L'eterno conflitto fra privacy, sicurezza informatica e indagini da parte dell'Autorità giudiziaria è nuovamente emerso oltreoceano, visto che i Texas Rangers hanno richiesto un mandato di perquisizione nei confronti di Apple per ottenere i dati memorizzati su iCloud e lo sblocco dell'iPhone SE del killer di Sutherland Springs, suicidatosi dopo la mattanza perpetrata. Se per l'azienda non ci sono problemi a fornire le informazioni memorizzate su iCloud una volta ricevuto il provvedimento da parte del giudice, per la seconda richiesta si potrebbe tornare allo stallo che ha caratterizzato le indagini sull'attentatore di San Bernardino e il suo iPhone 5c, quando l'FBI chiese a Cupertino di sviluppare una versione di iOS in grado di accedere ai dati memorizzati sul dispositivo ottenendo solo il rifiuto della stessa che si appellò al diritto alla riservatezza. Infatti, la società sosteneva che un simile strumento software, se utilizzato in maniera invasiva, avrebbe potuto minacciare la privacy di milioni di americani.
La vicenda si risolse con lo sblocco del 5c da parte di una società di consulenza informatica israeliana, ma a questo giro le cose potrebbero farsi ben più complesse, vista la presenza del Touch ID e del Secure Enclave ai quali la crittografia di iOS è strettamente connessa. Apple, dal canto suo, ha puntualizzato che sarebbe bastato utilizzare le impronte digitali del cadavere per sbloccare il cellulare (ovviamente, nei minuti immediatamente successivi al decesso, visto che il Touch ID sa riconoscere un dito "vivo" da uno "morto"). Pare che, comunque, il terrorista avesse con sé un LG G6, circostanza che le autorità non vogliono confermare per "non suggerire a possibili emuli e ad altri criminali quali dispositivi usare per impedire l'accesso ai propri dati". Qualora la vicenda dovesse avere ulteriori sviluppi, vi aggiorneremo tempestivamente.