HomePod: se vincerà sarà per l’audio e non certo per Siri

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La cosa migliore che Apple ha fatto nel realizzare l’HomePod è stata quella di indovinare la sua perfetta collocazione sul mercato, sia in termini economici che funzionali. Almeno questo è il mio personale pensiero che vado rapidamente a dettagliare. Sappiamo che gli Echo di Amazon sono dovunque, intrecciati con una miriade di sistemi di terze parti e servizi, così presenti nella vita degli americani (e negli altri paesi dove sono disponibili) da essere ormai realtà consolidate che hanno superato lo scoglio della sfera tech per entrare nella vita delle persone cosiddette “comuni”. Già Google non avrà vita semplice nel contrastare questo predominio con la sua serie di smart speaker ed Apple si trova ad essere la più indietro dei tre in quanto ad assistente vocale. Siri cresce con molta fatica e lentezza, le stesse con cui avanza in altri paesi e idiomi. In Italia ne abbiamo sempre avuto una versione “semplificata” fin da quando è disponibile e sono passati già diversi anni. E le cose non accennano a migliorare dato che anche la versione 2.0 dell’assistente che è approdata su Apple TV 4G ancora non ci ha raggiunto. Non che esista davvero una Siri 2.0, tuttavia è un modo semplice per identificare l’insieme di nuove funzionalità che ha guadagnato proprio con l’integrazione su Apple TV e che sono alla base anche del funzionamento su HomePod.

Il 9 febbraio lo speaker di Cupertino arriverà nelle case di americani, inglesi e australiani, ma è previsto un allargamento sul territorio francese e tedesco in primavera. Questa attesa lascia immaginare che vogliano completare la trasposizione in lingua di Siri e per lo stesso motivo si può presupporre che Apple non abbia intenzione di esportare l’HomePod lì dove non funzioni ancora l’assistente vocale completo. Cosa che potrebbe essere una buona notizia se dovesse risultare un volano per lo sviluppo, ma anche negativa se questo significasse dover attendere troppo. Siri è una componente fondamentale della ricetta HomePod, ma io credo che Apple abbia fatto bene a puntare ad una fascia medio-alta – in ambito consumer – per la collocazione commerciale e qualitativa del suo speaker.

Lo so che molti guardano il prezzo ($349+tasse/£319) e dicono che sia caro, ma ricordate che la stessa cosa la si diceva degli AirPods quando invece vi ripetevamo che fossero ben posizionati vista la concorrenza… e guardate come sono andate le vendite. Allo stesso modo Apple ha saltato per HomePod il mercato relativo alla sola assistenza vocale ed ha puntato direttamente alla fascia di mercato in cui risiedono prodotti come il Sonos Play:3 e Play:5, Bose SoundTouch 20, Harman/Kardon Aura PlusBowers & Wilkins Zeppelin.

Certo bisognerà vedere l’effettiva resa audio rispetto a questi, tuttavia il prezzo appare del tutto commisurato rispetto quelli che appaiono come diretti rivali, specie se si considera la presenza di Siri e di AirPlay 2 (che arriverà con un prossimo aggiornamento). Apple non punta certo all’alta fedeltà, quel mercato non porta più guadagni ed interessa a pochissimi, mentre sono sempre di più quelli che acquistano sistemi audio premium dall’estetica ricercata per essere posizionati negli ambienti living ed essere comodamente utilizzabili dalla famiglia via Wi-Fi, senza la continua necessità di pairing Bluetooth.

La presenza dell’assistente vocale è “quasi un di più” da questo punto di vista. La musica è incredibilmente più importante rispetto alle funzioni smart e non è un caso se tutti i quattro mini-spot pubblicati su YouTube di recente puntano sulla musica e non su Siri (come faceva il primo che trovate a fondo articolo). Vediamo come andranno le cose, ma io credo che se Apple avrà fatto bene il lavoro dal punto di vista audio, le vendite la premieranno. Se poi si riuscisse a rendere l’assistente vocale affidabile al pari dei rivali, far breccia all’interno delle case in cui l’ecosistema di Cupertino la fa da padrona (con iPhone, Mac ed Apple TV) sarà solo l’inizio. In termini di diffusione numerica assoluta è inutile tentare di gareggiare con Echo: l’obiettivo di Apple sta al di sopra anche perché la ridotta apertura rispetto ad Amazon ridurrà sempre il potenziale target. Ecco perché è molto meglio andare nella ristretta fascia premium di speaker Bluetooth che non in quella gigantesca in cui Amazon regna già sovrana con riproduttori smart che partono da poche decine di Euro.

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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