La tecnologia Accelereted Mobile Pages (AMP) di Google, se implementata dal gestore di un sito web, mostra all’utente una versione più leggera e con una impaginazione standard di una pagina, ospitata direttamente dai server di Big G e, quindi, in un lasso di tempo di gran lunga inferiore. Per offrire questo servizio, Google preleva solo il testo e le immagini del contenuto originale, eliminando non solo il tema del sito, ma anche tutti i circuiti di advertising dei concorrenti e le inserzioni pubblicitarie di terze parti (come, ad esempio, gli spazi che le aziende possono acquistare autonomamente sui blog), farcendo la pagina di elementi di Adsense, riconoscendo la solita piccola percentuale per ogni click al gestore del sito web.

A quanto pare, se si usano gli strumenti di condivisione e la lista lettura di Safari in iOS 11, il sistema bypassa le AMP di Google, condividendo o salvando il link diretto alla pagina web nativa, con un vantaggio tanto per l’utente, che potrà visualizzare un contenuto con meno inserzioni pubblicitarie, e per il gestore del sito che potrà convertire i propri sforzi in denaro sfruttando anche altri strumenti oltre Adsense. Ovviamente, con buona pace dell’amica – nemica Google.

Elio Franco

Editor - Sono un avvocato esperto in diritto delle nuove tecnologie, codice dell'amministrazione digitale, privacy e sicurezza informatica. Mi piace esplorare i nuovi rami del diritto che nascono in seguito all'evoluzione tecnologica. Patito di videogiochi, ne ho una pila ancora da finire per mancanza di tempo.

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