La WWDC 2017 è stata un passo avanti… ma la direzione è giusta?

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Appena si è concluso il keynote di apertura della WWDC 2017 ho fatto in tempo ad installare la prima beta di iOS 11 sull’iPad Pro 9,7″, ordinare il 10,5″ e partire. Sono rimasto sempre nella mia città ma gli impegni di lavoro mi hanno portato comunque lontano, al punto da non poter neanche leggere gli articoli che i miei amici e colleghi hanno scritto qui su SaggiaMente. Chi ha seguito il nostro live #SaggioMela ci ha sentiti piuttosto contenti delle novità introdotte da Apple, credo di aver detto più di una volta che erano anni che non assistevo ad un evento così ricco. Hanno viaggiato talmente spediti che facevamo fatica a stargli dietro e leggere i contenuti delle slide riassuntive che apparivano sullo schermo per pochissimi istanti. Un bel passo avanti rispetto quei keynote così lenti e noiosi in cui si poteva giocare a briscola per ingannare l’attesa. Mettersi ora a criticare ha dell’assurdo e lo so bene, ma ci sono certamente delle aree in cui si sarebbe potuto fare meglio o magari diversamente. È di queste che vorrei parlare insieme a voi, sempre che teniate a mente che si tratta di riflessioni più che di vere critiche e che, in sintesi, il mio pensiero sull’evento appena archiviato si riassume nella frase

ce ne fossero di altri keynote come questo!

Partirei dagli assenti, che in ambito hardware vuol dire Mac mini. Quasi 1000 giorni di anzianità per il modello “attuale”, rimasto fermo al 2014 e con tecnologia Intel Haswell. Persino il MacBook Air, stretto tra MacBook e MacBook Pro di ultima generazione e con architettura superiore (Broadwell) ha ricevuto un minimo di attenzione ed un piccolissimo speed bump, possibile che non si potesse far nulla per il mini?

mac mini al completo

A differenza del segmento portatili, dove la scelta c’è ed è già variegata, in ambito desktop ci si trova con pochissime alternative. Se escludiamo gli all-in-one, molto validi ma non adatti a tutti per i costi e l’imposizione di quegli specifici schermi (per dimensioni e risoluzione), le opzioni sono solo due: Mac mini e Mac Pro; con quest’ultimo dichiaratamente imbarcato sul viale del tramonto. Apple non sembra essere mai stata affezionata al piccoletto di casa e ho sentito i fan interpretare e proporre motivazioni di ogni tipo dietro tale scelta, ma la realtà dei fatti è che si tratta di un prodotto intelligente e fondamentale nel completamento dell’offerta, che possiede una vastissima schiera di affezionati. Apple: vogliamo un Mac mini al passo coi tempi e che riceva le giuste attenzioni. Così com’è non ha più senso lasciarlo in vendita, ricevono update più frequenti i morenti iPod ed è tutto dire.

smart-keyboard-11

La WWDC è dedicata al software e in tal senso ci sono state belle novità, con maggiore attenzione ad iOS 11 ed al suo sviluppo su iPad Pro. Era quel che si chiedeva a gran voce da almeno due anni ed Apple ha dimostrato di ascoltare la sua comunità e di fare finalmente dei passi avanti. Quello che sto vedendo nella beta su iPad Pro fa ben sperare, per quanto si potrebbe anche dire “era ora” o forse “meglio tardi che mai”. Non c’è la multiutenza, ma non è così necessaria, mentre l’implementazione del nuovo Dock, del drag&drop, dell’app Files e dell’App Switcher, ci portano finalmente a poter sperare di fare qualcosa di più con il tablet. Forse si arriverà anche ad usarlo per applicazioni altamente professionali in futuro, ma già il fatto di poter svolgere più comodamente i compiti del quotidiano sarà una grande conquista.

ios-11-app-switcher

Il buon Razziatore ha fatto il punto su iOS 11 qualche giorno fa, per cui non mi ripeto, ma cosa vogliamo dire dell’hardware? Sono in attesa di provare il modello da 10,5″ (che sembra di dimensione ottimale) e non ho dubbi che sarà comodo, veloce, bello e ben costruito come i suoi predecessori, ma vogliamo capire se serve o no il 3D Touch? Su iPad non è ancora implementato e alcune delle sue possibili applicazioni in iOS 11 sono state sostitute da un tap prolungato, come sulle sezioni del nuovo Control Center che si aprono per fornire più contenuti. E per muovere il cursore nel testo è stata confermata la possibilità di usare due dita sulla tastiera, in sostituzione dell’omologo comportamento che si ottiene col 3D Touch su iPhone, ma senza la selezione rapida del testo. Io credo che si dovrebbero uniformare le esperienze d’uso e che avere tecnologie e sistemi di interazione differenti sulla medesima piattaforma rappresenti un errore. È logico che iPhone e iPad non siano la stessa cosa e ci debbano essere delle specificità, ma queste devono enfatizzare e massimizzare le potenzialità di ogni device e non il contrario. La selezione del testo è una delle cose più importanti nella scrittura produttiva, John Gruber aveva fantasticato a riguardo pochi giorni fa, ma Apple l’ha resa più efficace su smartphone che su tablet, dove anche l’acquisto e l’uso della Smart Keyboard non aiuta più di tanto.

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Ci sono tantissime altre cose che vorrei dire e che proverò ad approndire nella prossima puntata del SaggioPodcast, mentre qui ne voglio aggiungere una sola sull’iMac Pro. Un grigio più scuro con mouse e tastiera estesa in tinta sono cose che gli utenti sperano di avere dal 2011 e non solo sull’inarrivabile modello Pro. L’iMac più carrozzato di sempre non potrà essere acquistato prima di dicembre e solo da chi deciderà di spendere $4999 per un all-in-one con schermo da 27″. È bello, è bellissimo e l’hardware si preannuncia interessante (anche se sulle GPU AMD Vega abbiamo solo speranze per il momento) ma è un prodotto sensato? Io gli auguro di venderne un miliardo e che si riveli il successo del secolo, però se mi chiedete cosa ne penso dal punto di vista della sua posizione su target/obiettivi vi dico che mi sembra un qualcosa di totalmente al di fuori di ogni logica possibile. I più facoltosi dei fan potranno anche decidere di spendere tanto per averlo ed esserne soddisfattissimi come è giusto che sia ma se il suffisso Pro qui doveva essere rivolto ad una sfera professionale in cui servano davvero quelle potenze di calcolo, allora ci si è sbagliati drammaticamente una seconda volta.

D’altronde non lo dico io ma loro stessi, che hanno riconosciuto il medesimo identico errore nell’ultimo Mac Pro e promesso l’arrivo di un modello nuovo con il ritorno di una parolina magica: modularità. Dove prodotti del genere hanno senso e si investono cifre importanti nessuno è disposto a trovarsi con un computer blindato. La batosta appena presa non sembra avergli insegnato nulla, purtroppo, perché questo iMac Pro doveva essere concepito in modo diverso. Intanto dovevano andare sul 32″ e non dare una mano di vernice a questo, e poi si dovevano lasciar stare gli Xeon e la RAM ECC, tanto chi ha bisogno di queste cose non spende 6000€ per un all-on-one dal bell’aspetto. Non esiste proprio. Dovevano puntare invece sulle nuove CPU Intel-X e, se lo chiedete a me, una bella NVIDIA 1080 Ti o Titan X (ormai ci sono pure i driver). Avrebbero ottenuto un prezzo inferiore ed resa maggiore nel reale e potenziale bacino di utenza. Negli ultimi anni e in special modo in questo WWDC 2017, Apple ha dimostrato di fare tanto, di saper fare auto-critica e guadare avanti senza rimanere vincolata dai legacci della propria tradizione e del non fare per paura di sbagliare. Nel mio piccolo quello che le critico è di trascurare colpevolmente una visione d’insieme o, forse, di non essersi impegnata nel farcela capire (sempre che ne abbiano una).

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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