Nuove grane legali per Apple per il sistema di gestione prestazioni – batteria

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Non è passata che qualche ora dalla conferma da parte di Apple dell’esistenza sistema di gestione delle prestazioni di iPhone (che, ricordo, diminuisce la velocità di clock se la batteria è danneggiata) che già sono state avviate due cause nei suoi confronti. Anche Maurizio, nell’ultimo SaggioPodcast, si chiedeva come mai in USA non fossero già state avviate le solite class action, ma stranamente, entrambi i giudizi di cui vi parlerò non coinvolgono che sole sei persone. La prima causa è stata iscritta a ruolo alla Corte di Los Angeles, e l’attore, tale Stefan Bodganovich, possessore di un iPhone 7, sostiene che il sistema di risparmio energetico non è mai stato né richiesto né negoziato con Cupertino e che, anzi, sia stato inserito solo per spingere gli utenti a cambiare un iPhone ogni anno. Bodganovich mira sia ad ottenere un risarcimento che a far imporre ad Apple l’eliminazione della funzionalità.

La seconda causa, invece, è stata avviata proprio ieri da cinque diverse persone residenti fra l’Indiana, l’Ohio e la North Carolina, proprietarie di alcuni modelli di iPhone in un range compreso dal 5 al 6 che, dal canto loro, sostengono che l’intento di Apple sia ingannevole, immorale e non etico, tale da violare le leggi che tutelano i consumatori. I loro legali, inoltre, ammoniscono le “grandi aziende, che devono capire che le persone sono sofisticate e che, quando comprano un dispositivo con i propri sudati risparmi, si aspettano che questo funzioni al massimo delle sue prestazioni. Apple, invece, ha tenuto chiunque all’oscuro della scelta di ridurre le prestazioni di iPhone per una questione di risparmio energetico, spingendo i consumatori a comprarne un nuovo modello e non a sostituirne la batteria“. In questo caso, gli attori cercano di ottenere solo un risarcimento dei danni subiti.

Come sosteneva anche il buon Razziatore nel suo post, è ora che le grandi aziende aprano gli occhi e diventino quanto più trasparenti possibile con i propri clienti, avvertendoli di scelte che, per quanto da un lato possano essere apprezzabili (meglio avere un iPhone che duri una giornata che non uno performante che si scarica dopo due ore d’uso), dall’altro possono portare i consumatori meno informati e meno avvezzi all’uso della tecnologia a pensare che il proprio dispositivo sia vecchio e superato e che, quindi, l’unica soluzione sia quella di passare ad un modello più recente. Insomma, un bel pop-up in iOS o una sezione ad hoc nell’app Suggerimenti avrebbero di certo evitato ad Apple nuove grane legali che, presumibilmente, sono solo le prime di una lunga serie.

Elio Franco

Editor - Sono un avvocato esperto in diritto delle nuove tecnologie, codice dell'amministrazione digitale, privacy e sicurezza informatica. Mi piace esplorare i nuovi rami del diritto che nascono in seguito all'evoluzione tecnologica. Patito di videogiochi, ne ho una pila ancora da finire per mancanza di tempo.

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