi allo schermo o scattando una foto macro. Questo perché il sistema utilizzato da Apple per gestire gli schermi Retina è molto efficiente e lavora sul downsampling di immagini eccedenti i limiti del pannello, ottenendo un risultato nettamente migliore rispetto ad un adattamento tradizionale con upscaling ed interpolazione. Spiego meglio: per ottenere uno spazio di lavoro WQHD, un Mac processa immagini 5120 x 2800 pixel che poi riduce in base al pannello (3840 x 2160 nel caso del 4K), invece di generare una scrivania 2560 x 1400 da ingrandire. Può sembrare una differenza da poco, ma in realtà cambia drasticamente il risultato.

Sul MacBook Pro 15″ 2016 Apple non propone più una risoluzione HiDPI intera

Non sto dicendo che avere più pixel sia inutile, ma per gli scettici vorrei ricordare che una conferma di questa mia tesi ce l’ha data la stessa Apple con il MacBook Pro 15″ 2016, proponendo di default una scrivania 1680 x 1050 pixel in HiDPI su un pannello che in realtà ha una risoluzione di 2880 x 1800 (quindi minore del doppio). Insomma, è Apple stessa a dirci che non serve avere una risoluzione 2x intera per ottenere una visione “Retina”. Quindi perché non svincolarsi da questo limite anche per i monitor? In generale è ovvio che un 5K è meglio di un 4K, e non voglio neanche dire che 27″ siano pochi in senso assoluto e per tutti, ma non sono certamente più un punto d’arrivo. Io sul 32″ 4K uso la risoluzione 3008 x 1692 in HiDPI, che da una distanza di visione di circa 50/60cm ha una resa eccellente, è confortevole ed offre uno spazio di lavoro immenso ed al tempo stesso godibile senza affaticarsi. La stessa risoluzione messa su un 27″ ci costringe a strizzare gli occhi o ad avvicinarci troppo, a meno di non avere una vista da aquila.

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Due monitor 27″ offrono tanto spazio, ma non sono comodi come un singolo 32″

Ho anche provato due schermi 27″ affiancati, ma è una cosa che poteva aver senso quando non c’era niente di più grande e di buona qualità, oggi non è più così. Avere quella doppia riga al centro, dover gestire sempre due scrivanie, doppi cablaggi ed un eccesso di spazio orizzontale a fronte di una costrizione in verticale, non è affatto comodo per me. Ci sono dei casi in cui possa essere necessario, ad esempio per avere l’anteprima di un montaggio video 4K a schermo interno durante la lavorazione, ma l’ho trovato troppo vincolante. In termini di produttività quotidiana, un’unica ed ampia scrivania da 32″ è decisamente più bella, comoda e godibile.

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Il Dell UP3216Q, un 31,5″ 4K ricco di connessioni

Ovviamente qui ci sono in gioco delle economie di scala importanti, per cui se negli UltraFine di LG ci fossero gli stessi pannelli adoperati negli iMac 4K e 5K sarebbe già spiegato il motivo di questa scelta. In teoria questi dovrebbero essere migliori, ma non ho trovato delle informazioni certe in merito, per cui evito di sbilanciarmi sull’argomento. In tutti i casi rimango fortemente convinto che per il display di punta dell’offerta specificatamente pensata per gli ultimi computer Apple ci si dovesse spingere oltre i 27”. In otto anni sono cambiate tante cose: al tempo nei salotti si vedevano TV da 32”, oggi lo standard basso è 49″ ma quasi tutti puntano almeno sul 55”. Possibile che nello stesso frangente Apple abbia pensato solo ad aumentare la risoluzione senza rendere i display più generosi? Non dico che si debba aumentare la diagonale irragionevolmente e senza limiti, perché ho provato a lavorare su un 40” e costringe ad un eccessivo movimento della testa per andare da angolo ad angolo, ma non è un problema sui 32”. Inoltre la maggior parte di questi sono in effetti 31,5”, che sono molto vicini ai 30” che Apple proponeva con il bellissimo Cinema Display nel lontano 2005, quando ancora era molto attenta alle esigenze dei professionisti della grafica e del video.

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Altra cosa che proprio non mi va giù di questi monitor è che non si sia sfruttata l’occasione per proporre un hub di porte aggiuntive, fondamentali per un uso desktop nell’anno del Signore del 2017. Le USB-C ce le abbiamo già sul portatile, che senso ha metterne altre tre di queste e nient’altro? In pratica gli adattatori che il giorno ci portiamo nella borsa li dobbiamo poi spostare dietro il monitor, sempre se non vogliamo comprarne altri. Oppure dobbiamo comprare un Dock a parte nel caso in cui avessimo necessità di crearci una postazione da scrivania per il nostro MacBook Pro che contempli un setup relativamente semplice come può essere: un HDD, un cavo Ethernet (quando c’è, è sempre preferibile al Wi-Fi per latenza e stabilità) o una scheda audio esterna con casse annesse. Ma no, dovevano sottolineare che USB-C è il futuro e quindi ci hanno consegnato oggi un monitor con un hub di connessioni che, a mio modo di vedere, è assolutamente inutile. Per giunta non c’è neanche la Thunderbolt 3 in cascata, per cui se un professionista volesse usarne due, dovrebbe collegare due cavi separati al MacBook Pro, in barba al vantaggio dell’unico cavo (per altro mi par di capire che se ne dovrebbe mettere uno a sinistra ed uno a destra per non sovraccaricare le linee PCIe).

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Una Thunderbolt 3 sprecata con 3 misere USB-C (Gen 1) sui monitor LG UltraFine

Infine c’è un altro problema, ovvero che questo monitor va considerato come un banale accessorio. È vero che Apple lo ha reso compatibile in modalità 4K con alcuni Mac meno recenti tramite l’adattatore Thunderbolt 3 / Thunderbolt 2, ma non è un vero peccato investire 1000/1500€ (a seconda se lo prendiate in sconto o meno), e non poterlo sfruttare per nient’altro? Io sul mio 32” a volte ci collego un TV Box via HDMI, altre volte una console, altre ancora un PC. Ho 3 ingressi e li sfrutto sempre tutti, spesso anche per il comodo PIP o PBP. Questi monitor UltraFine sono invece monchi, se ne stanno lì tutti tristi ed inutili fintanto che non ci si collega uno dei Mac compatibili. E poi, diciamocelo, non hanno neanche dalla loro il fascino e la qualità costruttiva che si poteva ritrovare in un Thunderbolt Display… si vede proprio che non sono prodotti disegnati da Apple. Nel 5K abbiamo il vantaggio di avere anche la webcam integrata (con lo svantaggio di cornici non simmetriche), ma anche un noioso Dell è più gradevole.

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La differenza di area tra un 27″ ed un 31,5″ è molto di più di quel che si immagina

Sintetizzando il tutto, il mio personalissimo punto di vista è che questi display siano ben congegnati per quell’utenza a cui serva solo semplicità ed un’ottima qualità d’immagine, ma disattendono le esigenze di chiunque ricerchi la mai troppo sottovalutata flessibilità d’uso. Gli aspetti positivi sono moltissimi e non li metto in dubbio, ma non trovo veramente una sola ragione valida per acquistarli. Il mio auspicio è che i futuri iMac siano 25″ e 32″ e che Apple venda fin da subito gli stessi pannelli anche come monitor. Inoltre mi auguro che rimangano rispettivamente 4K e 5K, perché solo ora questi ultimi iniziano ad essere digeriti decentemente dalle GPU e dagli standard di connettività, non vorrei davvero che si aprisse un ulteriore calvario optando per gli 8K prima che vi siano i presupposti per farlo. Il nuovo Dell Ultrasharp UP3218K è bellissimo, per carità, ma non credo sia ancora necessario se non in ambiti ultra specialistici, inoltre farebbe lievitare troppo il prezzo e creerebbe ulteriori problemi per GPU e connessioni.

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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