Android Wear diventa di lusso: la sfida tra TAG Heuer e Montblanc è aperta

Gli smartwatch non sono decollati come ci si aspettava in questi anni, ma nemmeno possono essere ritenuti un completo flop. Considerando l’intero settore orologi, Apple risulta essere dietro solo a un mostro sacro come Rolex e anche la gamma Samsung sta ottenendo buoni riscontri, dando soprattutto occasione all’azienda coreana di smarcarsi da Google utilizzando il suo Tizen. Google, appunto. Android Wear è forse la piattaforma che ha avuto l’andamento più claudicante, alternando buoni modelli ad altri un po’ meno e mostrandosi spesso ferma in termini di sostanziali novità. Da Mountain View hanno dimostrato però che sono tornati a crederci, con la versione 2.0 e nuovo hardware fresco da CasioHuaweiLG e New Balance. Le vere sorprese però stanno arrivando dai produttori più blasonati, di lusso. Credono in Android Wear e, cosa ancor più importante, negli smartwatch. Forte del successo ottenuto dal modello Connected, TAG Heuer è ritornata alla carica nei giorni scorsi con la nuova serie Connected Modular 45.

Insieme ad Android Wear, il celebre marchio svizzero conferma anche la partnership con Intel, che fornisce il SoC al cuore di questo Connected Modular 45: Atom “Cloverdale Peak”, già adottato anche per il ben più economico New Balance RunIQ. La memoria RAM ammonta a 512 MB, mentre quella di archiviazione flash a 4 GB. Processore e memoria sono importanti, ma lo scopo di TAG Heuer è risaltare soprattutto nel design e nella qualità costruttiva, coi medesimi alti standard applicati ai modelli tradizionali. Il suffisso “Modular” non è a caso, dato che viene offerta all’acquirente una forte libertà di personalizzazione con 56 varianti, giostrandosi tra colorazioni e materiali differenti per modulo principale, cinturini, anse ed altri accessori. Riportarlo così non rende però l’idea, dunque rimando a qualche esperimento con lo sterminato configuratore che l’azienda ha predisposto. A ciò si aggiungono altrettante numerose combinazioni di quadranti. Comuni a tutti i modelli la cassa in titanio, l’impermeabilità subacquea fino a 5 atmosfere e lo schermo con vetro zaffiro. Chi si aspetta comunque di poter sfoggiare un TAG Heuer configurando una variante dai materiali non eccessivamente nobili è meglio che se lo scordi: la base di partenza è 1.600 €. Per chi invece non si pone alcun limite di spesa è possibile arrivare sino a 6.600 € con le versioni più spinte.

Ritornando alle caratteristiche tecniche, sorprendentemente nulla o quasi è stato tralasciato, al contrario di quanto talvolta accade, dove l’estetica prende troppo il sopravvento. Il display è un AMOLED multitouch da 1,39 pollici con risoluzione 400×400, coadiuvato di sensore per rilevare la luminosità ambientale e microfono per l’input vocale; è dotato di GPS e la connettività prevede Wi-Fi 802.11n (purtroppo a banda singola, 2,4 GHz), Bluetooth 4.1 e NFC. Niente da fare per una variante LTE, apparentemente una mancanza assurda ma non tanto se si pensa nuovamente al fattore design: gli smartwatch dotati di modem 4G tendono a concedere qualche compromesso, soprattutto in termini di cinturini non intercambiabili o quantomeno non con soluzioni standard. La batteria integrata da 410 mAh promette un’autonomia media attorno alle 25 ore continuative, forse l’aspetto un po’ più deludente di questo Connected Modular 45. Android Wear 2.0 è preinstallato e come previsto da Google le personalizzazioni concesse rispetto l’esperienza d’uso stock sono poche; come riporta The Verge, però, Intel potrebbe presto fornire del valore aggiunto esclusivo grazie a un nuovo assistente in fase di sviluppo, complementare a Google Assistant. In aggiunta, oltre alla solita app di sincronizzazione con smartphone fornita da Google è disponibile un’app proprietaria che consente ulteriori personalizzazioni. Il TAG Heuer Connected Modular 45 è già in vendita presso il sito ufficiale e in negozi fisici selezionati.

Ma non è solo il lusso svizzero ad aver preso in considerazione il robottino verde. Anche Montblanc ha deciso nelle scorse ore di buttarsi nell’arena, estendendo agli smartwatch la sua storica serie di orologi Summit. Proprio come nel caso di TAG Heuer, pure qui si è puntato sull’estetica e su buone possibilità di personalizzazione, un po’ meno invece sulla tecnologia.

La cassa può essere in acciaio inossidabile o titanio (entrambe con certificazione IP68) a seconda della versione scelta, così come il cinturino in caucciù oppure in diversi tipi di pelle. Sulla destra, quella che sembra una classica corona da orologio e suggerirebbe l’adozione di una soluzione in stile Digital Crown è in realtà un semplice pulsante. Lo schermo presenta le medesime caratteristiche del rivale Connected: protetto da vetro zaffiro, AMOLED multitouch da 1,39″ con risoluzione 400×400, sensore per la luminosità ambientale e microfono per l’input vocale. Le analogie tecniche, tuttavia, si fermano qui. Il SoC scelto da Montblanc è lo Snapdragon Wear 2100 di Qualcomm, che sta riscuotendo crescente adozione tra gli smartwatch; 512 MB è la memoria RAM mentre 4 GB quella flash di archiviazione. Niente GPS né NFC, la connettività è affidata ai soli Bluetooth e Wi-Fi. Rispetto al TAG Heuer, tuttavia, può vantare il sensore per il battito cardiaco. Il comparto energetico prevede una batteria da 300 mAh. Seppur si rimanga all’interno di una fascia di lusso, questo Summit presenta prezzi più contenuti: disponibile a partire da maggio in USA e UK per poi estendersi al resto del mondo entro luglio, il prezzo base è di $890, con un tetto massimo di $1070 per la configurazione in titanio nero e pelle di alligatore. Volendo, è però possibile spingersi ben oltre optando per una personalizzazione completa, con un modello sviluppato da Montblanc sulla base delle indicazioni dell’acquirente; in tal caso, si dovranno sborsare 15.000 €.

Benché certamente non andranno a scontrarsi direttamente con le proposte più mainstream di Huawei e LG, questo fermento mostrato nella fascia alta da Montblanc e TAG Heuer è salutare per Android Wear, che ha bisogno di mostrarsi competitivo al massimo non solo contro Tizen e watchOS, ma pure contro nuove insidie come il sistema operativo che Swatch sta preparando per i suoi futuri smartwatch. I prossimi annunci arriveranno fra pochi giorni da Movado nel corso della conferenza svizzera di settore BaselWorld, mentre Swarovski ha deciso di rinviare il suo ingresso nell’arena finché il prodotto in sviluppo non raggiungerà gli obiettivi interni di eccellenza.

Giovanni "il Razziatore"

Deputy - Ho a che fare con i computer da quando avevo 7 anni. Uso quotidianamente OS X dal 2011, ma non ho abbandonato Windows. Su mobile Android come principale e iOS su iPad. Scrivo su quasi tutto ciò che riguarda la tecnologia.

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