SaggeImpressioni: Sony A7 Mark III, la full frame sufficiente per tutto

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Non mi muovo spesso per gli eventi mondani di presentazione, in parte perché si tengono tutti nel nord Italia mentre io sto all’altro capo dello stivale e in parte perché non sempre li trovo interessanti. Per la Sony A7 Mark III serviva uno strappo alla regola e un paio di giorni fa sono stato nella splendida Villa Reale di Monza per conoscerla meglio. Solo un’ora il tempo a disposizione, anche meno per me che ho beccato uno sciopero dei treni ed ho finito persino per perdere il volo di rientro programmato, e per la complessità di una fotocamera del genere sono davvero pochi, giusto il minimo indispensabile per una piccola anteprima che precederà la futura recensione.

Inizierei col ricordare che da novembre dello scorso anno Sony ha raggiunto l’importante primato di vendita nel settore delle Full Frame, grazie ad un percorso di innovazione iniziato nel 2013 con la prima A7 e poi proseguito con tutti i successivi modelli, compresa la professionale A9. Quest’ultima è certamente costosa e molto settoriale, per via delle sue unicità come il sensore stacked retroilluminato che consente una raffica dall’incredibile velocità e senza black out nel mirino, mantenendo continuativamente il live view (cosa diversa rispetto la Panasonic G9, ad esempio, che non ha oscuramenti ma mostra uno streaming delle foto appena già catturate). La A7R III è comunque rivolta ad una nicchia di utenti per cui la parola d’ordine è risoluzione, mentre la A7S II punta tutto sulla sensibilità (la Mark III dovrebbe arrivare entro settembre, credo poco prima del Photokina).

In un quadretto così composto manca un tassello fondamentale: la fotocamera per tutti. Ogni produttore ne ha almeno una nella propria lineup ed è caratterizzata da un prezzo di listino più contenuto a fronte di qualche rinuncia sulle top di gamma. Gli ingredienti della ricetta sono di libera interpretazione, perché si può mantenere invariato il sensore ma ridurre la complessità e l’ergonomia del corpo (cosa che fa tipicamente Fujifilm), ma l’obiettivo è comune: creare un fotocamera che possa soddisfare l’amatore più esigente ma anche il professionista, magari uno agli inizi oppure qualcuno a cui serva un secondo corpo con medesimo innesto da affiancare al principale. La Sony A7 III è esattamente questo e la stessa azienda la definisce come un gradino d’ingresso, eppure a me sembra offrire un bilanciamento quasi perfetto delle migliori tecnologie della casa giapponese.

Il sensore, ad esempio, mantiene la risoluzione di 24.2 MP della A7 II ma è ora retroilluminato come quello dei modelli più alti in gamma, migliorando il rapporto segnale/rumore e garantendo un incremento della resa ad alti ISO, che infatti è stata estesa da un massimo di 51.200 agli attuali 204.800. In sostanza la qualità d’immagine dovrebbe essere identica a quella della Sony A9, rispetto alla quale manca la tecnologia stacked per migliorare la velocità, ma la raffica è stata comunque oggetto di un profondo rinnovamento, salendo dai 5fps della A7 II a 10fps. Per giunta è ora possibile utilizzare il metodo drive più veloce anche con lo scatto silenzioso e il buffer è salito da un massimo di 52 scatti a ben 177. A completare il quadro troviamo l’ultimo processore d’immagine Bionz X e la stabilizzazione a 5 assi sul sensore, ora capace di raggiungere una compensazione di 5 stop. Tuttavia è un altro l’aspetto davvero interessante a mio avviso: la messa a fuoco. Sono ben 693 i punti per rilevamento di fase con una copertura del 93% del fotogramma, praticamente gli stessi numeri della super professionale A9. Inoltre è stato migliorato anche l’efficiente sistema di messa a fuoco Eye AF e reso disponibile nel modo AF-C. Per testare al meglio il sistema, ma anche la resa ad alti ISO e la gamma dinamica (dichiarata di 15 stop), abbiamo avuto la possibilità di scattare qualche foto a due eccezionali ballerini di tango.

L’impressione è stata davvero ottima, con una riposta incredibile dell’AF ed una evidente capacità di mantenere moltissime informazioni cromatiche e dettagli anche salendo con gli ISO (ho dovuto scattare quasi tutto a 1600) e persino in controluce. Avevamo a disposizione tre obiettivi GM di qualità eccezionale – 24-70 f/2,8, 70-200 f/2,8, 85 f/1.4 – e con tutti si avverte un certo sbilanciamento nel peso e nell’ergonomia. Tuttavia questa non è una negatività della A7 Mark III poiché ha praticamente lo stesso corpo della A7R III che è a sua volta molto simile a quello della A9. In sostanza, e non mi stancherò mai di dirlo, le mirrorless di Sony sono troppo piccole. Lo so che per molti anni la dimensione contenuta è stata considerata un plus importante delle senza specchio, ma basterebbero 5/8mm di più in altezza per poggiare il mignolo sull’impugnatura e altrettanti in larghezza affinché le dita non tocchino sul barilotto degli obiettivi. Tuttavia se queste comodità non le troviamo nella top di gamma delle casa è impossibile aspettarsele su questa che è sostanzialmente la nuova entry-level. Fatico però a considerarla una base gamma in senso negativo perché Sony non ha lesinato sulle cose davvero importanti.

Ho già parlato dell’ottimo sensore e della super performante messa a fuoco, ma ci sono anche i due slot SD per lavorare in backup e la nuova batteria, che con le ottimizzazioni energetiche di questo modello garantisce minimo 710 scatti per carica, il dato migliore di tutte le mirrorless Sony fin qui realizzate. Il corpo mantiene le migliorie dei modelli top, come il joystick per la messa a fuoco, il pulsante af-on, il (finalmente) riposizionato pulsante di registrazione video e il tap-to-focus sullo schermo, ma permangono anche alcune scomodità tipiche di Sony. Per iniziare non c’è il caricabatterie separato in confezione, si deve dunque alimentare direttamente la fotocamera. Poi hanno deciso di togliere tutte le app, cosa che in realtà suggerisco da anni poiché sarebbe davvero il caso di inserire le funzioni a pagamento direttamente nel menu principale. Molte le ritengo quasi inutili, ma non è possibile che si debba pagare per il TimeLapse, ad esempio. Tuttavia era meglio pagare rispetto alla condizione attuale, in quanto nella A7 III si è costretti a comprare un intervallometro fisico… speriamo che futuri aggiornamento dell’app per smartphone introducano lì queste funzioni aggiuntive, così da risolvere il problema. Lato video la A7 III si difende bene ed offre la registrazione in 4K con S-Log2/3, mentre la precedente era limitata al 1080p con S-Log2. Da sottolineare che viene effettuato un sovracampionamento partendo dalla lettura completa di 6K sul sensore, questo al fine di migliorare il dettaglio e la resa complessiva, offrendo anche la modalità HLG per i TV HDR. La A9 non è altrettanto completa in ambito video e questo la dice lunga sul perché Sony ha presentato la A7 III definendola “perfetta per tutto”.

Se posso essere del tutto sincero, io credo che una frase più corretta sarebbe sufficiente per tutto, ma non suona altrettanto bene ai fini del marketing. Ad ogni modo io non la considererei affatto una valutazione in chiave negativa, in quanto questa è la prima Sony full frame che vorrei davvero comprare. La risoluzione della R serve effettivamente a molte meno persone di quante la vogliano, la velocità della A9 ancor meno, seppure siano caratteristiche intriganti la cui utilità può essere determinante per alcuni fotografi. La S mi piace in ambito video, ma non è ancora perfetta mancando il 4:2:2 10bit e i 50fps in 4K, cose che a questo punto possiamo solo sperare arrivino nella prossima A7S III. La Sony A7 Mark III si difende bene in ogni ambito, segna uno stacco netto rispetto la II e pesca a mani larghe nelle specifiche delle sorelle maggiori, offrendo una soluzione equilibrata e niente affatto costoso. Il listino parte infatti da 2200€ per il solo corpo e 2500€ con il 28-70 del kit, che pur essendo di qualità media mi sembra comunque consigliabile per soli 300€ di aggiunta, anche per usarlo come obiettivo da battaglia. Inoltre chi la preordinerà entro il 30 aprile avrà in omaggio la garanzia estesa fino a 5 anni, che include anche alcuni danni accidentali. Un ultimo aspetto per me molto importante è che il primo di aprile (e non è un pesce) Sony dovrebbe annunciare l’arrivo in Italia del suo programma Pro Support per i professionisti, un altro tassello che mancava per completare sia l’offerta che il proprio servizio. Chi ne farà parte (ci saranno ovviamente dei requisiti minimi d’ingresso) avrà un helpdesk telefonico dedicato, pulizia gratuita del sensore, riparazione in 24h con pickup a domicilio ed eventuale corpo di backup qualora l’intervento richiedesse più tempo. Direi che finalmente Sony ha deciso di guardare nella giusta direzione e di muoversi di conseguenza, mi aspetto dunque un 2018 ancor più positivo per loro, sia grazie alla A7 III (che ha le carte in regola per essere la full frame Sony più venduta di sempre) che anche delle sorelle maggiori, ora che sembra esserci un humus finalmente più florido e sostenibile per chi con le fotocamere si guadagna da vivere.

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.