Apple avrebbe violato alcuni brevetti per creare Apple Pay

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Qualche giorno fa Apple ha finalmente lanciato il suo servizio di pagamenti elettronici in Italia. Seppur limitato ancora solo ai clienti di alcune banche e ai circuiti Visa e MasterCard (ma American Express è in arrivo e, per sua stessa natura, non viene rilasciata da alcun istituto di credito), Apple Pay è fra i metodi di pagamento più sicuri. Infatti, l’operazione di pagamento deve essere necessariamente disposta tramite Touch ID e al POS dell’esercente viene inviato da Cupertino solo un token univoco per ogni transazione non il numero di carta di credito in chiaro come per gli altri sistemi che sfruttano l’NFC.

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Ad ogni modo, sembra che tutto il sistema creato da Apple violi alcuni brevetti di Kenneth P. Weiss, CEO di Universal Secure Registry, che ha sviluppato un metodo similare coperto da ben 13 brevetti e che avrebbe proposto nel 2010 sia alla società californiana che a Visa, illustrandone il funzionamento. Guarda caso, secondo Weiss, le due aziende hanno iniziato a sviluppare Apple Pay nel 2013 basandosi sui metodi da lui descritti, coinvolgendo più di 1.000 persone.

USR, quindi, non ha potuto che notificare l’atto di citazione ad Apple e a Visa, senza cercare alcun accordo transattivo così come suggerito dallo studio legale che la segue, Quinn Emanuel Uruquhart & Sullivan. Se questo nome vi ricorda qualcosa, è perché si tratta dello stesso studio che segue Samsung nei procedimenti contro Apple. Come sempre, non mancheremo di aggiornarvi circa gli ulteriori sviluppi.

Elio Franco

Editor - Sono un avvocato esperto in diritto delle nuove tecnologie, codice dell'amministrazione digitale, privacy e sicurezza informatica. Mi piace esplorare i nuovi rami del diritto che nascono in seguito all'evoluzione tecnologica. Patito di videogiochi, ne ho una pila ancora da finire per mancanza di tempo.

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