L’anno scorso scrissi che il settore smartphone era, o quantomeno sembrava, a caccia del prossimo “trendsetter”. In questi 12 mesi si può dire che di caratteristiche potenzialmente in grado di creare tendenza se ne siano viste diverse: ormai è pressoché imperativo per i produttori, Apple inclusa, avere almeno un top di gamma borderless; la doppia fotocamera posteriore è sempre più diffusa e alcuni rumor prevedono addirittura un futuro fatto di tripli o quadrupli sensori (la cui utilità sarà da capire); e c’è un altro elemento che, a sorpresa ma non troppo, si sta diffondendo negli ultimi tempi: il notch.

Molti lettori lo sapranno già, ne abbiamo parlato in altri articoli: non è stato l’iPhone X ad averlo implementato per primo. L’ha anticipato di pochi mesi Essential Phone, un ambizioso top di gamma curato personalmente dal papà di Android, Andy Rubin, e poco premiato dalle vendite. Potremmo definirlo una sorta di grezzo prototipo del notch, se vogliamo. Questo perché, contrariamente alla soluzione Apple, su Essential Phone aveva lo scopo principale di ospitare la fotocamera frontale e non anche una ricca gamma di sensori.

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Quando venne presentato, il notch su iPhone X suscitò molta curiosità, ma anche opposizione. Tuttora la sua inclusione fa dubitare nell’acquisto chi non lo ama. Le principali rivali cercavano di non dare troppo peso alla cosa, anzi nella continua guerra di marketing vi sono stati pure poco malcelati dileggi, cercando di convincere la clientela che non rappresentava una soluzione utile né tantomeno elegante rispetto alle loro proposte, che magari avevano un po’ di spessore alle cornici superiore ed inferiore ma evitavano quello buco nero nella visuale.

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Ma, sempre in virtù del marketing, è facile pure cambiare idea se il mercato suggerisce di farlo. Come ha osservato Maurizio nella sua recensione di iPhone X, nel bene e nel male questo notch è diventato il suo lato distintivo, sostituendo il tasto home ormai rimosso. Non ha influito nemmeno a livello di vendite, anzi: vanno piuttosto bene e se hanno leggermente disatteso le aspettative è più per il prezzo elevato che non per il design. Inoltre, per molti che farebbero volentieri a meno del notch, ce ne sono molti altri che lo apprezzano proprio per questo suo spiccare all’interno di un corpo altrimenti privo di qualsiasi bordo. E se prima a intravedere l’opportunità erano solo i cloni di provenienza cinese, ora ci sono nomi ben più famosi che stanno adottando il notch o prevedono di farlo a breve.

Al Mobile World Congress 2018, Asus ha introdotto i nuovi ZenFone 5 e 5Z, insieme ad una variante Lite meno spinta anche sul piano estetico. Come si può notare, il notch s’intravede alla sommità dell’ampio schermo IPS da 6,2″ con risoluzione 2246 x 1080. Asus, però, usa quasi sempre sfondi scuri in alto, a differenza di Apple che ha evidenziato il notch in ogni immagine stampa. L’azienda sostiene che l’area dedicatavi è del 26% inferiore rispetto all’analoga di iPhone X, o Fruit Phone com’è stato chiamato durante la presentazione. Del resto, però, ha anche meno sensori da contenere: è presente sì un sistema di riconoscimento facciale, però non altrettanto sofisticato come quello implementato da Apple. Si tratta di una modalità più simile a quelle implementate da altri OEM del mondo Android, funziona ma non garantisce la stessa precisione ed affidabilità di Face ID, ed è infatti presente sul retro il classico sensore d’impronte. Per il resto, si tratta indiscutibilmente di smartphone di fascia alta, soprattutto lo ZenFone 5Z grazie alla presenza del fresco Qualcomm Snapdragon 845 e di tre tagli di memoria RAM/storage tra cui scegliere: 4/64, 6/128, 8/256. Lo ZenFone 5 si accontenta di uno Snapdragon 636, ma per il resto condivide quasi tutte le altre caratteristiche con l’altro modello, a partire dalla doppia fotocamera da 12 Megapixel con zoom ottico 2x, stabilizzazione ottica, apertura f/1.8 e l’ausilio dell’intelligenza artificiale per migliorare gli scatti. Ancor più interessante è però il prezzo del 5Z: quando uscirà a giugno, la variante 4/64 GB costerà soli 479€. Se vogliamo considerarlo una specie di entry-level del notch, non è affatto male.

Gli ZenFone sono però destinati ad essere i capostipiti di una lunga serie di smartphone in arrivo dotati di notch. Quello che si vede sopra nell’immagine pubblicata dal noto evleaks su Twitter è un prototipo pressoché finale del futuro Huawei P20. Qui si vede che l’area dedicata è ancor più ridotta rispetto a quella di Asus; in compenso sarà più pronunciato il bordo inferiore al fine di ospitare il sensore d’impronte. Ci si attende sicuramente caratteristiche di fascia premium, che porranno il P20 ben oltre la fascia 500€. Niente paura, però: il design sarà quasi interamente riproposto anche nella variante Lite.

Avanti col prossimo, ecco un altro dispositivo in arrivo dotato di notch, questa volta da LG. Il G7 (Neo), come apparentemente si chiamerebbe, è stato scovato al MWC da una testata israeliana con tanto di video, visibile nell’articolo in inglese di AndroidPolice. Il suo futuro commerciale sembra incerto, dato che Evleaks suggerisce sia stato rimpiazzato nei piani da un nuovo top di gamma, il cui lancio sarebbe previsto più avanti nell’anno. Eppure il G7 (Neo) non sarebbe stato affatto da disprezzare: 6″ OLED, Snapdragon 845 con 4 o GB di RAM e 64 o 128 GB di spazio d’archiviazione, doppia fotocamera da 16 Megapixel e batteria da 3.000 mAh. Sembra un prodotto già fatto e finito, la cui silenziosa presenza a Barcellona appare curiosa. È stato davvero cancellato? Oppure, come avanzato da altre ipotesi, diventerà una variante leggermente meno spinta del vero prodotto top? Ai posteri l’ardua sentenza, soprattutto per quel che riguarda la permanenza del notch.

L’ultimo in rassegna è un possibile prototipo di OnePlus 6. Anche qui l’area “ritagliata” è piuttosto contenuta, con la capsula auricolare ridotta al minimo indispensabile. Essendo però ancora parecchio lontani dalla presentazione, non è affatto da ritenersi un design definitivo, pertanto OnePlus potrebbe optare per un’altra strada. Tuttavia, se come suggerito da Gurman anche Google sta adattando la prossima versione di Android affinché a livello d’interfaccia grafica conviva col notch, un cambio di rotta radicale appare poco probabile.

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Ma è davvero necessario includerlo per le rivali di Apple? Se guardiamo al lato tecnico direi di no: il notch in iPhone X, come già accennato ad inizio articolo, è necessario a contenere la vastità di sensori in dotazione, in primis tutti quelli relativi a Face ID, mentre nessuno dei dispositivi qui descritti sembra volerne fare uso in tal senso. In aggiunta, si sta già vedendo con Vivo e Xiaomi che volere è potere, se s’intende percorrere una strada diversa. Se invece guardiamo il lato commerciale, ecco che la questione assume tutto un altro sapore. Apple sta creando una nuova tendenza e come dice il detto: se vuoi batterli, devi unirti a loro. In virtù della provenienza, il notch conferisce praticamente a tutti i dispositivi che lo adotteranno un elemento percepito come premium senza troppi sforzi. Almeno nel breve termine. Nel lungo, una massa di prodotti dotati di questa protuberanza in tutte le fasce di prezzo andrà a togliere all’iPhone X quel carattere di esclusività che nella fase iniziale l’ha contraddistinto. A quel punto sarà però lecito pensare che Cook ed il suo team avranno già in serbo qualcos’altro per distinguersi e il ciclo ricomincerà da capo.

Giovanni "il Razziatore"

Deputy - Ho a che fare con i computer da quando avevo 7 anni. Uso quotidianamente OS X dal 2011, ma non ho abbandonato Windows. Su mobile Android come principale e iOS su iPad. Scrivo su quasi tutto ciò che riguarda la tecnologia.

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