In Cina, si sa, il concetto di libertà è agli antipodi del nostro: il Governo centrale ha sempre ritenuto di dover tracciare tutto il traffico web in entrata ed in uscita tramite il Great Firewall, di modo da eradicare chi dovesse avere idee diverse dal pensiero comune. Sul solco di questo approccio, è stata recentemente emanata una normativa che obbliga le multinazionali a stabilire i propri data center in territorio cinese, consegnando le chiavi di accesso all’organo esecutivo di modo da snellire le indagini in caso di compimento di reati, siano essi anche contro lo Stato.
Durante il suo viaggio in Cina in occasione del China Development Forum, Tim Cook ha dichiarato di aver accettato di trasferire i dati iCloud dei propri utenti cinesi all’interno della Repubblica Popolare, per il tramite di una nuova società controllata tanto da Apple quanto da un ente provinciale locale. All’interno dei server saranno memorizzate in apposite aree le chiavi crittografiche, di modo da rendere intellegibili i dati agli inquirenti senza che questi debbano presentare una rogatoria internazionale agli Stati Uniti. Raggiunto da alcuni giornalisti, Cook ha dichiarato che Apple ha sempre rispettato le leggi locali e che, se queste impongono la consegna dei dati, non si può far altro che adeguarsi.
Spero che mi consentiate una riflessione sull’approccio di Cook: il buon CEO di Apple è un gran opportunista. Tralasciando la questione della vicenda che ha visto Cupertino contrapposta all’FBI sulla consegna dei dati dell’attentatore di San Bernardino in cui, effettivamente, la normativa americana era abbastanza contraddittoria, il mio pensiero è subito volato verso le controversie fiscali che interessano la società anche qui in Europa e che, peraltro, hanno riguardato anche alcuni dirigenti italiani.
Forse sono un po’ deviato dal mio essere uomo di legge, ma se v’è una norma va rispettata a prescindere e non solo se vi è il rischio di ripercussioni economiche: non dimentichiamo che il mercato cinese continua ad essere in forte crescita per Apple e perdere un’intera area sarebbe controproducente, visto che iCloud è una componente fondamentale dell’ecosistema made in Cupertino. Un atteggiamento del genere sembra quasi in contraddizione con la speranza di Cook di poco più di un anno fa di vedere una società cinese più aperta. L’augurio, quindi, è quello di vedere una Apple più rispettosa di qualsiasi legge locale, sia essa in materia fiscale, penale o civile, che porti avanti i propri ideali ovunque nel mondo e non solo dove, invece, lo Stato consente di essere criticato in nome della democrazia.