Quando guardo quelle scrivanie in perfetto ordine e con pochissimi elementi organizzati su tanto spazio, non posso che provare tanta invidia ed ammirazione. Le mie seguono un percorso sinusoidale per cui accumulo materiale “messo lì per un attimo” fino a quando il disagio supera la mancanza di tempo e mi dedico un po’ a fare ordine. Avessi avuto più spazio sarebbe stato diverso, perché la scrivania di lavoro la preferisco sgombra per massimizzare la mia capacità di concentrazione, per cui sposterei tutto il “temporaneo” altrove. Molto spesso mi capita di provare una nuova disposizione e di mettere un elemento in un dato posto per alcuni giorni, così da verificare i miglioramenti estetici e nell’ergonomia, ma quando raggiungo quella che ritengo “posizione ideale” preferisco che non si sposti. Ecco perché molti degli elementi che ho intorno a me sono fissati col biadesivo 3M, che ha una fortissima tenuta ma si rimuove direi completamente da qualsiasi superficie. In effetti non credo si possa dire con facilità “qualsiasi”, ma al momento ho provato con plastica, legno e metallo (persino quello del Mac) e si stacca con discreta facilità senza lasciare residui. Uso lo stesso materiale anche per sorreggere dietro il TV i vari NVIDIA Shield TV, Fire TV Stick e via discorrendo. Pur essendo rimovibile, il biadesivo è una soluzione che considero mentalmente definitiva per cui ho voluto sondare altre strade.

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La prima volta che ne ho avuto bisogno è stato di recente, quando ho dovuto spostare altrove lo stand per cuffie che ho sempre usato sul comodino, ovvero l’HeadStand di JustMobile (recensione). Pesante e molto costoso, questo ha il vantaggio di essere ben ancorato sulla base d’appoggio e di consentirmi di prendere e riporre le cuffie anche di notte senza rischiare di far cadere tutto. In sua vece ho messo il Posto di Bluelounge (recensione), il quale è molto scomodo con cuffie in cui i padiglioni si toccano, come le mie Sony WH-1000x M2 e tante altre che possiedo. Il problema nasce dal fatto che l’asta è proprio al centro del supporto, per cui serve una seconda mano per tenere aperti i padiglioni nel momento in cui si ripongono le cuffie o per tenere fermo il supporto quando si prendono. Non esattamente una soluzione ideale. Per risolvere il problema ho subito pensato al nastro biadesivo di cui vi parlavo prima, poi mi è venuto in mente quel particolare materiale “appiccicoso” che si trova alla base di alcuni supporti, tra cui quello di spigen per Apple Watch che vedete qui sopra.

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Cercando su Amazon ne ho trovati di diversa forma e marca, ma alla fine ho scelto un pack da 6 di Luzway. Ho aperto uno dei tre pad rettangolari (altri tre sono circolari) e ne ho tagliato via una parte con le forbici perché in eccesso, mettendola da parte per usi futuri. I pad sono belli spessi, appiccicosi come ci si aspetterebbe, ed hanno una presa perfetta su moltissimi tipi di materiali. Non vanno bene per quelli porosi o troppo sottili, ad esempio non è il caso di metterlo su un muro senza mattonelle o sulla carta. Una volta messo sotto la base dello stand e posizionato questo al suo posto, ho subito provato ad usarlo.

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La parola che mi è subito venuta in mente è stata: miracolo! Si sa che l’euforia rende le cose ancora più belle e interessanti di quanto non siano, per cui sì: ho esagerato. Però un bel “finalmente” ci sta tutto, al punto che mi chiedo perché non l’abbiano inserita di serie una base “appiccicosa” come questa. Adesso riesco a mettere le cuffie con una mano con un gesto fluido e naturale, senza che la base di muova per nulla, stesso cosa per posarle. Davvero comodissimo. L’effetto lo avrete sicuramente già provato in altri prodotti e i campi di applicazione sono sterminati, però quelli che fanno solitamente vedere sono davvero discutibili. Ad esempio spesso c’è la foto di questo pad poggiato sul cruscotto dell’auto per tenere lo smartphone… una roba che proprio non capisco. Mentre come soluzione per definire in modo più statico il posizionamento di elementi è eccellente.

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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