Recensione: Netgear Orbi, la rete wireless mesh finalmente alla portata per tutti

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Quando si sottoscrive un abbonamento per una connessione di rete cablata, il provider del servizio tende a fornirci anche un modem in comodato d’uso. Questi hanno acquisito sempre più funzionalità nel corso del tempo, arrivando ad essere degli strumenti integrati con modem, router, firewall, switch, access point wireless e, non di rado, anche server per file, stampanti e contenuti multimediali. In genere tendo a pensare che i prodotti con troppe funzioni rischiano di non farne bene nessuna, tuttavia questi dispositivi hanno raggiunto un buon grado di maturità e sono più che sufficienti nelle normali condizioni d’uso. Le cose cambiano rapidamente quanto più le esigenze degli utenti crescono, sia in termini di settaggi avanzati che di copertura o velocità della rete, nonché per il numero di apparati connessi contemporaneamente. Con le connessioni analogiche era piuttosto facile utilizzare anche modem di terze parti mentre con la fibra è diventato praticamente obbligatorio l’hardware di serie, pure con la più semplice FTTC. Ma anche con questo elemento fisso nella configurazione della propria rete, l’impiego di router, switch ed access point dedicati può fare la differenza. Un tempo adoperavo le basi AirPort e le Time Machine di Apple, ma ad un certo punto anche quelle mi sono state strette. Al momento sono state proprio dismesse ed è un peccato, perché erano semplici da configurare e ben più prestanti dei normali router Wi-Fi di Tim, Vodafone e compagnia cantante, ma bisogna farsene una ragione. 

Quando ho deciso di dismettere le due Time Capsule che usavo una come estensione dell’altra è stato perché non mi bastavano più. La superficie della mia casa non era grande ma a quanto pare i muri di Gasbeton utilizzati schermavano troppo e già superarne tre in un raggio di 7/8m lineari era troppo per le basi Apple, che ci arrivavano a stento. Oltre a questo, subivo limitazioni nella gestione delle VPN e VLAN, l’impossibilità di creare più reti wireless separate ed un’assenza di strumenti di analisi per il traffico di rete. Nel mio #ProgettoRete del 2016 mi sono affidato ad un Access Point di Ubiquiti che non mi ha deluso ma da qualche mese sto usando al suo posto un sistema Mesh molto valido: Netgear Orbi. Non lo chiamo semplicemente access point poiché Orbi comprende diversi prodotti, i quali possono essere combinati con due o più unità per raggiungere la copertura e le prestazioni desiderate. Nello specifico io ho installato il Sistema RBK40, che comprende un router wireless RBR40 ed un satellite RBS40 per una copertura complessiva che può raggiungere i 250 mq.

La cosa più importante da capire è quello che distingue un sistema mesh dalla più tradizionale coppia access point più extender. Quest’ultima è la soluzione più comunemente diffusa quando si vuole aumentare il raggio d’azione del Wi-Fi ma comporta una serie di problematiche: l’extender crea una sua rete con nome diverso ed ogni pacchetto viene veicolato da e verso il router principale e da e verso i dispositivi connessi occupando la medesima banda, riducendo di fatto la velocità massima e costringendo i client a fare due passaggi per arrivare ad Internet, sia andata che ritorno. Nelle reti Mesh, invece, si parla appositamente di satelliti e non di extender, in quanto questi comunicano gli uni con gli altri attraverso una sottorete dedicata, separata da quella utilizzata per la connessione dei dispositivi. Installando due o più Netgear Orbi vedremo lo stesso nome di rete (SSID) ovunque arriverà la copertura del Wi-Fi e sarà praticamente indifferente a quale elemento ci si connetterà perché tutto sarà trasparente per l’utilizzatore.

Le connessioni del Router (in primo piano) e del Satellite (sullo sfondo)

Ogni Orbi RBR40 (Router) e RBS40 (Satellite) ha quattro antenne, disposte nella struttura verticale in modo tale da massimizzare la copertura wireless e ridurre le interferenze. I client possono così sfruttare una rete Tri-Band AC2200 (866+866+400) dual channel (2,4/5GHz), con un canale interamente dedicato alla comunicazione tra i vari satelliti.

Sul retro del router troviamo una porta Internet da connettere al modem (o allo switch o al router), tre porte Gigabit Ethernet per collegamenti cablati, un pulsante di accensione e spegnimento con LED verde vicino alla porta di alimentazione ed al tastino per il reset, nonché l’importantissimo pulsante Sync sulla sinistra. Similissima la dotazione del satellite, che si differenzia esclusivamente per il fatto che la porta Internet è sostituita da una quarta Ethernet, dal momento che la connessione web arriverà via Wi-Fi attraverso il Router.

La prima configurazione è semplicissime e si conclude in pochi passaggi

Per installare il Sistema Netgear Orbi RBK40 ci sono voluti sì e no 10 minuti. Il Router va messo vicino al modem e va collegato ad una delle porte Ethernet di quest’ultimo con il cavo in dotazione. Il Satellite va messo in un punto più o meno intermedio tra il router e la zona più distante, possibilmente un po’ più vicino a quest’ultima se la portata lo consente (più tardi vedremo come capirlo). Una volta accesi entrambi ci si può connettere al Router tramite browser all’indirizzo orbilogin.com oppure via app, sia da iOS che Android.

L’app per smartphone è moderna e gradevole, consente anche accesso da fuori casa

La procedura è infatti disponibile al 100% anche da mobile e propone un semplice wizard con due o tre passaggi, uno dei quali richiede di premere il tasto Sync sia sul Satellite che sul Router, operazione che effettuerà un istantaneo pairing tra i due. In men che non si dica si è già pronti a navigare e questo è uno degli aspetti positivi che ritengo più rilevanti dei Netgear Orbi, in quanto gli altri sistemi mesh richiedono tipicamente molta più fatica e preparazione tecnica per effettuare sia il primo setup che la manutenzione. 

L’interfaccia web è molto basic e trovo assurdo la password di rete sia scritta ovunque in chiaro

Il principale aspetto da decidere è se si vuole utilizzare il sistema in modalità Router completa oppure solo come Access Point (AP mode). Le ho provate entrambe ma alla fine ho scelto la seconda, perché posso fare decisamente di più grazie al mio router dedicato con pfSense e lo switch managed 18 porte.

Si può scegliere la modalità Router o Access Point, ad ognuno il suo

Tuttavia in strutture più semplici potrebbe essere interessante anche la modalità Router, grazie alla quale si attivano tutta una serie di funzioni in più come la VPN, IPv6, gestione porte e virtual server, accesso remoto, nonché strumenti di sicurezza aggiuntiva quali: parental control, access control, block sites e block services (cose che richiedono che sia lui a gestire i pacchetti e che non possono ovviamente funzionare se fa solo da Access Point). Se ve lo state chiedendo vi dico subito che tutta l’interfaccia è disponibile anche in italiano, sono io che su apparecchiatura di sicurezza tendo a preferire sempre l’inglese per evitare di incorrere in errori dovuti a traduzioni non perfettamente accurate. 

netgear-orbi-advanced

Solo una rete principale ed una ospiti, con SSID uguali tra 2.4 e 5GHz

In tutti i casi le funzionalità disponibili in modalità Router sono quelle che si trovano anche sui normali modem-tutto-in-uno casalinghi e questo è un aspetto che può deludere viste le potenzialità del sistema. Un esempio fra tutti: si può creare una sola rete principale (più una per gli ospiti) e non è possibile avere un SSID diverso per la rete a 2.4 e quella a 5GHz. Non è un’esigenza di tutti, ne sono consapevole, anche perché sommandosi sullo stesso nome i dispositivi compatibili dovrebbero viaggiare più spediti – almeno in teoria – ma può capitare di doverle separare per diverse ragioni, ad esempio perché ci sono vecchi prodotti (specie IoT) che supportano solo i 2.4GHz e non riescono a connettersi su reti miste oppure perché si vuole mantenere il canale dei 5GHz più pulito, con pochi device prioritari. Per fortuna su Internet si trova tutto e sono riuscito a separarle senza troppa fatica:

#Impostare dall'interfaccia il nome Wi-Fi che si desidera per le rete 5G
http://IP_ROUTER_ORBI/adv_index.htm

#Abilitare debug qui: 
http://IP_ROUTER_ORBI/debug.htm

#Sul Terminale
telnet IP_ROUTER_ORBI
config set wl_ssid="$id_set"
config set wla_ssid="$id_set"
config commit
reboot

#Abilitare di nuovo Debug e poi da Terminale
telnet IP_ROUTER_ORBI
config set wl_ssid=“Nome rete 2.4G”
config commit
reboot

Durante tutto il periodo di prova ho comunque preferito mantenere le impostazioni predefinite, unificando le due reti sotto un unico SSID, visto che è così che è previsto il sistema lavori. Per un po’ ho attivato anche la rete Guest e devo dire che funziona bene, principalmente perché ha una comoda opzione per evitare che i dispositivi connessi vedano quelli presenti nella rete principale, in modo da offrire solo la navigazione Internet. Tuttavia sarebbe stato comodo poter impostare almeno un tetto di velocità di download/upload su questa rete secondaria, invece ci si scontra con un set di impostazioni davvero molto risicato.

Comoda la rete ospiti (gli si può dare solo accesso web) peccato non si possa limitare la banda

I Netgear Orbi hanno un design semplice ma ben riuscito, con una struttura robusta ed affusolata, rifinita di un bianco opaco che non sfigura in nessun ambiente. Sicuramente d’effetto il grande LED che circonda la sommità, il cui colore identifica la modalità di funzionamento. Di norma è spento, quando è tutto ok, mentre si accende di Blu per qualche istante quando si attiva una connessione stabile, di Magenta se non riesce a raggiungere Internet e Arancione se il Satellite è un po’ troppo distante dal Router. Poche opzioni ma molto chiare e semplici da ricordare, inoltre il segnale arancione è comodissimo quando si installa il Satellite, poiché si può vedere subito se questo è troppo distante senza perdersi con test e controtest. 

Per quanto riguarda le prestazioni, devo dire di essere rimasto molto colpito. Ho testato il collegamento Ethernet e quello Wireless, ho provato dispositivi AC ma anche i precedenti N, ed ho verificato sia la velocità che la stabilità di connessione a distanze diverse. Vi riporto di seguito i risultati principali in questa semplice tabella:

Connessione Ping (ms) Down (Mbps) Up (Mbps)
Modem TIM Gigabit Ethernet 13 80.39 20.05
Router Orbi Gigabit Ethernet 14 80.50 20.05
Router Orbi Wi-FI N vicino 15 60.18 19.36
Satellite Orbi Wi-FI AC vicino 18 80.36 20.05
Satellite Orbi Wi-FI AC lontano 19 51.47 20.05

Diciamo che con una connessione di qualità medio-alta, nel mio caso una FTTC di TIM da 100 Mbit in down e 20 Mbit in up, il sistema AC2200 di Orbi è davvero perfetto. Ti fa sfruttare pienamente la banda sul Router ed anche dal Satellite, con una riduzione del tutto trascurabile su quest’ultimo. Tramite l’app si può capire su quale apparato è connesso ogni dispositivo (è riportata la sigla di Router/Satellite e la rete 2.4/5G), inoltre si può assegnare un nome specifico ad ognuno di essi e, in modalità Router, si può anche scollegarne uno forzatamente. Per arrivare a testare la rete 2.4GHz del Satellite mi sono dovuto mettere dietro 3 pareti e le prestazioni massime in download si sono ridotte a circa 50MBps. Per un buon periodo della prova ho avuto però a che fare con una DSL analogica da 16 Mbit e devo dire che, in situazioni simili, un sistema così performante non è adatto. Oltre a sprecare gran parte delle performance, mi capitava spesso che la banda fosse così ridotta che il Router mostrasse il LED di colore Magenta, pur essendo effettivamente connessi a Internet. Secondo me bisogna iniziare a valutarne l’impiego con linee FTTC da 50 Mbit in su, con uno sweet spot proprio per le 100 (oltre questo limite sarà consigliabile l’uso del cavo per sfruttare pienamente la banda).

Conclusione

Il sistema Netgear Orbi ha tanti pregi ma il più importante è quello di aver reso semplice una tecnologia complessa, portando nelle mani di tutti i consumatori i vantaggi delle reti mesh professionali. Certo non guasta nemmeno che il Router e i Satelliti siano robusti e gradevoli da vedere, nonché l’attenzione sulla facilità del setup e della manutenzione. I prezzi, poi, risultano del tutto ragionevoli per la qualità proposta: il Sistema RBK40 che ho provato costa poco più di 250€ su Amazon e include sia il Router che un Satellite, per una copertura prevista di circa 250mq (le pareti e i solai interpiano possono chiaramente ridurla). Un cosa molto interessante è la scalabilità, perché si può anche prendere solo il Router da principio e poi acquistare i singoli satelliti.

L’app per iOS è molto carina e abbastanza compatibile con iPhone X (nel senso che lo è ma presenta qualche errore nella gestione della Safe Area), offre la possibilità di connessione remota grazie al login Orbi e la visione di tutti i dispositivi collegati con dettagli ed eventuale blocco (va vedere anche il MAC Address, che direttamente da iOS non è più disponibile). Pratiche anche alcune chicche come il test della velocità internet (che si appoggia a speedtest ma lo integra nella sua gradevole interfaccia) e la generazione di un Qrcode per condividere al volo le impostazioni di rete. Il difetto più grande di questo prodotto non è suo, tuttavia va preso in esame perché può derivare da un’errata valutazione dell’acquirente. Orbi è un sistema nato per la casa e i piccoli uffici, offre la scalabilità e le migliori prestazioni delle reti mesh ma non è adatto ad applicazioni professionali più specifiche, come quelle di alberghi o strutture pubbliche. Si potrebbe forse dire che la sua più grande forza, ovvero la semplicità, sia anche il suo punto debole… ma non credo sia così. Esistono già prodotti con fascia di prezzo più o meno analoga che hanno funzioni più evolute, come la creazione di tante reti con parametri specifici e limitazioni di banda, suddivisioni 2,4/5GHz, VLAN, Captive Portal, analisi del traffico dettagliata e tanto altro, ma non li consiglierei se non a chi ne ha davvero bisogno ed è sufficientemente esperto da scontrarsi con quel tipo di funzionalità. Il mio precedente Ubiquiti, ad esempio, non ha nemmeno un’interfaccia amministrativa integrata e richiede l’installazione di un software su una macchina virtuale, su un NAS, su un Raspberry o su un computer sempre accesso che sarà l’unico a poterlo amministrare. Ci si scontra insomma con richiede minime d’implementazione molto più complicate e non adatte a tutti gli scenari, tanto meno quelli puramente casalinghi. Io credo che Netgear abbia visto questa criticità ed abbia realizzato un prodotto innovativo perfetto per il suo target, uno che posso consigliare a chiunque voglia massime prestazioni e copertura ad ampio spettro senza dover impazzire nella configurazione. I sistemi Orbi si acquistano, si accendono e dopo pochi istanti sono pronti a fornire il meglio della nostra connessione a tantissimi dispositivi contemporaneamente e senza che sia richiesta alcuna conoscenza specifica di reti. L’unica cosa potenzialmente macchinosa per una persona a completo digiuno della materia è la configurazione come Router, perché richiede un minimo di lavoro sul modem per evitare doppia DHCP/NAT (che limiterebbe anche tante funzionalità dell’Orbi, come ad esempio l’UPnP o il port forwarding). Nel complesso direi che non è il miglior sistema mesh per completezza ma lo è certamente per semplicità e senza perdere nulla in efficienza e velocità, ecco perché lo ritengo estremamente centrato.

PRO
+ Facile da installare e configurare
+ Ottime prestazioni anche in lontananza grazie alle rete mesh
+ 4 antenne Tri-Band AC2200 con canale dedicato alla comunicazione tra router e satelliti
+ Design pulito, buon costruzione
+ Velocità e portata molto buone
+ Semplice da manutenere
+ Possibilità di espansione con nuovi satelliti
+ Prezzo adeguato

CONTRO
- Le funzionalità evolute sono ridotte all’osso, di proposito

DA CONSIDERARE
| Una soluzione che mancava: reti mesh con hardware di qualità ma alla portata di tutti

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.