Apple Pencil su iPhone: ci sono anche i brevetti, ma avrà davvero senso?

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Se si pensa ai Galaxy Note viene immediatamente in mente il pennino, proprio quello che caratterizzava i vecchi palmari Windows prima dell’arrivo dell’iPhone. Ovviamente la tecnologia è completamente diversa così come l’efficienza, tant’è che questo strano “ritorno” è stato apprezzato dagli utenti. Però Note non significa solo quello ma anche grandi schermi, ottima potenza di calcolo e fotocamere, difatti non tutti i possessori usano il pennino continuativamente e per alcuni di essi potrebbe persino non esistere. Il nuovo Note 8 conferma questo trend, proponendosi prima di tutto come uno smartphone superiore ad S8+, ad esempio per la presenza di una doppia fotocamera. Non c’è dubbio, però, che il pennino continui a rappresentare un importante elemento di richiamo, a prescindere poi dall’uso effettivo che se ne farà. L’ultima volta che ci ho avuto a che fare è stato al tempo del Note 4, nato in un periodo in cui Samsung era ancora profondamente diversa da Apple sul piano del design, proponendo scocche plasticose e batterie sostituibili. Per alcuni erano pregi e magari lo erano, ma l’Android del tempo era davvero indietro rispetto ad iOS e la TouchWiz peggiorava le cose in modo drammatico secondo me. L’idea del pennino, però, non mi dispiaceva, perché per quanto la tastiera virtuale possa essere comoda, un tratto a mano libera è fondamentale in alcuni casi. Samsung, comunque, ha mantenuto questa funzionalità su pochissimi smartphone e la concorrenza non l’ha praticamente mai inseguita. Questo a dispetto di tante altre caratteristiche molto più futili che sono state copiate in tempo zero (penso ad esempio allo schermo curvo). Viene sicuramente da chiedersi quanto sia effettivamente apprezzato questo pennino ma l’implementazione nei Note è un’aggiunta che non può essere considerata negativa. Il Note 8 è anche certificato IP68, per cui la protezione da agenti esterni non viene per nulla minacciata dalla presenza dell’alloggiamento per il pennino.

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La Apple Pencil (con skin dbrand) su iPhone 7 Plus

Apple ha realizzato una matita per i suoi iPad Pro e le sue qualità sono indubbie. Non credo abbia rivali in termini di sensibilità e riproduzione naturale degli strumenti di scrittura, basta vedere la particolarità della matita che cambia tratto in basa all’inclinazione, ma non si può usarla su altri iPad e men che meno su iPhone. La Apple Pencil è grande, pesante e si ricarica in modo bizzarro, ma il punto è: servirebbe davvero sul piccolo schermo di uno smarpthone? Così com’è io credo di no, è uno strumento sovradimensionato rispetto lo scopo, mentre avrei gradito il suo supporto nell’enorme Trackpad dei MacBook Pro 15″ 2016/2017. Tuttavia nulla vieterebbe di farne una versione più compatta da destinare allo smartphone. 9to5mac ricorda di quando Tim Cook disse in un’intervista qualcosa del tipo: “hai mai visto cosa si può fare con quella matita su un iPad o un iPhone, è davvero incredibile…”; suggerendo che possa essere stata una rivelazione involontaria, ma io ho sempre pensato che si sia trattato di un più banale lapsus. Tuttavia PatentlyApple ha oggi scovato due nuovi brevetti in cui si fa per la prima volta chiaro riferimento all’uso dell’Apple Pencil anche su iPhone. Forse ci stanno davvero pensando dopotutto, forse hanno già fatto delle prove e a quelle si riferiva un Tim Cook sovra pensiero o forse sono solo brevetti e una parola in più è solo strategia legale. Con le nuove funzionalità di markup sulle immagini, l’iPhone sembra un po’ richiederla una penna, ma son cose per cui l’approssimazione di quelle capacitive forse è già sufficiente. Così su due piedi direi che non saprei cosa farmene del supporto ad Apple Pencil su smartphone, ma ehi!, magari ne faranno una versione più piccola ad hoc per l’iPhone nove/note. Scherzo ovviamente! O forse no…

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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