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Era previsto per metà mese, è arrivato prima del previsto. Android P si mostra oggi al mondo, almeno in una forma preliminare. Vari cambiamenti avverranno di sicuro nel corso delle prossime Preview (in totale saranno 5, cui seguirà il rilascio finale), ma al momento la priorità per Google è di far ambientare gli sviluppatori di applicazioni alle principali novità. La prossima versione del robottino verde porterà in dote numerosi interventi, alcuni dei quali si preannunciano fonti di parecchie discussioni, come il supporto al notch.

Anzi, pardon: cutout, come preferisce chiamarlo Big G. Sarà personalizzabile dagli OEM in base alla grandezza dell’area, e già ora una specifica impostazione permette di simularlo anche sui dispositivi “tradizionali”, così da permettere ai dev di iniziare a studiare gli adeguamenti per i loro prodotti software. Resta invece inalterata la barra di navigazione a fondo schermo, senza adottare soluzioni basate su gesture analoghe a quelle presenti in un noto prodotto proveniente da Cupertino.

Un’altra area dove presumibilmente vi è un influsso fruttato è nell’introduzione del supporto al recente formato d’immagini HEIF, che porta maggiore qualità ed efficienza rispetto ai tradizionali formati compressi senza richiedere spazio aggiuntivo. Lato video, Android P include il Profile 2 per VP9, che rende così la riproduzione HDR supportata a livello di sistema (sempre premettendo che il terminale sia in grado di sostenerla a livello hardware). Più in generale, Google sta rivedendo tutti gli aspetti relativi alla decodifica multimediale di immagini, statiche ed animate, e video.

Da Moumtain View continuano inoltre a lavorare sulle notifiche, un ambito in cui Android era già piuttosto curato. La visuale grafica è stata rivista, ottimizzando l’anteprima delle immagini. Per la messaggistica sono state implementate a livello nativo le risposte smart, con la possibilità di utilizzare frasi predefinite nonché inviare rapidamente sticker ed emoticon. Nel processo, si può vedere come pure l’area dedicata alle impostazioni rapide sia stata modificata, con un aspetto moderno e icone principali più in risalto.

Per quel che concerne la fotografia, Android P introduce una nuova API che porta il supporto per le configurazioni a fotocamera multipla (dual in particolare, ma anche a più sensori qualora ne arrivassero) direttamente nel sistema operativo, senza lasciare l’onere ai singoli produttori dei dispositivi. Chi vorrà realizzare un’app Fotocamera basata su questa API potrà integrare con pochi sforzi le funzionalità tipiche dei sistemi dual-camera, come lo zoom ottico e l’effetto bokeh. Altre API sono state aggiunte inoltre per la gestione dei flash per la fotocamera frontale basati sull’aumento temporaneo della luminosità dello schermo, nonché un supporto più avanzato alla stabilizzazione ottica negli smartphone e/o tablet che la prevedono.

Android P disporrà di migliorie anche per il posizionamento e la mappatura indoor, grazie al supporto dello standard 802.11mc, meglio noto come WiFi Round-Trip-Time o RTT. Se il dispositivo prevede hardware idoneo, questa API permetterà a qualsiasi app che l’adotterà di localizzare l’utente con discreta precisione pure all’interno di edifici, calcolando la posizione approssimativa sulla base dell’intensità del segnale proveniente da tre o più access point WiFi nelle vicinanze. È sufficiente che siano rilevabili, non vi sarà alcuna necessità di connettersi ad essi. In aggiunta a soluzioni di indoor mapping, Google suggerisce potenziali risvolti nella domotica e nel controllo vocale di tali prodotti.

Molte altre novità, visibili e dietro le quinte, sono invece raffinamenti del lavoro già svolto in Oreo. Le API per le reti neurali sono state ulteriormente aggiornate, con nuove operazioni possibili, migliori prestazioni e il supporto a driver specifici come l’Hexagon HVX per i più recenti SoC Qualcomm. Gli accorgimenti inclusi nel sistema per ottimizzare l’utilizzo delle risorse da parte delle app si estendono ora al consumo di dati mobili, tenendo conto del tipo di rete in uso, del segnale e delle dimensioni dei dati da scambiare, prevedendo eventualmente restrizioni o declassamenti di priorità dove necessario. Le API relativamente all’auto-completamento sono state espanse, con un occhio di riguardo all’accessibilità. Per le transazioni NFC sono supportate le librerie GlobalPlatform Open Mobile, permettendo così una migliore integrazione con le cosiddette secure enclave presenti in vari processori. Sempre sul fronte sicurezza, è stata rivista l’interfaccia per l’autenticazione tramite impronta digitale e applicato un blocco di default all’invio d’informazioni su connessioni HTTP non sicure. L’accesso a microfono e fotocamere per le app è stato ristretto, inibendolo quando lo specifico software non risulta in uso attivo da parte dell’utente. Altre misure dedicate alla privacy, previste nelle prossime Preview, comprendono un nuovo sistema di backup codificato e maggiori protezioni per gli indirizzi MAC identificanti i dispositivi.

Non mancano, infine, le consuete dosi di miglioramenti alle prestazioni e al consumo energetico. Android P è disponibile da oggi sotto forma di Developer Preview. Almeno in questa fase, chi lo vorrà provare dovrà necessariamente procedere tramite il caricamento flash dell’immagine di sistema; la Beta pubblica si aprirà in una fase successiva, presumibilmente in concomitanza con la conferenza Google I/O di maggio. La versione finale arriverà invece durante l’estate. I dispositivi ufficialmente supportati saranno gli smartphone Pixel di prima e seconda generazione. Addio quindi ai Nexus 5X e 6P nonché al tablet Pixel C, che terminano qui la ricezione di nuove versioni dell’OS e otterranno i soli aggiornamenti di sicurezza per i mesi restanti di supporto. Infine, da novembre 2018 Google richiederà agli sviluppatori di prevedere per le app il supporto target almeno alle API di Oreo (non avrà impatti sulla compatibilità con le versioni precedenti, identificate come supporto API minimo), mentre i 64-bit diventeranno obbligatori a partire dal 2019; al tempo stesso, l’utilizzo di librerie non pubbliche verrà gradualmente scoraggiato e ristretto.

Giovanni "il Razziatore"

Deputy - Ho a che fare con i computer da quando avevo 7 anni. Uso quotidianamente OS X dal 2011, ma non ho abbandonato Windows. Su mobile Android come principale e iOS su iPad. Scrivo su quasi tutto ciò che riguarda la tecnologia.

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