Quella possibile voglia di un computer ibrido nel mondo Apple

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Nel 2012 Tim Cook disse, a proposito dell’allora imminente Windows 8, che non era una buona idea fondere un tostapane ed un frigorifero in un unico prodotto. Cambiando le parole utilizzate, il CEO Apple ha reiterato il concetto a più riprese negli anni, anche recentemente. Questa è dunque la posizione ufficiale dell’azienda in merito. Qualsiasi attività commerciale ha però una faccia pubblica e un’altra privata, che può essere parecchio differente. Tale realtà alternativa, se così possiamo definirla, va protetta finché non sarà arrivato il tempo giusto, quando la tecnologia permetterà di fare ciò che prima non era possibile o, più semplicemente, si sarà cambiato idea. Il modo efficace per raggiungere questo risultato è quello di sostenere fino alla fine l’esatto contrario. Una bugia, per quanto a fin di bene (di chi la dice), un’arte necessaria a cui Apple ha già ricorso in altri casi: prima del 2007 negavano assolutamente di essere al lavoro su un iPhone. Come non ricordare poi quando Steve Jobs si espresse contrariamente sui piccoli tablet, salvo un anno dopo la sua scomparsa arrivare l’iPad mini? Ed è più che probabile ne abbia seguito almeno le prime fasi progettuali. Per non parlare del “pennino”, tanto odiato per anni e poi comparso nel 2015 col nome di Apple Pencil ed una tecnologia tale da “giustificare” una differenza che, concettualmente, non esiste.

Potremmo dunque essere davanti ad un depistaggio anche nel caso anche dei cosiddetti ibridi o 2-in-1, quel mix che unisce il notebook e il tablet in un singolo dispositivo? Credo che almeno nel 2012 la posizione di Cook fosse sincera, venendo poi corroborata dall’insuccesso di Windows 8. Con la versione 10, Microsoft ha però posto in gran parte rimedio alla questione “tostapane/frigorifero” che aveva afflitto il rilascio precedente, rilanciando la categoria 2-in-1 che oggi compone una discreta fetta della gamma portatili offerta dai vari OEM, inclusa la stessa azienda di Redmond. Anche Google ha abbracciato per i Chromebook questo “meglio dei due mondi”. Appurato che gli ibridi brutti non sono, appare plausibile pensare che quella verità del 2012 sia diventata successivamente una posizione di facciata. Se il mercato sembra apprezzare una certa direzione non puoi ignorarlo, nemmeno se ti chiami Apple. E, magari pure a solo scopo cautelativo, un pensierino su un ibrido col marchio fruttato lo fai.

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L’iPad Pro strizza già un po’ l’occhio agli estimatori degli ibridi, grazie alla Smart Keyboard che permette di disporre di un metodo d’input fisico all’occorrenza, in una forma complessivamente integrata attraverso l’inclusione nella cover. Non è però un 2-in-1 né tantomeno Apple vuole che lo consideriate tale. È un tablet, prima di tutto, pensato per scopi superiori rispetto all’iPad “base” ma senza discostarsi dalla filosofia di fondo. Il touch resta l’interazione primaria e iOS il sistema operativo. A Cupertino insistono nel ritenerlo un’alternativa ai computer, cementando tale affermazione nella celebre campagna pubblicitaria “Cos’è un computer?” dei mesi scorsi, con la bambina che in giro per la città col suo iPad Pro raccoglieva dettagli per la sua ricerca scolastica. La sensazione di parecchi tra utenti effettivi e potenziali è che sia però un device attualmente in grado di sviluppare solo parte del suo potenziale. L’A10X è un SoC molto potente e con la prossima generazione, verosimilmente dotata di A11X (o addirittura A12X, se i rumor che vedono l’introduzione della prossima generazione di iPad Pro in autunno), verrà ancor più da rimuginare su come mai non abbiamo la possibilità di metterlo alla prova per compiti più impegnativi, davvero Pro.

Il progetto “Marzipan”, ammesso che si rivelerà come originariamente inteso vista la ridda di leak e contro-leak su cui si sono battagliati Mark Gurman e John Gruber negli ultimi mesi, dovrebbe porre fra poco più di una settimana una prima pezza, unificando le piattaforme di sviluppo app per iOS e macOS, con interfacce grafiche che si adatteranno dinamicamente al prodotto in uso mantenendo disponibili tutte le potenzialità del software sottostante. Ciò significherebbe che potremmo in futuro vedere su Mac app sinora rimaste esclusive degli iDevice, ma soprattutto il contrario: programmi professionali attualmente preclusi agli iPad Pro e di cui avrebbe invece bisogno per spiccare il salto di qualità definitivo. Sempre che l’intenzione sia appunto quella di portarli a tutta birra e non considerarli una via di mezzo verso un progetto più ambizioso. Quello che potrebbe essere Star, descritto nelle scorse ore da Guillherme Rambo su 9to5Mac.

Il nome è interessante: come suggerito dallo stesso Rambo, con molte probabilità si tratta di un omaggio allo Xerox Star del 1981, una delle prime workstation al mondo che fu trampolino di lancio per molte delle tecnologie utilizzate ancora oggi e che, insieme al predecessore Xerox Alto, ha ispirato Apple nella prima era Jobs verso la creazione del Lisa prima e del Macintosh poi. Il nuovo “Star” sarebbe nelle intenzioni cupertiniane un modo non solo di rispondere alla domanda di computer ibridi, ma pure di rivoluzionarli come già avvenuto in altri settori in cui Apple è entrata partendo da più in là rispetto a dove sono arrivati i rivali, cambiando le regole del gioco. I prototipi sarebbero già in produzione presso Pegatron ed alcuni di essi avrebbero raggiunto gli uffici dell’Apple Park per il test da parte di un ristretto numero di dipendenti.

Disporrebbe di un SoC ARM, del supporto LTE e di altre caratteristiche già in uso negli iPad. Apparterrebbe però ad una gamma a sé stante, con un sistema derivato da iOS, ma non esattamente identico, e il firmware EFI adoperato dai Mac al contrario del tradizionale iBoot presente negli altri dispositivi mobili Apple. Indizi che secondo 9to5Mac potrebbero renderlo il primo Mac dotato di ARM, con rilascio attorno al 2020 coerentemente con le indiscrezioni di Gurman riguardo la transizione, oppure un 2-in-1 con un iOS parecchio riadattato. O entrambi: in fondo, l’impressione di molti che un giorno i due sistemi operativi confluiranno in uno singolo non si è mai sopita e sempre Gurman, qualche settimana fa su Twitter, ha fatto presagire che nel 2019 la tredicesima versione di iOS avrà forti cambiamenti proprio in favore degli schermi più grandi.

Come qualsiasi rumor, a maggior ragione visto che 9to5Mac ormai da due anni non può più contare sui servigi del buon Mark passato in forza a Bloomberg, va preso con molto beneficio d’inventario. Da segnalare inoltre come Gurman sostenga che il codice N84 menzionato nell’articolo sia in realtà della prossima variante economica di iPhone X, nulla di più. Generalmente, però, presso vari esponenti di spicco del mondo Apple si percepisce una sensazione di attesa per qualcosa di completamente nuovo da parte di Cook e soci, che presenti punti in comune tanto con gli iPad quanto coi Mac ma al tempo stesso separato. Un ibrido 2-in-1 ricadrebbe senz’ombra di dubbio in tale scenario e anche se l’indiscrezione in sé di 9to5Mac si rivelasse errata non sarei stupito se un terminale simile circolasse in fase prototipale in California. Basta ricordarci della doppia vita segreta di Mac OS X tra il 2000 e il 2005 per considerare tutto possibile. Ma ci ritorneremo più avanti sulla vicenda, ammesso che ci saranno sviluppi concreti: allo stato corrente appare praticamente impossibile che la WWDC 2018 venga a mostrare indizi concreti su un qualsivoglia dispositivo del genere.

Giovanni "il Razziatore"

Deputy - Ho a che fare con i computer da quando avevo 7 anni. Uso quotidianamente OS X dal 2011, ma non ho abbandonato Windows. Su mobile Android come principale e iOS su iPad. Scrivo su quasi tutto ciò che riguarda la tecnologia.

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