Cambiamenti in arrivo per le API di Twitter, i client di terze parti a rischio fanno fronte comune

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Se Atene piange, Sparta non ride. La bufera attorno a Facebook, con vicissitudini che vanno ben oltre l’aspetto tecnologico, è forse solo all’inizio; le cronache ne parleranno per ancora tanto tempo. Ma Twitter, in una misura minore, non è affatto esente da problematiche. Da molto tempo il social network di Jack Dorsey ha un rapporto burrascoso con gli sviluppatori di client non ufficiali, nonostante tali app siano uno dei fattori che hanno contribuito alla popolarità della piattaforma, creando un ecosistema dinamico e competitivo.

La frizione più importante è stata sinora rappresentata dai cosiddetti token: ogni sviluppatore che ha accesso alle API ne dispone di soli 100.000, ed ogni utente che effettua un login attraverso l’app da loro pubblicata viene conteggiato come un token in meno. L’unico modo per recuperarli è la revoca da parte dei singoli ex-utenti dell’autorizzazione all’accesso a Twitter concessa precedentemente all’app, un’operazione poco realistica in numeri di massa. Il fato per i client che raggiungono il limite di token è inevitabile, con la loro cessazione oppure un pesante innalzamento di prezzo per “selezionare” maggiormente l’utenza. Nelle scorse ore, la vittima di questo meccanismo è stata Flamingo, apprezzato client per Android, che è stato rimosso dal Play Store. Ciò che però si profila all’orizzonte suona ancor peggio per le app terze, rischiando di fare davvero tabula rasa.

Twitter

Dal 19 giugno 2018, le attuali API relative agli “streaming services” verranno rimosse. Ciò significa che a partire da quel giorno i client non ufficiali verranno privati dell’aggiornamento automatico delle timeline e, ancor più problematico, delle notifiche push per retweet, menzioni e messaggi diretti. Twitter ha reso noti i prossimi cambiamenti lo scorso anno, predisponendo una nuova API parzialmente sostitutiva denominata “Account Activity”. Il primo problema è che l’accesso a questa API, attualmente in Beta, non è stato sinora aperto agli sviluppatori terzi, che così non hanno la possibilità di preparare i loro prodotti in anticipo. Ma anche se “Account Activity” venisse messa a loro disposizione, il secondo problema sarebbe costituito dal limite nella sua forma standard di 35 account massimi per le notifiche push, lasciando la disponibilità illimitata solo a chi sottoscrive l’accesso Enterprise, con prezzi e dettagli non ancora comunicati. Inoltre, resterebbe irrisolta l’interruzione delle timeline aggiornate automaticamente.

Con la prospettiva di vedere le loro creature diventare pesantemente svantaggiate nei confronti del client ufficiale e dunque di fatto inutili, 4 dei più importanti sviluppatori di app Twitter terze hanno unito le loro forze lanciando il sito-iniziativa Apps of a Feather. Spiegando nel dettaglio la situazione agli utenti potenzialmente affetti, l’appello lanciato da Talon, Tweetbot, Tweetings e Twitterrific ha lo scopo di aprire a furor di popolo un canale di dialogo sinora mancato con gli ingegneri software di Twitter, in modo da cercare una soluzione più soddisfacente per entrambe le parti e nel frattempo estendere almeno per un altro po’ la vita dell’attuale API. Chi intendesse partecipare all’iniziativa, anche se si utilizza solo il client ufficiale, potrà farlo direttamente su Twitter esprimendo il disappunto per la situazione comprensivo della menzione per l’account @TwitterDev e/o l’hashtag #BreakingMyTwitter.

AGGIORNAMENTO: L’account Twitter Dev ha comunicato il rinvio del cutoff previsto per il 19 giugno; la nuova data verrà comunicata una volta che saranno stati completati i lavori sull’API “Account Activity”, con un preavviso minimo di 90 giorni. Twitter afferma inoltre che l’accesso all’API in Beta è aperto e che sono state preparate guide per la migrazione da parte di client terzi. Resta comunque aperta la questione sulle perdite di funzionalità correlate al passaggio ad “Account Activity”.

Giovanni "il Razziatore"

Deputy - Ho a che fare con i computer da quando avevo 7 anni. Uso quotidianamente OS X dal 2011, ma non ho abbandonato Windows. Su mobile Android come principale e iOS su iPad. Scrivo su quasi tutto ciò che riguarda la tecnologia.

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