Il ripristino dell’iMac Pro può richiedere il collegamento a un altro Mac

L’iMac Pro è finalmente entrato in commercio, chiudendo così un 2017 piuttosto fitto per Apple a livello hardware e software. In attesa che arrivi il prossimo Mac Pro, questa versione ultra-potenziata dell’all-in-one intende essere un chiaro messaggio da Cupertino che la gamma Mac non è affatto moribonda ed affiancherà gli iDevice per molti anni a venire ancora. Eppure, per quanto possa sembrare un paradosso di fatto l’iMac Pro risulta il computer Apple più affine proprio al mondo iOS, grazie alla presenza del chip ARM T2 che ha preso in consegna svariate funzionalità prima appannaggio delle CPU Intel e di altri componenti separati. C’è anche un altro punto di comunanza scoperto proprio in queste ore, e probabilmente non piacerà a tutti.

Come da retweet del noto sviluppatore irlandese Steven Troughton-Smith, la modalità di ripristino in caso di problemi software seri, come quelli causati da un’interruzione di corrente, presenta qui delle differenze da quella adoperata sinora sugli altri Mac dell’era Intel. Storicamente le operazioni di recupero venivano iniziate tenendo premuti i tasti Cmd e R all’avvio del computer, con l’unico requisito di una connessione internet funzionante. L’iMac Pro può invece richiedere un elemento aggiuntivo: un altro Mac. Non è uno scherzo, bensì quanto riporta la guida dell’utility Apple Configurator, di solito utilizzata per la gestione di iPhone e iPad in ambito aziendale.

L’app Configurator dovrà essere installata nella sua ultima versione sul Mac di supporto, che dovrà disporre di High Sierra. I due computer dovranno essere collegati tra loro in modo cablato, niente opzione wireless. A seconda delle porte a disposizione, si potrà optare per USB-A, USB-C o Thunderbolt. L’unica accortezza indicata da Apple è di verificare nel caso di USB-C che sia correttamente supportato il trasferimento dati da parte del cavo, dal momento che alcuni prevedono il solo uso di ricarica. Soddisfatti tutti i pre-requisiti, si dovrà procedere scollegando l’iMac Pro dalla corrente e inserendo il cavo tra i due dispositivi, che oltre ai dati fornirà l’energia necessaria durante l’operazione. A quel punto basterà premere il pulsante d’accensione per circa tre secondi affinché entri in gioco la modalità di ripristino, permettendo di procedere attraverso Apple Configurator sul secondo Mac.

Suona familiare? Non è molto diversa dalla procedura che si utilizza per riportare a condizioni funzionanti i prodotti basati su iOS, collegandoli ad un Mac per il ripristino con iTunes o appunto Configurator. Il fatto che la guida faccia riferimento a “iBridge” come identificativo mi fa pensare che in realtà questo metodo sia rivolto perlopiù a casi in cui viene danneggiato anche il firmware del SoC T2 e non solo macOS. Suonerebbe altrimenti alquanto strana, se non forse proprio fuori luogo, una tale dipendenza per un prodotto pro. È plausibile quindi ipotizzare che qualora sia esclusivamente il sistema operativo principale ad andare fuori uso resti possibile utilizzare la procedura classica di ripristino tramite Cmd+R. Ma questo non è un argomento trattato dalle prime recensioni internazionali, perciò per avere certezze occorrerà attendere che gli iMac Pro arrivino in mano agli utenti finali ad inizio 2018. Nel dubbio, questi faranno probabilmente bene a seguire il consiglio di Troughton-Smith, investendo su una buona unità UPS e cautelandosi il più possibile da spiacevoli conseguenze.

Giovanni "il Razziatore"

Deputy - Ho a che fare con i computer da quando avevo 7 anni. Uso quotidianamente OS X dal 2011, ma non ho abbandonato Windows. Su mobile Android come principale e iOS su iPad. Scrivo su quasi tutto ciò che riguarda la tecnologia.

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