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“Non si tratta di essere i primi ma di essere i migliori”. Questa la risposta di Tim Cook alla domanda di Bloomberg sul perché Apple ci ha messo così tanto a realizzare uno speaker domestico. Una frase tipica per l’azienda e che l’attuale CEO ha rafforzato ricordato i tre precedenti più noti, ovvero iPod, iPhone ed iPad. Non erano il primo lettore MP3, smartphone o tablet ma sono quelli che hanno cambiato drasticamente il modo di usarli ed immaginarli.

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Tutto questo blocco di testo potrei copiarlo e incollarlo in un altro articolo un giorno e probabilmente l’ho già scritto in passato, forse con le stesse identiche parole. Ma dopo l’iPad, in realtà, non mi pare che la magia si sia di nuovo verificata. Fosse per me ci metterei anche gli AirPods (recensione) in quella lista ma so che difficilmente otterranno lo stesso seguito visto che interessano un target ristretto per via della spesa (che io trovo adeguata ma che in ambito “auricolari” è effettivamente molto al di là di quel che un acquirente medio ritiene giustificabile). Ma la domanda che mi pongo è se davvero questo speaker potrà risultare così tanto rivoluzionario da meritarsi un posto vicino ai tre nomi citati da Tim Cook.

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La risposta breve è no, credo di no, insomma… no. La risposta saggia dovrebbe invece essere “forse”. La risposa lunga inizia da quel nome terribile. Siri Home, lo avevo chiamato io, perché ci si aspettava un concorrente di Amazon Echo o Google Home, un piccolo corpo che consentisse a Siri di ritagliarsi uno spazio fisico e concreto all’interno delle nostre case. L’assistente virtuale sembrava dovesse essere il fulcro mentre invece sarà piuttosto un beneficio aggiuntivo rispetto a quello che Cook ha definito “un audio incredibile”. Mi spiace essere troppo autoreferenziale alle volte ma nell’articolo precedente alla presentazione ho scritto:

Si potrebbe giustamente pensare che non sia da Apple entrare in un nuovo mercato senza apportare novità – infatti me ne aspetterei più d’una in tal senso, magari per il sistema di controllo o per una costruzione particolare – ma, se devo essere sincero, credo che basterebbero una buona esperienza d’ascolto, l’integrazione nativa di AirPlay e la possibilità di interagire con Siri come bonus per iniziare a posare un piede nella giusta direzione.

Ricordandosi che dell’HomePod abbiamo solo una anteprima e che la reale presentazione svelerà altri dettagli o modalità operative, la parte relativa alle reali novità nel mercato di riferimento pare oggi piuttosto risicata. Dal punto di vista audio ci sono numerose accortezze valide, ma che esistono già da diverso tempo altrove con ottima efficacia, per cui l’attenzione si dovrebbe spostare sul metodo di fruizione che è stato definito “Musicologist”. Non c’è Siri nel nome, dunque, ma l’idea è che l’HomePod capisca i nostri gusti e ci sappia suggerire cosa ascoltare in modo puntuale e trasparente. Anche qui nulla di nuovo, in teoria, e forse per questo Tim Cook ha puntato molto sull’audio nell’intervista rilasciata a Bloomberg. Non nutro alcun dubbio che sarà di buon livello ma nella fascia di $349 (che da noi potrebbero tradursi in qualcosa come 399€) si trovano delle alternative eccellenti di marchi come Sonos, Bose, Harman/Kardon, ecc.. che non temono certo il confronto. L’HomePod dovrà dire la sua unendo una buona qualità d’ascolto con l’esperienza d’uso tipica di Apple… ah, e c’è anche Siri.

Al di là delle gare di efficienza, si tratta di uno dei primi e dei pochissimi assistenti virtuali di grande diffusione esistenti al mondo. E si contano sulle dita di una sola mano. È facile pensare che la parte hardware del dispositivo sia già pronta al 99%, mentre immagino che gli affinamenti da qui a fine anno saranno principalmente sul “musicoloco” che c’è dentro. Se dovessi scommettere, però, direi che a differenza dell’iPod, dell’iPhone e dell’iPad, l’HomePod farà furore tra gli utenti Apple e molto meno in quelli che normalmente usano Android su smartphone e Windows su PC. Intendo dire che si configura come la perfetta estensione per chi si trova già con due piedi nell’ecosistema Apple e non un dispositivo completamente trasversale. Per questo ho detto che non credo possa rappresentare un breakpoint storico come gli altri tre.

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Escludendo gli speaker portatili, io mi trovo con un prodotto di Sonos, uno di Bose ed uno di Harman/Kardon e li sostituirei seduta stante con tre HomePod, prima ancora di sentire come suona. In altri ambienti, però, dove i prodotti Apple rappresentino una porzione dell’hardware o siano del tutto assenti, non credo che questo sia altrettanto atteso. L’HomePod si prospetta validissimo e credo che sarà introvabile quasi al pari degli AirPods inizialmente, ma il quarto elemento disruptive dopo iPod, iPhone ed iPad avrà probabilmente un altro nome.

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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