Adobe CC 2018: i fotografi che usano Lightroom sono più vintage dell’iPod

Da pochi minuti Adobe ha presentato e rilasciato i nuovi aggiornamenti 2018 dei software facenti parte della suite Creative Cloud. Li ho scaricati seduta stante su una postazione di lavoro, lasciando ovviamente la seconda al sicuro sulle versioni precedenti. Essendo una cosa “fresca fresca” non è che si possano fare chissà quali disamine, soprattutto perché si tratta di software tutt’altro che banali. Comunque, vi posso sicuramente anticipare un consiglio: ancora non aggiornate. Nei primi 10 minuti contati di utilizzo con i nuovi software, sono incappato in cinque crash, un blocco del sistema di sincronizzazione che mi ha cancellato le preferenze remote invece di fare il contrario ed un drammatico ed inesorabile blocco nell’importazione di fotografie, oltre a più di qualche glitch dovuto ad una non completa ottimizzazione dell’interfaccia. Decidete voi se sono cose importanti o meno, alla fine le applicazioni si riescono ad usare, però credo che se ci si lavora si possa stare dietro a cose simili. Ecco perché ho aggiornato una sola postazione per “sperimentare” il nuovo senza rischiare nulla. Comunque, vorrei dire un paio di cose su Lightroom.

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Insieme a Photoshop è il software Adobe che uso di più e ritengo irrinunciabile, perché da Premiere in avanti le alternative ci sono e sono forse anche migliori (rispetto sempre al mio personale uso). Lightroom è di una comodità imbarazzante per la sua gestione del catalogo, che mi consente di avere file liberi su disco, diverse librerie che posso anche mixare per singole cartelle alla bisogna ed aggiornamenti costanti del modulo di importazione. D’accordo che Camera RAW non sia più il punto di riferimento e faccia pure un po’ schifo con i sensori X-Trans, ma per me che uso tante fotocamere avere il supporto al file grezzo in tempo zero è fondamentale. Detto questo, Adobe sta seriamente rischiando di fare una cappellata alla stregua di quelle che ha fatto Apple nel passaggio da Aperture (non iPhoto) a Foto.

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Quali sono i seri problemi di Lightroom? A parte il discorso della demosaicizzazione scadente per i sensori Fuji e solo buona per gli altri (quando non sufficiente), il gravissimo difetto è la lentezza. Le stesse operazioni eseguite con software concorrenti di buona qualità richiedono molto meno tempo e anche con un computer super carrozzato ci si trova ad aspettare troppo, per ogni cosa. Non solo nello sviluppo ma anche nel passaggio da una modalità di lavoro all’altra (libreria, sviluppo, ecc..). È su queste cose che ormai da anni si attende un serio lavoro di Adobe, la quale ha invece deciso di prendere il software più usato al mondo per la post produzione fotografica e metterlo in panchina con il nome Lightroom Classic CC.

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Okay, non lo stanno dismettendo oggi. Non è quello che voglio suggerire io e non è quello che hanno detto, ma il punto è che la parola “Classic” sembra fin troppo indirizzata alla legacy di un vecchio progetto lasciato lì a morire. E, in effetti, aggiornamenti importanti per Lightroom non ne vediamo già da tempo, perché si è solo aggiunto qualcosa ogni tanto, rendendolo sempre più completo ma anche mastodontico e pesante. Da oggi Lightroom è Classic, esattamente come iPod di settima generazione… l’ultimo della sua specie. Da oggi Lightroom è un po’ come Aperture alla presentazione di Foto? No, questo per fortuna ancora no, Adobe non ne ha dichiarato la morte come aveva fatto Apple al tempo, ma la verità è che se non abbiamo avuto aggiornamenti “core” negli ultimi 4 o 5 anni in cui Lightroom era Lightroom, di certo non ce li possiamo e dobbiamo aspettare oggi che è diventato Classic. Diciamocelo, se suona un po’ come Vintage e perché è esattamente questo per Adobe.

Attenzione però, perché Lightroom CC è ancora vivo! Anzi, è redivivo essendo oggi alla versione 1.0. È da qui che partirà il nuovo corso destinato ai fotografi ed è già tutto scritto nelle cornici arrotondate della nuova icona fluo. Il richiamo al mobile non è casuale, perché questo non è un software professionale e non è neanche una applicazione… al massimo un’app. Una roba nata intorno al cloud, al terabyte di spazio che Adobe generosamente regala ai suoi utenti, e si presenta con una interfaccia tutta da scoprire, capire e digerire.

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In realtà è di una banalità incredibile, detto in senso positivo se vogliamo, ma appena ho iniziato a metterci dentro qualche foto il panico si è messo a scorrere nelle mie vene. Non solo hanno sbagliato ad invertire completamente l’approccio rubando il nome ad un importante software con potenzialità incredibili per fare un giochetto in stile Apple Foto, ma si sono portati dietro anche i pochi problemi del vecchio. Già in fase di importazione è andato in tilt, maschere bloccate, immagini che non appaiono, poi ho selezionato una cartella con qualche video e non ci ha capito più niente. È questo sarebbe l’approccio per il futuro?

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Non vado oltre perché non avrebbe senso e, anzi, aggiungo un appunto per il Maurizio del futuro: senti un po’, ma alla fine era davvero così tragica come mi era sembrata il 18 ottobre del 2017 oppure è stata una tua svista? Adobe è rinsavita oppure stai usando il nuovo software di Serif?

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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