Apple Watch Series 3, un altro smartwatch identico sul mio polso

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Se volete leggere un articolo tecnico sul nuovo Apple Watch Series 3, non è questo il posto giusto. L’unica cosa davvero interessante in tal senso non ha ancora una risposta certa: comprando il modello LTE nei paesi in cui è disponibile, la eSIM funzionerà anche in Italia? Pur dando per scontato che i carrier si adeguino in tempi brevi, non è ancora chiaro come si comporterà Apple. Intanto sappiamo che lo smartwatch non supporterà il roaming, neanche all’interno dell’Europa, cosa che non depone a favore dell’apertura (e sembra pure in contrasto con l’attuale tendenza normativa). Dalla pagina con i vari modelli, però, si potrebbe dedurre che quello LTE italiano – se arriverà – sarà lo stesso di quello di Francia, Inghilterra, Germania, ecc.. per cui di limiti strettamente tecnici potrebbero non essercene.

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Non è però una questione su cui ci si può sbilanciare senza la prova certa o una dichiarazione ufficiale di Apple, perché l’Apple Watch ha sempre bisogno di appoggiarsi all’iPhone e rilevare il paese di origine sarebbe facile facile, a prescindere dalla localizzazione del GPS. Basterebbe che per accordi con gli operatori si decidesse di far funzionare solo quelli derivanti da loro o comunque venduti sul suolo italiano e si presenterebbe un bel problema per chi abbia deciso di tentare questa strada. Dall’esterno non vedo una ragione valida a tal punto da rendere una delle due scelte fortemente prevedibile, per cui evito di sbilanciarmi anche con previsioni. Dopotutto quella storia del roaming assente un po’ spiazza e alimenta il dubbio. E meno male che non volevo affrontare l’argomento.

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Tornando in topic, o almeno a quello che avevo in testa quando ho iniziato a scrivere, ritengo di non aver sufficientemente dimostrato il mio apprezzamento per questo dispositivo nel corso del tempo. Per lo meno non qui sul sito. Dopo la recensione del primissimo esemplare che ho avuto, ho acquistato sia quello acciaio, della serie che ora si può identificare con un bello 0 spaccato, che il successivo 2, questa volta edizione Sport e di colore space gray (la cui recensione alberga per qualche ragione nelle bozze pur essendo conclusa). Il primo valeva ormai così poco che mi è dispiaciuto regalarlo, ho sinceramente preferito usarlo come alternativa cromatica del secondo. La scelta si è rivelata utilissima per me dal momento che oramai uso solo Apple Watch e sono uno di quelli che non ama mettere accessori neri su abbigliamento blu. E vesto al 90% di blu. In sintesi: continuo ad usare tanto quello in acciaio, forse più del secondo. La batteria dura di meno ma arrivo comunque a sera, tentenna un po’ in alcune operazioni che uso poco e il peso aggiuntivo l’ho mitigato riprendendo ad utilizzare cinturini leggeri in luogo di quelli di acciaio.

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Un tempo ero un appassionato di orologi. Non ne capisco molto eppure mi sono sempre piaciuti e ne ho diversi, ma nessuno davvero costoso o da collezione. Li ho sempre scelti più che altro per l’estetica, cosa che poi ti si ritorce contro se cambi gusti. Ho almeno 6 orologi che al momento non userei mai perché troppo vistosi, seppure li ritenga ancora piacevoli e le marche siano tra quelle più note ed apprezzate dal grande pubblico. Eppure da quando ho indossato il primo Apple Watch non mi è mai venuto in mente di ripescarne uno, neanche nelle grandi occasioni. Se guardo lo smartwatch di Apple continuo a pensare che non sia particolarmente bello agli occhi dell’orologeria tradizionale, eppure non poteva che essere realizzato così. Quella forma che sfrutta completamente lo schermo è anche fortemente iconica per il design dell’azienda, così come tutti i dettagli e le finiture che lo caratterizzano. E vogliamo parlare del cambio di cinturino? Per me quel sistema rimane uno dei punti di forza più eccezionali dell’Apple Watch, perché ti consente di renderlo nuovo e diverso in un’attimo, al punto da poterlo fare anche tutte le mattine senza che questo comporti un minimo di fastidio o di tempo perso.

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Di cinturini ne ho tantissimi, ogni tanto me ne spunta qualcuno da un cassetto o dimenticato in una scatolina, ma il 90% non sono originali. Ne sono contento perché sono tutti più che gradevoli e preferisco averne uno in più “clonato” che non pochissimi e costosi. Non la penso così per null’altro, né tecnologia, né abbigliamento, auto o salute, però sui cinturini non sento la necessità di andare oltre. Se ne dovessi mettere uno da tenere fino a rottura allora lo capirei, ma so che ragiono diversamente sugli accessori per cui sono andato direttamente sui compatibili. C’è da dire, però, che Apple ha mantenuto lo stesso sistema di aggancio su tutti i modelli ed è presumibile che rimarrà lo stesso anche più avanti, per cui ha dato modo di ammortizzare la spesa a chi gli ha dato fiducia. Se mai la cassa dovesse assottigliarsi, il margine per utilizzare lo stesso sistema sembra propio esserci. E se non fosse così, avere usato i propri cinturini sul modello acquistato in origine e poi anche sui tre successivi, mi sembra già una buona vittoria trattandosi di un dispositivo tecnologico.

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Tornando ancora sul prodotto, il mio uso è davvero continuativo ma la sua estensione minima. Quasi me ne vergogno. Al contrario di iPhone e Mac, dove ritengo siano molte di meno le persone che li sfruttano più di me che il contrario, qui ci faccio davvero poco. Non m’interessa nulla delle app, ormai neanche le installo più, mi interessano le notifiche e poter rispondere rapidamente quando opportuno. Qualche volta inizio io un’azione, come mandare un messaggio, ma per lo più agisco di ritorno. In ambienti protetti uso anche la risposta alle telefonate, quando mi rendo conto che non c’è troppo disturbo e le parole del mio interlocutore non creerebbero problemi di privacy. Il brutto è che da qualche anno ho dovuto pure smettere di fare attività sportiva – questioni di salute – per cui non l’ho mai davvero sfruttato neanche da quel punto di vista. Verrebbe da chiedersi cosa ci faccio con questo Apple Watch da ritenerlo così utile e io me ne accorgo le pochissime volte in cui non lo indosso. Devo mettere la password quando accedo al Mac, devo (o sento di dover) prendere lo smartphone ogni volta che arriva una notifica, ho bisogno di cercare il cellulare anche per mettere un timer, devo sempre controllare di non avere l’iPhone in silenzioso per non perdere chiamate utili, non potrei pagare con Apple Pay con la medesima comodità, alla guida mi distrarrei di più, perderei molto più tempo per scoprire l’ora del tramonto (lo uso tantissimo con il lavoro fotografico). Le notifiche sono comunque la parte fondamentale ed anche il metro che ritengo utile per valutare quanto serva uno smartwatch. Chi riceve una ventina di contatti al giorno, ad esempio, quale vantaggio reale potrà mai avere? Io non li conto più, ma vi dico solo che l’email è il sistema che ora uso di meno e se mi allontano da Internet per un paio d’ore arrivo facilmente a 100 non lette. L’Apple Watch è pieno di difetti, non avete idea quanti ne trovi giorno per giorno, tuttavia quello successivo sta di nuovo al mio polso, perché senza non mi trovo più.

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Una delle cose che ho sempre criticato apertamente è che Siri non abbia un feedback vocale ed è una delle migliorie della nuova versione 3 (per fortuna). Che è anche più veloce, più quello e quell’altro, ma avrete capito che non mi interessa. Gli aspetti che mi incuriosiscono sono altri. Sul discorso collezionismo, probabilmente tentato con il primo Edition in oro, direi che hanno fatto completamente fiasco (uso di proposito questo termine che fa scalpitare i troll). Magari era solo un esercizio di stile, però, e sono contenti di averne venduti un paio e regalati 10 tanto per fare storia, inutile fare supposizioni in tal senso. Però non mi pare di vederne in giro a prezzi stratosferici come invece avviene con i primi iPhone che non sono mica d’oro. Alla storia degli acquisti da parte di sceicchi credo relativamente poco: la fortissima crisi di aziende come Vertu ha reso chiaro che anche chi ha soldi da buttare punta all’ultimo modello ed alle sue funzioni quando si parla di tecnologia. L’Edition bianco mi piace moltissimo invece, come gli iPhone dello stesso colore, ed hanno fatto bene a farne anche una versione in ceramica nera al momento, perché è più tradizionalmente elegante. Se non l’avevate notata è perché in Italia non esiste in quanto offerta solo nella variante LTE, così come anche quelli in acciaio. Da noi solo Sport, insomma.

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La questione della variante Cellular sì o no secondo me si risolve nel momento in cui riusciate ad immaginare le possibili implicazioni pratiche. Ma non pensiate che non ve ne siano se non ve ne vengono in mente, così come anche vedendole si potrebbe pensare che non valgano la spesa in più. Personalmente la considero una comodità secondaria ma non trascurabile e che potrebbe portare a miglioramenti non nel mio attuale modo d’uso ma modificarlo per il meglio. Io non lascio mai il telefono a casa involontariamente e credo di non essere l’unico. Eppure se andassi a correre o ritornassi in palestra non penso che mi piacerebbe portarmi dietro l’assillo delle notifiche, mentre l’ascolto di musica in streaming sembra comodissimo. Ho sempre spento lo smartphone in queste situazioni, perché le intendo come un momento di recupero del proprio io e di distacco, inoltre mi rendo conto che da quando uso l’Apple Watch sto meno attento a dove si trovi l’iPhone, che spesso dimentico nella giacca o nella borsa finché non mi serve e me ne accorgo. Altra cosa è che mi capita di muovermi spessissimo per brevi tragitti, uscendo e rientrando in sede dopo 10 o 20 minuti. In tutti questi casi potrei provare volontariamente dimenticare lo smartphone, portando solo Apple Watch LTE ed AirPods (recensione). Quanto vale per me questa comodità? Onestamente non lo so dire, però mi rendo conto che non sia una necessità così come mi rendo conto che watchOS deve offrire più metodi ed apertura nelle possibilità di scambio messaggi affinché il tutto “funzioni” come si deve. Tuttavia l’idea di base non è affatto male. Se poi si potesse collegare a CarPlay senza cavi si completerebbe il cerchio, dal momento che a casa la maggior parte dei servizi e dei contenuti sono già disponibili e sincronizzati col Mac.

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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