Scoppia la pace tra Apple e Google. Ok, la realtà non è proprio questa, ma le due aziende sanno quando è più opportuno deporre l'ascia di guerra e cooperare, ovviamente dietro corposi motivi economici oltre che tecnici. Se c'è un ambito in cui Apple non ha mai potuto fare a meno della grande rivale di Mountain View, è la ricerca. Non che la mela non ci abbia provato, dando fiducia per svariati anni a Bing come motore di ricerca per Siri e Spotlight. Una fiducia arrivata almeno per ora a termine, col rientro tra le fila di Big G anche per questi due servizi.
La posizione ufficiale da Cupertino è di rendere l'esperienza di ricerca quanto più uniforme possibile tra i suoi prodotti: Safari, ad esempio, è sempre rimasto di default fedele a Google. Con la soluzione sinora praticata, invece, dei risultati forniti dal browser potevano non esserlo da Siri, avendo a che fare con due motori differenti (volendo vi era la possibilità di pareggiare impostando Bing anche in Safari, ma ho i miei dubbi che molti abbiano fatto una tale scelta). L'unica area dove Bing rimarrà predefinito è quella relativa alla ricerca d'immagini.
Presumibilmente, oltre a un discorso di coerenza "dietro le quinte", questo dietrofront si è rivelato necessario anche per la superiorità tecnica che il motore di Google ancora ha nei confronti di quello targato Microsoft. Per quanto credo che Apple avrebbe preferito collaborare con la storica amica-nemica di Redmond al fine di dar fastidio alla comune antagonista, la miglior esperienza per gli utenti viene prima di ciò. Come rassicurazione riguardante la privacy, Apple afferma che fin quando si rimane all'interno di Siri e Spotlight le ricerche rimangono anonime. La condizione decade come prevedibile qualora l'utente decidesse di aprire la pagina dei risultati di Google, passando la palla a questa.
In sostanza, tutti contenti. Apple, che ha assicurato ai suoi servizi di assistenza virtuale un migliore supporto nelle ricerche web. Google, che vede ripagarsi i 3 miliardi di Dollari annui versati nelle casse di Cook e soci. Pure Microsoft, anche se a denti stretti, non è stata completamente scaricata e nei comunicati stampa il cambio ha più il sapore di un arrivederci che un addio, con la possibilità non troppo remota di riaprire il discorso in caso di sensibili miglioramenti.