SSD dentro o fuori? Meglio la prima! Breve racconto di un intervento su iMac 27″ 2012

Leggi questo articolo grazie alle donazioni di Stefano Collenghi, Umberto Facchin, Alessandro Sandrin, Davide Dari, Ing. Alessio Palmieri, Matteo Cefaloni, Danilo Ronchi.
♥ Partecipa anche tu alle donazioni: sostieni SaggiaMente, sostieni le tue passioni!

Ho comprato un iMac. Non il 5K del 2017 la cui recensione ancora latita (pardon!) ma un vecchio 27″ Late 2012. Mi serviva una postazione comoda nell’angolo studio che ho in salotto, dove spesso lavora mia moglie e ogni tanto mi appoggio anche io, magari per le cose più rapide o per stare in un ambiente più conviviale. C’era stato un 21,5″ del 2011 lì per molti anni e mi andava bene, anche se la mancanza dell’USB 3 si sentiva e alla fine l’ho sostituito anche per avere uno schermo più grande. Ho comprato questo 27″ usato a 899€ da Juice, con un quad-core a 3,4GHz (i7-3770), GPU NVIDIA GTX 675MX da 1GB, 1TB HDD e 8GB di RAM. Con una spesa di 60€ ho aggiunto altri 8GB (quindi 16GB totali) e pensavo di andar via così… ma chi volevo prendere in giro? Uso SSD su tutti i miei computer dal 2010 (e potete immaginare quanti ne siano “passati” di qui in 7 anni), neanche mi ricordavo che aspetto avesse una barra di caricamento. Sì, ok, faccio un po’ lo spiritoso adesso, ma i dischi meccanici per il sistema operativo di un computer sono roba preistorica.

ssd-stats

Gli utenti più freschi forse non lo sanno, ma nel 2010 ho persino modificato il motto del sito in +SSD -GHz per combattere l’ignoranza e, soprattutto, la resistenza che gli “utenti da forum” mi opponevano continuamente. In articoli come perché tutti dovrebbero avere un SSD ho provato a spiegare il senso di quello “slogan” ma le risposte erano spesso di questo tipo:

commentiChissà se oggi quelle svariate decine di persone che mi attaccavano in ogni recensione di SSD oggi li usano o vanno ancora a carbone. C’erano anche SaggiUtenti a non capire bene perché un disco allo stato solido cambiasse così radicalmente l’esperienza d’uso, ma la maggior parte di loro alla fine si è fidata, ha fatto “il salto” e si è dovuta ricredere. Non si tratta di un vantaggio che influisce sulla capacità di calcolo, questo è chiaro, ma i computer non sono più dei semplici “calcolatori”. Ogni operazione che eseguiamo viene tradotta fino all’essenza del bit ed ogni informazione deve essere memorizzata. Gli Hard Disk meccanici erano ormai diventati il collo di bottiglia da anni, per cui sia la lettura/scrittura di dati statici che la cache di sistema e delle app, erano lentissime e vanificano le prestazioni di CPU e RAM. Oggi la situazione è più bilanciata grazie agli SSD e direi che sono persino più importanti loro nell’esperienza d’uso di un utente medio rispetto ad uno step in più nel processore. Figurarsi per il professionista. Comunque, ormai so che non devo più convincere nessuno per fortuna, ma ci sono altre battaglie da combattere come quella contro i problemi dell’attuale implementazione dell’USB-C.

inateck-uasp-hub-ssd

Ritornando all’iMac, la mia prima soluzione è stata quella di installare il sistema operativo su un SSD che avevo già in redazione, collegato via USB 3.0 tramite un case da 2,5″ compatibile UASP. Le prestazioni con i vari benchmark erano ottime, dopotutto si trattava di un 850 Pro da 512GB, eppure il computer non mi convinceva pienamente. Il miglioramento rispetto l’HDD meccanico è stato massiccio, ma sapevo che quell’iMac doveva andare meglio. Notavo ogni tanto dei piccoli freeze, lentezze eccessive nel cambio utente o per accedere alle preferenze, cose che non dovevano esistere. Dopotutto si tratta sì di una macchina del 2012 con CPU Intel di terza generazione (siamo all’ottava), ma i test chiariscono che un buon i7 quad-core del tempo sa ancora difendersi.

imac-late-2012-benchmark

Ho quindi deciso di installare un SSD interno, cosa che da questo modello in poi è stata resa molto semplice da Apple. È infatti disponibile sulla scheda logica uno slot dedicato ad un disco di tipo “blade”, usato per le configurazioni personalizzate in fase d’ordine, sia con Fusion Drive che SSD puro. Se avete dubbi sul fatto che il vostro iMac abbia o meno lo slot, la cosa più facile è cercarlo sul sito iFixit e verificare che vi sia la guida apposita. Ovviamente si sarebbe anche potuto metterlo diversamente, volendo anche al posto del disco meccanico con un adattatore, ma questa soluzione è decisamente più pulita e consente di mantenerli entrambi.

ifixit-bladessd-imac-2012

Su questo specifico esemplare venivano usati dischi M.2 su controller SATA, per cui non vi è il vantaggio della super velocità ottenibile con i più recenti NVMe/PCIe ma si è “limitati” ai 6Gbit/s. Il problema, però, è che Apple non usa un connettore standard. Per giunta nel catalogo di OWC o Transcend (i produttori più attivi per dischi solidi destinati ai Mac), non è affatto facile capire se vi sia un prodotto compatibile con gli iMac. Alla fine ho optato per una soluzione diversa ed ho comprato un SSD originale Apple venduto usato su Ebay. Devo ammettere di aver avuto molto fortuna in questo, perché l’ho pagato meno di 150€, ma ne appaiono spesso in rete e non è così difficile fare un buon affare. Mi sono accontentato di 256GB, tanto tutti i dati aggiuntivi, comprese le directory dei servizi cloud che uso e che sono sempre più pesanti, possono benissimo risiedere nell’HDD. Per l’operazione sono serviti un po’ di cacciaviti “speciali” che avevo già in redazione, una ventosa, un cuscino del divano (?) e altre due cose: le strisce adesive di sostituzione e un arnese strambo che serve per rimuovere le vecchie prima di aprirlo. Quest’ultimo non è proprio necessario ma è pratico grazie alla rotella che gira ed è utile che la sua dimensione sia calibrata per non rompere nulla all’interno. È tutta roba che si trova anche su Amazon o Ebay piuttosto facilmente, ma anche iFixit ha ormai uno store Europeo. Sapete che di computer ne ho smontati, compresi moltissimi iMac, ma nessuno da quando li hanno resi così sottili. Preferivo molto di più i vecchi magneti a questa soluzione con adesivi usa e getta, ma non ne ho aperti solo perché non ne ho usato nessuno successivo al 2011 fino a poco tempo fa. Comunque l’operazione sembrava abbastanza semplice, ma iFixit la segnala come difficile e con tante avvertenze in rosso che ti fanno passare la voglia di sperimentare. Non a me, ovviamente.

imac-27-2012-SSD-Blade

Con la collaborazione del mio amico Pietro, che da poco aveva fatto un’operazione analoga sul suo iMac 27 del 2013, ci abbiamo messo davvero poco, contando anche una buona mezz’ora di pulizia visto che all’interno c’era così tanta polvere che non potete immaginare. Comunque le avvertenze di iFixit nella guida sono state d’aiuto, anche se decisamente troppo allarmistiche. Dopo un paio d’ore ero già pronto ad utilizzare il nuovo/vecchio iMac, notando subito la netta differenza. Finalmente il computer va come deve andare e non ha più quei saltuari tentennamenti che avevo visto col disco via USB 3.0. Devo dire, però, che in passato mi è capitato di usare sistemi operativi installati esternamente senza apprezzare queste incertezze, per cui il dubbio che sia “colpa” del controller USB di questo specifico modello ce l’ho, ma in tutti casi la soluzione del disco interno è decisamente più pulita e pratica. Faccio un’ultima precisazione per un’altra delle piccole battaglie che porto avanti da tempo: no al Fusion Drive. Si poteva creare in un attimo avendo questi componenti e poteva anche essere adatto ad un computer non primario, ma è proprio il principio che non mi piace e non accetto. Un disco ibrido del genere aggiunge della complessità inutile, non a caso non supporta ancora APFS, raddoppia la possibilità di rottura, moltiplica anche il pericolo di danneggiamento logico dei dati e non può offrire le stesse prestazioni. Soprattutto non su quel che ci interessa visto che decide lui come amministrare la cosa. Forse lo potrei consigliare ad un utente alle prime armi, di quelli che non sanno come spostare una cartella, per tutti gli altri il consiglio è diverso: leggere il mio articolo del 2013 dal titolo “perché non uso il Fusion Drive“.

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

Commenti controllati Oltre a richiedere rispetto ed educazione, vi ricordiamo che tutti i commenti con un link entrano in coda di moderazione e possono passare diverse ore prima che un admin li attivi. Anche i punti senza uno spazio dopo possono essere considerati link causando lo stesso problema.