Lo scorso mese di giugno l’Unione Europea ha comminato a Google una multa da 2.42 miliardi di euro per abuso di posizione dominante. Secondo quanto rilevato dopo una dettagliata indagine, la società di Mountain View avrebbe modificato i risultati del motore di ricerca per spingere gli utenti ad acquistare attraverso il proprio servizio Shopping e non verso i siti di e-commerce degli altri venditori, causando loro un calo del traffico pari al 92%.
L’Unione, inoltre, ha ordinato a Big G di cessare questo tipo di pratica commerciale scorretta, cosa che la società starebbe valutando di fare già nei prossimi giorni, avendo tempo fino al 28 di settembre per adeguarsi al provvedimento che, comunque, ha appellato presso la Corte Europea di Giustizia chiedendone la revoca. Il colosso, infatti, sarebbe stato incoraggiato ad impugnare l’atto dalla vittoria parziale di Intel in un caso similare, in cui ha ottenuto una forte riduzione della sanzione. Stranamente, Google non ha chiesto che la Corte sospenda l’efficacia esecutiva del provvedimento, rischiando, così, che l’Unione possa agire contro di lei per incassare quanto comminatole, visto che i Giudici potrebbe esprimersi non prima di alcuni anni.