Recensione: Google Home Mini in Italiano, stato e funzionalità alla fine di marzo 2018

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Alcune settimane fa ho acquistato su ebay un Google Home Mini, giusto per capire il livello di evoluzione dell’assistente vocale di Google e confrontarlo con Siri del mio HomePod. Non sono riuscito a farmelo piacere inizialmente poiché il livello di interazione con i miei apparati di domotica si è dimostrato piuttosto limitante. Da qualche giorno, però, Google ha reso disponibile la lingua italiana, anticipando sia Apple che Amazon, i cui speaker con Alexa si vocifera dovrebbero arrivare in Italia ormai da mesi. Questo cambiamento ha reso nuovamente interessante ai miei occhi l’Home Mini ed ho ripreso a testarlo quotidianamente. A differenza di HomePod, che è partito con maggiori funzionalità concrete ma sembra anche abbastanza statico, l’assistente vocale di Google sembra evolversi rapidamente e più di una volta mi è capitato che un comando non riconosciuto il giorno prima, funzionasse benissimo quello dopo. Ecco perché nel titolo ho voluto specificare una data.

Ho scelto il modello Mini per iniziare a sondare il terreno e perché il mio focus era sui comandi vocali piuttosto che sull’ascolto musicale. Il prodotto è piuttosto piccolo, con un diametro di circa 10cm, ma devo ammettere che mi aspettavo qualcosa di meglio in termini di suono rispetto alle sue dimensioni. Tuttavia penso al prezzo davvero basso e al fatto che il dispositivo è prima di tutto un assistente vocale, per cui non mi ritengo affatto deluso. Inoltre c’è una piccola chicca che forse non molti sanno, ovvero che gli si può chiedere di inoltrare la musica ad un altro dispositivo connesso al nostro account Google e dotato di casse. A casa mia ho un Chromecast audio connesso ad una colonna Aerosystem 2010 di Jarre che ha un’audio spettacolare (oltre ad essere un pezzo dal design unico) e posso semplicemente dirgli:

Hey Goole, riproduci musica rock su Jarre

Per la verità ho dovuto chiamare il dispositivo “Giar” per avvicinarmi un po’ alla pronuncia del nome originale, ma poco importa. Allo stesso modo l’assistente di Google (ma perché non gli hanno dato un nome proprio?) può riprodurre la musica sulle Android TV. Io ho un paio di NVIDIA Shield TV (recensione) e quella in camera da letto si chiama “TV Letto”, per cui posso dirgli:

Hey Google, metti un po’ di musica rilassante su TV Letto

L’integrazione fin qui descritta si basa sull’account di Spotify che io ho connesso tramite l’app Home, che è quella adibita al controllo dei dispositivi Google. In alternativa a questa si può selezionare solo Google Play Musica, non ne vedo altri in elenco. Per le sorgenti video si può connettere il nostro account di Netflix ma qui ci si scontra con la prima grossa limitazione alla data attuale. Provando a chiedere la riproduzione su Android TV di uno specifico contenuto di Netflix, il Google Home ci dà una risposta positiva ma subito dopo cambia idea e dice: “mi dispiace ma non riesco a mettere Netflix su Android TV usando i comandi vocali, potresti usare il telecomando”. Questa schizofrenia e il fatto che la prima risposta sia positiva ci fa capire che il sistema è pensato per fare anche questo, quindi immagino che da un giorno all’altro funzionerà. Ad oggi si possono però chiedere dei video di YouTube, anche se la selezione non è particolarmente granulare. Un esempio può essere:

Hey Google, riproduci l’ultimo video YouTube del canale SaggiaMente su TV Letto

Con questa domanda mi sono reso conto di quanto sia vecchio l’ultimo video realizzato per il nostro canale e colgo l’occasione per anticiparvi che sono al lavoro sulla nuova intro (per il cambio logo) e su un format rinnovato che mi dovrebbe consentire di pubblicare con maggiore costanza rispetto al passato. Tornando alle funzionalità del prodotto, una cosa che mi pare gestita decisamente peggio rispetto ad HomePod è l’attivazione. I microfoni funzionano molto bene, mi sente anche attraverso la porta chiusa, ma quando dico “Ok Google” o “Hey Google” partono tutti i dispositivi Android. Inoltre si attiva saltuariamente anche mentre nell’ambiente si parla di altro e soprattutto non capisce se la frase è detta dal vivo oppure viene riprodotta dal computer o dal TV. Servirebbe un maggior affinamento in tal senso e si dovrebbe anche assegnare un ordine di priorità in caso di più apparati Android nello stesso ambiente perché io sono stato costretto a disattivare l’attivazione a schermo spento sul mio smartphone LG V30 per evitare che partissero insieme. Inoltre ora che sto pensando di prendere anche un Google Home mi chiedo quanto dovrò metterlo distante dal Mini affinché non vadano a sovrapporsi.

Strutturalmente il dispositivo è semplice ma ben fatto, con quattro LED disposti in orizzontale a notificare l’attività e due aree touch a sinistra e a destra per modificare il volume, cosa che si può anche fare coi comandi vocali sia in modo relativo (riduci o aumenta) che in base percentuale (ad esempio 50%) oppure ancora con numeri da 1 a 10.

Hey Google, imposta volume a 5

Un selettore posto di lato consente di disattivare completamente l’ascolto tramite microfono e la base arancione è in gomma antiscivolo (che non lascia residui sui mobili se ve lo state chiedendo…). Dall’app si possono collegare un numero sterminato di account relativi a dispositivi e servizi smart, tra cui cito a titolo di esempio un breve elenco parziale: Philips Hue, Netatmo, Nest, MyDlink Home, Arlo, Koogeek Home, Lifx, Osram Lightify, Samsung Smart Home, Tado, Wemo, TP-Link Kasa, Yeelight Actions. Il problema è che con alcune di queste l’abbinamento genera un errore e, dunque, non si possono usare. Io sono riuscito a collegare solo le Hue e Netatmo, ma il termostato Nest in casa dei miei genitori non si abbina, così come non va a buon fine il collegamento alle Yeelight.

Si tratta comunque di un work in progress, come anticipavo in precedenza, e vi faccio un esempio concreto per capire cosa intendo. Fino ad un paio di giorni fa, io potevo accendere e spegnere le singole luci Hue, cambiargli colore o intensità, ma non potevo agire in base alle stanze perché diceva di non capire. Ad essere onesti aggiungeva che non poteva farlo ma che impara nuove cose ogni giorno e, in effetti, questa mattina ho riprovato e funziona. Adesso posso dire:

Hey Google, luci di colore verde in salotto

Bisogna però considerare che per lo stato embrionale in cui si trova l’implementazione in italiano, si deve essere piuttosto pazienti nel tentare composizioni diverse delle frasi, finché non si trova la formulazione che capisce. Ad esempio non posso dirgli “spegni tutte le luci di casa” (sono 13 quelle smart) perché non comprende questa forma colloquiale, ma funziona se dico semplicemente:

Hey Google, spegni le luci

Hey Google, accendi le luci di SaggiaMente

Avendo collegato anche l’account Netatmo possono controllare il riscaldamento, ma pure in questo caso le frasi comprese sono piuttosto limitate. Ad esempio non posso dire di aumentare o ridurre la temperatura, ma capisce se ne chiedo una specifica in questo modo:

Hey Google, imposta la temperatura a 20° in Cucina

Prima di far questo, dunque, può essere utile chiedere l’attuale rilevazione termica e la temperatura impostata nella stanza con questa frase:

Hey Google, qual è la temperatura in Camera da Letto?

A parte le integrazioni con i servizi esterni, l’assistente di Google può rispondere a domande sul meteo o di cultura generale, nonché creare o leggere gli eventi o i promemoria del nostro account oppure impostare una sveglia. Il tutto funziona in singola utenza, esattamente come avviene attualmente con HomePod, con ovvie ripercussioni sulla sicurezza. Beh, in realtà ci sarebbero tutte le disquisizioni sulla privacy da poter approfondire, visto che c’è un microfono sempre attivo in casa, ma questo articolo è volutamente incentrato sull’uso e non su questi aspetti, per quanto siano certamente importanti.

Mi è piaciuta la possibilità di impostare una modalità nottura, che riduce volume ed intensità delle luci a piacimento in una fascia oraria, ma la cosa più divertente ad oggi è l’integrazione con IFTTT. Grazie alle ricette della nota piattaforma di automazione, non c’è limite alle possibilità se non la nostra fantasia. Inoltre si trovano già diverse azioni preconfezionate, come quella per cui possiamo chiedere a Google di far squillare lo smartphone (Android) per localizzarlo, con frasi a nostra scelta tipo:

Hey Google, non trovo il telefono!

Un’altra ricetta che ho trovato già composta è quella per spegnere tutte le luci in forma più colloquiale, per cui posso dire:

Hey Google, notte…

Hey Google, vado a letto

e lui risponde “buonanotte” spegnendo tutte le luci (non si può usare la frase buonanotte perché è già sfruttata nativamente a mo’ di discorso senza generare nessuna azione). L’elenco dei servizi collegabili a IFTTT è sterminato e dà un’idea delle potenzialità espansive della piattaforma. Vi cito alcuni nomi di sistemi noti che si possono così aggiungere a Google Home pur se non presenti tra quelli nativi: Neato, Workflow, Pocket, Dropbox, Qnap, Nest (ma non funziona anche da qui per ora), Fitbit, Nokia / Withings, Strava, Yeelight (e qui funziona), Promemoria, Calendari, Salute e Foto di Apple iOS!, Deezer, Feedly… insomma, c’è davvero di tutto.

Conclusione

In definitiva direi che già per ora i Google Home sono prodotti molto interessanti e davvero gradevoli da utilizzare. La versione Mini non è indicata per l’ascolto musicale, questo sì, ma costa 59€ e quindi le perdoniamo tutto. Il Max nello store italiano non c’è, è anche piuttosto difficile da reperire altrove e costa tanto, la versione standard da 149€ è sicuramente il mio prossimo acquisto, anche perché sento dire che suona molto bene per le sue dimensioni, seppure non penso possa equiparare l’HomePod, che tuttavia costa più del doppio e andrebbe confrontato al modello Max. Insomma per me è una piattaforma molto interessante e di cui si riesce a percepire il costante sviluppo, per questa ragione sono contento di utilizzarla. Ovviamente diventa tanto più utile quanti più dispositivi smart e servizi si utilizzano, perché tenerlo lì solo per sapere le previsioni meteo e quanto fa due più due non mi pare una grande idea.

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.