macOS 11: un concept molto interessante da analizzare e discutere

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Istintivamente tendiamo a vedere di cattivo occhio le influenze di iOS su macOS. Dovrebbe essere il desktop a fornire spunti di produttività e miglioramento per gli smartphone e non il contrario, è il pensiero comune. Ma se è vero che i computer godono di maggiore anzianità e di una piattaforma di lavoro molto più versatile e potente, ci sono campi nei quali un banale telefono da 100€ vince. Pensate alla possibilità di connettersi ad internet senza Wi-Fi, oppure alla navigazione e tutti i servizi basati sul GPS, alla facilità con cui catturiamo una foto, la editiamo e siamo pronti per condividerla o archiviarla nel cloud, all’esperienza di controllo più ergonomica grazie al giroscopio o ai sistemi di autenticazione biometrica che sono ancora piuttosto rari in ambito desktop. Questo breve e parziale elenco serve solo a ricordarci che sono ambienti diversi, ciascuno con i propri limiti e vantaggi. La contaminazione tra i due mondi non solo è piacevole ma è anche necessaria per il miglioramento di entrambi. Tutto sta nel modo in cui questo avviene, poiché è anche capitato che le influenze in direzione smartphone > computer abbiamo portato ad un peggioramento del secondo ed è questo che, per ritornare alla frase di apertura, oggi ci fa essere piuttosto scettici. Ma se è esiste un modo sbagliato vuol dire che, per converso, ne esiste anche uno giusto.

Da qualche giorno circola un interessante concept di macOS 11 realizzato dal designer Alvaro Pabesio e che va chiaramente a portare ulteriori elementi di iOS sul computer. La prima cosa che si nota sono gli angoli arrotondati dello schermo, una possibilità che definirei concreta dopo che l’iPhone X (recensione) li ha resi di nuovo attuali. Un tempo erano presenti nei sitemi operativi Apple, anche se avevano un raggio davvero minimo che non intralciava affatto i contenuti. Qui il designer si è spinto un po’ oltre ma sembra comunque una soluzione accettabile anche se senza alcuna utilità. Di certo i Mac ritornerebbero ad essere incredibilmente riconoscibili con una modifica simile, per cui non mi stupirei così tanto se seguissero davvero questa strada e, così su due piedi, potrei persino dire che non mi dispiacerebbe. Sarebbero da valutare le possibili ripercussioni, anche se il Dock e la barra superiore assorbono completamente i pixel persi, per cui non dovrebbe capitare di pubblicare una foto e di accorgersi che proprio lì, in quell’angolo mancante, c’era un difetto. Ma ribadiamolo: qui siamo sempre di più nel regno dell’estetica sopra la forma.

Mi piace, ma non del tutto, la soluzione per la barra di menu a dimensione variabile, che immagino si estenda al passaggio del mouse. Vero è che tendo ad usare le combinazioni da tastiera, eppure trovo che costringa ad un inutile movimento in più: per andare su uno dei menu dal terzo in avanti si dovrebbe passare su quei pochi visibili e poi scorrere a destra. Magari sarebbe un non problema all’atto pratico ma anche in questo caso ci troviamo a discutere di modifiche sostanzialmente inutili, destinate a fare più effetto che altro. Nell’insieme, però, il risultato estetico è più cool e moderno rispetto l’attuale barra dritta (che però preferisco se usata in nero su sfondo scuro). 

Nel passare a qualche contenuto di maggior spessore ci troviamo di fronte al control center, un qualcosa che si immagina possa arrivare su macOS ormai da diversi anni dopo averlo visto crescere e maturare su iOS. L’idea è che si estenda a partire dalla barra di stato effettuando uno swipe verso il basso e potrebbe certamente avere una sua utilità. Il potenziale problema è che porterebbe quasi sicuramente ad una certa rigidità iniziale che non è detto scompaia con il tempo. Adesso nella barra di stato possiamo metterci praticamente di tutto, basti pensare ad iStat Menus, mentre il Control Center su iOS offre solo piatti della casa nel proprio menu: richiederebbe dunque una maggiore apertura da parte di Apple per essere completamente efficace. A meno che questo rimanga completamente scollegato dalla barra di stato in quanto ad elementi, anche se sarebbe poco coerente.

Il fatto che le app tenderanno nel medio periodo a convergere tra il mondo desktop e mobile sembra piuttosto scontato. È una strada che hanno già imboccato quasi tutti i principali player, anche se i risultati per ora sono mediocri. Apple ci sta lavorando dietro le quinte, ormai è evidente, per cui UIKit dovrebbe arrivare da iOS a macOS, così come AppKit poterebbe fare il viaggio opposto o, ancora, si potrebbe procedere ad impolpare il ponte di passaggio rappresentato da UXKit (già utilizzato internamente per l’app Foto). Prima di tutto dobbiamo iniziare a ragionare sul fatto che i vantaggi per gli sviluppatori sono vantaggi anche per gli utenti: l’abbandono di app come Transmit su iOS (sigh!) perché non abbastanza “acquistata” potrebbe essere solo un retaggio del passato se la manutenzione del codice e degli aggiornamenti tra le due piattaforme diventasse più semplice per gli autori. Inoltre c’è anche da dire che esistono decine di migliaia di app su smartphone che non ritroviamo nel computer e alcune di esse potrebbero essere davvero comode da avere. Xcode dovrebbe però saper interpretare e adattare elementi dell’interfaccia in fase di compilazione (o demandare il tutto a UXKit), altrimenti dopo anni passati a spiegare perché le app desktop non possono essere comode su mobile, ci ritroveremmo obbligati ad accettare un compromesso simile anche se all’inverso. Inoltre ci sono tantissime app che non potrebbero proprio funzionare su macOS perché basate su sensori, componenti ed interfacce di input differenti (giroscopio, fotocamera posteriore, GPS, touch, ecc..).

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Una Siri più efficiente la vorremmo tutti, d’altronde il suo ritardo rispetto ai competitor è ormai cosa nota. Alvaro Pabesio sceglie bene le parole definendo una sua futura implementazione come “Proactive Siri”, andando ad unire due dei termini chiave utilizzati da Apple su iOS. In realtà qui non si chiede all’assistente vocale di pensare per noi, né di suggerirci l’app che vorremo usare o in contenuti a cui siamo interessati, ma sarebbe decisamente più intelligente ed aperta stando agli esempi citati dal designer. Sembra tutto pensato per un uso a mani libere del computer, cosa che i romanzi (e i film) di fantascienza prevedono da anni. Chissà che Apple non decida davvero di riprendersi il suo vecchio primato in ambito di assistenti vocali ed accarezzi un tale risultato prima degli altri.

macos11-concept-7Su macOS esiste il notification center eppure io non l’ho mai usato. Nel concept ne è stato rivisto l’aspetto ma è il contenuto ad essere più interessante visto che sono state integrate le notifiche ed i widget in una schermata unica. Così com’è ora su macOS è davvero dispersivo, forse una soluzione del genere potrebbe risultare più pratica.

Ma non può esistere ormai un concept senza dark mode. È da anni che la si aspetta su iOS ma la risposta di Apple è stata ambigua. Invece che portarci uno switch e far decidere a noi se usare lo sfondo chiaro o scuro nelle app di sistema, hanno arbitrariamente deciso di presentarne alcune in abito da sera (quelle watch, fitness, cronografo, ecc…) senza però una logica trasparente e, soprattutto, senza possibilità di scelta. Qui il designer ha scurito lo sfondo del Dock e della barra menu, esattamente quel che già si può fare ora su macOS, ma ha rivisto anche la struttura del Finder e ha colto l’occasione per mostrarlo in livrea scura. Il risultato sembra coerente con il resto del linguaggio formale, anche il fatto che la barra laterale non sia più unica e lineare ma con elementi separati ed angoli arrotondati, ma non saprei dire se “mi piace”. Il Finder è un elemento cruciale nell’operatività e richiede una svecchiata da diverso tempo, ma spostare anche solo un pulsante può impattare molto sulla produttività (esagero, tanto per capire). Ci vuole una rinfrescata e la modalità dark mi piacerebbe molto, ma credo che in tal senso Apple abbia l’esperienza per fare un lavoro migliore.

Vorrei invece andare di persona a casa del sig. Alvaro per abbracciarlo mentre lascio libero sfogo alle lacrime di commozione per la proposta di un’app dedicata all’amministrazione e la sincronizzazione dei propri device Apple al di fuori di iTunes e al di fuori delle maschere web sparpagliate che ci sono ora. Sarebbe davvero comodo ed appagante vederli tutti in lista ben organizzati, leggendo le informazioni sul modello o seriale, quelle relative allo spazio in uso e ai servizi cloud e poter operare in tempo reale sugli stessi. Allo stesso modo si dovrebbe poter avere da Mac la stessa libertà che si ha da iOS per configurare le AirPods (recensione) o l’HomePod (come usarlo in Italia). Questa cosa Apple deve farla prima possibile perché si sente davvero la mancanza di una ambiente comune a tutti questi servizi. iTunes gioverebbe del non avere più tali incombenze e il concept la immagina più fresca e leggera, con una interfaccia comune a quella di un rinnovato App Store.

Trovo poco convincente, invece, il redesign delle Preferenze di sistema. L’organizzazione attuale mi sembra più chiara di quella proposta ed anche le icone del designer sono un po’ “distraenti”. Andando a rivedere ora quelle originali di Apple mi accorgo che sono davvero datate e un aggiornamento sarebbe gradito, ma spero nella direzione di una maggiore coerenza stilistica, cosa che manca anche nel progetto di Alvaro Pabesio.

L’ultimo aspetto che vorrei sottolineare non ha a che fare con l’estetica ma con il nome. Il designer ha parlato di macOS 11 e non 10.14 o Super High Sierra, cosa che mi auguro si decida a fare anche Apple. La X di “dieci” è servita anche per evidenziare un grosso cambiamento alle fondamenta di macOS rispetto alla versione 9 “classic”, abbracciando la più robusta architettura di Unix, ma ora è impensabile un nuovo cambio del genere. Buttare via questo 10 che ci si porta dietro da 13 major release ed affiancarsi alla numerazione di iOS sembra decisamente più sensato. Non che ci cambi poi tanto visto che tutti tendono a ricordare più i nomi che i numeri, ma forse dipende proprio dal fatto che i numeri attuali sono scomodi e persino fastidiosi da pronunciare (dieci punto quattordici punto 2…). Comunque la domanda è: vedremo qualcosa del genere nel prossimo macOS che Apple mostrerà a giugno nella WWDC? Direi quasi sicuramente di no, qui si tratta di tanti interventi estetici e le ultime dichiarazioni dei portavoce dell’azienda prevedono che la versione successiva ad High Sierra sarà concentrata sull’ottimizzazione e risoluzione dei problemi, cose che la UI c’entrano piuttosto marginalmente.

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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