#ProgettoWin: tutti i test del PC che ha sfidato il Mac Pro con le nostre conclusioni

Dopo tanti anni di uso quasi esclusivo di computer Apple, nel 2015 ho iniziato a sentire il desiderio di sondare nuovamente il mercato PC. A ridosso di una breve parentesi con un gradevole Dell XPS 13 – con cui non è comunque scattata la scintilla – nel 2016 ho acquistato un Surface Pro 4, convinto che la proposta di Microsoft di un convertibile a metà tra un iPad Pro ed un MacBook Air potesse soddisfare le mie esigenze più semplici in mobilità. Per moltissimi è stato così, in effetti, ma la mia personale esperienza con quel 2-in-1 si è rivelata infruttuosa, per lo più a causa di una non perfetta ottimizzazione dei driver. Pur confermando al 100% il mio amore per macOS, uso Windows 10 piuttosto di frequente ormai, in quanto è il sistema operativo prescelto dal mio collega di lavoro, nel cui studio sviluppiamo e impaginiamo gli album fotografici per i nostri clienti. Ho potuto così constatare che era il Surface Pro 4 ad essere un po’ recalcitrante (forse solo il mio, ma questo è un altro discorso), mentre su un banalissimo assemblato ho riscontrato un’ottima stabilità. Per di più su un i3 dual-core di tre anni fa, Lightroom e Photoshop giravano con una scioltezza inaspettata.

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Dal momento che i Mac Pro sembrano ancora una volta dimenticati da Apple – peggio di quanto non avvenne con la precedente versione dal 2008 in poi – e che in questi ultimi anni la piattaforma CUDA di NVIDIA offre prestazioni maggiori ma non è più presente nei Mac, ho preso la palla al balzo per rimboccarmi le maniche e assemblare nuovamente un PC, cosa che non facevo ormai da dieci anni. Si potevano fare tante altre cose, come modificare interamente il mio tradizionale workflow per passare a software meglio ottimizzati con le GPU di AMD e la piattaforma Metal, oppure iniziare ad usare schede grafiche esterne con i vari box PCIe Thunderbolt 2 o 3, ma l’idea di mettermi sotto per comporre una postazione con dell’hardware di qualità ed una spesa tutto sommato contenuta (almeno nei confronti del Mac Pro da oltre 5000€ che ho usato fino ad oggi) ha stuzzicato sia me che tutta la redazione. Devo anche ammettere che i tanti anni passati come utente Mac quasi esclusivo avevano inevitabilmente appannato la mia visione del mercato informatico, portandomi ad approfondire ed analizzare in maniera predominante le tematiche e l’hardware relativi al mondo Apple. È un effetto collaterale prevedibile, credo, che per fortuna sono riuscito a superare proprio grazie alla continua voglia di studiare, testare, sperimentare. In un matrimonio la fedeltà è una virtù, ma non la considero tale quando si tratta di informatica. Per questo motivo sono più che sicuro che seguiranno altre rubriche come questa in futuro, anche perché il primo #ProgettoWin è nato in un periodo particolare, circa 45gg prima del lancio della nuova serie 7 di processori desktop Intel e della relativa piattaforma di chipset 200 per le schede madri.

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Avendo però iniziato ad assemblare questa macchina l’anno scorso, non potevamo certamente usare hardware ancora inesistente. La presentazione era già nella roadmap della casa di Santa Clara, ma non ci ha motivato ad attendere per diverse ragioni. La prima è che già si sapeva che le nuove CPU avrebbero apportato un incremento marginale in termini di performance e i miglioramenti sulla GPU integrata non ci interessavano, visto che avremmo comunque usato una scheda dedicata. La seconda è che moltissimi utenti Apple incuriositi dal nostro #ProgettoWwin hanno più o meno esplicitamente dichiarato di voler sperimentare l’installazione di macOS. Ciò non rientra nelle nostre finalità, difatti tutte le prove sono state realizzate in ambiente Windows, ma abbiamo capito che avremmo offerto un servizio migliore testando una macchina con hardware pienamente compatibile con il sistema operativo Apple. Più avanti lo sarà anche la serie 200, con maggiore affidabilità dopo l’introduzione su iMac di Kaby Lake, ma al momento è consigliata la precedente.

La cosa bella è che comunque il socket “consumer” LGA-1151 è rimasto lo stesso, per cui si può benissimo fare l’upgrade della CPU o della scheda madre per come si preferisce. Ma se vi interessa la Thunderbolt 3 come interessava a noi, sappiate che sulla serie 200 le schede madri che la supportano nativamente non sono aumentate come si sperava, per cui la Gigabyte Z170x Designare si conferma molto interessante anche oggi. Ovviamente ci sono altri vantaggi sulle nuove Z270, come il maggior numero di linee PCIe, per cui considerate tutto questo come uno spunto per definire la vostra configurazione ottimale. Ad ogni modo tutti i dettagli sull’hardware scelto con le motivazioni punto per punto sono riportate nel precedente articolo, per cui se desiderate discutere di ciò fatelo direttamente in quella pagina, ma eccovi un rapido elenco:

Lista dei componenti principali

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L’assemblaggio è stato piuttosto semplice, anche perché il case scelto (Cooler Master Mastercase Pro 5) è molto spazioso e prevede un’infinità di punti di ancoraggio per i cavi e tanti vani per i dischi da 3,5″ e 2,5″. Inoltre, togliendo i due pannelli laterali si ha un’ottima visione dell’insieme ed ampia possibilità di manovra, con gran parte del cablaggio nascondibile dietro la scheda madre. Con un minimo di preparazione si può fare tutto da soli e in poco tempo, ad eccezione del raffreddamento a liquido.

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Con questo si è più comodi a lavorare in due, perché è meglio maneggiare con cura il radiatore del MasterLiquid Pro 240 mentre si installa la ventola sul processore. Coi migliori sistemi ad aria si riesce comunque a contenere la temperatura di una CPU come la i7-6700K con un leggero overclock, ma visto che ne avevamo lo spazio abbiamo preferito andare sul più efficiente sistema a liquido che fa anche un po’ di scena (utile con il pannello laterale del case trasparente).

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Il mio personale giudizio sul case è buono: l’ho trovato ben costruito e si vede che è pensato in modo intelligente, perché quando ti serve un’apertura per un cavo o il posto dove installare un disco puoi star certo di trovarla. Non è enorme ma neanche troppo costretto, per cui è comodo ed espandibile. Il mio obiettivo era quello di avere una macchina in cui tutte le future espansioni si potessero inserire all’interno, perché sono piuttosto stanco di avere la scrivania piena di dispositivi e cavi dovuti all’esternalizzazione di tutto. Vorrei ritornare ad una certa essenzialità e un torre di media altezza sotto la scrivania non mi disturba quanto tutti i cavi che devo gestire attualmente. L’unico neo è che l’area trapezoidale che copre il radiatore in cima, non ha un blocco. Quindi, ogni volta che mi ci appoggio, questa scorre all’indietro. Altra cosa migliorabile è che il filtro antipolvere alla base del case si estrae solo dal retro e può essere scomodo a seconda di dove si posiziona il computer.

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Per quanto riguarda il contenimento del rumore, non ci sono inserti fonoassorbenti sui pannelli, ma ottimizzando bene le ventole da UEFI non sarà un problema. Basta un clic per attivare il profilo silenzioso, che avendo tanto spazio ed un buon numero di ventole è più che sufficiente, ma io sono riuscito a scendere molto al di sotto con impostazioni manuali e senza problemi di stabilità con tutto l’OC della CPU a 4,5GHz. In pratica quando il computer si accende ci sono solo due ventole attive, per giunta al minimo, una frontale ed una posteriore, per cui non si sente assolutamente nulla. La ventola sulla CPU del MasterLiquid Pro 240 gira molto veloce essendo piccola, ma il problema erano le due da 120mm attaccate sul radiatore. Queste sono di buona fattura, tuttavia una sprigionava un fastidioso ronzio ai massimi giri. C’è un separatore in gomma che dovrebbe evitare questi problemi, ma a mio avviso non si accoppia benissimo con la forma sagomata di queste belle ventole. Le ho sostituite con altre di forma perfettamente rettangolare e il problema è sparito. Davvero eccellente l’alimentatore modulare CoolerMaster V850, potente e molto silenzioso, con un ricco set di cavi ben fatti e tutti neri.

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La scheda madre Z170x Designare di Gigabyte l’ho aggiornata all’ultima release del firmware UEFI, in questo momento la F21. Non sembra esserci la possibilità di farlo direttamente dalla sua interfaccia tramite Ethernet, ma ci vuole poco a scaricare il pacchetto dal sito e metterlo in una pendrive, selezionandolo dall’area Q-Flash in fase di avvio. Già dalla versione F20 questa supporta i nuovi processori Kaby Lake, per cui rimane una base valida anche per quelli.

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Come disco di avvio ho scelto il Patriot Hellfire da 240GB, un’unità M.2 dal costo contenuto tra quelle NVMe. Non ha le prestazioni di un Samsung 960 EVO o PRO, ma questi non erano ancora disponibili a fine 2016. Oggi probabilmente li consiglierei se trovati a buon prezzo, però il Patriot non se la cava affatto male per quanto costa e supera in scioltezza i tradizionali SATA di prezzo analogo. Riguardo lo storage aggiuntivo è opportuno precisare che, se si intende usare la tecnologia Intel Rapid Storage per attivare il RAID offerto dalla scheda madre, conviene deciderlo prima di installare il sistema operativo. Se infatti si procede mantenendo l’impostazione predefinita AHCI e poi si passa successivamente a IRST, i dischi non vengono più riconosciuti allo stesso modo e Windows non si avvierà. Tenete inoltre a mente che non ci sono driver Intel Rapid Storage per macOS, mentre quelli per Windows li trovate sul sito del produttore della scheda madre e vanno scaricati prima di procedere all’installazione (perché vengono richiesti esplicitamente in fase di selezione del disco di destinazione).

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Grazie all’ottima velocità del sistema, si è già pronti ed operativi in pochissimi minuti e si può iniziare con qualche test. Per quanto riguarda l’OC, bisogna considerare che ogni sistema ha i suoi limiti e che persino ogni CPU è leggermente diversa dall’altra. Io ho portato la frequenza fino a 4,5GHz (con voltaggio non superiore a 1,3 per maggiore sicurezza) e non ho sentito la necessità di andare oltre. Con questa configurazione e sopportando un po’ di rumore sarebbe facile arrivare a 4,8GHz, ma non l’ho ritenuto opportuno, preferendo un sistema perfettamente stabile, fresco e silenzioso. Per la RAM ho installato 32GB, che sono altamente consigliati nel caso in cui si intenda fare anche del montaggio video, specie in 4K. Ho analizzato diversi modelli e marchi interessanti, ma alla fine ho scelto due moduli HyperX Savage da 16GB, DDR4 2400MHz CL14 (kit HX424C14SBK2/32). Ho sempre trovato affidabile Kingston ed ho preferito utilizzare della RAM di qualità e con un un’ottima dissipazione del calore, anche perché ho immediatamente attivato dal BIOS il Profilo XMP per sprigionare la loro massima velocità. Bello pure il design con profilo asimmetrico.

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Iniziando a parlare di benchmark, mi vedo costretto a fare Capitan Ovvio dicendo che il confronto proposto con il Mac Pro 2013 equipaggiato con Xeon esa-core, 32GB di RAM ECC e 2 AMD FirePro D500 da 3GB può essere considerato filosoficamente improprio. L’hardware dei due computer è chiaramente di categorie differenti, così come sono differenti i costi, l’espandibilità e tutto il resto. Tuttavia il mio punto di vista nel confrontarli sarà circoscritto a specifiche aree, senza volutamente tener conto di altri aspetti potenzialmente rilevanti come estetica, assistenza, possibilità di fornitura in leasing e quant’altro. Tutte cose che il lettore ha facoltà di valutare da sé e misurare coi pesi che preferisce sulla propria bilancia personale. In estrema sintesi, mi sono focalizzato nel rispondere ad una domanda: come si comportano questi due computer nelle mani di un creativo digitale? Oltre ai benchmark sintetici, dunque, li ho messi alla prova con quelle che, volente o nolente, sono le applicazioni di riferimento per grafici, fotografi e videomaker di tutto il mondo: Lightroom, Photoshop, Premiere Pro. Ci saranno anche altre analisi, ma quello era l’obiettivo principale, anche perché è una risposta che interessava sia me che tanti nostri lettori.

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Giusto per riscaldarci, vediamo un po’ come le due piattaforme hanno risposto nel benchmark sintetico di Geekbench 4, il quale ha restituito per il #ProgettoWin 5600 punti in single-core e quasi 18500 in multi-core (link). Il Mac Pro che uso attualmente, col suo Xeon E5-1650 v2 da 3,5GHz si avvicina molto al punteggio totale con 17500 punti, ma è avvantaggiato dai sei core; singolarmente si ferma a 3850 punti (link).

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Datemi corda e continuiamo con un po’ di numeri, analizzando il test Cinebench R15 in cui la nVidia GTX 980 Ti ha iniziato a far pesare la sua presenza. Con OpenGL il #ProgettoWin ha totalizzato 143 fps, contro i 69,73 fps della FirePro D500. Distanza addirittura eccessiva, ma bisogna considerare che questo testa una sola GPU, non tenendo conto dei vantaggi del Crossfire installato sul Mac Pro.

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Passiamo dunque ad un test che mette sotto torchio sia CPU che GPU al completo, ovvero LuxMark 3.1. Renderizzando la scena più complessa, ovvero Hotel Lobby, il punteggio raggiunto dal Mac Pro è stato di 3257, mentre il #ProgettoWin è salito a ben 4907.

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Prima di andare avanti e passare a più concrete prove sul campo, parliamo un attimo delle due diverse architetture. Come anticipato, non ho intenzione di fare un confronto 1:1 tra queste due macchine, dato che solo il Mac Pro è in realtà una workstation “a tutti gli effetti”, con hardware come CPU Xeon, RAM ECC e GPU professionali. Nel nostro #ProgettoWin abbiamo invece usato componenti prettamente consumer, ma c’è anche da dire che dal 2013 (data dell’ultimo aggiornamento del Mac Pro) ad oggi ne è passato di silicio in quel di Santa Clara. Sul fronte GPU, invece, CUDA ha tirato fuori i muscoli, al punto che AMD nell’attuale generazione ha proprio evitato di mettersi in competizione con schede come la 980 Ti. In casa NVIDIA, però, sono già arrivate le eredi della decima serie (1080 Ti a parte), mentre per AMD il debutto di Vega è previsto intorno a marzo. Ho già spiegato perché abbiamo preferito la MSI 980 Ti 6G nel precedente articolo, se volete discutere di questo è meglio farlo direttamente lì. In estrema sintesi, oltre alla sempre utile compatibilità con macOS, questa scheda si è dimostrata incredibilmente performante in ambito video e, mentre la 1080 (di cui si attende ancora la Ti) va molto al di sopra con CUDA, la 980 Ti rimane superiore con OpenCL. Questo significa che al momento la vecchia generazione offre un apporto più bilanciato per il professionista, che infatti continua spesso a preferirla.

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E sì, lo so, queste schede nascono in realtà per il gaming, come tutte quelle con la sigla GeForce. Abbiamo contattato NVIDA a proposito e ci hanno chiaramente detto di non essere interessati a promuovere l’uso delle GTX per i professionisti, in quanto a questi sono dedicate le Quadro, così come le vecchie FirePro di AMD che troviamo nel Mac Pro. Il punto, però, è che queste GeForce vanno davvero bene e supportano tranquillamente carichi di lavoro pesanti oltre al gaming. Stessa cosa dicasi per le CPU Skylake, in particolare quelle con la sigla K in cui la frequenza è sbloccata per l’overclocking. Gli ultimi step evolutivi delle lineup di processori Intel hanno visto sempre maggiori ottimizzazioni di consumi e calore, anche per quelle consumer, per cui è davvero difficile mettere in crisi una CPU come l’i7-6700k, pure se si parte da un discreto OC della frequenza base. Ho provato a mandare in esecuzione per 8h consecutive lo stress test di LuxMark 3.1, proprio perché mette sotto torchio tutto l’hardware e avrebbe dovuto far emergere la maggiore predisposizione al lavoro del Mac Pro. Ora, gli Xeon possono sopportare temperature di lavoro elevate per un maggior periodo di tempo rispetto ad una CPU Core, ma la differenza che ho riscontrato mi ha stupito.

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Qui sopra vedete solo i primi 8 minuti, perché dopo di questi la risposta dei sistemi si è stabilizzata. Il Mac Pro in idle è davvero molto silenzioso, con la ventola principale che viaggia intorno agli 800rpm. In condizione di lavoro leggero la CPU raggiunge circa 50°, ma la sua temperatura massima di sicurezza è di soli 70°. Per questo, dopo 3 minuti e 30, alla soglia dei 60° con oltre 80° nel core delle GPU il ventolone principale è salito rapidamente a 1900rpm, emettendo un rumore abbastanza fastidioso. Questo non si è calmato mai fintanto che non ho interrotto il test, ma almeno la GPU è rientrata entro soglie di sicurezza, leggermente al di sotto degli 80°. Intorno ai 6 minuti è entrato in gioco anche il thermal throttling visto che l’unica ventola presente non era sufficiente a smaltire perfettamente il calore. Con un voltaggio che è sceso da 1,15V oscillando tra 1,07 e 1,09V, la CPU è rimasta comunque al di sotto dei 60°. La temperatura massima di esercizio del Core i7-6700K non è proprio semplicissima da definire, in quanto è nato per l’overclocking e alcune unità si possono spingere più in là di altre. Tutti concordano che non convenga raggiungere gli 80°, ma durante tutto il test ha superato a mala pena i 65, con un voltaggio che è rimasto sempre a pieno carico. Inizialmente erano in funzione solo le due ventole frontale e posteriore del case a circa 400rpm, con un livello di rumorosità contenutissimo, ma anche quando sono partite (al minimo) le due sul MasterLiquid si sentiva davvero poco o nulla. Inoltre, la GPU (su cui non è stato effettuato alcun OC) è partita con le proprie ventole spente, ma durante il test hanno iniziato a girare in modo silenziosissimo, mantenendo la temperatura fissa a 62°. Insomma, un vero esempio di stabilità e con un livello di rumore sempre molto contenuto. Nel video li sentirete in azione e potrete giudicare con le vostre orecchie.

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Passiamo ora a qualche prova sul campo, iniziando da Photoshop. Per questo ho realizzato un’azione relativamente complessa (con ridimensionamento non intero ed alcuni effetti come sfocatura radiale) eseguita in Batch su una cartella con 10 fotografie in JPG da 24MP. Il tempo complessivo impiegato dal Mac Pro, salvataggio incluso (per cui incide in parte anche la velocità del disco), è stato di 1 minuto e 44 secondi, mentre il #ProgettoWin ha impiegato 1 minuto e 21 secondi. Non una grandissima differenza, ma per chi lavora su Photoshop tutto il giorno si tradurranno in un risparmio di tempo complessivo del 20%, il quale si aggiunge ad una interfaccia che risponde in modo molto più fluido. A proposito di disco, quello del Mac Pro è sì un PCIe di ottima qualità, ma se al suo tempo i 1000MB/s in lettura e scrittura erano eccezionali oggi non lo sono più.

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Il Patriot Hellfire non è il più veloce tra quelli NVMe con attacco M.2, però nei miei test ha comunque raggiunto 2400MB/s in scrittura e ben 2980MB/s in lettura. Altro software che è croce e delizia della stragrande maggioranza dei fotografi, sia professionisti che amatori, è Lightroom. Anche qui ho creato un preset con una serie di modifiche impegnative, tra cui la rimozione foschia portata al massimo, ed ho provato ad applicarlo su 10 foto RAW da 24MP della Fujifilm X-T2. Il #ProgettoWin ha impiegato meno di 5 secondi in tutto, mentre ce ne sono voluti 14 per il Mac Pro.

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Ancora una volta bisogna guardare il quadro complessivo e non la differenza di 10 secondi, che ovviamente non influenzano la vita di nessuno. Mi riferisco al fatto che quotidianamente si sviluppano molte più foto ma, soprattutto, non si lavora con preset. La cosa che si percepisce di diverso tra questi due computer è che, se sul Mac Pro la modifica di un parametro con i cursori avviene con un certo lag, sul #ProgettoWin è molto più veloce, quasi istantanea su molti di essi. Oltre al maggior piacere d’uso, si può essere molto più precisi, e non è una cosa da poco. Nel complesso si lavora con maggiore serenità, con il plus che ogni operazione “lunga” dura comunque un po’ di meno. Ad esempio, esportando quei 10 RAW appena lavorati in formato JPG al 100% di qualità, il Mac Pro impiega 1 minuto e 12 secondi, mentre il #ProgettoWin finisce circa 20 secondi prima. Ancora, non ci cambia la vita, ma è un di più gradito oltre all’incredibile risparmio, il minor rumore (sul Mac Pro quando parte la ventola si sente parecchio e in esportazione succede) ed una maggiore scioltezza nell’elaborazione in realtime delle fotografie.

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Concludiamo questa veloce carrellata con il software che più di tutti mi ha condotto sulla strada che ha portato all’assemblaggio di questo computer: Adobe Premiere Pro CC. Come ho detto in apertura, nessuno mi obbliga ad usarlo invece di Final Cut Pro X, il quale sui Mac lavora bene anche con hardware sottodimensionato, il fatto è che lo trovo più comodo per molte cose. Ve ne cito alcune: si integra molto meglio con tutte le altre app che uso quotidianamente, consente di lavorare benissimo con After Effects (che prima o poi mi deciderò ad imparare), offre la possibilità di interscambio dei progetti tra Mac e PC (nei gruppi di lavoro è fondamentale), non richiede l’uso di plug-in per cose banali come le curve o l’applicazione di una LUT (che significa anche maggiore stabilità e possibilità di upgrade senza problemi), consente di correggere i colori molto più rapidamente e comodamente grazie a Lumetri Look, ha una gestione della timeline più affine ai mei gusti (meno automatismi, maggiore prevedibilità), non tende (pur non essendo obbligatorio) ad inglobare tutto dentro creando delle enormi librerie che sono scomode da gestire e richiedono per forza il file system HFS+, ecc… ci sono anche molti aspetti a favore di Final Cut Pro X, ma l’unico che davvero mi manca è la velocità con codifica H.264 grazie al pieno supporto di Intel QuickSync. Questo si può aggiungere anche a Premiere con dei plugin a pagamento, ma purtroppo non sono equiparabili come prestazioni alla soluzione nativa proposta da Apple.

Qui però non dobbiamo fare una sfida FCPX vs Premiere Pro, non è questo il punto

Il fatto è che comunque la maggior parte delle persone usa quest’ultimo, sia su Mac che su Windows. La cosa davvero incredibile con il #ProgettoWin su Premiere Pro è che mi ha consentito di lavorare su file in 4K da 100MB/s con 2 LUT e modifiche ai colori tramite Lumetri Look senza un dropframe. Sul Mac Pro questo risultato me lo sogno visto che con gli stessi effetti anche una timeline a 720p mostra costantemente il pallino arancione dei frame persi. Inutile che vi dica come questo influenzi in positivo l’esperienza di montaggio, con tutto che nella maggior parte dei casi lavoro a 1080p e non 4K. Basterebbe questo aspetto per decretare una vittoria schiacciante del #ProgettoWin, per quanto mi riguarda, ma anche il tempo di esportazione è notevolmente migliore visto che il Mac Pro arriva ad impiegare addirittura il 70% in più.

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Non tutti usano Premiere, ovviamente, ed uno dei software che sta ottenendo molti favori è DaVinci Resolve. Per quest’ultimo ho trovato un interessante benchmark realizzato da Sascha Haber, il quale si rifà al concetto astronomico di Standard Candle. Ho misurato i valori ottenuti da entrambi i computer, anche se in questo caso eccedono in più di una occasione il tetto massimo dei 24fps della timeline, rendendo il confronto poco utile. In tutti i casi lo trovo interessante perché ci dà una misura più concreta del benchmark e al tempo stesso non legata necessariamente ai software di Adobe, chiamando in causa un prodotto altrettanto apprezzato, noto e multipiattaforma. Anche qui il #ProgettoWin vince su tutti i fronti e una sola operazione si è conclusa in parità. Tutti sappiamo che se un’app per macOS è ottimizzata per sfruttare Metal, allora le sue prestazioni saranno migliori. Già, ma di quanto? GFXBench ci offre l’opportunità di – provare a – dare una misura concreta a queste parole, dal momento che ha realizzato il suo benchmark sia in versione Metal che OpenGL, nonché pure su Windows.

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Per alcuni test non è ancora stata realizzata la controparte su Metal (leggete n/d sul grafico), ma dove è presente (barre gialle) il vantaggio sulla versione OpenGL è notevole. Manhattan, ad esempio, gira a 22fps invece che 7fps, cosa che comporta una differenza come dal giorno alla notte. Su altri si nota un po’ meno e su T-Rex probabilmente non è ancora ottimizzata a dovere (sembra mostrare valori migliori su OpenGL), ma tutte le considerazioni sfumano nel momento in cui si guardano i numeri della 980 Ti. Potreste essere o no interessati al gioco, ma i risultati sembrano dirci che Metal può compensare solo fino ad un certo punto la minor potenza di una GPU. Speriamo davvero che unendola ai futuri chip grafici AMD Vega si vedano finalmente numeri migliori.

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Per valutare i risultati di questo #ProgettoWin avevo bisogno di un metro di paragone e se ho scelto il Mac Pro – peraltro neanche in versione base – non è per ingaggiare una battaglia contro Apple e i suoi computer (che personalmente amo con tutti i loro difetti) ma solo perché è quello che avevo qui e ho usato fino a ieri per il mio lavoro. Nei successivi test su piattaforma Kaby Lake avremo più dati su cui discutere e, volendo, potremmo anche mettere da parte il Mac Pro per confronti più omogenei. A prescindere da questo, mi è inevitabile trarre delle conclusioni. La prima e più importante è che finalmente riesco a lavorare con Premiere in modo fluido, l’unico software che effettivamente mi faceva soffrire sul Mac Pro. Con gli altri non avevo problemi, ma in tutti i casi la nuova macchina assemblata va molto meglio anche con questi. Inoltre col #ProgettoWin ho un computer espandibile e con componenti sostituibili da me, che non manda mai le ventole a tutto regime pure sotto stress e, soprattutto, è costato circa 1/3 considerando i componenti essenziali (se ci si vuole fare un RAID 5 per i dati è un discorso a parte). Tutto quello che avevo all’esterno, come il masterizzatore e i dischi, li sposterò all’interno, avendo poi cura di effettuare backup dislocati per maggiore sicurezza. In secondo luogo ho avuto modo di toccare con mano la tanto decantata superiorità delle GPU NVIDIA, le quali hanno effettivamente una marcia in più e diventano ancor più prestanti quando i software sfruttano CUDA.

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Certo, su Windows devi installare i driver per OpenCL, poi quelli della GPU e infine anche quelli per CUDA, giusto per ricordare come una piattaforma aperta possa essere un vantaggio ma anche una grande seccatura. Tuttavia ora capisco bene tutti i miei colleghi che hanno abbandonato i Mac (già alcuni anni fa, ad essere sinceri) nel momento in cui si sono resi conti di aver bisogno di qualcosa in più in termini di prestazioni e volendo contenere le spese. Non ho intenzione di fare la stessa cosa in ambito portatile per il momento, dove il connubio tra mobilità, design, potenza e macOS che ritrovo in un MacBook Pro (recensione) mi sembra ancora imbattibile, ma di certo ho maggiore soddisfazione nel momento in cui ho necessità di lavorare a progetti complessi. Nel frattempo l’esperienza ha anche riacceso in me due passioni sopite, quella per il gaming e quella per l’assemblaggio. È infatti già partito il nuovo #ProgettoWinITX, il quale avrà caratteristiche molto diverse da questo: sarà meno costoso, più compatto, basato su scheda madre mini-ITX e piattaforma 200 con CPU Kaby Lake. State sintonizzati, ne vedremo delle belle.

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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