iOS 12: il buono, il brutto e il cattivo (per me)

È arrivato iOS 12, con un grande carico di novità. Ah, dite di no? Vero, il carico è tutt’altro che grande, ma quasi tutte quelle che ha portato non sono affatto da sottovalutare e prospettano sviluppi interessanti nel sistema operativo. Ancor più, però, la dodicesima versione sembra aver affrontato di petto la situazione che sta ereditando dal predecessore, il cui ricordo complessivo sarà di un rilascio ricco di funzionalità ma duramente colpito dai bug. In questa riflessione proverò a tracciare un primissimo bilancio, ovviamente tenendo conto che le successive Beta fino alla versione definitiva possono cambiare tutto. Prima di proseguire, colgo l’occasione per un piccolo chiarimento riguardo la medesima analisi dello scorso anno: il saluto “Hi” nel titolo non era intenzionale, bensì un intervento maldestro e non richiesto del correttore automatico che ha deciso di aggiungerlo, sfuggendo purtroppo alle varie riletture. Sbagliare è umano, ahimè.

Il buono

Ottimizzazione, avanti tutta

Era ora che si tirasse il freno a mano. Concentrarsi troppo sulle novità porta inevitabilmente a problemi qualitativi, strano ma vero. Ed è una regola che vale per tutti, non solo per iOS. Un esempio celebre è quello di Windows Longhorn nel decennio scorso. Per due anni gli sviluppatori Microsoft hanno aggiunto feature su feature, build dopo build, senza tuttavia riuscire ad evitare l’insorgenza di problematiche. Alla fine il livello d’instabilità si rivelò così elevato che si rese necessario un completo reset nel 2004, che è culminato un biennio dopo in Windows Vista, anch’esso comunque non immune da scarsa ottimizzazione per un eccesso di nuove funzionalità. Sarà Windows 7, nel 2009, a correggere finalmente la rotta.

L’augurio è che iOS 12 rappresenti quindi per iOS 11 il suo Windows 7. Un momento di perfezionamento che dà priorità alla sistemazione dei bug e al miglioramento delle prestazioni piuttosto che alle “carinerie”. Che peraltro ci sono lo stesso, vedasi Memoji. Una buona parte delle principali novità possono considerarsi “utili”, come le Shortcuts di Siri, frutto finale dell’acquisizione di Workflow nel 2017. Rimesse le fondamenta in ordine e forniti intanto solidi strumenti, si potrà con iOS 13 tornare a pensare in grande. C’è però da considerare che la stessa versione 12 potrebbe vedere introdotte delle ulteriori novità rilevanti in primavera, visto che da alcuni anni Apple propone un corposo aggiornamento intermedio che non mi dispiace affatto.

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Elisir di lunga giovinezza

Prendiamo due dispositivi rilasciati nel 2013. Un iPhone 5s e un Nexus 5. Qual è l’ultima versione dei rispettivi sistemi cui si possono aggiornare? Risposta: il 5s riceverà iOS 12 fra tre mesi circa, mentre il Nexus 5 si è fermato ad Android Marshmallow 6.0.1 di fine 2015. Andando avanti, la situazione non è molto migliore: il Nexus 6 ha terminato la sua corsa con Nougat 7.1.1 ad inizio 2017, mentre Nexus 5X e 6P resteranno ad Oreo 8.1.

Certamente dobbiamo tenere conto delle differenze di sviluppo tra iOS ed Android: mentre in casa Apple il sistema operativo si porta dietro anche tutte le app native e le loro funzionalità, nel caso di Google molto è demandato a Play Services e allo Store, con aggiornamenti possibili per le singole app. Le fondamenta restano però quelle già presenti, con quel che ne consegue in termini di sicurezza. E sinora ho parlato solo di dispositivi i cui aggiornamenti sono curati da Big G: andando tra gli OEM c’è da mettersi le mani nei capelli per le tempistiche, specialmente se non si ha il più recente top di gamma. Android One e Project Treble miglioreranno le cose, ma ci vorrà ancora qualche anno per vederne gli effetti sulle percentuali d’installato e non risolvono comunque il problema alla radice, ovvero la longevità molto inferiore (almeno sulla carta) degli smartphone Android rispetto agli iPhone, dato che gli aggiornamenti dichiarati arrivano al massimo attorno ai tre anni, con lievi estensioni al più per i soli fix di sicurezza. Il 5s invece toccherà il lustro ed andrà oltre, senza scomodarsi con ROM da flashare.

Chiamatela obsolescenza programmata, se volete, e probabilmente non avete così tanto torto; ma pur non garantendo più le prestazioni degli inizi, Apple fornisce in ogni caso nuove funzionalità e maggiore sicurezza anche ai dispositivi non più di primo pelo, cosa non scontata altrove. Ancor meglio nel caso di iOS 12 dove si è lavorato sulle performance e i risultati nelle prime prove esterne appaiono tangibili. Considerato che siamo alla Beta 1, il margine per migliorare ulteriormente c’è. In più non mancheranno gli aggiornamenti intermedi, già citati più sopra: almeno alla 12.3 ci arriveremo e presumibilmente pure alla 12.4.

In conclusione di questa parte, si pongono davanti alcune domande. La prima: dai rumor dei mesi scorsi era emerso un piano originario decisamente diverso per iOS 12, più spinto sul fronte funzionale, in tal caso il 5s sarebbe rientrato lo stesso nel ciclo di aggiornamenti? Io penso di sì, osservando la storia dei rilasci iOS si vede come le serie “s” abbiano sempre apportato un’estensione della longevità software e presumo che, a prescindere dall’entità degli interventi, il 5s avrebbe ricevuto la nuova versione, eventualmente in “formato ridotto” come avvenne per il 4s con iOS 9. Seconda domanda: iOS 12 sarà il canto del cigno per il 5s? Direi di sì, quando verrà presentato iOS 13 sarà vicino ai 6 anni e la maggioranza degli esemplari sarà ormai stata rimpiazzata, oppure gli utilizzatori si accontenteranno di quanto hanno già installato. Da vedere per l’iPhone 6 se il destino sarà uguale: con la versione “s” precedente che recupera un anno di aggiornamenti anche la successiva dovrebbe guadagnare in cascata un’estensione di longevità, come è già successo ad iPhone 5 per merito del 4s. Voglio essere positivo in tal senso, anche perché arrivo alla terza ed ultima domanda: ci sarebbe eventualmente modo di allungare ancora di più la vita di questi dispositivi pur non fornendo nuove versioni complete? Il suggerimento arriva da macOS, dove le vecchie release per qualche tempo ricevono ancora aggiornamenti di sicurezza, nonché per Safari ed iTunes. Qualora venisse applicato un modello simile ad iOS, il ciclo di vita complessivo del 5s potrebbe addirittura superare i 6 anni. Ma è meglio non essere ingordi, ora. In fondo Apple è pur sempre qui per fare profitti e deve spingere l’utente al ricambio prima o poi.

Il brutto

Manca ancora qualcosa all’appello

iOS 12 ha aggiunto parecchie funzionalità, tuttavia restano ancora alcuni punti in cui Android e le app native Google presentano vantaggi. La funzionalità Non Disturbare è una di quelle su cui Apple ha compiuto più lavoro sulla nuova versione. Manca tuttavia la possibilità d’impostarla in base ai giorni e non solo alle ore, così come l’attivazione automatica direttamente dagli eventi del Calendario. D’accordo, in una certa misura iOS 12 lo proporrà attraverso Siri oppure dal Centro di Controllo, ma prevede un’azione manuale caso per caso, mentre invece Android permette di farlo una volta sola istruendo il sistema dalle Impostazioni affinché un evento, singolo o ripetuto, faccia scattare il Non Disturbare. Nel mio caso, ho impostato su Google Calendar l’evento ricorrente “Lavoro”, dal lunedì al venerdì 8.30-17.30, che il Pixel riconosce come fascia silenziosa ad eccezione di alcuni contatti. È possibile però che le nuove Siri Shortcuts permettano un’automazione in grado di scavalcare il limite attuale delle impostazioni e mi riservo di provare più approfonditamente. A proposito delle eccezioni, anche qui iOS avrebbe margini di miglioramento. Si possono selezionare dei contatti preferiti che bypassano il Non Disturbare, ma solo per le chiamate e gli iMessage. La medesima regola Android la permette per le notifiche da qualsiasi app di messaggistica.

Riguardo alle app, trovo che alcune non reggano ancora il confronto con le corrispettive Google per funzionalità e praticità. Su Mac è più semplice usare delle alternative mentre su iOS l’applicazione predefinita rimane sempre quella di Apple ed è un altro aspetto su cui un po’ di apertura non guasterebbe. A Cupertino hanno tutto l’interesse a spingere il proprio ecosistema, così come fa anche Google da parte sua, ma si potrebbe fare di più per mettere a proprio agio gli utenti a partire dal consentire di modificare le app di default dalle Impostazioni. Piccoli passi si sono fortunatamente passi negli ultimi rilasci di iOS, con la 11 Siri ha espanso maggiormente la sua integrazione con una serie di app terze e con la 12 consentirà il controllo anche dei servizi multimediali rivali come Spotify.

Il nodo della discordia principale a tutt’oggi resta comunque Mappe. Posso capire che caratteristiche recenti inserite in Google Maps come “For you” non siano ancora disponibili; posso pure capire che per la visuale street view occorra tanto tempo per ovviare al gap con Mountain View; ma almeno l’opzione per salvare porzioni di mappa offline sarebbe gradita. Capita di trovarsi in aree in cui la ricezione non è ottimale, oppure di essere in una nazione senza accordi di roaming “like home”, e può essere utile prepararsi in anticipo salvando quella parte per la consultazione e la navigazione (in quest’ultimo caso, se siamo già in viaggio il caching fornisce una parziale toppa, ma è appunto parziale nonché temporanea). Parliamo di una funzionalità che altrove è stata implementata da parecchio tempo, non da ieri. Ed è un peccato dover sempre aspettare la successiva versione di iOS sperando finalmente di vederla. Su Mappe ci ritorneremo anche nel prossimo paragrafo, perché ha altre carenze spiacevoli e più localizzate.

Il cattivo

Servizi a metà dopo anni

È triste notare come il rilascio di un servizio richieda per Apple tempi geologici, quando altrove se non si tratta del day one poco ci manca. Cominciamo proprio da Mappe: l’indicazione di corsia e dei limiti di velocità sono caratteristiche presenti nei navigatori satellitare, e pure in Google Maps, da svariati anni anche per le mappe italiane. Perché creino così tanta difficoltà in quel di Cupertino non lo so. Anche per i trasporti pubblici e i luoghi nei dintorni, Apple sembra accuratamente evitare l’Italia e sono sempre funzionalità presenti altrove da tempo.

Altro esempio, l’app News. Il lancio dell’analogo servizio da parte di Google è avvenuto a maggio, coinvolgendo istantaneamente decine di nazioni del mondo, Italia inclusa. Dall’altro lato hanno pensato ad un bel redesign per Apple News ma la disponibilità rimane ferma agli stessi tre paesi: Australia, Regno Unito, Stati Uniti. Vero, va considerato che quello di Big G è stato di fatto il terzo lancio, dato che ha le sue origini a fine 2011 con Currents ed è stato evoluto nemmeno due anni dopo nel più completo Play Edicola. Apple News è invece attivo da settembre 2015, quindi molto meno, ma in tre anni non ha compiuto di fatto un singolo passo per espandere la sua disponibilità globale. Vedremo se l’integrazione di Texture, che aggiungerà al servizio anche i magazine a pagamento, darà un maggiore impulso verso l’espansione. Purtroppo io resto scettico.

Sorvolo volutamente sull’app TV: la sua assenza in Italia non è colpa esclusiva di Apple, ma del lento adeguarsi da parte degli operatori multimediali nostrani alle principali piattaforme. Il discorso cambierebbe se invece parlassimo di Siri sulla Apple TV, la cui assenza in molti paesi è correlata alla suddetta app ma non solo, infatti qui si andrebbe più su un quadro generale e non specializzato su iOS 12.

Interfaccia in apparente autogestione

Infine, una considerazione estetica. Magari sarò brontolone io, ma fino ad iOS 9 vi era un’elevata coerenza tra le varie interfacce grafiche, forse al limite del noioso per alcuni ma gradevole all’occhio. Da iOS 10 in poi vi è stata una progressiva introduzione di elementi testuali di grandi dimensioni e in grassetto, a tratti nemmeno in accordo tra di loro, come nel caso dei titoli in maiuscolo di Apple News. Con iOS 12, oltre ad aver esteso questa discordanza pure all’app Borsa, si è pure aggiunto l’uso di caratteri serif in Apple Books. Una macedonia che da un’azienda così attenta al design non ci si aspetterebbe, soprattutto considerando che altrove si sta lentamente ma gradualmente virando verso una maggiore coerenza.

Giovanni "il Razziatore"

Deputy - Ho a che fare con i computer da quando avevo 7 anni. Uso quotidianamente OS X dal 2011, ma non ho abbandonato Windows. Su mobile Android come principale e iOS su iPad. Scrivo su quasi tutto ciò che riguarda la tecnologia.