iPhone X, no ICS, anzi TEN. Insomma, quello lì. Ma quanto è strano?

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Lamentarsi è la cosa più facile del mondo. Tutti sono bravi a farlo e il non avere la benché minima esperienza sugli argomenti trattati non ha mai fermato nessuno. Un mese fa un conoscente mi spiegò perché l’iPhone 8 non gli piaceva… ripeto, un mese fa. Ieri, però, abbiamo scoperto che molto probabilmente si chiamerà X e che gli 8 saranno quelli che immaginavamo 7s. Nome a parte, io mi pongo diversi interrogativi su questo smartphone o, per meglio dire, sulle cose che sappiamo di lui ad oggi. Vi abbiamo inondato di rumor nei mesi esistivi e un po’ ci dispiace, non sono gli articoli che amiamo scrivere e che a voi piace leggere, ma devo ammettere che l’attenzione su questo dispositivo è davvero alle stelle anche per noi che siamo più Mac-oriented e manteniamo una maggiore apertura in ambito smartphone. Dopotutto non capita spesso di festeggiare un decennale. 10 anni, se non erro. E così eccoci in attesa di qualcosa di rivoluzionario, a seguito di 9 aggiornamenti non certo trascurabili ma che hanno seguito un percorso di sviluppo graduale e progressivo, in cui gli elementi funzionali e stilistici sono stati mantenuti il più possibile coerenti.

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Mettete vicino un iPhone 4 (2010) ed un 6 Plus (2014), noterete senza dubbio il salto evolutivo, ma fin dal primo modello abbiamo avuto il tasto home, quello di accensione, i due per il volume ed il selettore per il silenzioso. In 10 anni queste cose sono cambiate poco, al massimo migliorate con l’introduzione del Touch ID nel 5s e del Taptic Engine nel 7. Potrei fare altri esempi di tecnologie aggiunte nel corso del tempo ma il punto è che il primo e l’ultimo iPhone conosciuti si usano più o meno allo stesso modo. I lamentosi di prima leggono questa affermazione alla Sandra Mondaini, ripetendo “che barba, che noia”, ma la verità è che si tratta di un punto di forza di iPhone. Un vantaggio sia per gli sviluppatori che per gli utenti, che hanno trovato un ambiente stabile ed accogliente capace di crescere senza distruggere. Ma presto arriverà il 12 settembre…

L’immagine qui sopra è un mockup e non rappresenta necessariamente quel che sarà il prossimo iPhone, ma non ci sono più dubbi sul fatto che avrà quell’area “funzionale” con capsula auricolare, fotocamera e sensori che invaderà lo schermo, creando quelle che internamente chiamano “orecchie” (ce lo ha detto Gurman, non uno qualsiasi). Mi sforzerò da qui in avanti di limitare a zero i giudizi sommari, sia perché sarebbe prematuro sia perché non possiamo sapere i dettagli di ciò che sarà e di come Apple ci presenterà il tutto, ma alcune osservazioni sono d’obbligo. In primo luogo l’utilizzo sapiente del nero assoluto dell’OLED, potrebbe indurre Apple a “nascondere” quella strana forma, così come si vede nell’ipotesi di destra del mockup qui sopra. Logico no? È molto più pulito in quel modo. Il primo aspetto negativo è che così sembrerebbe più alta la cornice e non sarebbe della stessa dimensione di quella in basso. A me non dispiacerebbe più di tanto, dopotutto la simmetria assoluta va già a farsi benedire con quest’idea delle orecchie, ma anche il raggio di curvatura dello schermo usabile risulterebbe diverso sopra e sotto. Nell’immagine non si vede ma basta guardare gli angoli prima e dopo l’effetto make-up della banda nera, per accorgersi di come sarebbe quello in basso (a meno di non buttare pure lì una barra nera così, tanto per gradire). Il secondo problema sembra se lo siano creato loro quando avrebbero potuto decisamente evitarselo. Mi riferisco al fatto che con un design così particolare e cornici davvero ridotte, forse avrebbero potuto mantenere il frontale sempre sul nero, anche nei modelli con retro bianco, grigio, oro o quel che sarà. Il dummy di 9to5mac con cornice bianca… beh, diciamo che mi sembra strano.

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Non consentirebbe più di fare quel giochetto per camuffare le orecchie, anche perché il bianco di uno schermo illuminato (OLED o LED poco importa) non sarà mai con quello di un materiale “concreto” quale il metallo, la plastica o il vetro. A parte questo, la cornice bianca (che di solito amo negli iPhone), in questo caso evidenzierebbe quella forma… strana. Ripeto questo termine non a caso, in quanto l’essere straniti di fronte ad un oggetto ed al suo design, potrebbe forse essere un obiettivo importante per questo iPhone X. Non so, pensate all’iMac G3 Bondi Blue in un’era in cui i computer erano dei parallelepipedi beige, grigi o al massimo neri. D’altronde se un qualcosa ci appare immediatamente comprensibile è perché risponde a dei canoni prestabiliti che, un po’ per istino e tanto per formazione, abbiamo imparato a riconoscere. Il Note 8 è bello, secondo me e secondo tante altre persone direi, ma se ci pensate è un misto di tecnologia spinta (meno del 7 sul fronte batteria, però) e linee essenziali. Un ottimo traguardo, non c’è che dire, se solo penso a ciò che faceva Samsung pochissimi anni fa rabbrividisco, però è un qualcosa che stupisce più per la spinta hi-tech che per altro. Alla fine l’obiettivo di tutti sembra quello di portarci in mano solo uno schermo, senza null’altro intorno, e in questa situazione ipotetica l’aspetto dello smartphone diventerebbe irrilevante e si distinguerebbero solo per quel che ci sta dentro. Esagero un po’ il concetto, ma il punto è che ormai gli smartphone si differenziano quasi solo per la cornice, se togli anche quella cosa rimane ai designer? Cosa rimarrà all’iPhone una volta tolto il suo iconico tasto home? Beh, forse la risposta di Ive sta proprio nelle orecchie e magari per questo ha deciso di non nasconderle e di metterle in mostra con il modello bianco.

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Le persone che bevono il caffè amaro ti dicono che all’inizio può essere un po’ difficile ma che poi riesci a sentire il vero sapore del caffè e un discorso analogo l’ho sentito fare spesso per la cioccolata fondente al 100%. Forse ci sarà bisogno di un po’ di tempo per metabolizzare la “stranezza” di cui ho parlato più volte, ma chissà che alla fine non inizieremo a gustare pienamente questo design e a capirlo. Penso agli auricolari bianchi di iPod, che inizialmente erano visti con disappunto da molti e poi hanno fatto scuola, oppure proprio al tasto home dell’iPhone, che lo caratterizza ancora oggi ma che ora è un po’ datato e potrebbe lasciare il posto ad un nuovo elemento distintivo: le orecchie! Fa sorridere questo nome, spero che se andrà davvero così qualcuno si impegni a tirar fuori un appellativo più sciccoso. Sorvolo sulla fotocamera in verticale perché a me non fa né caldo né freddo, e se serve per migliorare la resa di ARKit tanto di guadagnato. Dopotutto è asimmetrica sia in un senso che nell’altro, per cui è solo una questione di abitudine che la fa apparire più o meno gradevole. La cosa strana, mi ripeto, sarà l’assenza del tasto Home.

Con diversi articoli abbiamo provato a spiegare come cambieranno le cose, basandosi sui rumor e sulle indicazioni presenti nei firmware rilasciati da Apple stessa, ma come sarà davvero usare un iPhone senza quel tasto lo sapremo solo provandolo. Prima ho elogiato il cambiamento progressivo e rassicurante, ma in questo caso si andrà in contro ad una netta rottura con il passato. E se quella del design esterno può piacere o meno, quella sull’ergonomia ed il funzionamento può creare più grattacapi. Se sono davvero riusciti a farci fare a meno di quel tasto senza danneggiare e, anzi, migliorando l’esperienza d’uso, allora tanto di cappello ad Apple, ai suoi ingegneri ed ai visionari che ci lavorano. Ma ribadisco che si tratta di un terreno ben più scivoloso rispetto a quello dell’estetica. Non possono certo rimanere vincolati per sempre a quell’elemento, ma già il fatto che porteranno l’iPhone con le orecchie sul mercato in parallelo a modelli più convenzionali fa capire quanto minato sia questo terreno. Non è solo questione di prezzi qui, ritengo che in vista di un cambiamento così importante e a fronte di milioni di potenziali acquirenti ($$$), Apple sia stata obbligata a procedere con un piano di sicurezza. Forse ai tempi di chi sapete voi avrebbero rischiato di più, non lo so, ma in questo caso è salutare che ci sarà il nuovo e il nuovo più nuovo: tutti più poveri ma anche un po’ più contenti (speriamo).

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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